19
ott
Stiamo attraversando periodi molto brutti.
Difficili da sopportare, senza indignarci: ma
a che scopo? Per uscire dalla crisi, i politici non
hanno soluzioni. Anzi, non sanno cosa siano.
La Chiesa non muove un dito. Sì, ogni tanto,
si alza la voce del Papa contro i soprusi, ma chi
lo ascolta? Tutto si risolve in un applauso, al
massimo una fiaccolata. Nella realtà, aumentano
le tasse e cresce il malessere. Forse, è tempo
di svegliarsi e agire.
Enzo - Biella
Il quadro, forse, è troppo pessimistico. Non perché
non siano vere le cose che dici, ma per l’assenza
di uno spiraglio di luce. E perché il giudizio negativo
è esteso a tutti, in modo indistinto.
Anche se la
Chiesa non è sempre stata tempestiva nelle sue denunce,
metterla sullo stesso piano dei politici è farle
torto. Soprattutto di questi politici, servili “a livelli
inauditi”. Senza ideali e amore per il Paese.
Se c’è
una cosa che offende i cittadini, è l’attaccamento
che hanno alla poltrona. Pur di non perderla, si mettono
in vendita, ricattano, fanno la questua. Non vogliono
rinunciare a privilegi e rendite. Su cui non solo
non è calata la scure, tanto annunciata, ma nemmeno
un piccolo taglio. Invocano la privacy per nascondere
doppi e tripli vitalizi, o conflitti di interessi.
Se il Paese va alla malora, pazienza. Prima vanno
salvaguardati i propri affari. Per questo sono in Parlamento.
Non certo eletti dal popolo, ma “nominati”
dai segretari di partito. La loro libertà è soggetta alla
prossima lista per le elezioni.
Pubblicato il
19 ottobre 2011 - Commenti
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20
lug
Su Famiglia Cristiana lei continua la battaglia contro le ingiustizie e la corruzione, che ormai non ha più pudore. Su alcuni programmi Tv, esperti qualificati approfondiscono questi temi e indicano soluzioni. Ma tutto resta come prima. Nulla che si muova.
Se ne può scrivere e parlare fin che si vuole, ma gli interessi dei potenti non vengono mai toccati. Forse, l’unica soluzione è che ci muoviamo noi. I referendum sono stati un esempio. Come è possibile convivere con questo sistema, dove più si scava e più si trova marcio e corruzione?
Lei dice: bisogna ringraziare chi in questo Paese fa ancora il suo dovere. Ma, mi creda, siamo stanchi di dare la possibilità a tanti disonesti di ridere di noi! Vorrei sapere come potremmo affrontare insieme i problemi del nostro Paese.
Silvia A. - Lecco
È già importante che si stia prendendo coscienza dei problemi e della necessità di agire e reagire. Da anni siamo stati abituati a subire “dolcemente” ogni sopruso. Cullati da un’assillante manipolazione delle menti. Ci avevano quasi convinti di vivere nel migliore dei mondi possibili. A differenza di altre nazioni alle prese con insormontabili difficoltà, da noi “brillantemente” superate. Il risveglio è stato brusco. Ma appena a tempo, prima di finire nel precipizio. Ora, però, l’attenzione va tenuta desta. L’arroganza del potere (vedi ingiustizie e corruzione) prende alimento dal nostro disinteresse.
Pubblicato il
20 luglio 2011 - Commenti
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29
giu
Perdoni questo mio sfogo: è di oggi la notizia che il vertice di una nota azienda è stato arrestato. Sono disgustato. Ma com’è possibile che, ogni giorno, riceviamo notizie di truffe, evasione fiscale, comportamenti illeciti. Ci mancava solo il calcio scommesse! Ai tempi di mio padre l’onestà era un valore. La Chiesa deve ribadire che il denaro non è l’unico scopo della vita. Ovunque mi giro, non sento altro che parlare di soldi e consumi.
La frode è all’ordine del giorno. Mia figlia lavora per cinquecento euro al mese. Non parliamo poi dell’esempio dei politici. Io non sono un santo, ma rispetto tutti. Bisogna lottare per cambiare questo sistema e per dare spazio alle persone oneste.
Carlo
Quando la furbizia è la massima virtù nazionale vuol dire che il Paese è malato. Ci vorrebbe una “cura da cavallo” perché si riprenda subito. Prima che corruzione, evasione fiscale e comportamenti illeciti si trasformino in una via senza ritorno.
L’onestà è ancora una virtù. Non certo delle persone deboli, ma di quelle forti. Come dovrebbero essere, più degli altri, gli “eletti” a rappresentarci e a gestire la “cosa pubblica”. Purtroppo, la realtà ci porta coi piedi per terra. Perché assistiamo a una classe politica poco credibile.
Qualsiasi riforma che richieda ancora sacrifici ai cittadini, se non tocca prima i privilegi e le laute prebende dei nostri parlamentari, non è credibile. È triste constatare come in momenti di ristrettezze e sacrifici per tutti, chi non tira mai la cinghia è la “casta”. Lo spropositato costo della politica, che toglie risorse alle famiglie e al sociale, non è più tollerabile.
Pubblicato il
29 giugno 2011 - Commenti
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