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8 marzo: il senso di una festa

Tra i tanti commenti ricevuti in questi giorni uno mi è giunto anche da una suora di clausura che ho trovato particolarmente bello, profondo e ricco di riflessioni. Non riguarda solo la dignità della donna in generale, bensì parla del fatto che tale dignità deve essere prima di tutto riconosciuta e rispettata dalla donna stessa. La donna deve assumersi in prima persona la responsabilità di far emergere e rispettare la propria dignità. La donna deve diventare sempre più protagonista e artefice della sua vita e del suo futuro creando una convivenza equilibrata e armoniosa, portatrice ed educatrice di valori profondi per sé e poi per la società in cui vive.

Così scrive la claustrale: «Che le donne facciano sentire la loro voce e richiamino l’attenzione su quanto di loro si pensa, si dice e soprattutto si propaganda, per manifestare il loro dissenso e le loro ragioni, lo ritengo legittimo, ma nello stesso tempo spererei vivamente che la donna stessa abbia giusta consapevolezza della dignità che vuole affermare e idee chiare sulla sua identità e capacità di progettazione della propria vita. Cosa che, francamente, non mi sembra essere sempre certa nel nostro contesto sociale. Mi sembra infatti che essere donna, e donna emancipata, attualmente si identifichi il più delle volte con l’equiparazione di ruoli e poteri rispetto all’uomo. Tanto che non è raro sentire parlare di cifre sulla partecipazione femminile agli incarichi di rappresentanza o di alto livello a dimostrazione della sua posizione culturale ancora minoritaria. Ma il problema è a monte: se anche la donna giungesse ai vertici delle più brillanti carriere - cosa che cordialmente le auguro e talora, di fatto, già avviene - desidererei comunque che il suo modo di essere e di porsi fosse di timbro diverso, femminile appunto (il che non vuol dire inferiore, ma di altra qualità), arricchendo ogni ambito culturale, politico e sociale della sua specifica forma di umanità e sensibilità. Per il suo profondo rapporto con la vita, il suo intuito e la sua capacità di osservazione, per l’attenzione all’umano e le connaturali doti di generosità, la donna è infatti, a mio avviso, portatrice privilegiata di originalità, di innovazione e creatività, nonché di bellezza nel senso più filosofico ed estensivo del termine. In tutta sincerità non trovo convincenti né interessanti le donne che imitano la figura maschile mostrando una sicurezza talora aggressiva che indurisce il loro tratto, oppure ostentando una spregiudicatezza di comportamenti e di toni che le omologa a un modello quanto mai dissonante dal loro fondamento antropologico. Perché, tra l’altro, una delle questioni connesse al valore, o disvalore della donna oggi, è quella dello smantellamento di quella compostezza, o meglio pudore (parola obsoleta nella nostra cultura, se non all’indice) che custodisca ma anche sveli in certo senso il mistero profondo della persona».

Grazie sorella claustrale, donna pienamente realizzata e ricca di valori che hai condiviso con noi e con le tante donne che leggeranno queste riflessioni. A tutte le donne che festeggeranno l’8 marzo l’augurio di sperimentare la bellezza e la grandezza del proprio essere donne e madri di nuove generazioni di uomini e donne, che in piena sintonia vivono nel rispetto e apprezzamento reciproco per la costruzione di una nuova umanità così come è stata pensata e voluta dal Creatore.

Pubblicato il 06 marzo 2011 - Commenti (4)

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Postato da ileana57 il 10/03/2011 14:48

Mentre leggevo il commento, pensavo a quale limite è, per l'animo femminile, la considerazione maschile. Essere suora, una scelta di vita, profonda e consapevole, è ancora oggi considerata una rinuncia. La donna si completa nell'uomo, così come l'uomo nella donna, ma esiste e si esprime di per sé stessa, ed il raggiungere questa consapevolezza è già esercizio della propria dignità. Trovo bellissime le parole della suora, grazie per averle condivise con noi.

Postato da vitorusso49 il 09/03/2011 08:36

..... e poi dicono che le "donne" di clausura "non sono utili alla società"! Questa è una bella lezione che viene da una suora di clausura che ha meditato e compreso che cosa sia veramente la dignità di una persona in generale e della donna in particolare. Avanti donne con grinta, dolcezza e.... femminilità!

Postato da Marzia318 il 08/03/2011 19:26

E' molto bello che proprio un suora claustrale abbia centrato perfettamente quelli che dovrebbero essere i valori più importanti per ogni donna. Io credo che oggi la discriminante tra le donne non sia tra chi lavora e chi non lavora, perchè tutte lavorano, ma tra chi guadagna e chi non guadagna pur facendo la stessa azione. Esempio: chi assiste i propri genitori è considerato che non fa niente, se va ad assistere i genitori di altri ed è per questo pagata, è una donna che lavora. Potrei fare un'infinità di altri esempi. Credo che ci sia in giro grande confusione di idee e purtroppo anche la Chiesa che conta non ha le idee chiare!!

Postato da masperi.umberto@yahoo.it il 08/03/2011 14:39

Per quanto possa valere il mio riferimento: oggi,festa della donna,mi accorgo di essermi "preparato" nel modo per me ,personalmente,migliore ( non partecipo, e non l'ho mai fatto, a feste che sanno troppo di carnevale, semplicemente per RISPETTO). Ieri,dopo un tour de force di 3-4 giorni, ho terminato di leggere:Edith Stein: La donna. Questioni e riflessioni. Città Nuova. Non faccio pubblicità ma lo consiglierei alle donne che sono PROFONDAMENTE convinte nei valori cristiani (altrimenti sarà un tesoro sprecato,dato che richiede intelligenti non superficiali contestualizzazioni: oggi abbiamo una visione più complessa). Ho trascorso lunghi anni su libri di filosofia; ho "incontrato" questa donna eccezionale (Edith Stein) da poco,lungo il percorso dei miei studi ed interessi filosofici.. Mi sono messo a leggere tutti i suoi scritti, iniziando dalla sua autobiografia. Vera GIGANTE, la cui tragica fine, schiacciata nei campi di concentramento nazisti, mentre, da testimonianze, sappiamo che accompagnava verso la VERITA' quelle poverette che l'odio più barbaro degli uomini aveva destinato alla fine così terribile. Mio desiderio è sempre stato che anche la TV preparasse una trasmissione-fiction come è stato per altri santi. Proprio su F.C. giorni fa,se ricordo bene (ma forse mi confondo con Avvenire) ho letto che ne è stata realizzata una. Invito a INFORMARE adeguatamente, così da aiutare ad amarla come autentica testimone (da intellettuale di notevole livello - lo dico da "filosofo", non a digiuno anche del pensiero del Novecento - a mistica straordinaria per i nostri tempi). PARLIAMO di queste donne; … oggi che l'IMMAGINE della donna ha subito la "corruzione" di una realtà dell'uomo "maschio" che ha perso il giusto orientamento: e non taccio neanche nei confronti di vertici 'maschili' della chiesa.

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Noi donne oggi

Suor Eugenia Bonetti

Missionaria della Consolata, è stata per 24 anni in Kenya. Al ritorno comincia a lavorare in un Centro d’ascolto e accoglienza della Caritas di Torino, con donne immigrate, molte delle quali nigeriane, vittime di tratta. Dal 2000 è responsabile dell’Ufficio tratta dell’Unione superiori maggiori italiane (Usmi). Coordina una rete di 250 suore di 70 diverse congregazioni, che operano in più di cento case di accoglienza. Il presidente Ciampi l’ha nominata nel 2004 Commendatore della Repubblica italiana.
Ha scritto con Anna Pozzi il libro "Schiave" (Edizioni San Paolo).

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