Don Sciortino

di Barbara Tamborini

Barbara Tamborini, psicopedagogista, autrice di libri sull'educazione. Ha 4 figli.

 
23
giu

Dare parola alle emozioni

Alice (6 anni) sta risistemando la bici nel garage. Erano giorni che aspettava quest’uscita sulle due ruote col nonno. Sento aria di tempesta. “Fa traballare il manubrio, non è sicura. Si vede che ha paura!”, mi dice mio padre con tono secco. Alice si precipita di sopra e mi prende per mano: “Vieni dentro.” Scoppia a piangere: “Sono rimasta male …- singhiozza -… Il nonno ha detto che ho paura…” disperazione. Entra il nonno in cucina. Io spiego: “È triste! È rimasta male perchè le hai detto che ha paura”. “C’è mica da scherzare… con le macchine è pericoloso. Lei non è sicura, sbanda. Nella discesa stava venendo giù piano, io sono andato un po’ avanti… ha sbandato e poi è caduta. Non c’è mica da piangere, su, basta… uff, cosa sarà  mai…” saluta e se ne va. Lei piange. Arriva mio marito: “Emergenza emotiva. Fate largo. Io voglio parlare bene con Alice.” Si sdraiano, lui sul parquet, lei sulla sua pancia. “Mi spiace, il nonno ti ha detto una brutta cosa!” Jacopo fuori campo: “Il nonno si è spaventato. Ha detto così per quello…” Alice: “Tu stai zitto! Quella cosa bellissima che avevo in mente… è diventata una cosa bruttissima…” Il papà le chiede: “Cosa ti rende così triste?” “Il nonno a me vuole meno bene… lui preferisce portare in bici Caterina (2 anni). Con lei usa sempre parole dolci. Con me mai.” Per fortuna ci sono i papà! Ecco il nocciolo del problema. Alice è molto triste perché pensa che il nonno non le voglia bene, che preferisca la sorella a lei. Poterlo raccontare… dopo molte lacrime… l’ha tranquillizzata. Mio papà è una brava persona… solo che è in fatto di sensibilità è un ciocco di legno… dice le cose come è capace. Credo che sarà difficile cambiarlo… Sarà più probabile che Alice imparerà a prenderlo per com’è, a dare il giusto peso alle sue reazioni. La famiglia è un’ottima palestra emotiva; purtroppo i tempi frenetici a volte annullano la possibilità di spiegarsi, si andare oltre l’apparenza. Alice poteva continuare a piangere senza raccontarci la vera paura. Questa volta ci è andata bene. Raccontateci lo spazio che in casa vostra trovano i sentimenti, come siete usciti da qualche ingorgo emotivo. Buona settimana a tutti. Evviva… ha scritto un papà!


Pubblicato il 23 giugno 2010 - Commenti (1)
15
giu

Parlare della morte con i figli

Qualche giorno fa è morta un’anziana vicina di casa. Ai miei figli era molto simpatica. Sapeva cucire, un’arte misteriosa, di cui in casa nostra non c’è traccia, e poi prestava loro libri splendidi: Rodari, Ende, manuali per i lavoretti… In pochi giorni è caduta, è andata in ospedale e non è più rientrata a casa.

Pietro (4 anni), quando torna dalla scuola materna e passa davanti alla sua finestra mi chiede spesso: “La Emma è morta?”

Io sono in imbarazzo, lui lo chiede forte. I vicini sentono. “Dov’è adesso?” “Torna?”

Sempre gli stessi interrogativi. Mi ricorda quello che è successo. Lo ricorda a tutti.

Quando Jacopo aveva la sua età, mi faceva un sacco di domande: “Mamma ma se tu muori non torni più? E il papà?”

Io avrei voluto regalargli la spensieratezza: “Stai tranquillo bambino mio, mamma e papà staranno sempre con te fino a cent’anni”, ma con quale verità potevo mantenere la promessa?

Bambino mio, i genitori si prendono cura dei loro bambini, in genere li vedono crescere e muoiono quando sono anziani. Ma nessuno sa il momento della propria morte. Una cosa certa è che noi possiamo rendere speciale ogni giorno che viviamo insieme. Io e te stasera ci possiamo coccolare e farci compagnia di fronte a una paura così grande, che hanno tutti. Possiamo dire una preghiera a Gesù perché ci protegga a lungo e ci aiuti a volerci bene. Lui ha detto che dopo la morte ci ritroveremo tutti insieme in cielo. Noi saremo mamma e figlio per sempre”.

Lui ha continuato a piangere. La fede è un passo faticoso. Io l’ho abbracciato e per molti giorni abbiamo continuato a parlare di questa sua paura, finché gli è venuta voglia di parlare di altro.

Il silenzio e la superstizione non tengono lontano la paura.

Ringrazio tutti i lettori di questo blog e le mamme che hanno scritto: la loro testimonianza mi commuove e mi riempie di nuovo slancio. Continuate a raccontarvi (aspettiamo anche qualche papà).

Pubblicato il 15 giugno 2010 - Commenti (1)
04
giu

Quando papà e mamma litigano

Vi capita di litigare con vostro marito o con il vostro compagno? Vi ritrovate a urlare, a perdere il controllo, a farvi travolgere dalla rabbia? E i vostri figli dove sono quando questo avviene? Cosa succede nella mente dei bambini quando vedono papà e mamma discutere animatamente? Da piccola mi capitava di fingere di dormire mentre i miei litigavano nella stanza accanto, così che, ai loro problemi, non si aggiungesse la preoccupazione per una figlia che soffriva nel sentirli. Col tempo ho capito che le mie simulazioni erano inutili, loro non si sarebbero accorti di nulla comunque. E perché? Il bisogno di attaccare e di difendersi a volte viene prima di tutto, prima anche del proteggere i propri figli da esperienze dolorose. Se una moglie o un marito non hanno fiducia totale nel proprio partner, il litigio non è qualcosa di contingente, legato a un fatto specifico, ma diventa qualcosa di pericoloso, un attacco alla persona: ci si sente minacciati nel profondo, non amati, traditi, derisi, svalutati, etc. sentimenti che generano guerra. Imparare a litigare è un tesoro prezioso per la coppia e per la famiglia. Se ci sentiamo travolti dalle emozioni negative (rabbia, tristezza, gelosia, etc.) è bene non discutere davanti ai figli, rischieremmo di perdere il controllo. I bambini assorbono le tensioni, soffrono nel non saper decidere da che parte schierarsi, si sentono impotenti.

Vorrei condividere con voi le regole di coppia che nel tempo abbiamo stabilito in casa nostra:

1) Ignoro qualsiasi provocazione mio marito dica/faccia nei primi 10 minuti al rientro dal lavoro (la stanchezza fa brutti scherzi).

2) Lui ignora i miei sbotti dopo otto ore di figli no-stop.

3) Vietato insultarsi o mancarsi di rispetto.

4) Quando con le parole non riusciamo a trovare un accordo (ho troppa ragione, come fa a non capirlo?) sfruttiamo il potere del silenzio: ognuno tace e se ne sta da solo, ripensa al perché l’altro è così convinto delle sue idee, cosa ci vuole comunicare, qual è il suo punto di vista. A volte ci si accorge che sotto sotto, qualche ragione ce l’ha anche lui/lei.

5) Ci sono cose che si possono cambiare, altre no. È meglio litigare sulle prime.

Questi sono i frutti della nostra esperienza, non molto, ma abbastanza per mantenere le discussioni entro certi paletti. Se avete voglia, raccontateci come gestite i conflitti nella vostra coppia.
Buona settimana.

Per chi vuole, ecco a seguire un breve estratto da un racconto di Natalia Ginzburg su cosa i bambini pensano mentre assistono ai litigi dei genitori.

Pubblicato il 04 giugno 2010 - Commenti (2)
04
giu

I litigi raccontati dalla Ginzburg

«Succede che siamo soli e assorti in un gioco, e d'improvviso s'alzano nella casa quelle voci di collera: seguitiamo meccanicamente a giocare, a conficcare sassi ed erbe in un mucchietto di terra per fare una collina: ma intanto non ce ne importa più niente di quella collina, sentiamo che non potremo essere felici finché la pace non sarà tornata in casa; le porte sbattono e noi sussultiamo; parole rabbiose volano da una stanza all'altra, parole incomprensibili per noi, non cerchiamo di capirle né di scoprire le ragioni oscure che le hanno dettate, confusamente pensiamo che dovrà trattarsi di ragioni orribili: tutto l'assurdo mistero degli adulti pesa su di noi. …Tante volte abbiamo, con noi un amico venuto a giocare, facciamo con lui una collina, e una porta sbattuta ci dice che è finita la pace; ardendo di vergogna, fingiamo d'interessarci moltissimo alla collina, ci sforziamo di distrarre l'attenzione del nostro amico da quelle voci selvagge che risuonano per la casa: con le mani diventate a un tratto molli e stanche, conficchiamo accuratamente dei legnetti nel mucchio di terra… (N.Ginzburg, I rapporti umani, Tratto da: Le piccole virtù. Einaudi, Torino, 1962.)

Pubblicato il 04 giugno 2010 - Commenti (0)
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