16
mag
A due settimane dal
referendum sui
finanziamenti comunali
alle scuole dell’infanzia
paritarie di Bologna,
andrebbe ricordato che,
in base a una legge del
2000 voluta da Giovanni
Berlinguer, queste scuole
sono da considerarsi
pubbliche come quelle
comunali e statali. In tutta
Europa le scuole pubbliche
non statali di ispirazione
laica o religiosa sono
finanziate dallo Stato.
In Italia ricevono modesti
contributi, nonostante
facciano risparmiare allo
Stato circa sei miliardi di
euro all’anno. A Bologna
una scuola per l’infanzia
paritaria costa al Comune
600 euro per bambino
l’anno, quella comunale
costa 6.900 euro. Basta con
le guerre ideologiche!
Luca
A nessuno giova la guerra
tra scuola pubblica e paritaria.
Al di là del fatto che entrambe
svolgono un ruolo pubblico, lo
sforzo comune da fare è battersi
per migliorare tutta la scuola,
senza distinzioni.
Pubblicato il
16 maggio 2013 - Commenti
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26
apr
Sono d’accordo con il presidente della
Repubblica nel definire indegni dell’Italia
evasori e speculatori. Ma, ancor più indegni,
sono i politici corrotti che hanno tradito la
fiducia dei cittadini. Piuttosto che dedicarsi
al risanamento del Paese, si sono occupati
solo dei propri affari, appropriandosi di
soldi pubblici per pagarsi case, auto, diplomi,
lauree... Politici che hanno contribuito, in
maniera determinante, al declino dell’Italia.
Eppure, non si vergognano. Anzi, continuano
a restare al loro posto. E a condizionare
l’operato di quei “tecnici” che, tra mille
ostacoli, stanno tentando l’ultima carta
per non far scivolare l’Italia nel baratro.
Che cosa dobbiamo aspettarci? Dobbiamo
temere il ritorno degli stessi politici, corrotti
e indegni?
Silvano B. - Cuneo
A mio parere, i partiti non possono
incassare i rimborsi elettorali già previsti.
Quei soldi sono risorse sottratte alle
famiglie. Gli sperperi e la corruzione che,
in continuazione, vengono a galla sono
una provocazione continua nei confronti di
lavoratori e pensionati, cui abbiamo chiesto
tanti sacrifici. Faccio parte della Caritas
parrocchiale e, mi creda, ogni giorno
incontriamo tanta disperazione. Gridiamolo
forte in tutte le piazze, e con tutti i mezzi:
«Quei soldi si devono restituire alle famiglie»!
Silvia A. - Lecco
A qualche politico, che pensa di rifarsi la verginità,
dopo anni di permanenza al governo in
ruoli di primissimo piano, e dichiara di non voler
ritirare a luglio i soldi dei rimborsi elettorali,
bisognerebbe ricordare che restituisce semplicemente
ciò che non gli sarebbe mai spettato. Se
una legge “truffa” non avesse aggirato la volontà
degli italiani, che si erano opposti al finanziamento
pubblico dei partiti. Ora, a scandali in
corso, tutti fanno le “verginelle”. Pensano di
darla a bere ai cittadini con i loro buoni propositi
di trasparenza e controllo sull’uso dei soldi
pubblici ai partiti. Purtroppo, non hanno più
credibilità. Ogni giorno, è sempre peggio per ruberie
e scandali che vengono a galla. Senza un
radicale segnale di ravvedimento e di rinnovamento,
questi partiti rischiano la morte. Non
per colpa dell’antipolitica e del populismo. Che
pur ci guazzano. Ma per responsabilità proprie.
Per eccesso di ingordigia di risorse pubbliche.
Anche in tempi grami, come quelli attuali.
Pubblicato il
26 aprile 2012 - Commenti
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18
apr
Ancora una volta,
l’indignazione esplode
prepotente di fronte
allo spettacolo di un partito che,
da quando esiste, ha sempre
sparato contro “Roma ladrona”.
E ora anche “farabutta”. Ma chi si
spacciava per “puro” ha finito per
usare i denari dei contribuenti per
pagare di tutto: case, diplomi,
lauree, auto di lusso, scuole
private... Come rimediare a tutto
ciò? Non basta affermare che «chi
ha sbagliato paga». O che «non
guarderemo in faccia nessuno».
E via scherzando! Ormai la politica
ha toccato il fondo. Non ha più
un briciolo di etica. Mi auguro che
tanti elettori leghisti provino la
mia stessa indignazione. Contro
questa metastasi, ci vuole un vero
sussulto da parte di tutti gli onesti.
Prima che la “barca Italia” vada
davvero a fondo.
Mario M.
I primi a indignarsi dovrebbero essere i
militanti leghisti, che ci hanno messo l’anima
e il cuore, nonché tanti sacrifici e soldi,
per sostenere l’ideale padano, oggi così
miseramente deturpato. La loro “fede” è
stata ferita. Tradita come non mai. Né basta
qualche apprezzabile e scontato buon
proposito a raddrizzare la barca, che fa
acqua da tutte le parti. Se la pulizia va fatta,
per essere credibile, dev’essere totale. E
non selettiva. Sia pure per salvare una
“trota” di papà. Più che vantarsi ora di
qualche “passo indietro” da cariche istituzionali
e politiche, per riaffermare la differenza
dagli altri partiti, bisognava resistere
e opporsi prima a qualche candidatura
“familista”. In Regione e con lauto stipendio,
senza alcun merito. Anzi! Ma dov’erano
allora coloro che oggi si apprestano a
prendere le redini del partito? Troppo facile
scalciare un leone ferito!
Pubblicato il
18 aprile 2012 - Commenti
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