Colgo volentieri l’invito di sviluppare una discussione su un tema così centrale per la vita delle mamme e dei loro figli.
Punti fermi sull’allattamento al seno:
- è raccomandato in modo esclusivo fino ai 6 mesi quale miglior pratica dal punto di vista nutrizionale e del benessere psicologico del bambino;
- fa bene alla salute della mamma;
- dopo i 6 mesi, oltre al latte materno devono essere introdotti progressivamente cibi solidi per apportare sostanze nutritive necessarie alla crescita del bambino;
- proseguire l’allattamento dopo i 6 mesi fornisce al bambino vantaggi immunitari e benessere psicologico.
Quando interrompere l’allattamento?
L’OMS dice: “Come raccomandazione sanitaria generale, per avere le migliori possibilità di crescere e svilupparsi in maniera regolare, nei primi sei mesi di vita i neonati dovrebbero essere nutriti esclusivamente con latte materno In seguito, per soddisfare il crescente fabbisogno nutrizionale, la dieta va integrata con cibi complementari idonei e sicuri, proseguendo l’allattamento fino all’età di due anni o oltre” mentre l’American Academy of Pediatrics indica il primo anno di vita come termine ideale a questa pratica.
Il sentire comune nel nostro paese propende verso gli orientamenti americani: le mamme che allattano al seno i figli dopo l’anno di vita sono una minoranza. Le indicazioni che comunemente vengono diffuse da pediatri, consultori, esperti, blog, etc. consigliano il compimento del primo anno come termine per smettere di allattare anche se non mancano (soprattutto on line) pareri discordanti che invitano a proseguire ben oltre questa pratica, fino a che mamma e figlio non si sentiranno pronti a smettere.
Il latte materno resta un ottimo alimento anche se i vantaggi nutrizionali, dopo il primo anno, si riducono, mentre dal punto di vista psicologico la situazione è più complessa. L’allattamento assume nuove significati relazionali: il bambino richiede di attaccarsi al seno per soddisfare bisogni più evoluti e avere la mamma tutta per sé. Può capitare infatti che il numero delle poppate, invece di diminuire, aumenti perché le richieste di compensazione e consolazione nella giornata di un bambino sono tante. Molte mamme si sento incapaci di porre dei confini e dei limiti a queste richieste crescenti e il processo di separazione e individuazione rischia di vivere una fase di confusione. Per le mamme che vogliono smettere di allattare o che sentono la necessità di sospendere questa piacevole ma impegnativa dipendenza reciproca, ci sono però altri modi per dare soddisfazione a questi bisogni senza frustrare il benessere del bambino e magari regalandogli un ruolo attivo nella ricerca di nuove forme di soddisfazione: i riti dell’addormentamento, il ruolo dei padri, i giochi da fare insieme, le coccole, etc. Allattare oltre l’anno è una sfida. Una mamma sicura e capace di gestire i confini tra sé e il figlio può, a mio parere, prolungare l’allattamento senza grossi problemi. Una mamma consumata da un figlio sempre più esigente, che le richiede senza tregua di attaccarsi al seno, è bene che lavori sulla capacità di rassicurare e sostenere il bambino nel tollerare la frustrazione legata alla sospensione progressiva dell’allattamento. A un figlio serve soprattutto una mamma che sa scegliere con coscienza e sapienza quello che è bene per lui e lo sappia mettere in pratica.
Mi piacerebbe che si sviluppasse un confronto privo di giudizi, nel quale tutti si sentano liberi di portare la propria esperienza e di ascoltare quella degli altri. Un caro saluto a tutti.
(Per leggere un utile compendio sull'allattamento cliccate a questo indirizzo:
http://www.unicef.it/Allegati/Strategia_globale_alimentazione_neonati_bambini.pdf
Pubblicato il 01 marzo 2011 - Commenti (5)