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Eunuchi per il Regno

Adolphe Roger (1800-1880), Il battesimo dell’eunuco, 1840. Parigi, Notre Dame de Lorette.
Adolphe Roger (1800-1880), Il battesimo dell’eunuco, 1840. Parigi, Notre Dame de Lorette.

"Vi sono eunuchi nati così
dal grembo materno,
ve ne sono altri resi così
dagli uomini, ve ne sono
altri che si sono resi così
per il Regno dei cieli
".


(Matteo 19,12)

Il linguaggio è forte e la frase è forse la risposta a un'accusa o a un insulto lanciato dagli avversari contro Gesù che non era sposato e contro i discepoli che lo seguivano senza avere con sé le mogli: «Siete tutti degli eunuchi! ». Cristo replica usando senza imbarazzo quel vocabolo infamante, confermando così di non essere sposato, dimostrando la sua libertà nei confronti della tradizione giudaica che imponeva il matrimonio ai maestri della Legge, ma ricordando anche che la sua verginità non era una situazione meramente fisiologica o anagrafica e neppure ascetica, bensì una scelta di dedizione assoluta per il Regno di Dio e nei confronti della sua missione per il prossimo sofferente.

La triplice distinzione che egli presenta illustra questa concezione del celibato o della verginità cristiana. Si parte dagli impotenti sessuali per disfunzioni genetiche e si passa attraverso l'evocazione dei "castrati", che nell'antico Vicino Oriente erano una vera e propria categoria di funzionari (alla fine, però, rimarrà solo il titolo, come accade per l'eunuco della regina etiope Candace di Atti 8,26-40). Infine, si giunge alla scelta personale e libera dell'astinenza che non è semplicemente astensione da atti sessuali o dal matrimonio, ma è un'opzione positiva per un impegno ideale religioso e caritativo.

È quella verginità che san Paolo esalterà nel capitolo 7 della Prima Lettera ai Corinzi (vv. 25-35), presentandola come segno di donazione totale e interiore per la causa del Regno di Dio. Anche nell'Apocalisse si legge: «Questi sono coloro che non si sono contaminati con donne: infatti sono vergini» (14,4), forse con allusione alla vergine sposa dell'Agnello che è la Chiesa. È evidente che non si propone un'autocastrazione, come accadrà in qualche caso di interpretazione "letteralista" dell'antichità. Il concetto sotteso alla brutalità del termine "eunuco" è, invece, positivo e parla di consacrazione totale dell'essere e dell'amore a un ideale e a una missione.

La scelta consigliata da Gesù non significa, però, disprezzo nei confronti del matrimonio, che è celebrato proprio nella stessa pagina matteana al cui interno è incastonato questo detto di Cristo. Anzi, dello stato matrimoniale viene delineato un profilo alto e l'apostolo Paolo lo definirà un "carisma", ossia un dono divino offerto ad alcuni (1Corinzi 7,7). Anche la comunità degli apostoli comprendeva uomini sposati, come Pietro del quale i Vangeli menzionano la suocera (Matteo 8,14-15).

La disciplina del celibato sacerdotale farà il suo ingresso ufficiale nel IV secolo, con i Concili locali di Elvira del 306 e di Roma del 386, soprattutto sulla base della scelta di Cristo. Tuttavia, anche dopo, per secoli continuerà a sussistere la prassi del sacerdozio coniugato, come è oggi attestato dalle Chiese orientali ortodosse e cattoliche (con l'eccezione, però, dell'episcopato).

Secondo il concilio Vaticano II, il nesso tra sacerdozio e celibato ha «un alto rapporto di convenienza », sulla scia di una lunga tradizione di insegnamenti ecclesiali e di spiritualità. Questo rapporto – anche se teologicamente non essenziale al sacerdozio – è significativo e fecondo ed è stato illustrato nel 1967 dalla Lettera apostolica Sacerdotalis coelibatus di Paolo VI e ribadito da tanti altri testi di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI.

Pubblicato il 28 giugno 2012 - Commenti (2)

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Postato da Teresi Giovanni il 01/07/2012 19:24

L’espressione «senza distrazioni», che richiama una terminologia familiare al filosofo Epitetto, denota un certo influsso filosofico sulle valutazioni dell’apostolo Paolo, anche se il contesto religioso e culturale è diverso. Non è chiaro se questa unione piena con Cristo è possibile anche per le persone sposate, ma sembrerebbe di no: essa si attua soltanto nel celibato, il quale appare così come una via migliore per raggiungere una vita spirituale più alta. Se è vero che l’impegno per il coniuge e per la famiglia può ostacolare la piena dedizione a Dio e ai fratelli, non bisogna ignorare che anche il celibato comporta il rischio di uno spiritualismo che non fa i conti con le esigenze reali delle persone. Il matrimonio infatti impone un continuo e diretto confronto con l’altro (il coniuge, i figli e la società), al quale il celibe può facilmente sfuggire. L'apostolo Paolo esprime il suo punto di vista sullo sfondo di un mondo la cui fine è stata ormai decretata, nel quale il credente può vivere correttamente solo relativizzando tutte le realtà terrene, di cui pure deve fare uso. In questa prospettiva il celibato appare come una libera scelta, che uno fa per esprimere in un modo più radicale il suo distacco da un mondo destinato a finire e la sua ricerca di una dedizione totale a Cristo. Giovanni Teresi

Postato da Andrea Annibale il 28/06/2012 18:13

Il passo che si commenta sembra aprire una prospettiva inedita a favore di chi sceglie di non sposarsi per il Regno dei Cieli. E la prospettiva sembra aperta sia ai laici sia ai sacerdoti. Il farsi eunuchi è idealmente legato alla verginità sul modello di Gesù stesso. Certo il celibato è una scelta che dona una maggiore libertà allo spirito dell’uomo che può contemplare più liberamente i doni di Dio in una vita a Lui totalmente consacrata. Quindi ci sono due forme di consacrazione a Dio per un laico: nella famiglia ci si dedica al progetto originario di Dio quando disse “non è bene che l’uomo sia solo: gli voglio fare un aiuto che gli sia simile” (Genesi 2, 18). Con la nascita della comunità ecclesiale, ogni cristiano ha però una famiglia, cioè la Chiesa stessa edificata da Gesù tramite San Pietro, per cui ci si può dedicare interamente ad essa come ad un fratello/sorella/madre secondo la scansione di Matteo 12, 50. Non resta che pregare di restare sempre nella volontà del Padre a favore dei fratelli conducendo una vita che aspiri alla santità nella castità di eunuchi per il Regno dei Cieli o nella generazione di prole, tramite la vita matrimoniale. Facebook: AAnnibaleChiodi; Twitter: @AAnnibale.

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Gianfranco Ravasi

Gianfranco Ravasi

Gianfranco Ravasi è un cardinale, arcivescovo cattolico e biblista italiano, teologo, ebraista ed archeologo.
Dal 2007 è presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, della Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa e presidente della Pontificia Commissione di Archeologia Sacra.

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