di Don Sciortino
Don Antonio Sciortino è il direttore responsabile di Famiglia Cristiana. In questo blog affronterà le tematiche riguardanti la famiglia e le questioni sociali, dalla disoccupazione, all'immigrazione all’impegno dei cristiani.
26 ott
Nel giorno in cui, a Lecce, una ragazzina e quattro lavoratrici,
che cucivano magliette in uno scantinato per meno di quattro
euro all’ora, morivano travolte dalle macerie, qualche alto
rappresentante delle istituzioni non solo ignorava l’accaduto,
ma si esibiva garrulo in una nuova performance di pessimo gusto.
Con le peggiori volgarità nei confronti delle donne, per trovare il
nome al proprio “partito padronale”. Da parte dei cattolici del suo
schieramento ci si sarebbe aspettata una levata di scudi. Macché,
solo i soliti sorrisetti ebeti e qualche sottile distinguo, annacquato
nel banale, per non disturbare il manovratore! Non c’è bisogno di
commenti. Pur avendo ben presente la carità evangelica, mi sento di dare una bella “tirata d’orecchie” a questi “cattolici”. Cos’altro deve
accadere perché ci sia un sussulto di dignità? Come si può tollerare d’essere
così malamente rappresentati nel mondo? A volte, come ha detto il Papa
in Germania, i non credenti sono meglio di tanti “cattolici della mutua”.
Giuseppe F. - Milano
Già, cos’altro deve accadere perché i cattolici, soprattutto quelli impegnati in politica,
aprano finalmente gli occhi? Il male è male, chiunque lo commetta e da qualunque
parte venga. E bisogna dirlo con chiarezza e a voce alta. A costo di pagarne
le conseguenze. Sminuirne la gravità o spostare l’attenzione su altri obiettivi è una
forma di grave corresponsabilità. Peggio ancora, quando si vuole accomunare tutti
nello stesso mucchio. Tutti colpevoli, nessuno colpevole. Così hanno reagito alcuni
politici cattolici dopo il forte richiamo del cardinale Bagnasco contro «comportamenti
licenziosi e relazioni improprie di attori della scena pubblica, che la collettività
guarda con sgomento». Adorano
e seguono il “principe”
più di quanto non facciano con
nostro Signore e il Vangelo.
Una foglia di fico a stili di vita
riprovevoli. È troppo grave il
momento perché ci sia spazio
per ambiguità ed equivoci. Fino
a che punto deve degradarsi
l’immagine dell’Italia nel mondo,
prima di indignarsi e reagire
a tanta indecenza?
Pubblicato il 26 ottobre 2011 - Commenti (22)
13 gen
Loro sempre più su e noi sempre
più giù. È proprio così. La “casta”
beneficia di servizi pubblici crescenti,
impensabili per un qualsiasi cittadino.
Scorte, auto blu, viaggi, segretarie,
palestre... E chi più ne ha, più ne
metta. Tutto a spese dei contribuenti.
Per noi, invece, servizi ridotti all’osso:
dalla sanità ai trasporti. E se capita
un piccolo imprevisto, come la
nevicata di venerdì 17 dicembre
scorso, siamo i primi a farne le spese.
Abbandonati al proprio destino, sotto
la bufera, senza alcun soccorso.
Noi dobbiamo “tirare la cinghia” e
arrangiarci. Loro hanno tutto il diritto
di vivere al meglio, per presentarsi
agli appuntamenti che contano
in perfetta forma.
Stefano B. - Lucca
La “casta” potrà vantare un briciolo di
credibilità quando darà davvero il
“buon esempio”, tirando anch’essa la
cinghia. Come tutti. Nel caso di chi amministra
la “cosa pubblica”, vuol dire rinunciare
a privilegi e ridurre sprechi. Ostentare
il lusso quando la gente fatica a sopravvivere
o muore di stenti, è indegno e
immorale. Così come sono devastanti i
cattivi comportamenti là dove si fanno le
leggi, ma si fatica a rispettarle. Così, impunemente,
un ministro fa il “pianista” e
vota per il collega assente. Ci si insulta e
azzuffa senza ritegno. Più che l’onestà e
il rispetto, prevale la furbizia. Peggio:
l’arroganza del potere.
Pubblicato il 13 gennaio 2011 - Commenti (0)
10 nov
Condivido in pieno l’articolo
di Giorgio Vecchiato, come del resto
mi piace l’impostazione della rivista e
la sua tenacia e testimonianza profetica.
L’altra sera, ho assistito a una
trasmissione televisiva, dove un noto
psichiatra che si definiva
orgogliosamente cattolico, accusava
Famiglia Cristiana d’essere andata
oltre il suo compito, con le critiche
al premier. E tentava, con molto
imbarazzo, di giustificare i
comportamenti del presidente. Capisco
i tentativi di difesa di chi gli sta attorno,
ma non quelli di chi si dichiara
“orgogliosamente cattolico” e accusa
la nostra rivista d’essere di parte. Se
leggessero e meditassero il Vangelo
ogni giorno, capirebbero la grande
differenza fra “partigianeria” e
testimonianza evangelica. Era di
“sinistra” anche il Battista quando,
con sdegno, gridava a Erode: «Non ti
è lecito»? Purtroppo, oggi, il nostro
cristianesimo è solo di facciata. Tutta la
mia solidarietà a lei, caro don Antonio.
Sulle orme di san Paolo, «combattete la
buona battaglia».
Valerio
Credo in Dio, ma non nella Chiesa.
E tanto meno nel clero e in tutti quelli
che attaccano il nostro presidente,
manco fosse il demonio. Gesù
predicava che chi è senza peccato, scagli
la prima pietra. Bene! Certi preti, però,
non sono nella condizione di poterlo
fare, perché si sono macchiati del
peggiore dei peccati: la molestia ai
bambini. Quindi, prima di giudicare
gli altri, pensate ai vostri preti pedofili.
Ho cinquant’anni e non frequento più
la Chiesa, perché sono stanco dei suoi
falsi moralismi e delle sue ipocrisie.
Sono certo che non pubblicherà
mai questa mia lettera, ma mi basta
avergliela scritta e inviata.
Fiorenzo R.
Mi pare di ricordare un detto che, cito
a memoria, dice: «Guarda la trave che
è nel tuo occhio e non la pagliuzza
nell’occhio del tuo vicino». Mi sorge
una domanda: la Chiesa che tanto si
scandalizza per i comportamenti privati
del premier (più o meno censurabili),
non farebbe meglio a guardare in casa
propria e agli scandali della pedofilia
nel clero?
MarcoP.
La ringrazio per il coraggio e la
puntualità dei suoi articoli. Lavoro
in una zona degradata della periferia
di Crotone, dove ciascuno sopravvive
cercando di arrangiarsi come può.
Lì, incontro persone e famiglie che,
nonostante tutto, vivono con dignità
la propria condizione di povertà. E che
hanno voglia di legalità e rapporti
puliti con i politici. Vorrei tanto che
anche nel nostro quartiere e nella
nostra chiesa (un prefabbricato
costruito a ridosso di un fiume
altamente inquinato) la gente potesse
trovare e leggere la sua rivista, che
svolge un prezioso servizio alla
comunità. L’accompagno con la
preghiera.
Suor Raffaella M. - Crotone
Come cittadino, educatore e
insegnante, e non da ultimo come
“prete d’oratorio” che vive tutti i giorni
a contatto con ragazzi, adolescenti
e giovani, ancora una volta rimango
davvero “sconcertato”. Mi lascia sempre
più perplesso la mancanza di dignità,
sobrietà di comportamento e di “stile”
in chi ha “giustamente” il diritto di
guidare e servire il nostro Paese, ma
anche il dovere di farlo con profondo
rispetto del ruolo istituzionale che
occupa. Vivo, in questo periodo, due
stati d’animo contrastanti: da una
parte, l’entusiasmo e la soddisfazione
per la scelta dei nostri vescovi di
puntare, per il prossimo decennio, sul
tema dell’educazione (Educare alla vita
buona del Vangelo); e dall’altra, una
profonda insofferenza nel constatare,
nei comportamenti di chi
“democraticamente” ci governa e ci
rappresenta, una costante doppiezza tra
vita pubblica e vita privata, tra impegni
istituzionali e vizi domestici, tra sorrisi
pacifici e occulti complotti. Mi è
difficile continuare a lasciar passare,
a sdrammatizzare, a distogliere
l’attenzione, a non “giudicare”. Credo
che “educare alla vita buona del
Vangelo” voglia anche dire farlo con
libertà, rispetto e chiarezza. Ringrazio
Famiglia Cristiana per questa
“chiarezza”, che fa nel rispetto!
Don Massimo D. - Besana in Brianza (Mb)
Sono mamma di cinque figli che,
con mio marito, cerchiamo di educare
cristianamente. Di fronte ai
comportamenti del presidente del
Consiglio, proviamo profonda pena
e imbarazzo per un uomo che ha perso
il controllo di sé, che trascorre le serate
tra festini e donnine allegre, che
considera le donne dei pezzi di carne
da comprare per vivere incontri
rilassanti. Tutto ciò mentre il Paese,
quello reale, affonda e non ha soldi da
spendere in feste e festini. Le famiglie
italiane faticano ad arrivare a fine
mese. Non si meritano tanto squallore.
Se il presidente vuole divertirsi, lo
faccia da privato, senza dare scandalo.
Prima, però, smetta di «sacrificarsi per
il bene del Paese», e lasci gli incarichi
istituzionali.
Alessia M. - Verona
Sono certo che, prima o poi, questo
nostro sistema si disgregherà, perché
l’unico collante è la cieca obbedienza
al capo. Il Paese è in difficoltà, non è
governato. Chi dovrebbe lavorare per
il bene comune, in realtà lavora solo
per il proprio tornaconto. Il Parlamento
è bloccato a discutere leggi per pochi.
Apprezzo quel che fa la vostra rivista:
«Andate avanti».
Giorgio C. - Novara
Da parte nostra, nessun pregiudizio o
presa di posizione preconcetta. Nei confronti
di chiunque. La richiesta di più etica
nella vita pubblica vale per tutti. Chi ha cariche
istituzionali è soggetto amaggiori responsabilità.
Stili di vita inaccettabili danno
scandalo e sono un pessimo esempio
per le nuove generazioni. Le difese d’ufficio,
anche quelle “accanite” da parte di politici
cattolici, devono pur avere un limite:
la decenza. Non si può giustificare l’ingiustificabile.
Tanto meno è corretto fare appello
al voto popolare, quasi che il consenso
dei cittadini fosse al di sopra dell’etica,
e fornisse all’eletto un lasciapassare per
qualsiasi scorribanda sessuale. Minorenni
incluse. La morale non si mette ai voti. Né
è soggetta ai sondaggi. Sono in molti ad
aver espresso profondo disagio e imbarazzo
di fronte a certi comportamenti del premier.
Anche uomini di Chiesa hanno richiamato
i princìpi etici (che non è moralismo!).
«La sobrietà personale e il decoroso
rispetto di ciò che rappresenta», ha scritto
il direttore di Avvenire, «sono i doveri minimi
di un premier, tanto nel linguaggio che
nello stile di vita». Parole cui hanno fatto
eco alcuni vescovi. «La vicenda umana»,
ha detto Tettamanzi, «è spesso lacerata e
intristita da tante forme di immoralità e disonestà
». Per non dire del Pontefice, che ha
richiamato la vita pubblica ai princìpi etici.
«La spazzatura», ha detto, «non c’è solo
in diverse strade del mondo. C’è spazzatura
anche nelle nostre coscienze e nelle nostre
anime». Quanto, infine, all’invito alla
Chiesa di pensare ai fatti di casa propria,
cioè alla pedofilia del clero,mi auguro che
anche in altri ambienti si possa applicare
la stessa “tolleranza zero” attuata con rigore
da Benedetto XVI.
Pubblicato il 10 novembre 2010 - Commenti (6)
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