Ho accolto la notizia della dimissione di Benedetto XVI con stupore e ammirazione. Stupore perché nessuno poteva prevedere una simile decisione; ma anche ammirazione per l’umiltà e il coraggio con cui il Papa ha voluto rompere alcuni schemi, tradizioni e norme di tanti secoli di storia della Chiesa per intraprendere cammini nuovi. Si è assunto la responsabilità di una scelta libera e coerente con i suoi principi di onestà e fedeltà a Cristo e di servizio alla sua Chiesa.
Il suo gesto è stato davvero un grande esempio per tutti noi, ma
particolarmente per quanti hanno ruoli di governo nella società e nella
Chiesa, che non sempre sanno cedere la responsabilità a nuove forze per
una maggior vitalità ed efficienza di servizio alla comunità. Il Santo
Padre ha deciso di lasciare la sua responsabilità di Pastore della
Chiesa non per viltà o paura della fatica, bensì, come lui stesso ha
espresso, per passare il timone della barca di Pietro in mano a forze
nuove, considerando il vero bene della comunità, sia umana che
cristiana. Certamente, con questa decisione, la Chiesa ha imboccato una
nuova strada.
Durante questi otto anni di Pontificato, ho avuto più
volte modo di incontrare Benedetto XVI personalmente e consegnargli a
mano alcune lettere, in cui condividevo le tante preoccupazioni per il
dilagare di una cultura sempre più mercantile, dove tutto si può vendere
e comperare, anche il corpo di una donna e di un minorenne. Il Santo
Padre ha sempre risposto con parole di apprezzamento per il servizio
dalle religiose, incoraggiandole e «assicurando una preghiera anche per
tutte le vittime del traffico di esseri umani e per quanti operano a
loro favore».
L’incontro che maggiormente ricordo è stato durante un
seminario internazionale, nell’ottobre del 2007, organizzato dall’USMI
in collaborazione con l’Ambasciata USA presso la Santa Sede. Vi hanno
partecipato religiose di 26 Paesi di tutti i continenti, impegnate nel
contrasto alla tratta di esseri umani. Scopo di tale incontro era il
mettere insieme le esperienze di tante religiose, già operanti a favore e
protezione della dignità della donna, per creare una rete
internazionale, collegando i Paesi di origine, transito e destinazione
di migliaia di vittime vendute e comprate.
Il Santo Padre, informato
di questo incontro, ci ha fatto pervenire, tramite il Cardinal Bertone,
segretario di Stato, un messaggio augurale, in cui affermava: «Il Papa
ringrazia le religiose che si dedicano alle vittime del terribile
crimine, nelle quali l’immagine di Dio viene ogni giorno calpestata e
violata, e incoraggia a proseguire nel delicato compito, anche tramite
la prima rete al mondo di questo genere, che è stata avviata nel corso
del Seminario». E aggiunge: «La Chiesa condanna nel modo più forte e
risoluto questo esecrabile fenomeno che considera gli esseri umani come
oggetti, cose che si possono acquistare, vendere e usare per gli scopi
più abbietti. Esso colpisce, in modo speciale i più deboli e indifesi,
come le donne e i bambini, distrugge le famiglie e le persone e rovina
il tessuto sociale e la speranza di sviluppo delle nazioni».
Tutte le
partecipanti erano presente all’udienza del mercoledì, in Piazza San
Pietro, in una sezione riservata, ed io ebbi la possibilità di
incontrare Benedetto XVI, parlargli delle nostre preoccupazioni e
ringraziarlo per la sua attenzione al fenomeno di questa nuova forma di
schiavitù. Il ricordo più bello ed eloquente che mi porto nel cuore,
oltre alle parole che ci siamo scambiati, è stata la forza delle sue
mani, il suo sguardo penetrante e sereno, nonché la sua benedizione per
tutto il gruppo che rappresentavo.
Ancora una volta, a nome di tutte
le religiose che operano in questo settore a livello nazionale e
internazionale, nonché in comunione con le migliaia di vittime strappate
allo sfruttamento e alla schiavitù, desidero ringraziare Benedetto XVI
per il suo sostegno mentre assicuriamo la nostra preghiera e chiediamo
la Sua paterna benedizione.
A Lui va il nostro ricordo affettuoso e
riconoscente, in questo momento di passaggio verso una testimonianza
nuova, ma altrettanto importante e fruttuosa, fatta di silenzio e
preghiera di cui la nostra umanità ha estremamente bisogno.
Pubblicato il
13 febbraio 2013 - Commenti
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