Don Sciortino

di Col. Mario Giuliacci

Mario Giuliacci è un meteorologo, personaggio televisivo e colonnello italiano. E' laureato all'Università La Sapienza di Roma. E' autore di diversi libri sulla meteorologia. Attualmente cura su LA7 la rubrica del meteo per il fine settimana.

 
19
set

Il Diluvio Universale: leggenda o realtà?

L’episodio che ha per protagonista Noè e che viene descritto nel libro della Genesi, ha da sempre affascinato studiosi e ricercatori che hanno organizzato spedizioni alla ricerca dei resti della famosa arca che si sarebbe arenata sulle pendici del monte Ararat. Finora però nessuno dei reperti portati alla luce può essere riconducibile all’arca. Ma anche la ricerca delle prove di un’alluvione di immense proporzioni è argomento molto affascinante, sul quale sono state fatte diverse ipotesi interessanti. Nel 1929 l’archeologo inglese Wooley nel corso di scafi effettuati in Mesopotamia, si imbatté in uno strato di fango di alcuni metri, risultato di una tremenda alluvione avvenuta nella valle del Tigri e dell’Eufrate; la zona del Medio Oriente infatti qualche migliaio di anni fa era caratterizzata da un piovosità molto superiore a quelle attuale e alluvioni e inondazioni erano eventi non certo rari e con esiti catastrofici, tanto che nella zona sono state trovate altre tracce di gigantesche inondazioni avvenute tra il 4000 e il 3000 a.C. Il fenomeno relativo alla scoperta di Wooley poteva aver interessato un’area di circa 630 km per 160, abbastanza vasta da meritare la definizione di Diluvio Universale da parte degli abitanti della Mesopotamia!

Un’altra ipotesi più recente si rifà a un’onda gigantesca generatasi nel Mar Nero in seguito a un notevole apporto di acque fluviali per il rapido scioglimento delle nevi nelle zone circostanti o, ipotesi alternativa, per una violenta scossa di terremoto; questa onda avrebbe addirittura aperto un varco verso il Mediterraneo; da semplice lago, il Mar Nero si sarebbe così trasformato in un vero mare.

Un’altra ipotesi che non differisce molto da quella appena descritta e suffragata da ritrovamenti fatti sul fondale del Mar Nero, vede come origine del fenomeno l’innalzamento del livello del Mare Mediterraneo per lo scioglimento dei ghiacci al termine dell’ultima glaciazione (circa 10.000 anni fa). L’acqua del Mediterraneo riuscì quindi a superarare la striscia di terra che lo separava dal Mar nero (che era ancora solo un lago). Per settimane enormi masse d’acqua si riversarono nella zona spazzando via decine di villaggi. La violenza di questo evento si ritrova nei racconti tramandati di generazione in generazione, arricchendosi di particolari fantasiosi. Il mito di un immenso diluvio si estese così a tutte le culture sviluppatesi lungo le coste del Mediterraneo orientale e nel Medio Oriente; questo spiegherebbe la presenza del Diluvio Universale nei testi sacri di ben tre religioni: il Cristianesimo, l’Ebraismo e l’Islamismo.

Pubblicato il 19 settembre 2011 - Commenti (0)
15
set

Un uragano sulle Isole Britanniche



Appena dopo il passaggio di Irene un altro violento ciclone tropicale, l’uragano Katia, ha messo in apprensione gli abitanti della costa orientale degli Stati Uniti, ma fortunatamente la tempesta si è limitata a scivolare verso nord in aperto Atlantico, sfiorando appena il continente americano. Tuttavia, una volta giunto all’altezza del New England (sempre comunque a distanza dalle coste), l’uragano è stato agganciato dalle correnti occidentali che normalmente scorrono a queste latitudini, e ha cominciato a muoversi minaccioso in direzione dell’Europa, dove è giunto proprio all’inizio di questa settimana.

Come testimoniato dall’immagine scattata da un satellite in orbita bassa della NOAA, benché in parte indebolita e senza più alcune delle tipiche caratteristiche dei cicloni tropicali, la tempesta lunedì 12 settembre ha quindi investito con grande violenza le Isole Britanniche, spazzate da venti a oltre 100 chilometri orari con raffiche che in Galles hanno toccato pure i 125 chilometri orari. Secondo gli esperti del Met Office britannico, i resti dell’uragano Katia sono la più violenta tempesta che abbia colpito il Regno Unito negli ultimi 15 anni: per trovare una tempesta più potente bisogna difatti tornare indietro all’ottobre del 1996, quando i resti di un altro ciclone tropicale, l’uragano Lili, causarono in Gran Bretagna 5 vittime e circa 150 milioni di sterline di danni.

L’ultima occasione in cui le Isole Britanniche erano state raggiunte dai resti di un violento uragano risale invece al 2009: in tale annata difatti i residui dell’uragano Bill portarono su Irlanda e Gran Bretagna abbondanti piogge accompagnate da venti assai forti.

Pubblicato il 15 settembre 2011 - Commenti (0)
14
set

Autunno, curarsi di più e sentirsi meglio

L’autunno con primi bruschi, seppure temporanei,  freddi, con le numerose giornate nebbiose o caliginose e,  soprattutto, con molte giornate grigie e piovose,  è, notoriamente, la stagione che più delle altre induce momenti di tristezza e di malinconia fino a alla ricomparsa di stati depressivi che si erano sopiti nel resto dell’anno.

Tuttavia per tenere lontano il malumore scatenato dal tempo uggioso non vi è migliore cura che sentirsi in forma e in armonia con il proprio corpo.

Molte persone reagiscono con la tristezza all'arrivo dell'autunno. La soluzione? Volersi bene.
Molte persone reagiscono con la tristezza all'arrivo dell'autunno. La soluzione? Volersi bene.

Ecco perché per la malinconia sono un efficace antidoto gli esercizi ginnici, la palestra, la cura del viso e della pelle.
Insomma se di fronte allo specchio ci vediamo un po’ più belli del solito, ci sentiremo senz’altro ricaricati anche di dentro.
Per questo non vanno trascurati soprattutto i capelli che proprio in autunno entrano in crisi e divengono opachi e spenti, indeboliti dal cambio del nostro metabolismo e dalle intemperie stagionali, con conseguente perdita di volume e lucentezza.
Un consiglio da parte del vostro parrucchiere e l’impiego di prodotti ad hoc, purché di qualità, sono gli strumenti più efficaci per mantenere i capelli al massimo splendore. Sentirsi a posto dalla… testa ai piedi è insomma il modo migliore per contrastare l’abbassamento della soglia umorale.

Pubblicato il 14 settembre 2011 - Commenti (0)
13
set

Il vapore acqueo

Le nuvole sono un tipico esempio di di condenza e evaporazione del vapore  acqueo.
Le nuvole sono un tipico esempio di di condenza e evaporazione del vapore acqueo.

Diventa meteorogolo

L'acqua è presente nell'atmosfera in tutte le fasi (solida, liquida e gassosa ).

La fase solida, oltre che nei ghiacci polari e nella neve, è presente anche nella grandine e nella brina. Anche le nubi oltre 6000 metri circa (cirri ) sono costituite da aghetti di ghiaccio di appena qualche decina di micron (1 micron = 1 millesimo di millimetro).

Allo stato liquido invece l'acqua si trova nell'atmosfera sia  nelle goccioline sferiche ( droplets ) delle nebbie  (diametro 5-10 micron) e delle nubi basse e medie ( diametro 20-60 micron ) sia nelle gocce di pioggia (raindrops; diametro 0.2-5 mm).

Ma la maggior parte dell'acqua in atmosfera è sotto forma di vapore, con una concentrazione media intorno 4000 ppm ( ovvero su  4000 molecole di vapore per ogni milione di molecole d’aria).

Il vapore acqueo è presente quasi esclusivamente nella troposfera e, sebbene la sua concentrazione, oltre che mutevole da un giorno all’altro,  sia, come appena visto,  piuttosto modesta, il suo ruolo è fondamentale per la terra per numerosi motivi:

  • senza la condensazione e l’evaporazione non esisterebbero i tipici fenomeni del tempo come  nubi e precipitazioni;
  • l’evaporazione da parte delle distese liquide al suolo (mari, laghi, fiumi) e da parte delle piante è - insieme, all’irraggiamento, ai moti turbolenti e ai moti convettivi -  un processo fondamentale per trasferire all’atmosfera il calore solare catturato dal suolo;  
  • il grado di stabilità dell’atmosfera (ovvero la sua propensione a favorire, al suo interno,  moti verticali) è legata alla concentrazione di vapore acqueo;    
  • droplets e raindrops  hanno un ruolo primario nel  rimuovere gli inquinanti atmosferici, rispettivamente attraverso i meccanismi di rainout e washout. Ma tali processi sono poi però provocano le piogge acide;
  • il vapore acqueo e le nubi sono la principale causa dello effetto serra, senza il cui apporto, in termini di calore  restituito alla terra, il pianeta sarebbe in media più freddo di circa 33 gradi;
  • la concentrazione di vapore acqueo controlla, insieme alla temperatura e alla ventilazione, il grado di confort o di o disagio fisiologico ambientale avvertito dal  nostro organismo.

Pubblicato il 13 settembre 2011 - Commenti (0)
12
set

Apophis ci preoccuperà fino al 2036?

Curiosando

Gli scienziati che studiano i cosiddetti asteroidi NEO (Near-Earth Objects), ovvero gli oggetti che passano vicino alla Terra, sono un po' preoccupati perché pensano che non è una questione di «se» un oggetto NEO cadrà sulla Terra, ma di «quando». Per pura cronaca il 4 febbraio 2011 l’asteroide 2011 CQ1 è passato appena a 5480 km dalla terra, la più bassa mai registrata nella storia degli ultimi decenni.

Per fortuna aveva un diametro di appena un metro. Si nutre apprensione invece per l’asteroide Apophis lungo addirittura 390 metri scoperto nel 2004 perché potrebbe colpire il pianeta nel 2036. La certezza si avrà solo nel 2029 – durante il penultimo passaggio in prossimità della terra - quando però forse potrebbe essere troppo tardi per deviarlo. Comunque di scontri tra bolidi così grandi e la terra ce ne sono stati molti nel passato. Ce lo raccontano i crateri noti, circa 150, come il meteor Crater in Arizona del diametro di 1 km per un impatto di 50 mila anni fa.

Il più grande cratere fino ora noto è il VREdefort, nel Sud Africa: ha un diametro di 300 km è un’età di 2 miliardi di anni. Ma il cratere più noto è nello Yucatan in Messico: ha un diametro di 180 km, prodotto da un asteroide di 5-10 km di diametro circa 65 milioni di anni fa e che avrebbe provocato la estinzione di massa dei dinosauri.

Pubblicato il 12 settembre 2011 - Commenti (0)
28
lug

La carestia fotografata dai satelliti

Hai visto mai



Un lungo e severo periodo di siccità ha recentemente scatenato una grave crisi umanitaria in Africa Orientale, colpita dalla peggior carestia degli ultimi 20 anni. La scarsità di cibo sta mettendo a serio pericolo la vita di quasi 12 milioni di persone sparse fra Gibuti, Kenya, Somalia ed Etiopia, e purtroppo, come illustrato dall’immagine ricostruita grazie ai dati raccolti dai satelliti della NOAA, la situazione è destinata a peggiorare ulteriormente. Il satellite NOAA-18 in particolare ha osservato, tra aprile e giugno di quest’anno, attraverso tutta l’Africa, il grado di crescita della vegetazione, comprese quelle colture da cui si ricava il raccolto estivo: un particolare strumento, lo AVHRR (Advanced Very High Resolution Radiometer), ha difatti misurato la quantità di luce assorbita dalle piante durante la fotosintesi, calcolando di conseguenza lo stato di salute della vegetazione (più luce assorbita significa più fotosintesi e quindi vegetazione più rigogliosa).


Nell’immagine in particolare sono colorate in verde le regioni caratterizzate da maggior assorbimento di luce e quindi da piante in buona salute, mentre le varie tonalità di marrone indicano quelle aree in cui la vegetazione (e quindi anche i raccolti) è cresciuta poco (più è scura la colorazione, maggiore è la sofferenza della copertura vegetale). Ebbene, vaste zone dell’Africa Orientale, in particolare nel Corno d’Africa, appaiono colorate di un marrone acceso, indizio del fatto che, a causa del prolungato periodo di siccità, nelle prossime settimane i contadini della regione devono attendersi magri raccolti, con un conseguente aggravamento della carestia.

Pubblicato il 28 luglio 2011 - Commenti (0)
27
lug

Raggi solari e lenti da sole

Clima e salute

I raggi ultravioletti (UV) possono provocare disturbi fastidiosi anche agli occhi, come la secchezza, perché sole e caldo fanno evaporare la pellicola lacrimale causando bruciori e difficoltà ad aprire le palpebre. Ecco perché i raggi UV debbono essere sempre filtrati con occhiali protettivi. Non c’è nessun relazione tra quanto è scura una lente e la sua capacità di bloccare i raggi UV. Quello che invece importa è verificare che sugli occhiali ci sia il marchio CE, che ne garantisce la capacità filtrante. Gli occhiali scuri senza filtro UV non solo sono inutili ma addirittura dannosi: infatti con la lente scura le pupille si dilatano e in questo modo lasciano passare una dose maggiore di raggi UV. Oggi esistono anche lenti alla melanina sintetica che offrono una maggiore protezione e una migliore percezione dei colori. E vi sono anche lenti a contatto con filtro UV. Le lenti CE debbono essere graduate in maniera di assorbire più o meno luce a seconda delle circostanze. In condizioni normali sono sufficienti lenti con un grado di assorbimento del 60-80%. Ma con luce intensa e con riverbero (in barca, sulla neve) il grado di assorbimento deve essere del 90-95%. Al momento dell’acquisto è pertanto necessario verificare che la lente riporti la categoria del potere filtrante, indicato con un numero che va da zero a 4, secondo la seguente legenda:

0: per interni o cielo coperto; .
1: con cielo nuvoloso;
2: con cielo velato o in città;
3: luminosità forte, come al mare o in montagna;
4: luce solare molto forte come in alta montagna, sui ghiacciai, negli sport acquatici.

Sono sconsigliate invece lenti con una cromatura graduale (più scure nella parte superiore, più chiare nella parte inferiore), in quanto la luce non penetra soltanto dall’alto, anzi, in determinate situazioni, quali sull’acqua o sulla neve, la luce riflessa dal basso è particolarmente intensa. Porre attenzione anche alla grandezza degli occhiali da sole: quelli di piccole dimensioni vanno di moda, ma non sono quelli che offrono la protezione migliore perché più sono grandi e più vi riparano dai raggi dannosi. In acqua o sulla neve dovrebbero essere utilizzati addirittura occhiali da sole con alette.

Pubblicato il 27 luglio 2011 - Commenti (0)
26
lug

Prevedere la temperatura locale

Diventa metereologo

    Vento e temperatura

    Con venti superiori a 4-5 metri al secondo l’aria subisce un forte rimescolamento verticale tra gli strati adiacenti il suolo e quelli superiori cosicché, di giorno, l’aria calda a contatto del suolo surriscaldato viene ben rimescolata con quella meno calda delle prime centinaia di metri. Di conseguenza la temperatura massima tende ad assumere valori più bassi rispetto alle condizioni di calma di vento.

    Analogamente di notte i venti moderati o forti tendono a rimescolare l’aria più fredda prossima al suolo – perché ha dovuto cedere calore al suolo che si è raffreddato per primo per irraggiamento - con quella più calda oltre 100-200 metri di quota, cosicché la temperatura minima tende ad essere più elevata rispetto alle situazioni con venti deboli.

    Anche le brezze che tra maggio e ottobre soffiano lungo le coste influenzano la temperatura. In particolare le brezze di mare quando raggiungono la coste portano aria più fresca e pertanto, al loro arrivo, la temperatura seguita, sì, ad aumentare ma un po’ più lentamente. L’effetto si propaga poi verso l’interno, alla velocità di 10 km circa all’ora e fino a 20-25 km dalla costa. Questo significa che l’effetto refrigerio arriva nelle zone più interne intorno alle ore 12-13 del mattino.

    Alte pressioni e temperatura

    Le alte pressioni, oltre a favorire condizioni di cielo sereno, tendono a far aumentare anche il valore sia della temperatura massima che di quella minima, rispetto alle situazioni nella quali è invece presente in loco cielo sereno ma anche senza un’alta pressione. Infatti nella alte pressioni sono sempre presenti lenti moti discendenti (subsidenza), dell’ordine di 2-3 cm al secondo, e che trascinano l’aria posta a 8-10 km di altezza ( ovvero introno 200-300 hPa) verso il suolo (ovvero verso pressioni intorno 1000 hPa). In questa lenta discesa l’aria è quindi costretta a muoversi da pressioni minori a pressioni maggiori. La conseguente compressione provoca nella particella d’aria che giunge al suolo un surriscaldamento che si aggiunge a quello comunicata dal suolo alla massa d’aria attraverso la convezione, la turbolenza e l’irraggiamento.

Pubblicato il 26 luglio 2011 - Commenti (0)
25
lug

Aria da terremoto: pura leggenda

Curiosando

  Secondo la tradizione popolare di tutto il mondo i terremoti sarebbero eventi più probabili quando l’aria è calma, calda e afosa. A sostenere per primo la teoria fu addirittura Aristotele nella sua opera “Meteorologica”, ove tra l’altro confutava le teorie di illustri suoi predecessori: quella di Anassimene, secondo il quale i terremoti sarebbero invece stati scatenati dal brusco passaggio da suolo umido a suolo bagnato e viceversa, nonché la teoria di Anassagora per il quale i terremoti erano la conseguenza di brusche irruzioni dell’aria nelle cavità della terra e infine quella di Democrito il quale attribuiva il fenomeno alle piogge torrenziali.

Ovviamente oggigiorno la scienza nega una correlazione tra i terremoti e lo stato dell’atmosfera, anche sulla base dei rilevamenti sperimentali, quali quelli effettuati negli anni ‘70 dallo scienziato giapponese F.Omori il quale decise di verificare appunto la fondatezza dell’“aria da terremoto”. Allo scopo analizzò le condizioni atmosferiche presenti poco prima dei diciotto terremoti più violenti accaduti fin allora in Giappone. Il responso fu inequivocabile: mai le scosse telluriche erano state preannunciate da giornate calde, afose e senza vento.

Pubblicato il 25 luglio 2011 - Commenti (0)
21
lug

I satelliti meteorologici che salvano la vita

Hai visto mai


I numerosi satelliti meteorologici in orbita attorno alla Terra, oltre a fornire una gran quantità di preziose informazioni utili per la ricerca scientifica e per le previsioni del tempo, vengono talvolta utilizzati anche per un altro importantissimo scopo, di cui però la maggior parte delle persone non è a conoscenza: le operazioni di ricerca e soccorso che si svolgono attraverso tutto il Pianeta. Tutto avviene all’interno di un programma internazionale, il COSPAS-SARSAT, che fornisce sostegno alle operazioni di salvataggio in atto in ogni luogo del Mondo: ideato da Canada, Francia, USA e Russia il sistema è progettato per assistere, attraverso l’utilizzo di diverse reti satellitari (fra cui appunto quelle normalmente utilizzate per scopi meteorologici), le operazioni di soccorso e nel corso degli anni ha raccolto l’adesione di numerosi altri paesi, fra cui anche l’Italia.

L’internazionalità del programma si riflette anche nella sua sigla, che per descriverne le principali attività unisce un acronimo russo e uno americano: COSPAS sta difatti per "Cosmichheskaya Sistyema Poiska Avariynich Sudov", che in russo significa Sistema Spaziale per la Ricerca delle Navi in Pericolo, mentre il termine SARSAT indica le parole inglesi “Search and Rescue Satellite Aided Tracking system”, ovvero Sistema Satellitare di Localizzazione per la Ricerca e Soccorso. Ebbene nel corso del 2010 il programma COSPAS-SARSAT ha contribuito a salvare nel Mondo la vita di 2338 persone, in diverse missioni di soccorso indicate, nella mappa riprodotta dagli analisti della NOAA, dai pallini di colore verde.

Pubblicato il 21 luglio 2011 - Commenti (0)
20
lug

L’indice UV

L'indice UV relativa agli stati europei.
L'indice UV relativa agli stati europei.

Clima e salute

Allo scopo di quantificare il rapporto tra l’esposizione ai raggi ultravioletti (UV) e il livello di rischio per la nostra pelle e i nostri occhi, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e l’Organizzazione Meteorologica Mondiale (OMM) suggeriscono l’impiego dell’”indice UV”.
L’indice esprime, in una scala da 1 a 12, la presunta dose di raggi UV che raggiunge il nostro corpo, tenuto conto della concentrazione attuale di ozono stratosferico, della latitudine, longitudine e altitudine del luogo, del giorno e del mese, dell’ora del giorno e dello stato del cielo. Sulla base dell’indice è posbbile stabilire, per ogni fototipo, il rischio di danni alla pelle (vedi tabella sotto).

tabella uv

Sulla base di tale indice si può anche stabilire, per ogni tipo di pelle, quanti minuti si può stare esposti al solo senza subire danni e quali e le eventuali protezioni da impiegare ( vedi tabella sotto).


raccomandazioni_uv Nella Fig. 1 è riportato il valore dell’indice previsto per il giorno 9.7.2011 in Italia dal sito europeo http://www.woitalia.it/weather/maps/forecastmaps

Pubblicato il 20 luglio 2011 - Commenti (0)
19
lug

Come prevedere la temperatura locale

Diventa metereologo

  • Cielo sereno e venti deboli (inferiori a 2-3 metri al secondo)
In questo caso la radiazione solare raggiunge il valore massimo possibile e pertanto vi è da attendere che la temperatura massima giornaliera Tx assuma valori superiori, di 2-3 gradi, a quelli medi climatici del luogo. Ma con cielo sereno e venti deboli è massima anche la perdita di calore per irraggiamento nell’infrarosso cosicché la temperatura minima giornaliera Tn tende ad assumere invece valori inferiori, di 2-3 gradi, alle medie climatiche. Sempre con cielo sereno e venti deboli la Tx viene raggiunta, in estate intorno alle 16-17 locali e in inverno intorno alle 14-15. La temperatura minima invece si verifica, sempre sotto le condizioni di partenza, intorno all’alba.

  • Cielo con nuvole ma venti deboli
In questo caso la Tx risulta più contenuta, rispetto alle condizioni con cielo sereno, a seguito della minore energia solare in arrivo al suolo. La Tn invece è più alta, sempre rispetto alle situazioni con cielo sereno, perché la presenza di nuvole sta ad indicare che nell’atmosfera del luogo vi è una forte concentrazione di vapore acqueo e quindi una altrettanto forte restituzione al suolo, per effetto serra, del calore perso di notte per irraggiamento nell’infrarosso. La tabelle sotto sintetizza, seppure in prima approssimazione, le variazioni, rispetto alle condizioni di cielo sereno, della temperatura massima Tx e di quella minima Tn a seconda del gradi di copertura del cielo da nubi medio-basse.

Copertura cielo (in ottavi)
  Variazione Tx (in °C) Variazione in Tn (in °C)
 < 3
 0  0
 3-5  -1  +1
 6-7  -2  +3
 8 -3
+4

  • Pioggia
La pioggia tende ad abbassare la temperatura sia perché in genere quando piove in modo più o meno continuo il cielo è per lo più coperto ma anche perché una parte della pioggia, raggiunto il suolo, evapora di nuovo nell’aria sovrastante, a spese del calore sottratto al suolo e all’aria ad esso adiacente. Il raffreddamento è ovviamente tanto maggiore quanto più la pioggia è intensa. Ecco comunque qui di seguito una stima grossolana della variazione di Tx e di Tn, rispetto alle condizioni di cielo sereno.

Intensità pioggia (mm all'ora)
  Variazione Tx (in °C) Variazione in Tn (in °C)
Debole (<2)
 -4  +3
Moderata (da 2 a 6)
 -5  +2
Forte (da 6 a 10)
 -6
 -3
 Forte rovescio (>10)
 -10
 -6

Pubblicato il 19 luglio 2011 - Commenti (0)
18
lug

Cicloni: uragani e tifoni sono cugini

Un tifone tropicale.
Un tifone tropicale.

Curiosando

I cicloni tropicali sono tipiche perturbazioni della fascia tropicale dall’inconfondibile forma a spirale con un “occhio” nella parte centrale, diametro intorno dai 300-500 km, piogge torrenziali, venti violentissimi, spesso fino a più di 250-300 Km/ora.
I cicloni tropicali prendono il nome Il nome di Tifone nel Pacifico, Uragano nell’Atlantico, Ciclone nell’Oceano Indiano, Willy-Willy in Australia.
Si formano solo sugli oceani molto caldi e in particolare al di sopra delle aree marine ove la temperatura della acque superficiali superi i 26-27 °C.

In questi casi l’aria degli strati più bassi, surriscaldata dall’acqua, diviene molto più leggera di quella circostante e, spinta verso l’alto, condensa sotto forma di imponenti nubi temporalesche l’enorme umidità sottratta all’oceano.
Per di più la colonna d’aria calda in ascesa, essendo più leggera dell’ambiente circostante, genera al suolo un profondo vortice di bassa pressione (fino a 940 hPa nella parte centrale) intorno al quale ruota, a forma di spirale, tutto l’ammasso nuvoloso.
La regione sgombra di nubi nel suo centro – l’occhio del ciclone – si genera perché parte dell’aria che sale ricade poi verso il centro del ciclone ove per compressione e riscaldamento dissolve le nubi in formazione.

Pubblicato il 18 luglio 2011 - Commenti (0)
14
lug

Ultimo viaggio dello Shuttle

Hai visto mai



Negli ultimi decenni spesso importanti informazioni e interessanti immagini riguardanti gli eventi atmosferici in atto sulla Terra ci sono giunte, oltre che dai satelliti in orbita attorno al Pianeta, anche dalle missioni degli Shuttle della NASA.
In effetti durante le numerose missioni gli astronauti oltre a effettuare interessanti esperimenti in condizioni di gravità zero, riguardanti tra l’altro pure la Meteorologia, spesso si sono trovati anche a osservare e fotografare da una posizione privilegiata violenti uragani piuttosto che colossali eruzioni vulcaniche e vasti e furiosi incendi. Purtroppo però le Scienze della Terra, compresa la Meteorologia, nel prossimo futuro non potranno più fare affidamento su questa preziosa risorsa aggiuntiva: nel tardo mattino di venerdì scorso, 8 luglio 2011, il Mondo ha assistito difatti all’ultimo decollo di uno Shuttle della NASA.

Quella dello Shuttle Atlantis partito venerdì 8 con a bordo quattro astronauti è stata la 135° missione del programma americano STS (Space Transportation System), iniziato ufficialmente circa trent’anni fa con il primo lancio nell’aprile 1981, e conclusosi appunto con quest’ultimo volo. Delle quattro navicelle inizialmente progettate e costruite, nel corso di questi decenni due, la Challenger e la Columbia, sono purtroppo andate incontro a disastrosi incidenti (rispettivamente nel 1986 e nel 2003) che sono costati la vita nel complesso a 14 astronauti, mentre le due restanti, l’Atlantis e l’Endeavour andranno ora a impreziosire i musei della NASA sulla conquista dello Spazio.

Pubblicato il 14 luglio 2011 - Commenti (0)
13
lug

Con l’afa attenti ai colpi di calore

L'afa fa percepire al nostro corpo una temperatura più alta di quella reale.
L'afa fa percepire al nostro corpo una temperatura più alta di quella reale.

Clima e salute

Quale è la causa dell’afa? La presenza simultanea di valori elevati di temperatura ed umidità dell’aria. Infatti in tali condizioni il corpo ha difficoltà a refrigerasi, nonostante la sudorazione e la vasodilatazione? Ma cos è il colpo di calore?
Se l’afa è intensa il corpo rischia di perdere, per sudorazione, quasi tutto il contenuto in acqua dei tessuti, ossia si disidrata, cosicché la temperatura corporea, non più controllata dalla sudorazione, inizia a salire fino a superare, talvolta, i 42 ° C, limite oltre il quale avviene appunto il decesso per colpo di calore?.
Chi rischia di più il colpo di calore? Gli anziani, perché, avendo nei tessuti un minore quantità di acqua, si disidratano più facilmente.
Vi è un indice per misurare l’intensità dell’afa? Sì! é la cosiddetta temperatura percepita (o indice di calore), la quale indica la temperatura effettiva da noi avvertita in presenza di afa.

Chiunque rischia il colpo di calore se tale indice supera 42° C. Ecco comunque alcuni esempi di temperatura percepita in corrispondenza ai valori più comuni di temperatura ed umidità dell’aria, letti al termometro e all’igrometro, nelle ore più calde del giorno.
Con una temperatura termometrica di 30°C, la temperatura percepita dall’organismo è ancora 30° se l’umidità è 40%, 32° con umidità del 50% e 34° con umidità del 60%.

Ma con una temperatura termometrica di 32° C, la temperatura apparente è di 33° se l’umidità è del 40%, 35° con umidità del 50%, 38° con umidità del 60%. Infine con una temperatura termometrica di 34°, la temperatura apparente è di 37° se l’umidità è del 40%, 39° con umidità del 50% e 43° con umidità del 60%.

Pubblicato il 13 luglio 2011 - Commenti (0)
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