Detto da un dietologo potrebbe sembrare un controsenso, ma a Natale una volta tanto è giusto far festa, accantonando i dettami dietetici, tranne che per coloro i quali hanno delle controindicazioni mediche. Un’unica raccomandazione riguarda le quantità: assaggiare tutto, senza abbuffarsi, per poter arrivare fino al dessert. A Natale sono irrinunciabili alcuni piatti caratteristici, come il cappone, il tacchino, la gallinella o altro e, soprattutto, il panettone, il pandoro, gli struffoli, il torrone... Resto sempre un dietologo, quindi raccomando almeno di non strafare col numero delle portate.
Antipasti, massimo uno o due, magari a base di verdure calde, ben aromatizzate. I classici primi piatti sono in genere paste ripiene come agnolotti, ravioli, tortellini in brodo oppure conditi con burro o salse tipiche regionali o locali. Meglio solamente un primo, ma se la tradizione ne vuole almeno due, per esempio anche un risotto, magari al tartufo, occorrono piccole porzioni sia dell’uno sia dell’altro. Se il secondo piatto è a base di pesce o di carne bianca, come il cappone, non c’è problema, perché fritture a parte, sono in genere abbastanza digeribili. Si arriva, così, al dessert e qui i buoni propositi vanno veramente a farsi benedire, perché non è possibile rinunciare ad alcunché; altrimenti che Natale sarebbe senza almeno una buona fetta di panettone o pandoro, o di torrone che ci fa ritornare bambini, e poi ancora cannoli, babà, pastiera, frutta secca e così via? Già solo a descriverli, si ingrassa! Il tutto naturalmente associato a del buon vino, rosso o bianco, e alla fine non possono mancare un moscato o uno spumante italiano.
L’indomani, se non fosse Santo Stefano, però, sarebbe obbligatorio seguire un menù di “scarico”, quindi ricco di minestroni e passati di verdura, oltre che di frutta fresca di stagione, in modo da riequilibrare l’eccesso delle calorie introdotte prima.
Pubblicato il 04 gennaio 2011 - Commenti (0)