Don Sciortino

di Don Sciortino

Don Antonio Sciortino è il direttore responsabile di Famiglia Cristiana. In questo blog affronterà le tematiche riguardanti la famiglia e le questioni sociali, dalla disoccupazione, all'immigrazione all’impegno dei cristiani.

 
15
mag

Nuovo Governo, primi brividi di sconforto

Carissimo don Antonio, in questi primi giorni del nuovo Governo sento brividi di sconforto nel mio cuore. Già il populismo avanza i suoi ricatti. Restituire l’Imu equivale a ridare tanto a chi ha già tanto, e poco o nulla a chi ha poco. Chi vive in affitto o chi non paga l’Imu perché ha una famiglia numerosa non riceverà alcun vantaggio dalla restituzione. Anzi, subirà inevitabili aumenti del costo dei servizi: mense e rette scolastiche, pasti e assistenza agli anziani... Perché, invece, non destinare quei quattro miliardi dell’Imu per far ripartire il lavoro e risolvere tanti problemi dei giovani e degli esodati? Un’attività produttiva è un volano che mette in moto un grande indotto. Lo Stato deve concentrare i suoi sforzi su un obiettivo di crescita, senza disperdere le risorse in tanti rivoli improduttivi. E poi, i ricchi che riceveranno tantissimo dalla restituzione dell’Imu, non consumeranno più di quanto già fanno. È facile, invece, che usino quei soldi per un week end all’estero, alla faccia del calo dei consumi interni! Con rispetto e solidarietà per il coraggio con cui sa affrontare tanti problemi cruciali della nostra società, le faccio i miei auguri per un impegno sempre più proficuo.

Loredana R.

Certo, questo Governo è frutto di un’emergenza, per l’impossibilità che una sola forza politica ha di guidare il Paese. In tempi normali, nessuno avrebbe mai pensato a mettere assieme forze che da vent’anni si sono contrastate, superando spesso e volentieri il regolare confronto, con insulti e delegittimazioni, quasi fossero nemici e non semplici avversari con idee diverse. Ma ora viviamo tempi eccezionali e si richiederebbe una dose altrettanto eccezionale di consapevolezza e responsabilità per salvare il Paese e dare speranza a tanti cittadini ormai allo stremo, in tutti i sensi. Eppure, già emergono nel Governo inutili impuntature su Imu e altro. Ognuno, con l’occhio ai sondaggi, guarda ai vantaggi elettorali che potrà trarre da ogni decisione. O anche dal far cadere, ancora una volta, il Governo. Siamo in perenne campagna elettorale, sordi agli accorati appelli del presidente Napolitano.

Pubblicato il 15 maggio 2013 - Commenti (2)
15
gen

Quelle cifre mi offendono

Dai giornali e dalla Tv ho appreso la notizia della sentenza sulla causa di divorzio tra Silvio Berlusconi e Veronica Lario. Il tribunale di Milano ha sancito che il “Cavaliere” deve corrispondere alla ex moglie centomila euro al giorno. Dopo la laurea in Ingegneria, ho lavorato per cinquanta anni, prima come dipendente e poi, una volta pensionato, come consulente. Ora percepisco una pensione mensile che al confronto della somma quotidiana che percepirà la signora Lario, è davvero una “mancia”. Se non un’elemosina. Sono indignato di tanto squilibrio sociale. È una vera e propria ingiustizia. Un’offesa alla stragrande maggioranza delle persone che hanno lavorato per una vita. Nell’enciclica Sollecitudo rei socialis, Giovanni Paolo II ha parlato di «strutture di peccato», presenti nella società. Bene, questo ne è un esempio. La gerarchia non dovrebbe tacere di fronte a tanta sperequazione.

Un pensionato

Sarà, senz’altro, tutto secondo le leggi, che regolano gli “alimenti” da passare alla moglie dopo il divorzio. Ma certe cifre, centomila euro al giorno, offendono milioni di lavoratori e pensionati, che faticano ad arrivare a fine mese. E fanno la fila alle mense della Caritas per un piatto di pasta. E di certo il Cavaliere non andrà in bolletta per mantenere Veronica, visto il patrimonio che si aggira sui quattro miliardi di euro. Il Paese ha bisogno di più giustizia sociale, di una più equa redistribuzione della ricchezza. Non è più tollerabile che, in tempi di crisi, i ricchi diventino ancora più ricchi, con maggiori privilegi, mentre tanta gente diventa più povera e soccombe sotto il peso di tasse e aumenti della spesa corrente.

Pubblicato il 15 gennaio 2013 - Commenti (3)
19
ott

Cattolici praticanti e caso Ruby

Ruby, al centro del processo milanese.
Ruby, al centro del processo milanese.

Ho letto il commento del sociologo Franco Garelli sulla divisione dei cattolici sul “caso Ruby”.

Mi reputo un “cattolico del dissenso”. Così, trentacinque anni fa, veniva chiamato un gruppo di giovani della mia città, che si opponeva alle posizioni rigide della Chiesa. Per questo, le sembrerò un po’ severo e non troppo ortodosso nelle mie interpretazioni.

L’articolo si chiedeva come mai i praticanti sono più tolleranti rispetto a chi frequenta di meno la Chiesa. Probabilmente, a mio parere, perché sono più “ortodossi”. Mentre i meno praticanti sono più abituati a pensare con la propria testa e non secondo i voleri dell’autorità.

Purtroppo, nella storia, si è creato un sodalizio poco virtuoso tra Chiesa e potere. Le masse poco alfabetizzate facevano comodo ai potenti. Questi elargivano benefici e leggi a favore della Chiesa, perché predicando l’obbedienza al potere, tenesse le masse nell’ignoranza.

Che c’entra ciò con la situazione attuale? Anche oggi, la Chiesa ha preferito appoggiare un potente, dai comportamenti moralmente discutibili, che però le garantiva leggi a suo favore sulla vita e la scuola, piuttosto che schierarsi dalla parte di chi ha maggior senso dello Stato, dell’onestà, della democrazia.

Mi lasci fare, per un attimo, il “comunista” (non lo sono, ma voglio provocare). Qual è il grande vulnus del pensiero progressista di sinistra? È la sottrazione del potere della Chiesa sui temi della bioetica. Quel che conta non è l’onestà della società, ma che il monopolio sulla sfera vitale e sessuale rimanga saldo nelle mani della Chiesa.

È facile che chi è ai margini della Chiesa sia portato a essere severo con i comportamenti libertini. Mentre chi è più ortodosso consideri che la maggior disgrazia sia il pericolo comunista. Non l’immoralità, la corruzione o il rischio totalitario.
Aggiungiamoci, poi, un sentimento tipicamente italiano: è meglio fare invidia che pietà. Così l’immagine del “macho”, dell’aggressivo, del vincente, attira le masse. Ne abbiamo avuto un esempio circa ottant’anni fa. Anche allora un signore diceva: «Me ne frego». E a lui abbiamo consegnato la Patria, i figli e anche l’oro delle fedi nuziali.

La Chiesa, oggi, deve scongiurare il pericolo di una guerra fratricida. Non voglio dire che debba rinunciare ai propri princìpi, ma c’è anche il bene dello Stato da tutelare. Le democrazie sono molto più fragili, e le vite umane più preziose di ogni dogma.

Credo sia più meritorio per la Chiesa convincere i cattolici a combattere contro il pericolo della disgregazione. Non dimentichiamo il danno che farà quella dottrina che porta a legalizzare l’illecito, pur di rimanere in sella. Siamo a un novello machiavellismo: il fine che giustifica i mezzi. Oggi, però, il fine è molto meno nobile di quello di “messer Machiavelli”. Non più il governo dello Stato, ma il tornaconto personale. A ogni costo, in modo arrogante e sfacciato.
Gian Piero

Sulla vicenda del caso Ruby, che ha coinvolto direttamente e pesantemente il capo del Governo, i cattolici più praticanti hanno dimostrato una maggiore tolleranza rispetto a chi frequenta meno la Chiesa. Così, almeno secondo i sondaggi. Come spiegare questa differenza? In particolare, come interpretare la tolleranza di una vicenda che non è proprio tollerabile?

Gian Piero indulge sulla tesi di un certo sodalizio tra Chiesa e potere politico. Di qui l’enfasi sull’obbedienza al potere politico, piuttosto che sull’agire secondo la propria coscienza. Anche in un eventuale disaccordo con l’ordine costituito. È una tesi che, in assoluto, non rende ragione del fatto che, nella storia, si sono verificati più contrapposizioni che compromessi tra Chiesa e potere politico.

L’altra obiezione riguarda la massa analfabeta e disinformata di una volta, lasciata volutamente in questa condizione da parte della Chiesa. Ignorando, invece, quanto essa ha fatto per l’istruzione dei ceti popolari. Grazie anche a tante iniziative di istituzioni religiose.

Forse, una maggiore tolleranza sul caso Ruby, da parte dei più praticanti, va trovata in quella tendenza del mondo cattolico a identificarsi in una cultura conservatrice. Considerando più sovversivi persone e gruppi sociali che propongono profondi cambiamenti sociali.

Si pensi, nel mondo cattolico di allora, alla scarsa recezione dell’enciclica sociale Rerum novarum di Leone XIII. C’è stato chi ha letto quel documento, che rivoluzionario non era, in chiave favorevole al socialismo e al comunismo. Chiunque faceva un discorso di giustizia sociale o di lavoro era considerato di sinistra (comunista).

L’articolo 1 della Costituzione italiana recita: «L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro». E non è mancato, tra i commentatori, chi ci ha visto l’influsso della cultura marxista. Come se la problematica del lavoro fosse monopolio del marxismo.
E così i cattolici più praticanti stavano con il potere politico della destra, considerata baluardo contro i comunisti. Unico pericolo dal quale occorreva difendersi.

Un’altra spiegazione della maggiore tolleranza sta nel prevalere di interessi, finalizzati al dominio su ogni altra istanza. O nel ridurre la politica a un mestiere redditizio, nel sostituire la normalità della menzogna alla verità morale dei diritti umani, alla verità storica e alla verità giudiziaria.

Non sparisce il richiamo ai valori, ma il riferimento è abbastanza retorico, perché i valori non sono legati a ideali di vita che riguardano giustizia, società e storia.

Se c’è una maggiore tolleranza dei cattolici praticanti del malcostume personale e politico, c’è da chiedersi come mai la dottrina sociale della Chiesa intercetta così poco i credenti praticanti.

È segno, forse, che la fede cristiana è ancora ridotta alla celebrazione del culto. Con poca o scarsa incidenza nella formazione sociale delle coscienze. Rese, così, incapaci di indignazione, protesta e proposta.

Pubblicato il 19 ottobre 2011 - Commenti (37)
26
gen

Radici morali del Paese: giustizia e legalità

Il capo dello Stato si dice “turbato”. Il quotidiano dei vescovi parla di vicenda “sconvolgente”. L’interessato fa finta di niente, anzi nega tutto. Non vuole fare chiarezza e tuona contro tutti. Gli danno man forte ministri e mezzo Parlamento, compresi i cattolici dichiarati! Si scatenano in sua difesa Tg di Stato e Tv di sua proprietà. Eppure, molti mesi fa, la moglie l’aveva detto che suo marito era ammalato. Come ritorsione, sui giornali di famiglia, è stata pubblicata la foto di lei, madre dei suoi figli, mezza nuda. Per dire che era una “poco di buono”. Potremmo concludere: “Signore liberaci dal male”! Ma, siamo noi cittadini, noi cattolici, che col silenzio assordante assecondiamo potere, cinismo e immoralità. Occorre reagire. Prendiamo carta e penna, oppure via e-mail o Web, e scriviamo a tutte le autorità, a tutti i mezzi di stampa per dire che siamo stufi, che ci vergogniamo, che siamo scandalizzati di questo sfruttamento dei corpi e delle menti. Risvegliamo la nostra coscienza cristiana!
Roberto T.

Siamo abbonati da anni a Famiglia Cristiana perché la consideriamo una voce semplice ma “alta” nel desolante panorama della stampa italiana. Tanto più quando, con coraggio, prende posizione contro i disgustosi comportamenti di chi ci governa. Come può la Chiesa sostenere un “satrapo” corruttore, che disattende le posizioni evangeliche sui migranti, si allea coi peggiori Governi del mondo, partecipa alle giornate per la famiglia e poi è accusato di orge e festini? E, soprattutto, non fa niente per la ripresa economica e per l’occupazione giovanile. Perché la Chiesa soffoca le voci profetiche di tanti preti, che non vogliono assoggettarsi a questo potere? Continueremo a comprare e leggere Famiglia Cristiana,ma facciamo fatica a riconoscerci in questa Chiesa. Stia bene lei, si riguardi, e persista nella sua battaglia etica e civile. Per essa soffrirà, ma sappia che i suoi lettori (e siamo la maggioranza) sono con lei.
Mario Q.

Sono rammaricato. Speravo che la politica potesse prendere una direzione più vicina agli interessi delle famiglie, ai problemi dei lavoratori, all’educazione dei figli. Ma, alla luce di quanto sta succedendo, altro che cambiamento! Viviamo in una società sempre più squallida, dove dominano “escort” e “papponi” vari. Che esempi diamo ai figli?
PietroS.

Cosa deve ancora succedere perché la Chiesa prenda una posizione più netta? Sono sconfortato da tanta diplomatica prudenza. Se si ha paura a parlare chiaro, non si è vere guide. Il Vangelo non è diplomatico, indica la verità e la testimonia. Giovanni Battista ci ha rimesso la testa, non l’ha nascosta sotto la sabbia. Col silenzio si legittimano comportamenti immorali e anticristiani. Povero mondo cattolico, così supino e incerto! Mi vergogno di questa Italia e di chi la rappresenta.
Fausto A.

Finalmente, la Chiesa solleva il suo manto di inopportune protezioni verso personaggi di primo piano della politica. Auguriamoci che torni a essere la “casa di Dio” e non il deposito di “voti politici”. Quanto tempo ci vorrà perché la Chiesa riconosca che l’attuale sistema economico, con tutti i suoi bisogni aggiunti, è peccato? Il Papa, più volte, ha invocato una Chiesa povera e libera.
Antonio E.

Da fedele lettore non posso che congratularmi con lei per la barra dritta che avete sempre tenuto. Tacciati di faziosità per il coraggio di dire la verità. I penosi fatti di questi giorni dimostrano che le vostre critiche a uno “Stato delle banane” più che a una nazione civile, erano corrette. Mentre gli operai di Mirafiori fanno sacrifici per il posto di lavoro, chi ci governa scialacqua soldi e gioielli per “allietarsi” le serate con ragazze senz’arte né parte. Non è moralismo. Ma il distacco tra la politica e il Paese è abissale.
Giuseppe F.

Vivo all’estero e vi leggo via Internet. Mi complimento con voi per lo sforzo di tenere vivi i valori morali. Al di là dei fatti inqualificabili, l’atteggiamento di chi ci governa è un insulto alla nostra intelligenza. Stiamo parlando non di una persona qualsiasi, ma del presidente del Consiglio. Per questo, non si può essere indulgenti e far finta di niente. Come, purtroppo, fanno tanti cattolici. Noi italiani all’estero siamo molto preoccupati per la nostra patria, per le gravi conseguenze sociali ed economiche, per la mancanza di lavoro e di futuro per i giovani. Mentre, oggi, le priorità del Governo sembrano altre. E tutto finisce nel pettegolezzo.
Renzo B. - Venezuela

Sono un marito felice. E, soprattutto, un papà orgoglioso della mia piccola Chiara di sei anni. I miei genitori mi hanno educato a essere coerente con la fede. La nostra bella Italia, ancora una volta, è devastata dalle nefandezze di un “piccolo uomo” che, incurante del dovere del buon esempio, fornisce prove amorali. Squallore e depravazione rendono bene l’immagine. La “mia” Chiesa deve prenderne, con forza, le distanze. Se proprio dobbiamo “contestualizzare” le bestemmie, non facciamo altrettanto con questi comportamenti. La misura è colma. Non mandiamo alla deriva i nostri valori. Il nostro compito di genitori è sempre più arduo.
Leo C.


Sono una giovane napoletana, che sta attraversando uno dei momenti più belli della vita. Tra poco più di cinque mesi, darò alla luce il mio primo figlio. Ho sempre cercato di mettere in pratica i valori cristiani, che i miei genitori mi hanno inculcato. Sono indignata di quanto sta accadendo in questi giorni in Italia. Non giudico nessuno, ma il “caso Ruby” ha raggiunto livelli di “sudiciume morale” incredibili. Non trovo altri termini. Perché il nostro premier non va dai giudici, come ogni italiano? Perché la Chiesa non chiede che si faccia questo? Quanto sta accadendo è peggio di qualsiasi bestemmia strappata e rubata in un reality.
Anna M.

Al Vaticano stanno più a cuore gli “atei devoti”, specie se potenti, o i fedeli “poveri di spirito” del Vangelo? Le cronache di questi giorni, come credenti ci impongono una chiara presa di posizione. Tacere è connivenza. L’impatto negativo sui nostri giovani è evidente anche a chi non vuole aprire gli occhi. Com’è stato possibile dare giustificazione dottrinale a una bestemmia per l’insopprimibile voglia di raccontare una barzelletta? O disquisire su una disinvolta partecipazione all’Eucaristia, mentre tante persone sono inibite dall’accostarsi al sacramento? Nella fede non ci sono salvacondotti speciali per nessuno.
Luciana P.

Vorrei farle i complimenti per la chiarezza con cui espone le sue posizioni, senza lasciarsi intimorire dai potenti. Come cittadina sono amareggiata per lo scandalo cui stiamo assistendo. Oggi, ho appreso dai Tg che Berlusconi si sente parte “lesa”. Sappiamo quanto sia abile amescolare le carte, ma siamo tutti noi a doverci sentire parte “lesa” nell’essere rappresentati da lui! Il degrado morale in cui ha portato la politica non ha bisogno di commenti. Vorrei rivolgermi ai cattolici presenti in Parlamento: il Paese ha bisogno d’essere governato da persone moralmente inattaccabili se vogliamo uscire dal pantano in cui siamo. I cattolici hanno una grave responsabilità morale. Il premier, come tutti i cittadini, deve presentarsi alle sedi competenti, e non affidarsi ai proclami televisivi per raccontare le sue verità. Perché il Governo non si interessa della precarietà dei giovani?
Una mamma

Di fronte alle vicende del “nostro” primo ministro, da cattolica impegnata in parrocchia come catechista di un gruppo di adolescenti, sento forte la necessità che le alte gerarchie della Chiesa facciano sentire la loro voce di ferma condanna. Che esempi diamo ai nostri figli? Quello di un vecchio (sì, vecchio!) sporcaccione che si “diverte” con ragazze che potrebbero essere sue nipoti? E che si nasconde dietro la scusa della privacy o della persecuzione politica? Questo Paese meraviglioso non si merita una tale classe politica.
E.C.


Ieri, dopo le parole del cardinale Bertone, mi sono sentita finalmente sostenuta dalla mia Chiesa. Anche Famiglia Cristiana, che sino a oggi era isolata nella sua battaglia di chiarezza, è sostenuta da tutta la Chiesa (Avvenire, Cei,Vaticano)! Finalmente, si ribadiscono quei valori che noi cattolici ci sforziamo di mettere in pratica tutti i giorni. Spero che si prosegua su questa linea e non dover più vedere il monsignore di turno che si arrampica sugli specchi per giustificare contegni vergognosi di chi si ritiene al di sopra delle leggi. Oggi, abbiamo bisogno di comportamenti ineccepibili, trasparenza e verità cristalline. Grazie per tutto quello che avete scritto e ribadito con fermezza in questi mesi, dandoci la consolazione che qualcuno la pensasse come noi.
Maria Grazia

Le scrivo come donna e mamma di due figli, per esprimere l’indignazione e il disgusto per il comportamento etico e morale del presidente del Consiglio, che si sente al di sopra delle leggi e non rispetta né la propria dignità di uomo pubblico, né la donna, che usa come oggetto. La mia rabbia, poi, è molto più forte verso coloro che lo difendono a spada tratta. Soprattutto uomini o donne cattolici, che fanno i convegni sulla famiglia. Sono una mamma “non comunista”, cresciuta in una famiglia cattolica con forti princìpi etici. La Chiesa, se proclama il Vangelo, deve far sentire alta e forte la sua indignazione. Altrimenti, è compiacente.
Federica B.

Ho appena ascoltato alla radio l’intervista a monsignor Bruno Forte. Finalmente, una voce chiara del nostro episcopato contro il decadimento etico della società italiana! Spero che ne seguano tante altre. E che anche Famiglia Cristiana, che già ha dimostrato tanto coraggio, continui su questa linea. Grazie e buon lavoro “educativo”!
Un lettore

Mentre altri se ne stavano in silenzio, onore a lei, caro don Antonio, che per primo ha denunciato questo malcostume, incancrenitosi nei palazzi istituzionali e privati del nostro premier. Sono amareggiato nel leggere clamorose accuse di prostituzione minorile e di degradomorale. Mi sento offeso come italiano e come padre di famiglia. Sono un ex elettore del centrodestra, pentito e arrabbiato. Adesso vedo Famiglia Cristiana con un occhio diverso. Grazie per averci fatto aprire gli occhi, con semplicità e onestà di giudizio, senza secondi fini. Lei ci aveva visto giusto.
Francesco

Le scrivo con lo stomaco rivoltato per questa sgangherata e disgraziata Italia: l’ennesimo atto di un’interminabile soap opera che riguarda il nostro premier. Il “caso Ruby” ha fatto il giro delmondo. È ora che questo caparbio leader la smetta di occupare, con spavalderia, la scena politica italiana. E di incidere negativamente nella vita degli italiani. Sono noti a tutti i seri problemi del Paese. A cominciare dalle famiglie che sono povere e disastrate, altro che “bunga bunga”! Il nostro premier, per il bene dell’Italia, si presenti subito davanti ai magistrati.
Franco P.

Sono grato al vescovo della mia città, che ha dichiarato che lo stile di Berlusconi ha pesato fortemente sul degrado etico-politico degli ultimi tempi. Spero, però, che qualche altro esponente della Chiesa non corra a “contestualizzare” la prostituzione minorile, così come avvenne per la bestemmia.
Antonio


La misura era colma. Così come l’indignazione. Al punto che era impossibile tacere di fronte alle squallide vicende del presidente del Consiglio. Accusato dalla Procura di Milano di concussione e prostituzione minorile. Lo sgomento dei cittadini è palpabile. Quello dei cattolici ancor di più, ormai inarrestabile. Preoccupati per il cattivo esempio che si dà ai giovani. Al turbamento del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che ha chiesto una seria e approfondita riflessione sulla crisi globale che ha investito il Paese, hanno fatto eco le parole, tanto attese, del cardinale Angelo Bagnasco (che già in passato aveva detto che «quando si ricoprono incarichi di visibilità, il contegno è indivisibile dal ruolo») e quelle del cardinale Tarcisio Bertone. Il segretario di Stato vaticano ha invitato tutti, soprattutto chi ha responsabilità pubblica, «ad assumere l’impegno di una più robusta moralità, di un senso di giustizia e di legalità». E il Papa, parlando ai funzionari di Polizia di Roma, la settimana scorsa, ha chiesto di ritrovare nelle istituzioni e nella politica le “radici morali”. L’insicurezza che stiamo vivendo, dovuta alla precarietà sociale ed economica, ha detto, «è acuita da un certo indebolimento dei princìpi etici su cui si fonda il diritto e degli atteggiamentimorali personali che a quegli ordinamenti sempre danno forza». Il mondo cattolico ha reagito compatto, più che in passato. E se una parte di esso fatica ad aprire gli occhi e, giustamente, chiede prudenza e attesa dell’esito dei procedimenti, a torto tace sul rispetto delle istituzioni e sulla chiarezza da fare nelle sedi competenti. E in tempi rapidi, per fugare anche il minimo sospetto che chi guida il Paese e lo rappresenta, lo fa calpestando il decoro che l’alto ruolo richiede. Anche secondo la Carta costituzionale. La vera “gogna” mediatica è quella di un Paese sbertucciato nel mondo, con credibilità al ribasso e danno d’immagine che si farà fatica a recuperare. Non certo per colpa dei media che “mettono a nudo il re”. I nostri ragazzi, all’estero, sono apostrofati come “italiani bunga bunga”! E non è una lusinghiera definizione. Per guidare il Paese occorre compostezza e decoro. Oltre alla coerenza tra princìpi e comportamenti privati. Altrimenti, crolla la credibilità. Mentre ipocrisia e opportunismo non aiutano il Paese a crescere. E non solo a livello morale. Anche perché il resto langue. Il Paese è bloccato da mesi sul pettegolezzo e su vicende personali. Miseramente. Nessuno più parla della grave crisi economica. Né serve l’invadente controffensiva mediatica (con l’immolazione di “eroici difensori” ed eroine che, tra pianti e urla, entrano ed escono dai dibattiti televisivi) a coprire l’immobilismo. O a difendere l’indifendibile.

Pubblicato il 26 gennaio 2011 - Commenti (21)
Periodici San Paolo S.r.l. Sede legale: Piazza San Paolo,14 - 12051 Alba (CN)
Cod. fisc./P.Iva e iscrizione al Registro Imprese di Cuneo n. 00980500045 Capitale sociale € 5.164.569,00 i.v.
Copyright © 2012 Periodici San Paolo S.r.l. - Tutti i diritti riservati