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Quanto ci piace mangiare i dolci! Ma ciò che è zuccherato, certo, appaga il palato ma poi si trasforma in grasso, sia nel sangue sia nelle cellule predisposte, cioè gli adipociti. Tutto ciò si deve a un particolare ormone, l’insulina, la cui funzione primaria è la trasformazione degli zuccheri in energia sotto forma di glicogeno. Ha, però, anche la funzione di immagazzinare gli zuccheri in eccesso e quando non possono più essere trasformati direttamente in energia, li trasforma in riserve di grasso. Infatti, l’uso eccessivo e prolungato nel tempo di zuccheri e carboidrati raffinati provoca uno squilibrio cronico del metabolismo insulinico, per cui anche la minima quantità di carboidrati viene trasformata in grasso.
Ecco perché le persone metabolicamente resistenti all’insulina (nelle quali lo squilibrio ormonale è ormai molto avanzato), ingrassano anche consumando quantità normali o moderate di alimenti. Come si può risolvere questo dilemma? Solo attraverso un
cambiamento alimentare radicale, che sostituisca carboidrati non raffinati (tipo pasta e vari cereali) a quelli raffinati (come il saccarosio); che riduca al minimo l’uso degli zuccheri e che introduca acidi grassi essenziali al posto di quelli saturi; e che, infine, utilizzi proteine derivanti più da pesce che da carne o da uova e formaggi. L’uso regolare di questi cibi rende tutto questo molto più facile perché fornisce all’organismo una serie di nutrienti essenziali, riduce l’appetito e facilita lo smaltimento dei grassi accumulati.
Pubblicato il
04 gennaio 2011 - Commenti
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Quando mi capita di andare d’estate nella mia Sicilia a Rosolini (Siracusa), ancora oggi si incontrano per le vie tappeti di mandorle, liberate dal mallo, stese al sole ad
asciugare. In verità, la maggior produzione e l’eccellenza è storicamente legata alla città di Avola, poi l’attribuzione dell’Igp se l’è aggiudicata la vicina Noto.
Il consumo di frutta secca viene raccomandato perché correlato a una riduzione del rischio cardiovascolare e del diabete. Nonostante questo, spesso le diete dimagranti
escludono il consumo della frutta secca a causa del suo elevato apporto calorico. Alcuni studi hanno dimostrato che masticando bene le mandorle si ha un ridotto assorbimento del contenuto di lipidi, infatti, il grado di masticazione delle mandorle modifica la biodisponibilità
dei lipidi in esse contenuti, e di conseguenza variano sia il bilancio energetico, sia il senso di sazietà. Uno studio ha messo in relazione diversi gradi di masticazione delle mandorle (per 10, 25 o 40 volte) con la disponibilità
dei lipidi e il senso di sazietà.
Nei minuti immediatamente successivi al consumo di 55 grammi di mandorle, il senso di fame è stato ridotto e il senso di sazietà significativamente aumentato
nei soggetti che hanno masticato più a lungo. Conoscere il
ruolo della masticazione nell’assunzione del cibo può essere utile per valorizzare le diverse
proprietà degli alimenti a seconda degli obiettivi da raggiungere.
Nel nostro caso, le mandorle danno un ridotto apporto
di energia se masticate brevemente, mentre sono una
miglior fonte di vitamine, acidi grassi insaturi e antiossidanti se ben masticate.
Pubblicato il
30 settembre 2010 - Commenti
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