Don Sciortino

di Barbara Tamborini

Barbara Tamborini, psicopedagogista, autrice di libri sull'educazione. Ha 4 figli.

 
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Parlare della morte

“Adesso non voglio più sentire una parola. È tardi, devi dormire!”
 “Mamma, una cosa ancora… ma quando muori mi lasci una cosa che hai preparato per me?”
“Eh?... … Cosa hai detto P. (5 anni)?”
“Il Paolo (un parente da cui i bambini sono stati ospiti a pranzo nelle vacanze di Natale) ci ha detto che la sua mamma ha scritto su una pallina dell’albero – Per Paolo dalla tua mamma – e lui adesso ce l’ha ancora quella pallina, ce l’ha fatta vedere. Una pallina bellissima, d’oro”.
“Ah però, che bella storia…”.
“Mamma, me la fai anche per me prima che muori?”
“Eeeemmhh……Ok. Adesso dormi… Subito! Non voglio più sentire una parola”.

Sono tornata in camera da letto un po’ frastornata. Ho detto a P. che si può fare ma nella pancia sento che l’argomento crea un certo turbamento. Quando lo devo fare? Devo scendere in pantofole a recuperare una pallina tra quelle appena riposte nel garage? Posso aspettare domani? Devo cercare qualche svendita di palline nuove? La faccio firmare anche dal papà? O aspetto… forse l’ha detto così, forse si dimentica… Sarà il caso di prepararne una per ogni figlio onde evitare che al dolore per la dipartita si scateni anche una lotta fratricida.
Per tutti i genitori è una scoperta piuttosto inevitabile prendere atto della facilità con cui i bambini sanno e vogliono parlare della morte. Noi adulti scantoniamo e loro insistono, chiedono, fanno supposizioni fino a che, di fronte alle nostre reazioni smarrite, imparano che di alcune cose è meglio non parlare. Se però i figli trovano genitori sereni, che con la morte magari ci litigano ma non la ignorano, allora le paure possono essere raccontate, ripetute e poi addomesticate.

Un bellissimo libro sul parlare della morte coi bambini, avvincente e commuovente come un romanzo, è Così è la vita. Imparare a dirsi addio (di Concita De Gregorio). Sulla copertina c’è una fascetta che dice: “Ora che so tutto su come si sono estinti i dinosauri, posso sapere anche come è morto mio nonno?”. Geniale! Ecco una breve testimonianza estratta dal libro: “Giovanni aveva dieci anni quando è morta la sua mamma. La sera prima lo hanno portato a dormire da una zia, quando è tornato a casa gli hanno detto che la mamma era partita per un viaggio molto lungo. Lui l’ha aspettata… all’inizio dell’estate, suo padre e le zie gli hanno annunciato: da domani ci trasferiamo in campagna e lì troverai una bellissima sorpresa. “Ero felice, il giorno più felice della mia vita – mi racconta oggi che sono passati quarant’anni…- ero sicuro, ma proprio certo che la sorpresa fosse mia madre che era tornata e mi aspettava lì. Mi sono lavato, pettinato, profumato e vestito per lei… Quando siamo arrivati, dopo molte ore, nella vecchia casa di campagna mio padre prima ancora di entrare mi ha accompagnato al granaio, forse lei era lì dentro? Dietro un albero, forse lei era lì dietro? Poi mi ha detto chiudi gli occhi e quando li ho riaperti mi ha mostrato il regalo. Era una bicicletta”.

Ora scusate ma devo andare a cercare delle palle di Natale. Delle palle piene di vita che sarà bellissimo posizionare insieme sull’albero il più a lungo possibile. E voi come riuscite a parlare della morte con i vostri figli? Che domande vi fanno? Vi è capitato di trovarvi in difficoltà? Alcuni tra quelli che leggeranno avranno magari vissuto da vicino un lutto. A loro va il nostro affetto sincero e se hanno le parole per raccontarci la loro storia, la conserveremo come una memoria preziosa. Buona settimana.  

Pubblicato il 25 gennaio 2012 - Commenti (1)
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Una giornata al museo

“Mamma, io ci vado comunque!”
“Certo tesoro, però se ti senti male me lo devi dire…”.
“Sto bene. È solo che ho bevuto il tè in fretta… mi è tornato su…”
“Credo che avremmo qualche problema se vomiti sulle macchine di Leonardo”.
A. (8 anni) è in bagno con la mano davanti alla bocca.
“Portiamo in macchina una bacinella… per sicurezza, ma adesso andiamo… ci stanno aspettando”.
Facciamo il giro della città per recuperare le altre amiche e partiamo per una giornata speciale. Lo sapevate che essere alto per un sommergibilista del Toti non era un vantaggio? E che per molti giorni ventisei uomini vivevano sott’acqua nello spazio di un monolocale con un unico wc e un solo lavandino?
“Chissà che puzza!”
La guida sorride: “Si dice che fumassero anche”.
Un’altra guida ci accompagna nella mostra temporanea su Archimede: “Sapete che un giorno, mentre Archimede si stava facendo il bagno” - lui non abitava in un sommergibile - “e rifletteva sulla teoria del peso dei corpi nell’acqua, tutto d’un colpo, è saltato fuori pazzo di gioia per l’idea che gli era venuta e si è messo a correre per Siracusa gridando Eureka?”
“Nudo?”
“Proprio così!”
“Mamma, ma era pazzo!”
Una gita al Museo della Scienza e della Tecnologia di Milano è un’avventura per tutta la famiglia. Per tutti c’è da vedere, da toccare, da provare… ognuno col suo passo.
“Giura che il pile è fatto con un filo ottenuto dalle bottiglie di plastica?”
“Giuro”
“E perché lo fanno pagare se è fatto di immondizia?”
Abbiamo visitato la mostra temporanea Buon Appetito. L’alimentazione in tutti i sensi, aperto fino a giugno. Sapete quanto movimento serve per bruciare le calorie di una patatina del sacchetto? Ci siamo sfidati con dei pedali a mano per smaltire cibi diversi… mia figlia a casa ha detto a suo fratello:
“Non ti fai idea di che fatica si fa per una singola patatina!
 Le bambine ci hanno tirato dentro alle cabine del telefono a gettoni: - Cos’è questa?
Una navicella spaziale? Ci sono mille buone ragioni per andare in gita a un museo della scienza e della tecnica, perché un è conto dire che il suono della voce muove l’aria, altro è veder ballare dei chicchi di riso mentre un gruppo di dieci bambini urla a squarciagola. Scoprire la materia delle idee, renderla visibile, analizzabile e quindi comprensibile. E poi i tanti laboratori a cui il biglietto del museo dà accesso: quello delle bolle di sapone, quelli sull’elettricità, sui sensi, sulle nano tecnologie, etc. Piccoli e grandi possono mettere le mani in pasta. E noi le abbiamo messe anche nel gesso, diventando piccoli scalpellini del Duomo per un’ora: “Mamma è il giorno più specialissimo!”
Le guide sono molto appassionate e soprattutto entusiaste nell’interagire coi bambini. Improvvisavano racconti, scenette e dibattiti per rendere interessanti e comprensibili concetti complessi. Un’alternativa ai parchi divertimenti, forse un po’ meno adrenalinico ma di certo non meno interessante!

Se volete saperne di più su tutti i laboratori e gli eventi in programma consultate il sito del museo. Raccontateci un’esperienza speciale che avete fatto coi vostri bambini, una gita, una meta che volete consigliare agli altri genitori. Aspetto i vostri consigli e racconti! Buona settimana.

Pubblicato il 18 gennaio 2012 - Commenti (2)
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La ripresa

“Hai preparato la cartella?”
“Mamma mi provi la lezione?”
“Devi ancora farti la doccia?”
“Perché stasera non possiamo più vedere un film tutti insieme?”
“Io non ho sonno, voglio giocare ancora”.
“Non riesco a ritrovare il libro di lettura… chi me l’ha preso?”
“Io non voglio andare alla scuola materna perché tutti mi prendono in giro!”
“Io voio andale alla cuola ma viene anche mamma”.
“Mi serve una matita H3... e adesso come faccio se non c’è in casa?”
“Cosa mi metti per merenda… ti prego non dirmi frutta!”
“Mamma, vieni. Quando ci sono ancora vacanze?”
“Ops! Nello zaino ho trovato un arancio!”

Alle 23 riusciamo a spegnere le luci anche se C. (3 anni) va avanti a cantare la Bella lavanderia ancora per parecchio. Che bilancio fare di queste vacanze? Quanto tempo siamo riusciti a passare insieme, quante cose belle abbiamo fatto con i nostri figli e con i nostri compagni? La cosa più bella per me è stata camminare tutti insieme. Costringere, perché altrimenti avrebbero di certo preferito il divano o la tv, i nostri figli a uscire di casa per esplorare un territorio, una salita o una discesa. Abbiamo passeggiato nelle terre della Lunigiana, colpite di recente dall’alluvione, abbiamo visto le tracce del disastro ad Aulla, il fango accumulato, le macchine distrutte, i negozi ancora chiusi.

I nostri bambini hanno fatto un sacco di domande, hanno voluto sapere in cosa può trasformarsi un corso d’acqua che ora appare così innocuo. Siamo saliti in cima al Sacro Monte di Varese, quattordici cappelle per circa 2 Km di salita per uno itinerari più belli della nostra provincia. “Mamma, ma cosa c’è di bello in questa salita?” Ci ha chiesto J. (11 anni) ai primi tornanti “è tutto sempre uguale”. Poi abbiamo camminato, arrancato, per poi scattare e vedere chi riusciva ad arrivare per primo in cima a una rampa molto ripida di gradini. E abbiamo aspettato C. con il suo passo corto che è arrivato però fino in cima. E poi dopo poco la discesa ripida, senza funicolare, anche se i nostri figli avrebbero voluto tanto usare quella scorciatoia.

Camminare tutti insieme in casa nostra non è un desiderio che ci accomuna. È piuttosto una fissa dei grandi che i nostri figli tollerano, un’esperienza nella quale qualche volta si lasciano coinvolgere. Il risultato è sempre esaltate, almeno per me e mio marito: parliamo di un sacco di cose, ridiamo, facciamo giochi, cantiamo… “Certo che mamma quando si rientra a casa dopo una bella passeggiata al freddo ci si sente proprio bene!” A. (8 anni) “Tra tutte le passeggiate che fanno schifo, questa era pochissimo brutta ma tantissimo la più bella” P. (5 anni). “Bello!” “Ti è piaciuto il giro che abbiamo fatto?” “Bello che siamo arrivati a casa così posso sentirmi la partita… Però è stato bello anche il giro… basta che non ti metti subito in testa di farne un altro!” J. (11)  Ognuno ha il suo modo di esprimere il senso di appartenenza alla famiglia che il camminare insieme ci regala. Ora non resta che rimetterci in movimento per controllare che tutti siamo ben coperti.

La ripresa è ormai ufficiale! E voi come avete passato questi giorni di festa? Che momenti particolari avete vissuto in famiglia? Quali sono state le esperienze, i fatti o le emozioni che vi hanno fatto sentire uniti? E che fatiche siete stati costretti ad affrontare? Aspetto i vostri racconti. Buona ripresa a tutti!

Pubblicato il 12 gennaio 2012 - Commenti (3)
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