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La solitudine dei nostri ragazzi

Mi chiamo Debora e frequento la terza media. A volte, in parrocchia, mi capita di leggere Famiglia Cristiana. Sfogliando il giornale e sollecitata dal parroco, con cui spesso mi confido, mi son decisa a scriverle di un problema che, oggi, molti ragazzi della mia età si trovano spesso ad affrontare.

Mi riferisco alla solitudine. Una sensazione che provi magari quando qualcuno vuole ostacolare la tua felicità. Causata da un tradimento, da una parola di offesa, da uno sguardo che ti rimanda al punto di partenza, nella tua corsa alla felicità. Un punto in cui ci si ritrova soli, nonostante attorno a te ci sia tanta gente. Nessuno, però, è disposto ad aiutarti, a sprecare del tempo con te. Pronto ad afferrarti prima che tu caschi, a offrirti un sorriso pur di vederti felice. Sei solo, sommerso dai tuoi pensieri, e non sai come venirne fuori. Hai solo paura. E non trovi risposta alle tue domande.

Ma, in fondo, la solitudine può avere uno sbocco positivo. Dopo aver sofferto e pianto inutilmente, alla ricerca di qualcuno che ti ascolti, quando hai perso ogni speranza, ecco che trovi un appoggio sicuro in Colui che sa dare una risposta ai tuoi interrogativi. E sa prenderti per mano. Quella mano che, anche quando non te ne accorgi, è sempre lì a sostenerti. È la mano sicura di Dio.

Debora

La tua lettera, cara Debora, è un’invocazione e, al tempo stesso, una denuncia contro noi adulti, perché non sappiamo più prestarvi ascolto. E non “perdiamo” il nostro tempo per stare con voi, a condividere i vostri progetti, sogni e delusioni. La fiducia in Dio è necessaria, attenzione solo che non si trasformi in un rifugio, in un estraniamento dal mondo. Buon per te che hai un prete che ha tempo di accogliere le tue confidenze. Perché la fretta, gli impegni e il correre da un posto all’altro, ha fatto trascurare anche a noi sacerdoti quella grande dote che è la capacità di ascolto.

Pubblicato il 13 luglio 2011 - Commenti (3)

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Postato da giorgio traverso il 19/07/2011 18:36

Non sò,se chi scrive,è un tredicenne.Una cosa la posso dire.Ragazzi,non c'è solo il computer e la televisione,Dio ci può aiutare,ma la nostra vita la dobbiamo gestire noi,avendo degli scopi,per qui è bello vivere.

Postato da Franco Salis il 14/07/2011 09:06

E don dino avanzi il 13/07/2011 19.13 crede davvero che quella sia una lettera scritta da una tredicenne? mavalàmavalàmavalà direbbe Ghedini. Però ciò che dici dopo è vero: "I genitori degli anni 60 e 70 parlavano poco con i figli, la relazione non era considerata molto importante e non penso che la situazione del dialogo tra generazioni fosse allora migliore ".Il dialogo è una "invenzione" di oggi. Ed è l'unico modo di porre rimedio a tutto. Sia negli anni 60 e 70 che prima e dopo,complici anche i parroci,(guai a dire queste cose, rischi la scomunica) ciò che legava le generazioni era l'arroganza di quelle più anziane,a danno di quelle più giovani. Le pene corporali erano del tutto accettate(non dalle vittime) tant’è che in casi eccezionali il padre veniva punito non per violenze ma per eccesso di azione educativa. E ciò avveniva pure in seminario,ma i fatti non venivano all’esterno o venivano accettati dai genitori. Il passaggio da una società monoculturale(agricolo- pastorale) a quella industriale, complici i fermenti dei movimenti,ha fatto il resto. Poi si è scoperto il vuoto e i Pastori, senza che abbiano fatto il mea culpa, acquisiscono forme educative elaborate da terzi che non trovano riscontro nella tradizione educativa cattolica. (vedi gambafra il 13/07/2011 11.17 in Aldo Moro,cercando giustizia più in là ). Ciò ha portato alla non credibilità. Le chiese prima erano piene non perché la gente fosse più credente,ma perché non aveva altra opportunità di aggregazione. Ad onor del vero oggi preti disposti all’ascolto sono molti per non dire tutti. Ciao

Postato da dino avanzi il 13/07/2011 19:13

Ho 52 anni e posso dire che la solitudine ha accompagnato tante generazioni di adolescenti. I genitori degli anni 60 e 70 parlavano poco con i figli, la relazione non era considerata molto importante e non penso che la situazione del dialogo tra generazioni fosse allora migliore . Noi adulti dovremmo ricordarci di come eravamo da giovani, per capire le ansie, le paure e le difficoltà dei giovani d’oggi. Complimenti a Debora per la sua lettera, perché ha il coraggio di rendere pubblici i suoi sentimenti e ci ricorda che la "relazione" è fondamentale.

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Don Sciortino risponde

Don Sciortino

Don Antonio Sciortino è il direttore responsabile di Famiglia Cristiana. In questo blog affronterà le tematiche riguardanti la famiglia e le questioni sociali, dalla disoccupazione, all'immigrazione all’impegno dei cristiani.

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