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Non desiderare!

Susanna e i vecchioni del Veronese (1528-1588). Madrid, Museo del Prado.
Susanna e i vecchioni del Veronese (1528-1588). Madrid, Museo del Prado.

"Io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore.".
(Matteo 5,28)

Si è spesso ironizzato su questa frase del Discorso della Montagna, mostrandone l’eccesso. D’altronde, non è forse vero che «il desiderio è la liana dell’esistenza», come dice un testo sacro indù, il Dhammapada? La risposta a questo interrogativo e ai relativi corollari sarcastici è duplice. Iniziamo puntando la nostra attenzione sul verbo “desiderare”, in greco epithyméin. Esso rimanda al sottofondo ebraico del nono e decimo comandamento del Decalogo che suonava così: «Non desidererai la casa del tuo prossimo. Non desidererai la moglie del tuo prossimo» (Esodo 20,17; nel Decalogo parallelo di Deuteronomio 5 si anticipa la donna rispetto alla casa). Là si usava il verbo ebraico hamad, che aveva un valore particolare, ricalcato da quello greco presente nel Vangelo di Matteo.

Di scena con quel termine non era la semplice emozione istantanea e spontanea di fronte a una persona o a una realtà attraente, bensì una decisione profonda della volontà che pianifica un progetto vero e proprio per conquistare l’oggetto del desiderio, anche attraverso una macchinazione o una tensione psicologica intima o una costante concupiscenza. Pensiamo al celebre racconto del c. 13 del libro di Daniele ove quei due anziani tentano di sedurre Susanna, con una passione frenetica e insensata, senza alla fine riuscirvi.

Ecco, Gesù ammonisce che si può compiere adulterio anche senza giungere, forse per motivi estrinseci, a commetterlo realmente, ma solo attuandolo con il cuore, con la scelta interiore, con una programmazione coerente e cosciente di tradimento.

A questo punto introduciamo la seconda osservazione di indole più generale. Essa rimanda al contesto che già in una precedente analisi di un altro versetto matteano del Discorso della Montagna – quello sull’insulto aggressivo al fratello (5,22) – abbiamo puntualizzato. Nell’architettura di quel Discorso ci si imbatte in quelle che sono state chiamate le “sei antitesi” (5,21-48). Gesù, a prima vista, sembra opporre a sei precetti della Legge biblica altrettanti comandamenti suoi, di taglio antitetico. In realtà, come già notava uno studioso, David Daube, nella sua opera del 1956 The New Testament and the Rabbinic Judaism, «la relazione tra le due parti dello schema (“Avete udito... ma io vi dico...”) non è di puro contrasto. Il secondo elemento dell’antitesi rivela il senso racchiuso nel primo, anziché sopprimerlo».

Gesù, quindi, assume l’antico comandamento biblico, ne rifiuta l’interpretazione riduttiva e letteralista che era propria di un certo atteggiamento del suo tempo (e, per certi versi, costante nei secoli) e ne mostra la vera anima, la forza sottesa, qualora quel comandamento sia compreso nel suo significato profondo al di là della lettera.

Anche nel nostro caso del “desiderio” si intuisce questa logica radicale, protesa a celebrare la verità genuina e l’autenticità del matrimonio: «Avete inteso che fu detto: Non commetterai adulterio! Ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla...» (5,27-28). Cristo propone una spiritualità matrimoniale e una morale sessuale di pienezza che egli vede già iscritta nel sesto comandamento del “non commettere adulterio” (Esodo 20,14), il cui vero valore va oltre il mero dettato letterale del tradimento, ovviamente condannato.

Pubblicato il 24 febbraio 2012 - Commenti (3)

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Postato da magnificatfatima il 25/02/2012 06:55

Avete inteso che fu detto: Non commettere adulterio; ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore. Gesù invita l'uomo a correggere il proprio cuore, volgendosi al Suo amore, cosicché potrà veder le proprie azioni correggersi da se. L'adulterio ha inizio nell'animo dell'uomo, nei cattivi intendimenti. Come specifica bene lei, caro Gianfranco; “Non è la semplice emozione istantanea e spontanea di fronte a una persona o a una realtà attraente, bensì una decisione profonda della volontà che pianifica un progetto vero e proprio per conquistare l'oggetto del desiderio, anche attraverso una macchinazione o una tensione psicologica intima o una costante concupiscenza”. Il passo del vangelo trattato, mi ha ricordato un altro passaggio del vangelo di Matteo... Matteo capitolo 22 In quello stesso giorno vennero da lui alcuni sadducei i quali dicono che non c'è risurrezione e lo interrogarono: «Maestro, Mosè disse: Se uno muore senza figli, suo fratello ne sposerà la moglie e darà una discendenza al proprio fratello. Ora, c'erano tra noi sette fratelli; il primo, appena sposato, morì e, non avendo discendenza, lasciò la moglie a suo fratello. Così anche il secondo, e il terzo, fino al settimo. Alla fine, dopo tutti, morì la donna. Alla risurrezione, dunque, di quale dei sette lei sarà moglie? Poiché tutti l'hanno avuta in moglie». E Gesù rispose loro: «Vi ingannate, perché non conoscete le Scritture e neppure la potenza di Dio. Alla risurrezione infatti non si prende né moglie né marito, ma si è come angeli nel cielo. Anche in questo passo del vangelo, Gesù mostra come gli intendimenti dell'uomo nei riguardi della donna risultino distanti dalle leggi d'amore che vigono nel cielo. La caparbietà dell'uomo, nel cercar di stabilire un predominio su tutto quanto lo circonda, incluso la donna, è una prerogativa e durezza della logica umana che mal si sposa con le leggi d'Amore che Gesù è venuto a portare. I sadducei si domandano a chi toccherà la donna che fu sposa a 7 fratelli, ma la vita che ci attende nell'aldilà non sarà il prolungamento di questa, o quantomeno non è quello che dovremmo auspicarci, sarebbe veramente un inferno. Siamo qui sulla terra per far cadere tutte le nostre umane certezze che sono l'opposto delle volontà di Dio e ricostruire sulla base del cielo... Nell'incertezza di questa vita (che è la morte...) una serenità che mi giunge dalla fede, mi porta ad affermare una certezza che ho nel cuore... Qui sulla terra, pur possedendo tutto, non abbiamo nulla, nel regno dei cieli, pur non possedendo più nulla, avremo tutto! Nell'amore del cielo, Fabio.

Postato da Teresi Giovanni il 24/02/2012 19:20

Può una persona non sposata desiderare una donna non sposata, che non è di nessuno, al punto da poterla desiderare per se stesso? Certamente! Se non esistesse questo tipo di desiderio, le persone non arriverebbero mai al matrimonio. Arriva al matrimonio chi, prima di conseguirlo, desidera prendere per moglie una donna che gli è piaciuta e che non è impegnata con nessuno. Tale desiderio diventa peccato quando si è già sposati e si vorrebbe per se ciò che è non fa parte del nostro matrimonio. Dunque, una persona non sposata può desiderare solo ciò che a sua volta non è sposato, ma non altro. Per il peccato di adulterio si intende quindi la violazione del matrimonio che una persona sposata commette avendo rapporti con un'altra persona, che può essere a sua volta sposata o non. E' a questo tipo di persona a cui Gesù si rivolge. Per capire le parole del Vangelo basta fare un passo indietro nel tempo, quando Dio diede la legge al suo antico popolo di Israele tramite Mosè. Quali erano le proibizioni riguardo al desiderio e quale desiderio rendeva peccatori? Deuteronomio 5:21 ''Non desidererai la moglie del tuo prossimo, e non desidererai la casa del tuo prossimo né il suo campo né il suo servo né la sua serva né il suo bue né il suo asino né cosa alcuna che sia del tuo prossimo.'' Giovanni Teresi

Postato da Andrea Annibale il 24/02/2012 15:17

C’è qui chiaramente una estensione del concetto di adulterio ma in cosa consiste questa estensione? La Legge ebraica mirava al profilo morale e religioso più rivolto alle implicazioni sociali e giuridiche dell’adulterio. Ad esempio, il grave danno della nascita di figli adulterini per la compagine sociale. Da una dimensione morale-religiosa-giuridica dell’adulterio si passa ad una dimensione interiore, che potremmo chiamare della purezza del cuore. Diviene cioè centrale il tema della salvezza dell’anima di chi desidera nel suo cuore la donna altrui in quanto, appunto, adultera il proprio cuore. Ci si ricollega al fatto che Cristo ha aperto a noi le porte del Paradiso. E ben può essere richiamata quella beatitudine che dice “beati i puri di cuore perché vedranno Dio” (Matteo 5, 8). Con un effetto che possiamo chiamare di feedback, lo sguardo rivolto alla donna per desiderarla rischia di far venir meno quella purezza del cuore che è centrale nella beatitudine evangelica richiamata. Facebook: Andrea Annibale Chiodi; Twitter: @AAnnibale.

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Gianfranco Ravasi

Gianfranco Ravasi

Gianfranco Ravasi è un cardinale, arcivescovo cattolico e biblista italiano, teologo, ebraista ed archeologo.
Dal 2007 è presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, della Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa e presidente della Pontificia Commissione di Archeologia Sacra.

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