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Il mio sogno: un Sinodo sulla donna

Da parecchio tempo mi porto in cuore un grande sogno e desiderio, che spero possa diventare presto realtà per il vero bene della Chiesa e della società, delle parrocchie e delle famiglie e soprattutto delle donne. Da molti anni, la mia vita missionaria è ricca di contatti e di impegni in favore di tante persone, specialmente donne con le loro aspirazioni e le loro rivendicazioni, con il loro desiderio di essere maggiormente valorizzate nel tessuto sociale e familiare, di governo e di Chiesa.

Più volte mi sono chiesta quali potrebbero essere le conseguenze e l’impatto di un Sinodo Speciale “sulla donna, per la donna e con la donna”. Durante questi ultimi anni i vari Sinodi dei vescovi hanno rivolto la loro attenzione a diverse realtà o tematiche inerenti il magistero e il ministero della Chiesa.

Vedi il Sinodo dei vescovi sui catechisti e la catechesi (30 settembre-29 ottobre 1977); sulla famiglia (2-26 settembre 1980); sulla vocazione e missione dei laici nella Chiesa e nel mondo (1-30 ottobre 1987); quello sulla vita consacrata (2-28 ottobre 1994) e infine il prossimo Sinodo dei vescovi sulla nuova evangelizzazione (7-28 ottobre 2012). Perché quindi non sognare la realizzazione di un Sinodo dei vescovi sulla “donna” quale elemento fondamentale e indispensabile per la vita e lo sviluppo della Chiesa stessa?

Guardando alla nostra attuale società civile e religiosa, in cui si parla molto di pari opportunità, nonché di parità di diritti e dignità, la donna fa ancora tanta fatica a emergere e a far valere le sue capacità di intelligenza e di cuore.

E fa ancora tanta fatica a contribuire alla formazione di una società e di una Chiesa più umana e paritaria, pur mantenendo ed esprimendo ruoli precisi e diversi, non affatto in competizione o in contraddizione, bensì vissuti e realizzati in modo complementare e in comunione.

Chi più della donna potrebbe aiutarci a capire il significato di una “Chiesa come Madre, lei che è chiamata a essere genitrice e portatrice di vita?

Anche la Chiesa, che è chiamata per sua vocazione e missione a essere madre e maestra, potrebbe riscoprire e presentarsi davvero con un volto nuovo di Madre per un’umanità nuova come Cristo l’ha pensata e voluta. Questo, grazie anche alla presenza nella Chiesa della sua stessa Madre e, di conseguenza, di tante altre donne che come Maria possono e vogliono vivere lo stesso dono di maternità.

La realizzazione di intuizioni, desideri e speranze avvengono quasi sempre attraverso la maturazione di avvenimenti, di paziente attesa, ma anche attraverso stimoli e provocazioni. Questo mio sogno ha trovato una maggior speranza e forza in un inserto speciale dell’Osservatore Romano uscito lo scorso 31 maggio.

Il fatto che il l’Osservatore Romano abbia pubblicato il primo inserto dedicato a “Donne Chiesa Mondo” mi ha molto incoraggiato in questo senso. Questo inserto, che dovrebbe uscire ogni mese, è tutto dedicato alle donne e alla loro presenza nella Chiesa e nel mondo. Finalmente anche attraverso i media ufficiali del Vaticano si inizia a dare attenzione e voce a quel mondo femminile così ricco di bellezza, intuizione, iniziative e coraggio, ma che purtroppo fa ancora fatica a trovare il proprio spazio e il dovuto riconoscimento.

Certamente una simile iniziativa potrebbe offrire spunti di riflessione a tanti livelli, e mi auguro che ne raggiunga lo scopo, a cominciare dagli organismi decisionali e operativi specialmente dei vari dicasteri della Curia romana, nonché nelle diocesi e più ancora nelle parrocchie, dove la presenza delle donne è assai operativa ma quasi sempre con ruoli marginali e più raramente decisionali. Eppure, la presenza e il coinvolgimento delle donne nelle nostre chiese è di gran lunga superiore a quella maschile.

Perché allora le donne, religiose comprese, hanno sempre un ruolo di secondo piano?

Scorrendo i titoli degli articoli di questo primo inserto, ho letto con particolare interesse “L’inchiesta tra le suore che salvano le nuove schiave” e mi sono ritrovata a pensare alla grande testimonianza che offrono moltissime religiose in Italia e nel mondo, dedicando la loro vita alla donna e alla sua dignità spesso abusata, sfruttata e calpestata.

La grande rete internazionale “Talitha Kum”, che unisce migliaia di religiose operanti in tutti i continenti, sta svolgendo un ruolo assai importante perché vuole essere ponte di collegamento tra i Paesi di origine, transito e destinazione. Il lavoro di rete e di squadra è la nostra più grande forza.

Nell’inserto, c’è anche la testimonianza bella, profonda e attuale di suor Rita Giaretta, della Comunità Rut di Caserta. Suor Rita opera da molti anni, con alcune consorelle, in una casa famiglia per accogliere e aiutare tantissime giovani immigrate sfuggite da trafficanti e madam (donne nigeriane che sfruttano altre donne). In questa comunità, queste giovani donne ritrovano una famiglia e la voglia di riprendere in mano la propria vita e il proprio futuro. Sono molte anche quelle che arrivano incinte e che, per non perdere il bimbo, ritrovano la forza e il coraggio di scappare. E proprio grazie a quella loro creatura che volevano salvare, loro stesse hanno trovato la salvezza e una vita nuova e degna.

In generale, vedo in questo nuovo inserto un tentativo di far emergere sempre più il volto femminile e materno della Chiesa. E sono le donne stesse, la cui missione è quella di generare la vita e aiutarla a crescere in tutti i suoi aspetti, che dovrebbero saper incarnare e presentare l’esperienza di Dio come “Madre” e non solo come “Padre”.

Auspico dunque che questo mio sogno e desiderio, che certamente sarà condiviso da tante altre donne, possa trovare nelle autorità competenti la sua attenzione e che possa un giorno trovare piena realizzazione, affinché la Chiesa tutta riscopra il dono e la missione di ogni donna, nonché la ricchezza e la bellezza di tale dono e presenza.

Pubblicato il 12 giugno 2012 - Commenti (2)

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Postato da Aquilante il 18/06/2012 16:39

Grazie per il suo sogno, che credo sia anche quello di molte di noi. L'unicità del ruolo della donna è una risorsa da valorizzare in numerosi ambiti...peccato che la strada da fare sia ancora molta. Calorosi auguri per la sua missione.

Postato da lettrice il 16/06/2012 12:10

Cara suor Eugenia, sarebbe bello poter dire anche nella Chiesa "se non ora quando?", ma purtroppo essendo il Sinodo formato da vescovi, le donne non sarebbero soggetto ma oggetto del sinodo. Lei ci insegna che le donne non devono essere mai oggetto; aspettiamo che le donne possano essere soggetto e scegliere per se stesse anche nella chiesa...lo Spirito è già all'opera... grazie anche a lei, suor Eugenia

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Autore del blog

Noi donne oggi

Suor Eugenia Bonetti

Missionaria della Consolata, è stata per 24 anni in Kenya. Al ritorno comincia a lavorare in un Centro d’ascolto e accoglienza della Caritas di Torino, con donne immigrate, molte delle quali nigeriane, vittime di tratta. Dal 2000 è responsabile dell’Ufficio tratta dell’Unione superiori maggiori italiane (Usmi). Coordina una rete di 250 suore di 70 diverse congregazioni, che operano in più di cento case di accoglienza. Il presidente Ciampi l’ha nominata nel 2004 Commendatore della Repubblica italiana.
Ha scritto con Anna Pozzi il libro "Schiave" (Edizioni San Paolo).

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