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nov

Il ragazzo della sindone

Il bacio di Giuda, particolare del ragazzo che fugge lasciando il mantello in mano agli inseguitori, dal Codice Aureus Escurialensis Fol. 81r (facsimile). Madrid, monastero dell’Escorial.
Il bacio di Giuda, particolare del ragazzo che fugge lasciando il mantello in mano agli inseguitori, dal Codice Aureus Escurialensis Fol. 81r (facsimile). Madrid, monastero dell’Escorial.

"Seguiva Gesù un ragazzo
che aveva addosso solo una sindone.
Lo afferrarono, ma egli lasciò cadere
la sindone e fuggì via".


(Marco 14,51-52)

È la notte dell’arresto di Gesù. Giuda è avanzato nell’orto del Getsemani, tra gli ulivi, accompagnato da «una folla con spade e bastoni».
L’atmosfera si fa concitata: dopo il bacio del tradimento e il colpo di scena dell’orecchio mozzato da «uno dei presenti a un servo del sommo sacerdote», Gesù viene arrestato e ha appena il tempo di fare una dichiarazione amara: «Come se fossi un ladro siete venuti a prendermi con spade e bastoni... ».
A essa aggiunge una nota teologica che è anche un segno di accettazione: «Si compiano dunque le Scritture!». Alla fine i discepoli si danno a una fuga piuttosto codarda.

Un ragazzo che, forse per il caldo o per pura e semplice praticità, si trova in quel campo rivestito di un lenzuolo, viene coinvolto nel tumulto di quell’arresto che egli aveva seguito forse solo per curiosità.
Si tenta di bloccarlo per un controllo, ma egli riesce a sgusciar via da quel panneggio e ad allontanarsi.
Ci si è chiesti da sempre perché mai, in una scena così drammatica, Marco abbia voluto introdurre un particolare così marginale e fin stravagante.
La risposta comune è semplice: si tratterebbe di una pennellata autobiografica, simile a ciò che accadeva in passato quando i pittori in una scena evangelica amavano raffigurare sé stessi, sullo sfondo o tra la folla.

Protagonista dell’episodio sarebbe, allora, il giovane evangelista Marco che avrebbe assistito alla cattura di Gesù.
Molti, però, hanno puntato l’attenzione sul termine con cui è definito il lenzuolo indossato dal ragazzo e che noi abbiamo lasciato com’è nell’originale greco sindón, “sindone”.
Ora è noto che anche il nudo corpo di Cristo deposto dalla croce era stato avvolto in una “sindone”: «Giuseppe d’Arimatea, comprata una sindone, depose [il corpo di Gesù] in un sepolcro scavato nella roccia» (Marco 15,46).
Sappiamo anche che da questa sindone egli uscirà, abbandonandola nella tomba, stando almeno alla testimonianza di Giovanni che, però, non usa il vocabolo “sindone”, bensì quello più generico di “teli” posati là nel sepolcro col sudario che aveva coperto il volto del Cristo morto (20,5-7).

Molti studiosi sono convinti che questa scenetta, pur essendo reale, acquisti un valore secondario e simbolico proprio attraverso l’evocazione della “sindone”. Essa si trasforma in una sorta di compendio cifrato e anticipato della risurrezione.
Cristo, infatti, ha lasciato sulla terra il segno della sua morte, il lenzuolo funebre, per ricordarci che quella fine fu reale e non fittizia, attestazione della sua umanità autentica.
Ma il fatto che essa sia ormai soltanto un telo vuoto, rende la sindone un simbolo vivo della risurrezione e, quindi, della gloria e della divinità di Cristo, Figlio di Dio.

Pubblicato il 19 novembre 2012 - Commenti (1)

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Postato da Teresi Giovanni il 20/11/2012 22:20

Quel giovane colto impreparato dagli eventi, non ha la forza per reagire e “lasciando andare il lenzuolo se ne fuggi nudo”(Mc 15,52). Con questo gesto, egli rimane nudo “in tutti i sensi” dando spazio alla debolezza e alla paura di ripercussioni verso la sua persona. Viene spogliato delle sue certezze, della sua forza, perde anche quel poco di fede che l’aveva accompagnato fino a quel punto. Quando giunge la prova, se il credente è ben equipaggiato e fortificato, allora nessuno può abbatterlo, ma se la sua esperienza è fugace e la sua fede labile (come un lenzuolo di lino) allora avrà bisogno di ritornare al Salvatore! Un altro giovane nella Bibbia, Giuseppe, lasciò i suoi vestiti in mano del nemico e questo gesto gli costo non poche sofferenze (Gn 39,11-14). Si pensa che Marco, da giovane abbia assistito alla cattura di Gesù nell’Orto degli Olivi. Infatti è l’unico a menzionare la fuga di un giovane che seguiva da lontano la cattura di Gesù, e ciò fa supporre che sia egli stesso questo giovane. Il fatto che Marco fosse giovane possiamo desumerlo anche dalla testimonianza degli Atti degli Apostoli quando affermano che Barnaba portò con sé il giovane nipote Marco (15,39). Giovanni Teresi

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Autore del blog

Gianfranco Ravasi

Gianfranco Ravasi

Gianfranco Ravasi è un cardinale, arcivescovo cattolico e biblista italiano, teologo, ebraista ed archeologo.
Dal 2007 è presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, della Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa e presidente della Pontificia Commissione di Archeologia Sacra.

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