Don Sciortino

di Don Sciortino

Don Antonio Sciortino è il direttore responsabile di Famiglia Cristiana. In questo blog affronterà le tematiche riguardanti la famiglia e le questioni sociali, dalla disoccupazione, all'immigrazione all’impegno dei cristiani.

 
04
feb

Non tutto fa ridere

L’ambito del sacro deve essere sempre rispettato. Così come ogni religione merita rispetto. Su questo dovremmo essere tutti d’accordo. Non accetto, quindi, che le verità di fede o i sacramenti vengano utilizzati per pubblicizzare dei prodotti o per alimentare le battute dei comici. Sono una credente e vorrei che la nostra religione fosse sempre rispettata. Pubblicitari e comici spremano diversamente le meningi e attingano altrove le loro battute. Lascino stare la religione e il sacro. Non tutto si può ridurre a commercio, a ironia o a battuta comica.

Gloria

Sono perfettamente d’accordo con te, cara Gloria. Mi fanno davvero pena tutti quei comici e menestrelli mediatici che, a corto di battute e di fantasia, si buttano su parolacce e volgarità, oppure fanno la parodia del sacro e dei simboli religiosi, ferendo la sensibilità dei credenti. Comici e menestrelli che, con “sprezzo del pericolo”, osano dileggiare esclusivamente la tollerantissima religione cristiana, perché altrove sanno che non possono permetterselo. O temono conseguenze poco raccomandabili. Per chi vuol fare satira, dovrebbe essere sempre di monito la saggezza popolare del detto: «Scherza coi fanti e lascia stare i santi». Ne guadagnerebbe anche il livello delle loro esibizioni, davvero penosissime.

Pubblicato il 04 febbraio 2013 - Commenti (4)
27
lug

Vorrei dimettermi da questa Chiesa

Anni fa, come genitori separati di una bambina, non abbiamo potuto condividere con lei la gioia di ricevere la Comunione. Non è stato facile spiegarlo a mia figlia, ma ci è sembrato giusto farlo. In seguito mi è stato impedito di fare da padrino al battesimo di un figlio di amici. Ora, per l’ennesima volta, ho visto che questa regola, da noi rispettata con dolore, è calpestata dai potenti. La Chiesa viene sempre a patti con i poteri forti. Sono un ex salesiano, non sono un mangiapreti, ma vorrei dimettermi da questa Chiesa, anche se non so come si faccia. Non ho paura della solitudine. Col Vangelo mi sento in buona compagnia.

Giorgio

Una Chiesa profetica e meno diplomatica sta sempre dalla parte dei più deboli. È la Chiesa che si mette a servizio degli ultimi, col “grembiule”. E non si serve dei favori dei potenti. È la Chiesa del coraggio, che a chiunque sa dire con forza: «Non ti è lecito». È la Chiesa della verità, anche quando comporta un prezzo da pagare. Una Chiesa, comunque, sempre libera da condizionamenti. Non ricattata da nessuno. Per poter annunciare, con più coerenza, il Vangelo di salvezza. Una Chiesa maestra di umanità, vicina soprattutto a chi ha il “cuore ferito” come te.

Pubblicato il 27 luglio 2011 - Commenti (20)
13
lug

La solitudine dei nostri ragazzi

Mi chiamo Debora e frequento la terza media. A volte, in parrocchia, mi capita di leggere Famiglia Cristiana. Sfogliando il giornale e sollecitata dal parroco, con cui spesso mi confido, mi son decisa a scriverle di un problema che, oggi, molti ragazzi della mia età si trovano spesso ad affrontare.

Mi riferisco alla solitudine. Una sensazione che provi magari quando qualcuno vuole ostacolare la tua felicità. Causata da un tradimento, da una parola di offesa, da uno sguardo che ti rimanda al punto di partenza, nella tua corsa alla felicità. Un punto in cui ci si ritrova soli, nonostante attorno a te ci sia tanta gente. Nessuno, però, è disposto ad aiutarti, a sprecare del tempo con te. Pronto ad afferrarti prima che tu caschi, a offrirti un sorriso pur di vederti felice. Sei solo, sommerso dai tuoi pensieri, e non sai come venirne fuori. Hai solo paura. E non trovi risposta alle tue domande.

Ma, in fondo, la solitudine può avere uno sbocco positivo. Dopo aver sofferto e pianto inutilmente, alla ricerca di qualcuno che ti ascolti, quando hai perso ogni speranza, ecco che trovi un appoggio sicuro in Colui che sa dare una risposta ai tuoi interrogativi. E sa prenderti per mano. Quella mano che, anche quando non te ne accorgi, è sempre lì a sostenerti. È la mano sicura di Dio.

Debora

La tua lettera, cara Debora, è un’invocazione e, al tempo stesso, una denuncia contro noi adulti, perché non sappiamo più prestarvi ascolto. E non “perdiamo” il nostro tempo per stare con voi, a condividere i vostri progetti, sogni e delusioni. La fiducia in Dio è necessaria, attenzione solo che non si trasformi in un rifugio, in un estraniamento dal mondo. Buon per te che hai un prete che ha tempo di accogliere le tue confidenze. Perché la fretta, gli impegni e il correre da un posto all’altro, ha fatto trascurare anche a noi sacerdoti quella grande dote che è la capacità di ascolto.

Pubblicato il 13 luglio 2011 - Commenti (3)
22
giu

L’Italia è già un Paese multiculturale

Ho apprezzato moltissimo il suo recente intervento a Palazzo Ducale di Genova sulla clandestinità. Le sue parole sono state giuste, pienamente condivisibili. Sono d’accordo con lei. Purtroppo, tanti italiani fanno ancora fatica ad accettare una società multietnica e multiculturale. Ma questa, ormai, è una realtà. È inutile nascondere l’evidenza!
I movimenti migratori sono una notevole fonte di ricchezza economica e culturale. Gli stranieri contribuiscono ad accrescere la ricchezza nazionale, sebbene noi gli neghiamo i diritti.

A quanti ritengono che clandestino sia sinonimo di delinquente, voglio ricordare il nostro passato di emigranti, quando all’estero eravamo noti solo come malavitosi e mafiosi. Non accusiamo gli stranieri della delinquenza nel Paese, quando in Italia intere regioni sono in mano alla criminalità organizzata. Dobbiamo mirare a costruire una società più giusta e umana. Dove tutti si sentano fratelli.

Lettera firmata

La “politica dello struzzo” non rende. Ignorare che l’Italia è già, nei fatti, un Paese multiculturale, multietnico e multireligioso, vuol dire non governare il fenomeno migratorio. O, più concretamente, la presenza di cinque milioni di stranieri sul nostro territorio.
Certo, sono una “scomodità”, come ricorda il direttore della Caritas nazionale, don Vittorio Nozza. Ma se sono ben gestiti (nella sicurezza, nella legalità ma anche nell’accoglienza) si trasformano subito in una grande risorsa. E il Paese, oggi, non può più farne a meno. Sulla paura, sugli egoismi e le chiusure non si costruisce un futuro di crescita.

Pubblicato il 22 giugno 2011 - Commenti (7)
15
giu

Quel marito talebano tutto casa e chiesa

Sono sposata da venticinque anni, con due figli stupendi e un ottimo lavoro part-time, che mi consente di seguire casa e famiglia. Non abbiamo nessun problema economico. Tutto filerebbe liscio se non fosse per quell’integrista e “talebano” di mio marito. Santa Messa e rosario tutti i giorni, nonché Radio Maria la sera. A casa non si deve sprecare nulla, perché lui ha fatto una scelta di povertà. Tanto meno fare un acquisto, se non è strettamente necessario. Quando mi tolgo qualche piccolo sfizio, mi si scaglia contro con pesanti giudizi morali, manco fossi una
donna di strada. Tra di noi niente regali ai compleanni e a Natale, perché i poveri sono alle porte. Le pare possibile, nel nome del cristianesimo, vivere così? Mai un gelato o una pizza con gli amici. E guai a invitarli a casa. Immagini con quale idea distorta della religione stanno crescendo i miei figli. Non ce la faccio più. Manca solo che mio marito chieda la dispensa al vescovo e che si ritiri in un monastero!

Carla - Pisa

Con questa mentalità, cara Carla, tuo marito farebbe danni anche se si ritirasse in un monastero. Non c’è appello a qualsiasi principio religioso che possa permettergli di non rispettare gli altri. A cominciare da voi familiari, che siete le persone più vicine e preziose che lui abbia. La sua è una pessima immagine che dà del cristianesimo. Piegare la preghiera per giustificare comportamenti gretti e meschini è una mistificazione. Una forma masochistica della vita. Non ce lo chiede nessuno, neanche il Signore. Altra cosa, invece, è perseguire uno stile di vita sobrio, che non ceda alle mode consumistiche ed edonistiche del momento. Ma nel caso di tuo marito siamo alle soglie della patologia, rivestita da afflati religiosi. Dici bene tu stessa: «Questa è un’idea distorta della religione». Aiutalo, se puoi, a comprendere la gioia del dare e della gratuità. Il cristianesimo è gioia. È visione positiva della vita. Immagino che tuo marito sorrida anche poco!

Pubblicato il 15 giugno 2011 - Commenti (24)
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