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lug

Siamo supervincitori

Pieter Paul Rubens (1577-1640), Cristo risorto, Firenze, Galleria Palatina.
Pieter Paul Rubens (1577-1640), Cristo risorto, Firenze, Galleria Palatina.

"Chi ci separerà dall’amore di Cristo? Forse la tribolazione, l’angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada? In tutte queste cose siamo supervincitori!
(Romani 8,35.37)"

Forse qualcuno si stupirà per la nostra traduzione, apparentemente troppo moderna, dell’ultima riga del frammento paolino proposto per la nostra riflessione: «siamo supervincitori!». In realtà, questa è proprio la traduzione quasi letterale del verbo greco usato dall’Apostolo, hypernikômen, “noi stravinciamo”. La frase, però, prosegue con una specificazione necessaria che ora esplicitiamo: noi trionfiamo sul male «grazie a colui che ci ha amati». Alla radice della nostra potenza c’è l’invincibile amore divino, che diventa la nostra fortezza invalicabile da parte delle orde del male che ci assedia. Ci sentiamo coraggiosi e sereni, un po’ come Geremia, giovane fragile e sensibile che, però, nel giorno della sua vocazione aveva ricevuto dal Signore questa promessa: «Io faccio di te come una città fortificata, una colonna di ferro e un muro di bronzo» (1,18).

San Paolo elenca le oscure energie che vorrebbero strapparci dall’abbraccio a Cristo, abbattendo così la nostra fede. Secondo la tipica simbologia numerica, egli elenca un settenario di forze nemiche: la tribolazione, l’angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada. Sono segni diversi di uno stato di prova in cui si miscelano angustie interiori e incubi esterni, e che potrebbero essere trascritti ai nostri giorni ricorrendo alle varie difficoltà personali e sociali in cui viene a trovarsi chi tiene alta la fiaccola della sua fede in Cristo. È un po’ quello che aveva fatto lo scrittore Ferruccio Parazzoli quando aveva intitolato un suo romanzo del 1990 La nudità e la spada, descrivendo però vicende ecclesiali – naturalmente trasfigurate – contemporanee a quegli anni.

Il nostro passo è incastonato in un paragrafo più ampio ove l’Apostolo elenca un’altra serie di ostacoli o di forze che cercano di costringerci a un’apostasia da Cristo. Ecco la nuova lista che si modula, però, questa volta su un altro simbolismo numerico, quello decalogico: «Né morte né vita, né angeli né principati, né presente né avvenire, né potenze, né altezza né profondità, né alcun’altra creatura potrà mai separarci dall’amore di Dio che è in Cristo Gesù, nostro Signore» (Romani 8,38-39). La visione si fa ora ancor più grandiosa e assume contorni cosmici e storici. Contro di noi può militare un esercito possente e misterioso, nel quale marciano anche oscure forze diaboliche; ma l’amore del Signore è onnipotente e impedirà che il suo fedele gli sia strappato.

Per comprendere appieno questa sorta di cantico di vittoria, bisogna tener conto della collocazione del nostro brano: esso è incastonato nel capitolo 8 del capolavoro teologico di Paolo, la Lettera ai Romani. Ebbene, in tutti i capitoli precedenti, l’Apostolo ha dipinto il dilagare del male e del peccato sulla distesa dell’umanità e della sua storia. Da qui in avanti, invece, si celebra la potenza gloriosa dello Spirito «che dà vita in Cristo Gesù e libera dalla legge del peccato e della morte» (8,2). Per questo il fedele, che è salvato dall’amore di Cristo, avanza ora sereno e fiducioso anche in mezzo alle tempeste dell’esistenza, stringendosi al suo Signore e Salvatore. Riecheggiano le parole di Cristo in quel tramonto della sua ultima sera terrena, all’interno del Cenacolo: «Nel mondo avrete tribolazioni, ma abbiate coraggio: io ho vinto il mondo!» (Giovanni 16,33).

Pubblicato il 28 luglio 2011 - Commenti (3)

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Postato da Paola Morgigni il 30/07/2011 12:39

Ci sono delle umiliazioni che ci fanno sentire davvero soli ... lontani da tutti ... perdiamo, così, la fiducia negli altri ... ci separiamo, pian piano, da chi ci è vicino ... quelle stesse umiliazioni, però, ci avvicinano a Dio ... da Lui nessuno ci potrà separare ... l'ardità interiore, conseguenza della sofferenza e dellla derisione, non soffoca la voce dell'anima ... la vita risorta ci assicura un'unione indissolubile con Dio ... e noi risorgiamo ogni giorni dalle macerie di un mondo, che sembra non aver pietà e carità, per le persone pure, per l'innocenza dei bambini, per le speranze dei deboli, per le richieste d'aiuto di chi ha smesso di chiederlo ... Paola Morgigni

Postato da Teresi Giovanni il 29/07/2011 17:43

Le sofferenze della vita sono espresse dall’Apostolo Paolo in termini concreti e realistici. Non si tratta semplicemente delle tribolazioni che colpiscono ogni essere umano, ma di quelle che derivano dalle ingiustizie sociali e dall’oppressione da parte dei potenti, provocando reazioni di paura e angoscia. Ad esse si aggiungano quelle legate alla nuova professione religiosa la quale, rendendo le persone coscienti della loro dignità, provocava persecuzioni e violenze. L’essere cristiani non attenua il morso della sofferenza, ma dà la forza di non soccombere, mantenendo intatta la propria sicurezza e dignità. L’Apostolo Paolo non fa affermazioni di principio circa l’entità oggettiva degli ostacoli che minacciano l’uomo, ma si limita a dire che essi non possono esercitare il loro influsso negativo sui credenti. A costoro si prospetta dunque una esistenza caratterizzata dalla fiducia e dalla pace, che rappresentano l’anticipazione nell’oggi di quella realtà escatologica che la fede prospetta come coronamento di una vita dedicata a Dio. Il sapere che sia Dio che Gesù Cristo sono dalla parte dei credenti, crea in essi un senso di sicurezza che dà loro il coraggio di affrontare con serenità tutte le difficoltà della vita. Tutta la vita del credente, quindi, si svolge all’insegna della fiducia in Dio, nella ferma convinzione che nulla potrà mai separarlo dall’amore che Dio gli ha manifestato in Cristo.
Giovanni TERESI

Postato da cokino il 28/07/2011 12:55

leggere, ascoltare Ravasi, ti riconcilia con la cultura a servizio di Cristo. il semplice può comprendere, la complessità della spiegazione.

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Autore del blog

Gianfranco Ravasi

Gianfranco Ravasi

Gianfranco Ravasi è un cardinale, arcivescovo cattolico e biblista italiano, teologo, ebraista ed archeologo.
Dal 2007 è presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, della Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa e presidente della Pontificia Commissione di Archeologia Sacra.

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