Don Sciortino

di Don Sciortino

Don Antonio Sciortino è il direttore responsabile di Famiglia Cristiana. In questo blog affronterà le tematiche riguardanti la famiglia e le questioni sociali, dalla disoccupazione, all'immigrazione all’impegno dei cristiani.

 
15
apr

Il tempo della protesta è finito

Sono tra coloro che speravano in un accordo di governo tra il centrosinistra di Bersani e il Movimento 5 Stelle per realizzare alcuni punti comuni sulla moralizzazione della politica, la lotta alla corruzione e all’evasione fiscale, la semplificazione istituzionale. E per prendere i primi importanti interventi per la vita economica e sociale, e alleviare il disagio delle famiglie e dei giovani. Purtroppo, mi sono illuso. Ora, gli obiettivi dichiarati di Grillo e Casaleggio sono quelli di far saltare il sistema dei partiti e puntare a una maggioranza assoluta del movimento al prossimo giro elettorale. Sono preoccupato di come si stanno comportando i “grillini” in Parlamento, con la loro adesione incondizionata al “verbo” del capo. Non parlano con i giornalisti né si fanno vedere in Tv, sono sospettosi e avversi a tutto, pensano di dover controllare e giudicare tutti. Tantissimi, anche cattolici, li hanno votati senza conoscerli, ma avevano riposto in loro molte speranze, in parte deluse. Qualche settimana fa, ci avete presentato una “famiglia 5 Stelle” con la figlia neo deputata pronta a partire per Roma con tanti buoni propositi: perché non li intervistate di nuovo per sapere cosa pensano della drammatica situazione in cui ci troviamo? E, soprattutto, qual è l’impegno della giovane deputata per salvare l’Italia?

Graziano V. - Parma

Il tempo della protesta è finito. Ora, per il Movimento 5 Stelle sarebbe il momento della responsabilità, per attuare le riforme annunciate e per rinnovare il Paese, devastato da anni di cattiva politica di una “casta” inetta, ingorda e inefficiente. Ma alle buone intenzioni, finora è seguita solo una pessima esibizione di inutile arroganza su sterili posizioni e chiusura su tutto. Se sperano così di conquistare, al prossimo giro, tutti i seggi in Parlamento, vanno incontro a una grande delusione. Chi li ha votati, l’ha fatto perché agissero da subito per il bene del Paese. Se perdono questa occasione, che è alla loro portata, in una prossima elezione rischiano d’essere spazzati via. Già, oggi, la delusione è tanta.

Pubblicato il 15 aprile 2013 - Commenti (2)
11
apr

Non è con le parolacce che si aiuta l'Italia

Ho sempre cercato di insegnare ai miei tre figli un linguaggio educato, senza cadere nella volgarità e credo anche di esserci riuscita. Ma cosa dire ora che sentiamo, a destra e sinistra, un turpiloquio continuo da parte della nostra classe politica e, soprattutto, da parte di un Grillo troppo “sparlante”? Anche nei film dovrebbe esserci un freno alle parolacce, altrimenti che esempio diamo ai ragazzi? Sono convinta che ci meritiamo un mondo migliore, a cominciare dalle piccole e fattibili cose.

Annamaria - Treviso

Tra le piccole e fattibili cose per cambiare il mondo che ci circonda, potremmo tutti fare uno sforzo per modificare il nostro linguaggio, evitando parolacce, volgarità, doppi sensi e, soprattutto, le bestemmie. Ci eravamo illusi che anche la politica, con l’uscita di scena di Bossi e del suo parlare scurrile (fin troppo tollerato dagli alleati che dicevano di ispirarsi ai valori cristiani), avesse chiuso un capitolo ignobile. Ci dobbiamo ricredere: al peggio non c’è fine.

Pubblicato il 11 aprile 2013 - Commenti (7)
15
feb

Grillo e i nuovi cittadini

Sono un attivista del Movimento 5 Stelle. In passato le ho scritto per dire che ero vicino a lei quando veniva attaccato, secondo me ingiustamente, da vari esponenti del precedente Governo. Ora mi faccio vivo per dirle che non condivido la frase «non ci spaventino i populismi di destra e sinistra, che vogliono ostacolare questo cammino di civiltà, si chiamino Lega o Beppe Grillo», pubblicata sul vostro “Primo piano” (FC n. 6/2012). La posizione del Movimento 5 Stelle, di cui Beppe Grillo è fondatore e promotore, parte dal presupposto che, oggi, le risorse della nazione sono appena sufficienti a mantenere i bisogni minimi dei nostri connazionali. Da ciò ne consegue che dare la cittadinanza ai figli di immigrati nati in Italia (ius soli), senza regole ben definite, è un’ipotesi fuori luogo e demagogica. Si potrebbe pensare a una cittadinanza dopo un percorso di scuola obbligatoria, requisito minimo per acquisire una certa “italianità”, che nulla ha a che fare con lo ius sanguinis, ormai anacronistico.

Paolo L. - Cuneo

Intanto un grazie, sia pure tardivo, caro Paolo, per la tua solidarietà verso la mia persona. Quanto al riconoscimento della cittadinanza ai figli di immigrati, faccio notare che molte reazioni contrarie a quella che considero una “scivolata” di Beppe Grillo sono venute dall’interno del Movimento 5 Stelle. E tanti vostri militanti hanno firmato a favore della proposta di legge. Non si tratta, quindi, di alimentare il tifo, come allo stadio, tra “buonisti” e “oppositori”. Il tema è troppo serio per essere affrontato con battute e slogan. Ma non è vero che serve solo a distrarre gli italiani da altri problemi ben più gravi. Con un po’ di buonsenso, capiremmo che questi “nuovi italiani” sono una risorsa vitale per un Paese vecchio e sclerotizzato, che è sulla via di un “suicidio demografico”. La nuova Italia va programmata non a prescindere ma a partire da questi “fratellini arcobaleno”. «È una follia », ha detto Napolitano, «che i figli di immigrati nati in Italia non siano cittadini».

Pubblicato il 15 febbraio 2012 - Commenti (10)
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