23
mag
Negli ultimi anni si sono verificati
in Europa più di venti episodi
gravi di razzismo nell’ambiente
dello sport. Nella cultura moderna
lo sport ha fatto della lotta alla
discriminazione, non solo quella
etnica, uno dei valori più alti
contribuendo allo sviluppo di
un concetto privo di pregiudizi.
È la mancanza di un’educazione
culturale che spinge l’individuo
ad assumere atteggiamenti
discriminatori. Bisogna iniziare
dalla scuola, insegnando ai più
piccoli il rispetto verso gli altri e
sviluppando la conoscenza reciproca.
Giovanni Paolo II, il “Papa sportivo”,
ricordava al Giubileo del 1984
che «lo sport può recare un valido
apporto alla coesistenza di tutti
i popoli al di sopra di ogni
discriminazione di razza, di lingua
e di nazioni».
Angelo P. - Lecco
Gli sportivi, da parte loro, per la vasta
popolarità di cui godono hanno
una grande responsabilità, nel bene e
nel male, con i loro atteggiamenti durante
e al di fuori delle attività sportive.
Tante campagne di solidarietà promosse
da un noto personaggio dello
sport hanno un’immensa forza trainante,
perché i “tifosi” tendono a imitare
i comportamenti del proprio idolo.
Lo sport in quanto tale, quando si attiene
ai princìpi della lealtà e della correttezza,
è un volano e un moltiplicatore
di “buoni sentimenti”. Per questo andrebbero
stroncati sul nascere tutti
quei fenomeni che “sporcano” lo sport.
Tra questi, l’inciviltà e l’ignoranza rozza
dei presunti tifosi che approfittano
del tifo sportivo per sfogare il peggio
dei loro istinti, con cori razzisti che dovrebbero
indignare tutti.
Pubblicato il
23 maggio 2013 - Commenti
(1)
10
ott
La retorica sull’immigrazione è davvero stomachevole. Si tira in ballo il razzismo per creare sensi di colpa. In realtà, è solo questione di equità. Il problema delle carceri affollate non esisterebbe se non ci fosse un trentacinque per cento di detenuti extracomunitari. Perché il Governo non si attiva per fare scontare il carcere nei loro Paesi d’origine? Neppure nella ricca America è garantita l’assistenza sanitaria gratuita a chi è appena arrivato, come avviene da noi. Le case popolari sono assegnate di preferenza agli extracomunitari. Il sessanta per cento degli aiuti pubblici va agli immigrati. Per non parlare dei costi della sicurezza aggravati dalla criminalità d’importazione. Solo una minima parte di immigrati contribuisce con le tasse al benessere del Paese. La maggioranza o non lavora o lavora in nero. Tante associazioni cattoliche e sindacali percepiscono dallo Stato cento euro al giorno per ogni immigrato. Prima che generosi dovremmo essere giusti. Al ministro Riccardi questo non interessa.La sua generosità, infatti, è a carico dei contribuenti!
Luca T.
Se la retorica sull’immigrazione è stomachevole,
lo è ancor di più l’insieme di pregiudizi e
luoghi comuni, come quelli assemblati in queste
poche righe. Colpa anche dei mass media
che danno un quadro negativo e allarmante
del fenomeno migratorio. I dati reali (non la
propaganda) ci dicono invece il contrario. L’Italia
senza gli stranieri sarebbe in ginocchio. Ancor
più in crisi, in ogni settore. Il loro contributo
alla ricchezza nazionale supera il dieci per cento.
Non ci stanno rubando nulla.
Pubblicato il
10 ottobre 2012 - Commenti
(8)
23
ago
In un Comune in provincia di Alessandria, il
sindaco ha firmato un’ordinanza che vieta
ogni forma di accattonaggio su tutto
il territorio comunale. Sì, ogni forma. E non
solo quella molesta o dove si sfruttano
minori o animali. Peccato, però, che
chiedere l’elemosina non sia un reato. L’ha
fatto per ragioni di consenso elettorale,
sulla scia di quelle pratiche xenofobe della
Lega, che fa parte della stessa coalizione.
Sono già stati arrestati due accattoni,
ma nessuno si preoccupa di dove andranno.
L’importante è che scompaiano dalla città.
Ma perché non si guardano in faccia le
persone? Perché non si ascoltano le loro
storie? Perché non si dialoga per risolvere
insieme i problemi? Certo, è più
facile avere il consenso con un’azione
demagogica, piuttosto che impegnarsi
nella ricerca di una soluzione. È più facile
inventare nuovi reati, piuttosto che fare
prevenzione e cura sul territorio. Come
credente mi chiedo: ci dice ancora qualcosa
il Vangelo che ogni domenica ascoltiamo
a Messa? Chiedere l’elemosina è un diritto:
si può abolire? Possiamo far finta di non
vedere il mendicante, ma non possiamo
non vedere che la povertà esiste ancora e
avanza sempre più. Girarsi dall’altra parte
non aiuta nessuno. Neppure noi. Mi sembra
che si vada verso una società sempre più
egoista, dove si è forti con i deboli e deboli
con i forti. Sbaglio?
Andrea Z.
Non è successo solo in un Comune dell’Alessandrino,
ma in più paesi d’Italia i sindaci
hanno vietato di chiedere l’elemosina sul loro
territorio. Anche qui, occorre distinguere i veri
poveri da coloro che sfruttano minorenni o
persone storpiate di proposito per illeciti affari.
La malavita che lucra sfruttando i buoni
sentimenti della gente, va stroncata. Non ci sono
dubbi. Ma allontanare i poveri per ragioni
di consensi elettorali o di decoro dell’ambiente,
dalle piazze o anche dai sagrati delle chiese,
è altra cosa. Nulla vale più della dignità di
una persona. Anche se sporca o coperta di
stracci. Nell’attenzione ai poveri i cristiani dovrebbero
essere “maestri”. Un esempio per la
società civile. Basterebbe rileggersi il Vangelo.
In particolare, Matteo capitolo 25.
Pubblicato il
23 agosto 2012 - Commenti
(5)
05
gen
«E se hai la pelle nera, amico guardati la schiena,
io son stato marocchino, me l’han detto da
bambino, viva, viva il Senegal...». Così cantava Pino
Daniele, nel suo pezzo O’ scarrafone. E continuava:
«Questa Lega è una vergogna, noi crediamo alla
cicogna, e corriamo da mammà...».
Non le scrivo per
lodare un cantautore napoletano, ma perché questa
canzone, composta in tempi “non sospetti”, era
premonitrice di una realtà disarmante, che mi fa
vivere e lavorare in una città dove si spara ai “negri”.
Proprio così. Il “pazzo” di Pistoia aveva un obiettivo
preciso: i “negri” che lavorano a Firenze.
Ebbene, Mor e Modou non potranno mai
più “correre da mammà”, perché sono
morti. Certo, uccisi per mano di un pazzo.
Ma i discorsi del bar, il giorno dopo,
sono del tono: «Quante storie per
un matto!». Si tende a minimizzare.
Negli ultimi dieci anni, abbiamo sentito
parlare solo di respingimenti, espulsioni,
tram per soli stranieri, classi ghetto nelle scuole.
Siamo diventati razzisti?
Antonio - Firenze
Derubricare l’omicidio dei due senegalesi, venditori
ambulanti in un mercato di Firenze, come l’opera di un
pazzo è voler sfuggire alla realtà. E ignorare che per
anni si è fatta una becera propaganda contro le persone
di colore. Con una forza politica che ha lucrato consensi
sulla paura dello straniero. E ha preso una serie
di provvedimenti dalla fantasia contorta. Come, un
esempio tra tanti, togliere l’acqua dalle fontane pubbliche
per impedire che ne facciamo uso gli immigrati. Clima
xenofobo, sfociato spesso in razzismo. Purtroppo,
con il complice silenzio di chi avrebbe dovuto alzare la
voce e non l’ha fatto. Avallando così una progressiva
degenerazione civile ed etica del Paese.
Pubblicato il
05 gennaio 2012 - Commenti
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