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Con i farmaci a tavola
Cibo e farmaci a volte possono non andare d’accordo. È un problema che tocca coloro che assumono regolarmente medicine. È accertato che chi assume farmaci di tipo anticoagulante, come i cardiopatici, deve evitare verdure a foglia larga, tipo lattuga e spinaci, perché possono interferire sull’azione anticoagulativa. Infatti, è sicuro che alcuni princìpi attivi possano influenzarsi reciprocamente, dando luogo a “interazioni”, cioè fenomeni che possono ridurre l’effetto di una sostanza e potenziarne un’altra, oppure provocare sintomi spiacevoli, quali nausea, vomito o bruciori di stomaco. Lo stesso tipo di interazioni riguarda anche gli alimenti. Ecco perché è importante verificare non solo se un determinato medicinale deve essere assunto a stomaco pieno oppure lontano dai pasti, ma anche evitare, se espressamente indicato, l’assunzione di particolari cibi o bevande che potrebbero modificare il risultato.
Le bevande a base di cola ed energizzanti come il caffè contengono caffeina e possono interferire con gli antipertensivi (in particolare beta-bloccanti) o potenziare l’effetto di antiasmatici (beta-agonisti). I formaggi stagionati contengono una particolare sostanza, la tiramina, che durante l’assunzione di farmaci antidepressivi o per il morbo di Parkinson (i cosiddetti Mao-inibitori) può scatenare pericolosi e improvvisi aumenti della pressione arteriosa sanguigna.
Assumere il succo di pompelmo almattino accelera l’attività del fegato, che trasforma ed elimina talvolta troppo velocemente i farmaci; pertanto è sconsigliato assumere questo succo durante le terapie, in particolare con i calcio-antagonisti, utili nell’ipertensione arteriosa.
Pubblicato il 04 gennaio 2011 - Commenti (0)