di Don Sciortino
Don Antonio Sciortino è il direttore responsabile di Famiglia Cristiana. In questo blog affronterà le tematiche riguardanti la famiglia e le questioni sociali, dalla disoccupazione, all'immigrazione all’impegno dei cristiani.
15 mag
Carissimo don Antonio, in questi primi giorni del nuovo
Governo sento brividi di sconforto nel mio cuore. Già
il populismo avanza i suoi ricatti. Restituire l’Imu equivale
a ridare tanto a chi ha già tanto, e poco o nulla a chi ha poco.
Chi vive in affitto o chi non paga l’Imu perché ha una
famiglia numerosa non riceverà alcun vantaggio dalla
restituzione. Anzi, subirà inevitabili aumenti del costo dei
servizi: mense e rette scolastiche, pasti e assistenza agli
anziani... Perché, invece, non destinare quei quattro miliardi
dell’Imu per far ripartire il lavoro e risolvere tanti problemi
dei giovani e degli esodati? Un’attività produttiva è un
volano che mette in moto un grande indotto. Lo Stato deve
concentrare i suoi sforzi su un obiettivo di crescita, senza
disperdere le risorse in tanti rivoli improduttivi. E poi, i ricchi
che riceveranno tantissimo dalla restituzione dell’Imu, non
consumeranno più di quanto già fanno. È facile, invece,
che usino quei soldi per un week end all’estero, alla faccia
del calo dei consumi interni! Con rispetto e solidarietà per
il coraggio con cui sa affrontare tanti problemi cruciali della
nostra società, le faccio i miei auguri per un impegno sempre
più proficuo.
Loredana R.
Certo, questo Governo è frutto di un’emergenza, per l’impossibilità
che una sola forza politica ha di guidare il Paese. In tempi
normali, nessuno avrebbe mai pensato a mettere assieme forze
che da vent’anni si sono contrastate, superando spesso e volentieri
il regolare confronto, con insulti e delegittimazioni, quasi fossero
nemici e non semplici avversari con idee diverse. Ma ora viviamo
tempi eccezionali e si richiederebbe una dose altrettanto eccezionale
di consapevolezza e responsabilità per salvare il Paese e
dare speranza a tanti cittadini ormai allo stremo, in tutti i sensi.
Eppure, già emergono nel Governo inutili impuntature su Imu e
altro. Ognuno, con l’occhio ai sondaggi, guarda ai vantaggi elettorali
che potrà trarre da ogni decisione. O anche dal far cadere,
ancora una volta, il Governo. Siamo in perenne campagna elettorale,
sordi agli accorati appelli del presidente Napolitano.
Pubblicato il 15 maggio 2013 - Commenti (2)
15 gen
Dai giornali e dalla Tv ho appreso la notizia
della sentenza sulla causa di divorzio tra
Silvio Berlusconi e Veronica Lario. Il tribunale
di Milano ha sancito che il “Cavaliere” deve
corrispondere alla ex moglie centomila euro al
giorno. Dopo la laurea in Ingegneria, ho
lavorato per cinquanta anni, prima come
dipendente e poi, una volta pensionato, come
consulente. Ora percepisco una pensione
mensile che al confronto della somma
quotidiana che percepirà la signora Lario, è
davvero una “mancia”. Se non un’elemosina.
Sono indignato di tanto squilibrio sociale. È una
vera e propria ingiustizia. Un’offesa alla
stragrande maggioranza delle persone che
hanno lavorato per
una vita.
Nell’enciclica
Sollecitudo rei
socialis, Giovanni
Paolo II ha parlato
di «strutture di
peccato», presenti
nella società.
Bene, questo ne
è un esempio.
La gerarchia non
dovrebbe tacere
di fronte a tanta
sperequazione.
Un pensionato
Sarà, senz’altro, tutto secondo le leggi, che regolano
gli “alimenti” da passare alla moglie dopo il divorzio.
Ma certe cifre, centomila euro al giorno, offendono
milioni di lavoratori e pensionati, che faticano
ad arrivare a fine mese. E fanno la fila alle mense
della Caritas per un piatto di pasta. E di certo il Cavaliere
non andrà in bolletta per mantenere Veronica,
visto il patrimonio che si aggira sui quattro miliardi
di euro. Il Paese ha bisogno di più giustizia sociale,
di una più equa redistribuzione della ricchezza. Non
è più tollerabile che, in tempi di crisi, i ricchi diventino
ancora più ricchi, con maggiori privilegi, mentre
tanta gente diventa più povera e soccombe sotto il peso
di tasse e aumenti della spesa corrente.
Pubblicato il 15 gennaio 2013 - Commenti (3)
19 ott
Ruby, al centro del processo milanese.
Ho letto il commento del sociologo Franco
Garelli sulla divisione dei cattolici
sul “caso Ruby”.
Mi reputo un “cattolico
del dissenso”. Così, trentacinque anni fa,
veniva chiamato un gruppo di giovani della
mia città, che si opponeva alle posizioni rigide
della Chiesa. Per questo, le sembrerò un po’
severo e non troppo ortodosso nelle mie interpretazioni.
L’articolo si chiedeva come mai i
praticanti sono più tolleranti rispetto a chi frequenta
di meno la Chiesa. Probabilmente, a
mio parere, perché sono più “ortodossi”. Mentre
i meno praticanti sono più abituati a pensare
con la propria testa e non secondo i voleri
dell’autorità.
Purtroppo, nella storia, si è creato un sodalizio
poco virtuoso tra Chiesa e potere. Le masse
poco alfabetizzate facevano comodo ai potenti.
Questi elargivano benefici e leggi a favore della
Chiesa, perché predicando l’obbedienza al potere,
tenesse le masse nell’ignoranza.
Che c’entra
ciò con la situazione attuale? Anche oggi, la
Chiesa ha preferito appoggiare un potente,
dai comportamenti moralmente discutibili,
che però le garantiva leggi a suo favore sulla
vita e la scuola, piuttosto che schierarsi dalla
parte di chi ha maggior senso dello Stato,
dell’onestà, della democrazia.
Mi lasci fare, per un attimo, il “comunista”
(non lo sono, ma voglio provocare). Qual è il
grande vulnus del pensiero progressista di sinistra?
È la sottrazione del potere della Chiesa
sui temi della bioetica. Quel che conta non è
l’onestà della società, ma che il monopolio sulla
sfera vitale e sessuale rimanga saldo nelle
mani della Chiesa.
È facile che chi è ai margini
della Chiesa sia portato a essere severo con i
comportamenti libertini. Mentre chi è più ortodosso
consideri che la maggior disgrazia sia
il pericolo comunista. Non l’immoralità, la
corruzione o il rischio totalitario.
Aggiungiamoci, poi, un sentimento tipicamente
italiano: è meglio fare invidia che pietà.
Così l’immagine del “macho”, dell’aggressivo,
del vincente, attira le masse. Ne abbiamo
avuto un esempio circa ottant’anni fa. Anche
allora un signore diceva: «Me ne frego». E a lui
abbiamo consegnato la Patria, i figli e anche
l’oro delle fedi nuziali.
La Chiesa, oggi, deve
scongiurare il pericolo di una guerra fratricida.
Non voglio dire che debba rinunciare ai
propri princìpi, ma c’è anche il bene dello Stato
da tutelare. Le democrazie sono molto più
fragili, e le vite umane più preziose di ogni
dogma.
Credo sia più meritorio per la Chiesa
convincere i cattolici a combattere contro il
pericolo della disgregazione.
Non dimentichiamo il danno che farà quella
dottrina che porta a legalizzare l’illecito,
pur di rimanere in sella. Siamo a un novello
machiavellismo: il fine che giustifica i mezzi.
Oggi, però, il fine è molto meno nobile di
quello di “messer Machiavelli”. Non più il governo
dello Stato, ma il tornaconto personale.
A ogni costo, in modo arrogante e sfacciato.
Gian Piero
Sulla vicenda del caso Ruby, che ha coinvolto
direttamente e pesantemente il capo
del Governo, i cattolici più praticanti
hanno dimostrato una maggiore tolleranza rispetto
a chi frequenta meno la Chiesa. Così, almeno
secondo i sondaggi. Come spiegare questa
differenza? In particolare, come interpretare
la tolleranza di una vicenda che non è proprio
tollerabile?
Gian Piero indulge sulla tesi di
un certo sodalizio tra Chiesa e potere politico. Di qui l’enfasi sull’obbedienza al potere politico,
piuttosto che sull’agire secondo la propria
coscienza. Anche in un eventuale disaccordo
con l’ordine costituito. È una tesi che, in assoluto, non rende ragione
del fatto che, nella storia, si sono verificati
più contrapposizioni che compromessi tra Chiesa
e potere politico.
L’altra obiezione riguarda
la massa analfabeta e disinformata di una volta,
lasciata volutamente in questa condizione
da parte della Chiesa. Ignorando, invece, quanto
essa ha fatto per l’istruzione dei ceti popolari.
Grazie anche a tante iniziative di istituzioni
religiose.
Forse, una maggiore tolleranza sul caso
Ruby, da parte dei più praticanti, va trovata
in quella tendenza del mondo cattolico a
identificarsi in una cultura conservatrice.
Considerando più sovversivi persone e gruppi
sociali che propongono profondi cambiamenti
sociali.
Si pensi, nel mondo cattolico di allora,
alla scarsa recezione dell’enciclica sociale Rerum
novarum di Leone XIII. C’è stato chi ha letto
quel documento, che rivoluzionario non era,
in chiave favorevole al socialismo e al comunismo.
Chiunque faceva un discorso di giustizia
sociale o di lavoro era considerato di sinistra
(comunista).
L’articolo 1 della Costituzione italiana
recita: «L’Italia è una Repubblica democratica,
fondata sul lavoro». E non è mancato,
tra i commentatori, chi ci ha visto l’influsso della
cultura marxista. Come se la problematica
del lavoro fosse monopolio del marxismo.
E così
i cattolici più praticanti stavano con il potere
politico della destra, considerata baluardo contro
i comunisti. Unico pericolo dal quale occorreva
difendersi.
Un’altra spiegazione della maggiore tolleranza
sta nel prevalere di interessi, finalizzati al dominio
su ogni altra istanza. O nel ridurre la politica
a un mestiere redditizio, nel sostituire la normalità
della menzogna alla verità morale dei diritti
umani, alla verità storica e alla verità giudiziaria.
Non sparisce il richiamo ai valori, ma
il riferimento è abbastanza retorico, perché
i valori non sono legati a ideali di vita che riguardano
giustizia, società e storia.
Se c’è una maggiore tolleranza dei cattolici
praticanti del malcostume personale e politico,
c’è da chiedersi come mai la dottrina sociale
della Chiesa intercetta così poco i credenti praticanti.
È segno, forse, che la fede cristiana è ancora
ridotta alla celebrazione del culto. Con poca
o scarsa incidenza nella formazione sociale
delle coscienze. Rese, così, incapaci di indignazione,
protesta e proposta.
Pubblicato il 19 ottobre 2011 - Commenti (37)
26 gen
Il capo dello Stato si dice “turbato”. Il quotidiano
dei vescovi parla di vicenda “sconvolgente”.
L’interessato fa finta di niente, anzi
nega tutto. Non vuole fare chiarezza e tuona
contro tutti. Gli danno man forte ministri e
mezzo Parlamento, compresi i cattolici dichiarati!
Si scatenano in sua difesa Tg di Stato
e Tv di sua proprietà. Eppure, molti mesi
fa, la moglie l’aveva detto che suo marito era
ammalato. Come ritorsione, sui giornali di famiglia,
è stata pubblicata la foto di lei, madre
dei suoi figli, mezza nuda. Per dire che
era una “poco di buono”. Potremmo concludere:
“Signore liberaci dal male”! Ma, siamo
noi cittadini, noi cattolici, che col silenzio assordante
assecondiamo potere, cinismo e immoralità.
Occorre reagire. Prendiamo carta e
penna, oppure via e-mail o Web, e scriviamo
a tutte le autorità, a tutti i mezzi di stampa
per dire che siamo stufi, che ci vergogniamo,
che siamo scandalizzati di questo sfruttamento
dei corpi e delle menti. Risvegliamo la nostra
coscienza cristiana!
Roberto T.
Siamo abbonati da anni a Famiglia Cristiana
perché la consideriamo una voce semplice
ma “alta” nel desolante panorama della stampa
italiana. Tanto più quando, con coraggio,
prende posizione contro i disgustosi comportamenti
di chi ci governa. Come può la Chiesa
sostenere un “satrapo” corruttore, che disattende
le posizioni evangeliche sui migranti, si
allea coi peggiori Governi del mondo, partecipa
alle giornate per la famiglia e poi è accusato
di orge e festini? E, soprattutto, non fa niente
per la ripresa economica e per l’occupazione
giovanile. Perché la Chiesa soffoca le voci
profetiche di tanti preti, che non vogliono assoggettarsi
a questo potere? Continueremo a
comprare e leggere Famiglia Cristiana,ma facciamo
fatica a riconoscerci in questa Chiesa.
Stia bene lei, si riguardi, e persista nella sua
battaglia etica e civile. Per essa soffrirà, ma
sappia che i suoi lettori (e siamo la maggioranza)
sono con lei.
Mario Q.
Sono rammaricato. Speravo che la politica
potesse prendere una direzione più vicina agli
interessi delle famiglie, ai problemi dei lavoratori,
all’educazione dei figli. Ma, alla luce di
quanto sta succedendo, altro che cambiamento!
Viviamo in una società sempre più squallida,
dove dominano “escort” e “papponi” vari.
Che esempi diamo ai figli?
PietroS.
Cosa deve ancora succedere perché la Chiesa
prenda una posizione più netta? Sono sconfortato
da tanta diplomatica prudenza. Se si ha
paura a parlare chiaro, non si è vere guide. Il
Vangelo non è diplomatico, indica la verità e
la testimonia. Giovanni Battista ci ha rimesso
la testa, non l’ha nascosta sotto la sabbia. Col
silenzio si legittimano comportamenti immorali
e anticristiani. Povero mondo cattolico, così
supino e incerto! Mi vergogno di questa Italia
e di chi la rappresenta.
Fausto A.
Finalmente, la Chiesa solleva il suo manto
di inopportune protezioni verso personaggi
di primo piano della politica. Auguriamoci
che torni a essere la “casa di Dio” e non il deposito
di “voti politici”. Quanto tempo ci vorrà
perché la Chiesa riconosca che l’attuale sistema
economico, con tutti i suoi bisogni aggiunti,
è peccato? Il Papa, più volte, ha invocato
una Chiesa povera e libera.
Antonio E.
Da fedele lettore non posso che congratularmi
con lei per la barra dritta che avete sempre
tenuto. Tacciati di faziosità per il coraggio di
dire la verità. I penosi fatti di questi giorni dimostrano
che le vostre critiche a uno “Stato
delle banane” più che a una nazione civile,
erano corrette. Mentre gli operai di Mirafiori
fanno sacrifici per il posto di lavoro, chi ci governa
scialacqua soldi e gioielli per “allietarsi”
le serate con ragazze senz’arte né parte.
Non è moralismo. Ma il distacco tra la politica
e il Paese è abissale.
Giuseppe F.
Vivo all’estero e vi leggo via Internet. Mi
complimento con voi per lo sforzo di tenere vivi
i valori morali. Al di là dei fatti inqualificabili,
l’atteggiamento di chi ci governa è un insulto
alla nostra intelligenza. Stiamo parlando
non di una persona qualsiasi, ma del presidente
del Consiglio. Per questo, non si può essere
indulgenti e far finta di niente. Come,
purtroppo, fanno tanti cattolici. Noi italiani all’estero
siamo molto preoccupati per la nostra
patria, per le gravi conseguenze sociali ed economiche,
per la mancanza di lavoro e di futuro
per i giovani. Mentre, oggi, le priorità del
Governo sembrano altre. E tutto finisce nel
pettegolezzo.
Renzo B. - Venezuela
Sono un marito felice. E, soprattutto, un papà
orgoglioso della mia piccola Chiara di sei
anni. I miei genitori mi hanno educato a essere
coerente con la fede. La nostra bella Italia,
ancora una volta, è devastata dalle nefandezze
di un “piccolo uomo” che, incurante del dovere
del buon esempio, fornisce prove amorali.
Squallore e depravazione rendono bene
l’immagine. La “mia” Chiesa deve prenderne,
con forza, le distanze. Se proprio dobbiamo
“contestualizzare” le bestemmie, non facciamo
altrettanto con questi comportamenti. La
misura è colma. Non mandiamo alla deriva i
nostri valori. Il nostro compito di genitori è
sempre più arduo.
Leo C.
Sono una giovane napoletana, che sta attraversando
uno dei momenti più belli della vita.
Tra poco più di cinque mesi, darò alla luce
il mio primo figlio. Ho sempre cercato di mettere
in pratica i valori cristiani, che i miei genitori
mi hanno inculcato. Sono indignata di
quanto sta accadendo in questi giorni in Italia.
Non giudico nessuno, ma il “caso Ruby”
ha raggiunto livelli di “sudiciume morale” incredibili.
Non trovo altri termini. Perché il
nostro premier non va dai giudici, come ogni
italiano? Perché la Chiesa non chiede che si
faccia questo? Quanto sta accadendo è peggio
di qualsiasi bestemmia strappata e rubata
in un reality.
Anna M.
Al Vaticano stanno più a cuore gli “atei devoti”,
specie se potenti, o i fedeli “poveri di spirito”
del Vangelo? Le cronache di questi giorni,
come credenti ci impongono una chiara presa
di posizione. Tacere è connivenza. L’impatto
negativo sui nostri giovani è evidente anche a
chi non vuole aprire gli occhi. Com’è stato possibile
dare giustificazione dottrinale a una bestemmia
per l’insopprimibile voglia di raccontare
una barzelletta? O disquisire su una disinvolta
partecipazione all’Eucaristia, mentre tante
persone sono inibite dall’accostarsi al sacramento?
Nella fede non ci sono salvacondotti
speciali per nessuno.
Luciana P.
Vorrei farle i complimenti per la chiarezza
con cui espone le sue posizioni, senza lasciarsi
intimorire dai potenti. Come cittadina sono amareggiata per lo scandalo cui stiamo assistendo.
Oggi, ho appreso dai Tg che Berlusconi
si sente parte “lesa”. Sappiamo quanto sia
abile amescolare le carte, ma siamo tutti noi a
doverci sentire parte “lesa” nell’essere rappresentati
da lui! Il degrado morale in cui ha portato
la politica non ha bisogno di commenti.
Vorrei rivolgermi ai cattolici presenti in Parlamento:
il Paese ha bisogno d’essere governato
da persone moralmente inattaccabili se vogliamo
uscire dal pantano in cui siamo. I cattolici
hanno una grave responsabilità morale. Il premier,
come tutti i cittadini, deve presentarsi alle
sedi competenti, e non affidarsi ai proclami
televisivi per raccontare le sue verità. Perché il
Governo non si interessa della precarietà dei
giovani?
Una mamma
Di fronte alle vicende del “nostro” primo ministro,
da cattolica impegnata in parrocchia
come catechista di un gruppo di adolescenti,
sento forte la necessità che le alte gerarchie
della Chiesa facciano sentire la loro voce di ferma
condanna. Che esempi diamo ai nostri figli?
Quello di un vecchio (sì, vecchio!) sporcaccione
che si “diverte” con ragazze che potrebbero
essere sue nipoti? E che si nasconde dietro
la scusa della privacy o della persecuzione
politica? Questo Paese meraviglioso non si
merita una tale classe politica.
E.C.
Ieri, dopo le parole del cardinale Bertone,
mi sono sentita finalmente sostenuta dalla
mia Chiesa. Anche Famiglia Cristiana, che sino
a oggi era isolata nella sua battaglia di chiarezza,
è sostenuta da tutta la Chiesa (Avvenire,
Cei,Vaticano)! Finalmente, si ribadiscono quei
valori che noi cattolici ci sforziamo di mettere
in pratica tutti i giorni. Spero che si prosegua
su questa linea e non dover più vedere il monsignore
di turno che si arrampica sugli specchi
per giustificare contegni vergognosi di chi si ritiene
al di sopra delle leggi. Oggi, abbiamo bisogno
di comportamenti ineccepibili, trasparenza
e verità cristalline. Grazie per tutto quello
che avete scritto e ribadito con fermezza in
questi mesi, dandoci la consolazione che qualcuno
la pensasse come noi.
Maria Grazia
Le scrivo come donna e mamma di due figli,
per esprimere l’indignazione e il disgusto per
il comportamento etico e morale del presidente
del Consiglio, che si sente al di sopra delle
leggi e non rispetta né la propria dignità di uomo
pubblico, né la donna, che usa come oggetto.
La mia rabbia, poi, è molto più forte verso
coloro che lo difendono a spada tratta. Soprattutto
uomini o donne cattolici, che fanno
i convegni sulla famiglia. Sono una mamma
“non comunista”, cresciuta in una famiglia
cattolica con forti princìpi etici. La Chiesa, se
proclama il Vangelo, deve far sentire alta e
forte la sua indignazione. Altrimenti, è compiacente.
Federica B.
Ho appena ascoltato alla radio l’intervista a
monsignor Bruno Forte. Finalmente, una voce
chiara del nostro episcopato contro il decadimento
etico della società italiana! Spero che
ne seguano tante altre. E che anche Famiglia
Cristiana, che già ha dimostrato tanto coraggio,
continui su questa linea. Grazie e buon lavoro
“educativo”!
Un lettore
Mentre altri se ne stavano in silenzio, onore
a lei, caro don Antonio, che per primo ha denunciato
questo malcostume, incancrenitosi
nei palazzi istituzionali e privati del nostro
premier. Sono amareggiato nel leggere clamorose
accuse di prostituzione minorile e di degradomorale.
Mi sento offeso come italiano e
come padre di famiglia. Sono un ex elettore
del centrodestra, pentito e arrabbiato. Adesso
vedo Famiglia Cristiana con un occhio diverso.
Grazie per averci fatto aprire gli occhi, con
semplicità e onestà di giudizio, senza secondi
fini. Lei ci aveva visto giusto.
Francesco
Le scrivo con lo stomaco rivoltato per questa
sgangherata e disgraziata Italia: l’ennesimo atto
di un’interminabile soap opera che riguarda
il nostro premier. Il “caso Ruby” ha fatto il
giro delmondo. È ora che questo caparbio leader
la smetta di occupare, con spavalderia, la
scena politica italiana. E di incidere negativamente
nella vita degli italiani. Sono noti a tutti
i seri problemi del Paese. A cominciare dalle
famiglie che sono povere e disastrate, altro
che “bunga bunga”! Il nostro premier, per il
bene dell’Italia, si presenti subito davanti ai
magistrati.
Franco P.
Sono grato al vescovo della mia città, che ha
dichiarato che lo stile di Berlusconi ha pesato
fortemente sul degrado etico-politico degli ultimi
tempi. Spero, però, che qualche altro
esponente della Chiesa non corra a “contestualizzare”
la prostituzione minorile, così come
avvenne per la bestemmia.
Antonio
La misura era colma. Così come l’indignazione.
Al punto che era impossibile tacere
di fronte alle squallide vicende del presidente
del Consiglio. Accusato dalla Procura di
Milano di concussione e prostituzione minorile.
Lo sgomento dei cittadini è palpabile. Quello
dei cattolici ancor di più, ormai inarrestabile.
Preoccupati per il cattivo esempio che si dà ai
giovani. Al turbamento del presidente della Repubblica
Giorgio Napolitano, che ha chiesto
una seria e approfondita riflessione sulla crisi
globale che ha investito il Paese, hanno fatto
eco le parole, tanto attese, del cardinale Angelo
Bagnasco (che già in passato aveva detto che
«quando si ricoprono incarichi di visibilità, il
contegno è indivisibile dal ruolo») e quelle del
cardinale Tarcisio Bertone. Il segretario di Stato
vaticano ha invitato tutti, soprattutto chi ha
responsabilità pubblica, «ad assumere l’impegno
di una più robusta moralità, di un senso di
giustizia e di legalità».
E il Papa, parlando ai funzionari di Polizia
di Roma, la settimana scorsa, ha chiesto di ritrovare
nelle istituzioni e nella politica le “radici
morali”. L’insicurezza che stiamo vivendo,
dovuta alla precarietà sociale ed economica,
ha detto, «è acuita da un certo indebolimento
dei princìpi etici su cui si fonda il diritto e degli
atteggiamentimorali personali che a quegli ordinamenti
sempre danno forza».
Il mondo cattolico ha reagito compatto, più
che in passato. E se una parte di esso fatica ad
aprire gli occhi e, giustamente, chiede prudenza
e attesa dell’esito dei procedimenti, a torto
tace sul rispetto delle istituzioni e sulla chiarezza
da fare nelle sedi competenti. E in tempi rapidi,
per fugare anche il minimo sospetto che chi
guida il Paese e lo rappresenta, lo fa calpestando
il decoro che l’alto ruolo richiede. Anche secondo
la Carta costituzionale.
La vera “gogna” mediatica è quella di un Paese
sbertucciato nel mondo, con credibilità al ribasso
e danno d’immagine che si farà fatica a
recuperare. Non certo per colpa dei media che
“mettono a nudo il re”. I nostri ragazzi, all’estero,
sono apostrofati come “italiani bunga bunga”!
E non è una lusinghiera definizione.
Per guidare il Paese occorre compostezza e decoro.
Oltre alla coerenza tra princìpi e comportamenti
privati. Altrimenti, crolla la credibilità.
Mentre ipocrisia e opportunismo non aiutano il
Paese a crescere. E non solo a livello morale. Anche
perché il resto langue. Il Paese è bloccato da
mesi sul pettegolezzo e su vicende personali. Miseramente.
Nessuno più parla della grave crisi
economica. Né serve l’invadente controffensiva
mediatica (con l’immolazione di “eroici difensori”
ed eroine che, tra pianti e urla, entrano ed
escono dai dibattiti televisivi) a coprire l’immobilismo.
O a difendere l’indifendibile.
Pubblicato il 26 gennaio 2011 - Commenti (21)
|
|