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E dopo le abbuffate natalizie tutti a dieta

Dopo le grandi abbuffate natalizie, purtroppo qualche chiletto è arrivato a marcare sempre  di più il girovita e altri distretti corporei. Cosa fare allora per recuperare? I
nnanzitutto non ci si faccia assillare dal cibo e definiamo a priori quali alimenti e piatti ci converrà assumere e quali no. È importante mangiare lentamente e masticare a lungo: dà la sensazione di una maggiore sazietà.
Si raccomanda di evitare pasti ricchi, cercando di  mangiare poco ma spesso, almeno cinque spuntini al giorno. È consigliabile diminuire il consumo di carboidrati mangiando un po’ meno pasta e pane; sostituire i cibi ricchi di grassi con alimenti più magri, come legumi, frutta e verdura.
Bere, inoltre, tanta acqua, almeno due litri al giorno, magari frazionandoli bevendo un bicchiere ogni ora della giornata. Mangiare ogni giorno almeno cinque porzioni di frutta fresca e verdura di stagione. Piano con i formaggi e i latticini; evitare bevande zuccherate, meglio l’acqua di rubinetto; ridurre al minimo il consumo di alcol; praticare almeno un’ora di palestra, con esercizi di tipo aerobico, come la cyclette o il tapis roulant o la camminata continuativa di circa un’ora, tre volte alla settimana per tonificare e rassodare il corpo. È sufficiente ridurre di un terzo le calorie che si è soliti assumere per riprendere forma.

Pubblicato il 12 gennaio 2011 - Commenti (0)
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Abbuffate a Natale un po’ di tutto non fa male

Detto da un dietologo potrebbe sembrare un controsenso, ma a Natale una volta tanto è giusto far festa, accantonando i dettami dietetici, tranne che per coloro i quali hanno delle controindicazioni mediche. Un’unica raccomandazione riguarda le quantità: assaggiare  tutto, senza abbuffarsi, per poter arrivare fino al dessert. A Natale sono irrinunciabili alcuni piatti caratteristici, come il cappone, il tacchino, la gallinella o altro e, soprattutto, il  panettone, il pandoro, gli struffoli, il torrone... Resto sempre un dietologo, quindi  raccomando almeno di non strafare col numero delle portate.
Antipasti, massimo uno o  due, magari a base di verdure calde, ben aromatizzate. I classici primi piatti sono in  genere paste ripiene come agnolotti, ravioli, tortellini in brodo oppure conditi con burro o salse tipiche regionali o locali. Meglio solamente un primo, ma se la tradizione ne vuole  almeno due, per esempio anche un risotto, magari al tartufo,  occorrono piccole porzioni sia dell’uno sia dell’altro. Se il secondo piatto è a base di pesce o di carne bianca, come il  cappone, non c’è problema, perché fritture a parte, sono in genere abbastanza digeribili. Si arriva, così, al dessert e qui i buoni propositi vanno veramente a farsi benedire, perché  non è possibile rinunciare ad alcunché; altrimenti che Natale sarebbe senza almeno una  buona fetta di panettone o pandoro, o di torrone che ci fa ritornare bambini, e poi ancora cannoli, babà, pastiera, frutta secca e così via? Già solo a descriverli, si ingrassa! Il tutto naturalmente associato a del buon vino, rosso o bianco, e alla fine non possono mancare un moscato o uno spumante italiano.
L’indomani, se non fosse Santo Stefano, però, sarebbe obbligatorio seguire un menù di “scarico”, quindi ricco di minestroni e passati di verdura, oltre che di frutta fresca di  stagione, in modo da riequilibrare l’eccesso delle  calorie introdotte prima.

Pubblicato il 04 gennaio 2011 - Commenti (0)

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Cibo e Salute

Giorgio Calabrese

Giorgio Calabrese è un nutrizionista dell'Università Cattolica

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