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Un po' più di umanità anche in chiesa

Le scrivo queste poche righe, dettate dalla rabbia e dallo sconforto nei confronti di un sacerdote. All’inizio di gennaio, il mio povero cognato è morto di infarto, lasciando noi parenti sconvolti nel dolore. Il giorno del funerale, abbiamo chiesto di poter leggere due parole dall’altare, in memoria del nostro caro. La risposta del parroco è stata dura e irremovibile. Per non creare un precedente. «Se volete», ci ha detto, «potete farlo, ma fuori della chiesa, dopo la funzione». Mi chiedo: perché altrove è permesso? Quali criteri si seguono? Perché ci è stato proibito di dare un ultimo saluto all’uomo, al padre, all’amico che non rivedremo più? Finita la cerimonia, il parroco si è defilato velocemente in sacrestia, senza neanche un breve saluto alla vedova e ai figli. Ho sempre meno fiducia negli uomini. Anche quelli di Chiesa. 

                                                                                                                              Rocco C.

L’assenza di umanità in circostanze particolari come la morte di un familiare è davvero scoraggiante. È triste leggere una lettera come questa. Basterebbe davvero poco, un saluto e un po’ di cortesia, per alleviare la sofferenza di chi ha subìto il trauma di una perdita. Quei parenti non avevano chiesto di fare una sceneggiata in chiesa, ma di dare un saluto al proprio caro. Non credo volessero mettersi in mostra o esibirsi. Visto come sono andate le cose, immagino che anche la celebrazione sia stata del tutto anonima, senza calore e partecipazione. Peccato, così viene meno il conforto spirituale della fede e della liturgia. Se in chiesa burocratizziamo anche la morte, forse è perché abbiamo cristallizzato il Vangelo.

Pubblicato il 25 gennaio 2012 - Commenti (18)

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Postato da giogo il 05/02/2012 17:21

Attento Franco Salis...l'umile Libero non ti legge perchè troppo lunghi e difficili (?) i tuoi scritti...allora mi raccomando da domani accorcia e semplifica...e così sarem tutti felici e contenti...amen. Ciaooo

Postato da santrev il 04/02/2012 13:32

@Franco Salis - Io ho letto e per altro condivido il tuo intervento. (Non mi scoraggia la lunghezza del testo....., anche perché mi interessano i contenuti!).

Postato da Massimo Salara il 02/02/2012 21:44

Dall'alto della mia umana miseria mi accosto al Dolore immane di Rocco e dei suoi cari per dire che tropo spesso "certi" sacerdoti, dimenticano sia lo scopo della loro missione che quanto contiene il Vangelo e che dovrebbe essere il nostro "Tutto" quotidiano. Il precludere la lettura di un pensiero in coda ad una cerimonia funebre è grettezza e meschinità interiore allo stato puro. Fra tanti Caritatevoli e bravi Sacerdoti , in questo caso il celebrante è uno che non ha capito il senso completo del mandato presbiterale ed è certamente lontano anni luce dal testimoniare l'Amore sconfinato che Dio ha versato su noi.

Postato da mariella landi il 01/02/2012 15:22

Io vivo ad Ancona e proprio nella Cattedrale di San Ciriaco, dopo la fine della Messa sono stata apostrofata dal sacerdote con queste parole dette in modo perentorio e inappropriato: non si fa conversazione in Chiesa! La conversazione a cui si riferiva era il mio incontro con una persona affetta da alzhaimer che non vedevo da 10 anni e che appunto non riconoscendomi era stata presa da ansia e io cercavo di tranquillizzarla con vecchi ricordi, senza peraltro riuscirci. Informato il sacerdote di ciò mi sentivo rispondere: non importa comunque in chiesa non si parla! Non ci sono commenti da fare...io faccio un cammino di fede da 11 anni e ho chiesto al Signore di perdonare quella "persona insulsa" che non ha certamente toccato la mia fede, ma mia sorella non l'ha invece perdonato e da allora non vuole più entrare in quella chiesa. Perchè viene permesso a certe persone di fare i sacerdoti? Che esempio, che sostegno possono dare ai nostri giovani sempre più lontani dalla Chiesa?

Postato da Libero Leo il 31/01/2012 22:52

Per Franco Salis. Non mi riferivo affatto a quanto hai scritto: non l'avevo letto. In genere non leggo i tuoi commenti perchè troppo lunghi e troppo difficili per me. Questo l'ho letto perchè è breve e comincia col mio nome.

Postato da giorgio traverso il 31/01/2012 18:04

Sono d'accordo col prete. Con tutto il rispetto per il parente del signor Rocco, non vedo l'utilità di beatificare chi è morto. Quando si fa visita, a una persona che è mancata, i giudizi della gente, sono sempre benevoli, anche se, in vita questa persona, non è stato un esempio di onestà morale. Il rispetto per chi muore vale per tutti, ma la compassione no. Il riccordo di una persona cara che è mancata deve rimanere nel cuore dei famigliari, che ne sentiranno la mancanza, per gli altri è un dispiacere temporale. giorgio traverso

Postato da folgore il 31/01/2012 00:09

Oltre a quanto detto da libero Leo, mi chiedo un'altra cosa: ma è prevista dalla Liturgia questa lettura di testi da parte dei fedeli?

Postato da Franco Salis il 30/01/2012 23:01

@Libero Leo il 29/01/2012 09.26 "Non sarebbe bene sentire anche l'altra campana prima di scagliare pietre?"NO PERCHe' NON STO LANCIANDO PIETRE,NE' MANDANDO NESSUNO IN GALERA,NON FAR FINTA DI NON AVER CAPITO.il giudizio è riferito non al prete,ma a ciò che il parrocchiano ha scritto.Non cadere in luoghi comuni.buona notte.

Postato da Libero Leo il 29/01/2012 09:26

Non sarebbe bene sentire anche l'altra campana prima di scagliare pietre?

Postato da martinporres il 27/01/2012 18:02

Concordo con sayros: troppi amministratori delegati e parrocchie che erogano servizi.

Postato da maripaola il 27/01/2012 17:24

al contrario qui a sedriano il nostro parroco lascia che chi vuol ricordare la cara persona scomparsa lo faccia pure senza problemi dal pulpito principale. grazie a don luigi e i suoi collaboratori. non c'e' assolutamante nulla di male. anzi!quel parroco si vergogni.

Postato da vdiste1939 il 27/01/2012 15:58

purtroppo quel comportamento alimenta il fuoco degli anticristiani, e non c'è alcun modo di farlo capire, perchè sono accecati dall'orgoglio e dalla superbia, le migliori armi di satana

Postato da Franco Salis il 27/01/2012 12:44

Scusa Andrea, io credo sino a prova contraria a quello che dici in riferimento ai fatti. Per quando riguarda i giudizi posso liberamente assentire o dissentire, per ché non reco danno a nessuno. Ora io non sento l’esigenza di “sentire l’altra campana”. Io giudico il fatto così come ci è stato presentato. Se le cose sono andate diversamente, automaticamente il mio giudizio perde validità. E non me ne preoccupo, perché non sto, col mio commento, mandando in galera o all’inferno nessuno o più semplicemente sottoponendolo alla gogna. Ma se tu stesso, parlando del tuo interlocutore prete, affermi “con fare sornione”, mi fai capire che non dava molta importanza a quel che diceva, sia alle conversioni tardive, sia anche a quel “Ruby è di Silvio”, o addirittura parlava con ironia. Il primo passo da te citato (Matteo 25,41) autorizza ad una ferma condanna di certi comportamenti, sempre lasciando aperta una porta, attraverso la quale possa eventualmente passare il pentimento per intercessione dello Spirito Santo e non certamente per intervento di un prete. Dici “io dico in modo macabro” noo, in modo ironico. Lucifero con i suoi angeli ha fatto una precisa scelta ed è finita di conseguenza. Parimenti sarà per tutti gli uomini: solo chi deliberatamente sceglierà di porsi al posto di Dio finirà all’inferno, che, come ha detto Papa Giovanni Paolo II, non è un luogo fisico. Per gli altri c’è sempre la possibilità del pentimento in punto di morte. Con questo credo di aver dato una interpretazione, un po’ diversa dalla tua, relativa anche al secondo passo (Colossesi 3, 12-15). Infatti io sono molto “riconoscente” a quell’individuo da te citato, ma che io non lo giudico degno di menzione, perché col suo comportamento ha portato a compimento, dando autorità alla già diffusa relativizzazione, alla distruzione di ogni forma di moralità. Io conoscevo, prima che mi ammalassi, quasi tutti i sacerdoti della mia arcidiocesi, ma nonostante gli errori ineluttabili, nessuno è sceso così in basso come quello descritto da Rocco. Anzi posso dire che sono presenti eccellenze (non per titolo). Il rifiuto ha in sé una qualche validità(ma quando si tratta di pezzi grossi si transige, cedendo anche alla menzogna), ma va comunicata nel modo più appropriato data la circostanza, salvaguardando l’umanità. Per esempio io ho visto un sacerdote che in un funerale accarezzava più amorevolmente chi appariva più afflitto. Rocco, fregatene, non pensarci più, anzi prega perché quel prete si ravveda. Ciao.

Postato da saryros il 26/01/2012 23:56

Purtroppo anche al mio paese siamo nella stessa situazione. Sembra che la parrocchia sia diventatta un'azienda, alla cui guida viene posto un'amministratore delegato che a malavoglia è costretto, suo malgrado, nel ruolo di Parroco che parla della fede come un libro stampato, e tratta i parrocchiani come rompiscatole. Mi auguro che nei seminari venga Loro spiegato che fare il Prete è una missione e non un lavoro, o una sistemazione in tempo di crisi. Sia lodato Gesù Cristo. Vittorio Cardini - Verona

Postato da marialma il 26/01/2012 20:28

Anche durante il funerale di mio fratello, due anni fa, nessuno ha potuto leggere all'altare, lo hanno fatto però al cimitero prima della benedizione della salma. A noi è sembrato giusto così e nessuno ha protestato.

Postato da giori55 il 26/01/2012 18:07

Caro Rocco, capisco la tua amarezza: ho da poco perso mia sorella e il sacerdote che ha officiato la cerimonia funebre ha avuto parole di conforto e di partecipazione, nonostante non conoscesse nessuno perchè sostituiva il parroco assente per altri impegni. Alla fine ha anche invitato all'ambone chi della famiglia desiderava leggere un pensiero in ricordo della defunta. Questo ha dato la possibilità a me di ricordare a tutti quanto la mia adorata sorella aveva contato nella vita della nostra famiglia d'origine (era la maggiore) e in quella che aveva creato con l'adorato marito e dove aveva avuto la gioia di diventare bisnonna. Ciò non ha riportato in vita chi ormai era tra le braccia di Dio, ma è stato fortemente consolatorio per tutti quelli che erano rimasti a dover colmare la sua assenza. Capisco dunque la tua perplessità davanti ad un atteggiamento tanto ostile e deleterio da parte di chi avrebbe dovuto avere maggiore comprensione ed umanità. Ti invito però a non lasciare condizionare il tuo giudizio sugli uomini (e donne) di Chiesa solo dal comportamento di questo insensibile prete: ogni Famiglia ha la sua mela marcia ma non per questo i componenti abbandonano il focolare domestico o la rinnegano. A fronte di un prete come quello in cui hai avuto la sventura di imbatterti, ci sono tanti altri sacerdoti comprensivi, compassionevoli e umani che operano in silenzio e con grandi difficoltà. Permettimi di inviarti un fraterno abbraccio

Postato da masperi.umberto@yahoo.it il 26/01/2012 14:45

Due settimane fa (13 Gennaio) ho commentato il "cattolici adulti" del 9 Gennaio. Posso rimandare a quanto ho scritto? Non dimentica di sottolineare il cattolici = autorità ( id est:della chiesa compresa). Non voglio giudicare una persona precisa (oggi un prete); voglio ricordare ( se questo prete ha qualche anno sulle spalle) che la memoria di un proprio caro non si cancella più ( e così pure quel ricordo di un rifiuto); una chiesa che dovrebbe aprire, anzi spalancare le proprie porte:..." non abbiate paura, ... fratelli sacerdoti ". Concludo con un ricordo: quando è venuto a mancare mio suocero lessi in chiesa un breve pensiero ; quando mnancò la nonnina di 99 anni (vera colonna della famiglia) mia figlia volle leggere un pensierino per lei, la nonna bis. Conservo ancora quelle parole. Loro ci sono stati maestri di vita, anzi: se ho avuto il dono della fede, il più grande dono che mi è rimasto incrollabile e che oggi non mi consente di tacere di fronte pure agli uomini di chiesa, anche di alto livello, è perchè ho la certezza che il padreterno è Lui che ha voluto che la fede si impossesse di tutta la mia persona attraverso queste umili persone, non a seguito di anni ed anni di duro studio. Al sig.Rocco una carezza da parte mia; ed il mio saluto sarà una sincera preghiera al Signore, sempre vicino perchè soffre, e questo me lo fa sentire come autentico fratello. Pensi ai suoi cari, al bene che hanno lasciato e che sarà guida ,in ogni momento nella vita, non a quell'altra persona.

Postato da Andrea Annibale il 25/01/2012 23:30

Sul caso posto in luce nella lettera non mi pronuncio perché penso che bisognerebbe essere stati presenti ed aver sentito, magari, l’altra campana. Ma i sacerdoti sono essere umani con i loro limiti e le loro asprezze … L’umanità dei sacerdoti è bella perché è varia. Un sacerdote cui faccio notare che il comunismo mi pare faccia a pugni con il cristianesimo mi risponde che il comunismo è “altamente evangelico”; quando gli dico che mi sono convertito da adulto, mi risponde “maledetti i convertiti!”; poi, con fare sornione, mette i piedi tutti e due sulla scrivania con le suole rivolte verso la mia faccia; quando faccio notare che l’inferno l’ha fatto Dio (Matteo, 25, 41) in risposta alla ribellione di Satana (circa la quale il Signore sarà stato certamente molto dispiaciuto) mi risponde – forse con ragione – che ho una visione eretica ed antiquata dell’inferno soprattutto laddove affermo – probabilmente avendo torto – che l’inferno è una grande speranza di giustizia di fronte al male che c’è nel mondo; un suo collaboratore commenta (io dico in modo macabro) dicendo che bisogna preparare le cataste per il (mio) rogo … Potete non crederci ma, nonostante tutto questo, tale sacerdote è stato e rimane uno dei miei migliori amici. Un altro sacerdote mi dice “se dovessi far correre (cioè mandar via) tutti quelli che in Parrocchia collaborano ed hanno un brutto carattere, non rimarrebbe più nessuno”. Lo stesso sacerdote, sapendo che sono non proprio favorevole al politico Berlusconi, scherza dicendo che lui, essendo favorevole al grande Silvio, ritiene che “Ruby è di Silvio”. Che fare? Forse può aiutare San Paolo quando dice (Colossesi 3, 12-15): “Rivestitevi dunque, come amati di Dio, santi e diletti, di sentimenti di misericordia, di bontà, di umiltà, di mansuetudine, di pazienza; sopportandovi a vicenda e perdonandovi scambievolmente, se qualcuno abbia di che lamentarsi nei riguardi degli altri. Come il Signore vi ha perdonato, così fate anche voi. Al di sopra di tutto poi vi sia la carità, che è il vincolo di perfezione. E la pace di Cristo regni nei vostri cuori, perché ad essa siete stati chiamati in un solo corpo. E siate riconoscenti!”. Sì, mi vengono in mente tutte le volte in cui i sacerdoti mi hanno sopportato in tante circostanze in cui sono stato fastidioso, li sopporto quando sono fastidiosi loro. Facebook: Andrea Annibale Chiodi; Twitter: @AAnnibale.

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Don Antonio Sciortino è il direttore responsabile di Famiglia Cristiana. In questo blog affronterà le tematiche riguardanti la famiglia e le questioni sociali, dalla disoccupazione, all'immigrazione all’impegno dei cristiani.

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