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Come si mangia in ospedale?
Gli ospedali purtroppo sono sempre pieni di ammalati ricoverati che, oltre alle cure quotidiane, attendono di essere nutriti in modo adeguato, senza dimenticare che anche dal cibo può derivare un po’ di appagamento e di gioia.
Purtroppo le notizie che il ministero della Salute ha dato di recente non sono confortanti:
in ospedale, in genere, si mangia male, anzi molto male! La malnutrizione, che riguarda il 31 per cento dei pazienti ricoverati, rallenta la risposta alle cure e appesantisce molto la spesa sanitaria.
Il ministero ha pubblicato le “Linee di indirizzo nazionale per la ristorazione ospedaliera e assistenziale”, perché cattiva alimentazione, dovuta a cibo scadente, mancanza di screening nutrizionali e personale non sempre adeguato a questo ruolo fanno allungare del 55 per cento la durata dei singoli ricoveri. Si è fatto un calcolo: se si mangiasse adeguatamente si potrebbe diminuire, in un anno, circa l’8,5-9 per cento delle giornate di ricovero, con un risparmio che va da 1 a 3 milioni di euro. Cosa provoca il problema? Non tutti gli ospedali hanno un dipartimento di dietetica che sappia scegliere le materie prime alimentari di buona qualità, con una particolare attenzione ai cibi a filiera corta, cioè prodotti dai contadini locali, quindi a chilometri zero, come ormai si è soliti dire. Nel caso delle mense ospedaliere ma anche per le famiglie, la scelta di cibi ecosostenibili contribuisce alla difesa dell’ambiente e alla qualità della vita.
Il benessere alimentare diventerà sempre di più un valore assoluto per guarire meglio e più velocemente i pazienti ricoverati. A loro bisognerà garantire buoni standard, orari tradizionali dei pasti come quelli casalinghi e rispetto delle festività, anche durante un ricovero ospedaliero.
Pubblicato il 09 febbraio 2011 - Commenti (0)