05
lug
Luci e ombre sugli immigrati
È da un po’ di tempo che tengo
nel cassetto un ritaglio di Famiglia
Cristiana. È un articolo sull’immigrazione,
in occasione della presentazione del suo
libro Anche voi foste stranieri (Laterza).
Subito mi sono detto, alzando gli occhi
al cielo: «Ancora con ’sta storia!». Il libro
non l’ho letto. Immagino che sia un buon
testo, ma credo si rivolga solo ai cristiani
che sono chiamati a impegnarsi
nell’amore verso il prossimo. Ma si
metta anche nei panni di chi non crede.
E guardi il mondo dalla loro angolazione.
“Anche voi foste stranieri”, già, è vero.
Ma c’è sempre un “ma”: noi italiani
andati all’estero abbiamo prima bussato.
Abbiamo chiesto il permesso. C’è
stata una selezione. E quelli che non
si integravano o non si comportavano secondo le leggi del Paese ospitante,
venivano rimpatriati. Oggi non è più
così. Gli stranieri non bussano, ma
ci invadono. È vero che rischiano
la vita sulle carrette del mare o nascosti
tra le merci degli autocarri. Ma dove
li alloggiamo, come faremo a sfamarli
e curarli? E quale lavoro troveranno?
Giulio M.
Non per fare pubblicità al mio libro Anche
voi foste stranieri, ma se tu l’avessi
letto, caro Giulio, forse avresti già trovato
qualche risposta alle tue domande. Primo,
perché non è un libro “ideologico”,
nel senso che non sposa pregiudizi e posizioni
preconcette. Ma si tratta di un’ampia
indagine giornalistica, con dati ed
esperienze di vita, che analizza il fenomeno
dell’immigrazione nelle sue ombre e
nelle sue luci. Secondo, perché avresti compreso
che il dovere dell’accoglienza riguarda
tutti i cittadini, credenti e non. Il
rispetto della dignità umana e l’uguaglianza
di tutti i popoli hanno fondamento
nei diritti universali. Il credente ha un
dovere in più. Perché l’amore verso il prossimo
è un comandamento. Cioè un obbligo,
non un semplice consiglio. E su questo
saremo giudicati, come ci ricorda
l’evangelista Matteo (capitolo 25): «Ero forestiero
e mi avete accolto».
Pubblicato il 05 luglio 2011 - Commenti (0)