Don Sciortino

di Barbara Tamborini

Barbara Tamborini, psicopedagogista, autrice di libri sull'educazione. Ha 4 figli.

 
23
feb

Bugia o verità?

Lara (6 anni): «Mamma, esiste Babbo Natale?».
Matteo (5 anni): «Papà, un bambino può morire quando è ancora piccolo?».
Paolo (7 anni): «Ho messo il dentino che mi è caduto sul comodino; dici che il topolino mi porterà i soldini?».
Stefano (8 anni): «Ma anche tu e il papà fate l’amore? Quando e dove lo fate?».
Luca (6 anni): «Fabio mi ha detto che sono gay, cosa vuol dire?».
Maria (5 anni): «Quando uno muore dove va?».
Riccardo (4 anni): «La befana mi porterà il carbone?».
Alice (4 anni): «Mamma, butti la polverina per fare i sogni belli?».
Bea (9 anni): «Come nascono i bambini?».
Tommaso (5 anni): «Perchè quella signora sta lì in strada vicino al fuoco?».

Le parole di Maria Grazia (commento al messaggio del 17 febbraio) mi hanno fatto riflettere. Le bugie, nell’arte dell’educare che ciascun genitore prova a esercitare con i propri figli, sono sempre qualcosa da evitare? Questa domanda mi sembra molto stimolante perché ci aiuta a riflettere sulle parole che usiamo per dare risposta alle tante domande che i nostri figli ci pongono. Prendo spunto dalla risposta che il padre ha dato a Tommaso: «Perché ha freddo, così si riscalda». Tommaso ha quindi concluso: «Allora portiamola a casa nostra, così non ha più freddo!».

Ci sono verità che è importante non nascondere, ricercando parole a misura di bambino, avviare l’incontro con la verità piena. Tutte le domande sulla sessualità, sulla vita e sulla morte, meritano risposte vere. A Tommaso, il padre avrebbe potuto dire: «Quella donna offre il suo amore per soldi. Di solito un uomo e una donna stanno insieme perché si conoscono e si piacciono e decidono di volersi bene e prendersi cura uno dell’altro, un po’ come fanno la mamma e il papà. Purtroppo però ci sono persone che pagano per avere questo e persone che vendono il loro amore per soldi». «Ma povera! Perché lo fa?». Da qui si apre la possibilità di un dialogo che aiuta a costruire significati su ciò che ci circonda.

Lo stesso papà può però travestirsi da Babbo Natale, aiutare il suo bambino a preparare il fieno per le renne e il latte davanti al camino, oppure andare di notte a mettere una monetina a fianco del dentino caduto. Facendo questo sta mentendo a suo figlio? Direi proprio di no, lo sta solo aiutando a coltivare una magia che presto lui stesso saprà ridimensionare, ma che per ora lo rende felice e lo aiuta a sognare. E alla domanda di Stefano cosa rispondere? «Sì, anche io e papà facciamo l’amore, ma dove e quando è una cosa privata, nostra. Fare l’amore è qualcosa di molto personale nella vita dei grandi, quindi non ti posso rispondere. Posso solo dirti che quando sarai grande scoprirai anche tu questo meraviglioso modo di volersi bene. Alcuni genitori mi hanno raccontato che, a notte fonda, quando i figli dormivano beatamente e loro si ritagliavano un momento d’intimità a porta chiusa, improvvisamente hanno sentito bussare». A un bambino di 6 anni che chiede «Come mai la porta era chiusa? Cosa stavate facendo?», è meglio rispondere: «Stavamo facendo l’amore» oppure «Dormendo. Ci siamo dimenticati la porta chiusa».

Cosa serve di più al bambino, la verità o la bugia? Aspetto le vostre riflessioni. Un caro saluto a tutti.

Pubblicato il 23 febbraio 2011 - Commenti (0)
17
feb

Bugie per fare l'amore

È sabato o domenica pomeriggio e siete tutti a casa. Al vostro compagno brilla una luce speciale negli occhi, intuite dire che potrebbe essere il momento giusto per stare un po’ insieme dopo una settimana di corse frenetiche e stress. Sentite il desiderio irrefrenabile di mettere una musica soft, accendere candele e incensi, riempire la vasca e mettervi qualcosa di carino addosso. Peccato che non siete soli: i vostri figli adorano spegnere le candele, la vasca è invasa dai giochini e il pizzo vi scatena un prurito irrefrenabile. Forse è meglio abbassare il tiro e accontentarsi di un po’ di privacy nella propria stanza. Ma cosa dire ai figli (tanti o pochi che siano) perché si tengano lontani dalla camera dei grandi? A volte un cartone animato non basta a trattenerli lontani e per non rischiare meglio chiarire bene il concetto.
In questo caso sono ammesse bugie a fin di bene… è troppo importante che mamma e papà continuino a volersi bene e quindi ecco alcune idee:

1.   “Mamma e papà vanno di là a fare il cambio degli armadi. Dobbiamo tirare fuori tutto per fare ordine e pulire gli scaffali. Cosa preferite: stare qui a guardare il cartone (o a giocare in cortile) o venire con noi a spostare maglioni, spolverare, riordinare i cassetti, etc.?” Con buone probabilità sceglieranno la prima possibilità. “Bene, allora non potete venire di là perché altrimenti pestate i vestiti per terra e mamma e papà si arrabbiano. Vi diciamo noi quando abbiamo finito. Questa scusa si può utilizzare al massimo due volte per stagione.
2.    “La mamma ha molto sonno perché stanotte ha riposato poco. Se adesso ci fate dormire un’oretta stasera invitiamo a cena… (una famiglia amica con figli), altrimenti mi sa che dobbiamo tutti andare a letto presto!”
3.   “Papà deve smontare in camera una presa della corrente. Ci sono i fili che danno la scossa in giro e non dovete assolutamente venire di là perché è pericoloso.
4.   “Papà (o mamma) deve fare una telefonata di lavoro molto importante con dei colleghi di un’azienda russa. La telefonata deve essere registrata e non ci possono essere interruzioni quindi non dovete assolutamente venire di là o fare rumore. Chiaro?!” Se pensate ci sia bisogno di rinforzare la cosa potete aggiungere che se la telefonata non andrà a buon fine papà dovrà partire per una settimana in Russia. Se pensate che una settimana senza papà possa solleticare qualche fantasia di trasgressione, potete dire che i russi verranno una settimana a casa nostra e si dovrà cucinare solo minestra russa fredda di carne e verdure.

Avvertenze: non ripetere per troppe volte consecutive, potrebbero generare percezioni distorte della realtà. Tenete le candele e l’incenso per quando miracolosamente i vostri figli saranno tutti fuori da qualche amichetto. In ogni caso chiudete la porta a chiave!
 
E voi, come conciliate la vostra intimità di coppia con i ritmi frenetici della famiglia? Riuscite a ritagliarvi dei momenti per voi anche quando i figli sono in casa? Che importanza date a questa dimensione per la tenuta della vostra coppia? Aspetto i vostri pensieri e nuove bugie d’amore. Grazie per i vostri contributi, è bello leggervi!

Pubblicato il 17 febbraio 2011 - Commenti (4)
10
feb

I bambini come vanno nella pancia della mamma?

Alice (7 anni): «Ma come fanno i bambini a entrare nella pancia della mamma?».
«Eh? Tu non stavi facendo matematica?”
A: «Sì, però lo vorrei sapere… tu mi hai detto come escono ma non ho capito come ci entrano».
«Mi fai davvero una bella domanda e proverò a risponderti anche se non è facile trovare le parole giuste. Tu cosa pensi?».
A: «Se te lo chiedo è perché non lo so».
«Allora, perché nasca un bambino si devono incontrare l’ovulo della mamma e il semino del papà. Quando questo succede si crea una nuova cellula così piena di vita che non smette mai di moltiplicarsi. Così si forma il bambino nella pancia. Ma resta da capire come la cellula uovo incontra il seme…».
A: «Ho sentito dei miei compagni che dicevano una parola…».
«Dimmela, magari ci aiuta a capire».
A: «No. Mi vergogno a dirla… quando la dicono loro ridono sempre».
«Alla mamma puoi dire qualsiasi parola, la mamma queste cose le sa tutte e non si spaventa di niente».
A: «E non mi sgridi?».
«Perché dovrei farlo?».
A: «Sesso. Chiedevano a tutti - Vuoi fare sesso? - e ridevano».
«Effettivamente questa parola c’entra molto con quello che stiamo dicendo, anche se credo che i tuoi compagni la stiano usando senza conoscerne bene il significato. Per fare un bambino servono un papà e una mamma che si vogliono bene, questo è il primo ingrediente, quello più importante. Quando un uomo e una donna si amano, hanno voglia di farsi delle coccole speciali, vogliono dirsi con tutto il corpo quanto si vogliono bene. Si danno baci sulla bocca, abbracci, e in particolari momenti, quando sono da soli dove nessuno li vede, hanno voglia di stare molto vicini con tutto il corpo magari anche senza vestiti».
A: «Tutti nudi?».
«Proprio così».
A: «Che schifo!».
«È normale che tu dica così adesso che sei piccola, questa è infatti una cosa da grandi, che nessun bambino fa. Quando crescerai però capirai invece che questo è qualcosa di meraviglioso, un modo bellissimo per rendere speciale e forte l’amore tra un uomo e una donna».
A: «E cosa c’entra il sesso?».
«In questi abbracci tutte le parti del corpo s’incontrano, anche gli organi genitali ed è così che il seme entra nella pancia della mamma dove è pronto all’appuntamento l’ovulo. Questa unione tra chi si ama vuol dire fare l’amore. Fare sesso vuol dire di fatto la stessa cosa ma voglio farti una domanda: a te piace più pensare di essere nata da due genitori che fanno l’amore o da due che fanno sesso?».
A: «Mamma, ma quindi anche voi avete fatto quella cosa lì?».
«Certo. Ma non mi hai risposto».
A: «Fare l’amore mi sembra più bello, non viene da ridere a dirlo».
«Sei proprio una bambina intelligente! Direi che per oggi abbiamo detto abbastanza».
A: «Lo penso anch’io. Mi è venuta voglia di fare matematica».

E voi? Quali e quante parole avete detto con i vostri figli per parlare di sessualità? Quali domande vi hanno fatto? Quando pensate sia il momento giusto per parlare di queste cose? Mi piacerebbe aprire un dibattito con voi per trovare insieme le parole che costruiranno gli adulti di domani. Un caro saluto a tutti.

Pubblicato il 10 febbraio 2011 - Commenti (4)
07
feb

Quando fanno i prepotenti con i nostri figli

Risposta ai messaggi di Anna e Serena del 2 febbraio

Anna, sappi che il tuo sentire è condiviso da buona parte delle mamme del mondo: l’istinto naturale nel proteggere i figli e la paura che qualcuno possa farli soffrire. Con il primo figlio ho sentito molto la tua stessa apprensione: J a 2 o 3 anni, non era violento, non strappava di mano niente, non spingeva, ma spesso subiva questo trattamento da altri bambini incontrati casualmente al parco giochi, in ludoteca, etc. Due pensieri mi hanno aiutato a superare questa fase senza incenerire nessun potenziale nano-nemico: ero felice che J non fosse manesco, ho iniziato a vedere questa sua apparente sconfitta come il modo che lui sceglieva per affrontare lo scontro; certo si lamentava, ma alla fine, pur potendolo fare, rinunciava ad usare gli stessi modi aggressivi per ottenere qualcosa. Lui sceglieva di non usare le mani.

Il secondo pensiero è che i bambini, in genere, hanno molte risorse per affrontare queste situazioni critiche, il nostro ruolo può essere quello di fare il primo passo. Se un bambino ruba al parco la palla a mio figlio molto probabilmente è perché ha voglia di giocare. «Se vuoi giocare con la palla, non devi rubarla, altrimenti J. piange e il gioco non è più bello. Se vieni qui con noi giochiamo insieme. Io tiro la palla una volta a te e una a J. e voi provate a fare goal». Vi garantisco al 100% che non vorranno più smettere di giocare con voi e forse dopo un po’ riusciranno a giocare anche tra loro da soli. La pace mette radici quando tutti si sentono protagonisti e i genitori possono fare molto sia con i propri figli che con quelli degli altri. Vedere l’aggressore di nostro figlio come un bambino che ha voglia di giocare ma non sa trovare i modi giusti per farlo capire, può aiutarci a trasformare un sopruso in un incontro. Tieni duro Anna, vedrai che tuo figlio, con te a fianco, saprà trovare il modo di affrontare le ingiustizie.

Mi piace molto l’immagine di Serena: «La famiglia nutrita da una linfa che tutti i cuori devono produrre costantemente per non andare in riserva». Se teniamo la metafora dell’albero, gli elementi buoni (le parole e gli esempi) che vengono da fuori sono assunti e trasformati al proprio interno, quelli dannosi, possono danneggiare la pianta, ma se le radici sono salde, non sarà facile intaccare la linfa vitale che scorre dentro di essa. Certo occorre tenere alta la guardia, fare tutto il possibile per mantenersi in salute, su tutti i fronti. Mi sembra di capire dalle tue parole che sei sulla buona strada. Buon viaggio

Pubblicato il 07 febbraio 2011 - Commenti (1)
02
feb

Come apprendono i nostri figli

P. (4 anni) è sull’altalena. “Papà mi spingi?” “Ancora! Voglio andare più forte!” “Mi sono fermato… spingimi ancora! Dai più in alto…”
“Prova a spingerti da solo”.
P: “Non ci riesco!”
“Guarda come fa tua sorella, avanti e indietro”
Lui muove le gambe in su e in giù, senza effetti.
“Prima avanti e poi indietro”. Niente.
“Devi spingerti con il sederino…”
Lui lo guarda pensieroso, aggrotta la fronte, poi spinge, la testa e il busto vanno indietro, d’istinto stringe le mani sulla catena, allunga i piedi in avanti… e va in su, ci riesce, è la sua prima vera spinta. Lo capisce subito. Ride: “Papà, quasi cadevo indietro…”
“Ce l’hai fatta, è quello il movimento giusto, per questo devi tenerti stretto con le mani!” Ci riprova, una, due, dieci volte. Ci guarda sorridente e non si ferma mai, oscilla sempre più alto.
“Mi spingo da solo! Ho imparato!”.
Evviva, d’ora in poi al parco potrò starmene seduta a leggere mentre lui fa da sé.
Perché c’è voluto così tanto tempo prima che ci riuscisse? Ho provato a spiegarglielo decine di volte, senza successo, non riuscivamo ad intenderci.

L’intuizione, per accendersi, ha bisogno di parole appropriate al momento giusto. Prima sono solo suoni vuoti. Così è per chi impara ad andare in bicicletta, a fare i primi passi, a fischiare, ad allacciare le stringhe, a fare la pipì sul vasino, etc. quegli apprendimenti che necessitano di un’illuminazione, di un salto qualitativo, di una piccola creazione. Sono scoperte che demarcano un prima e un dopo e che generano uno spazio più o meno ampio per sperimentare tante nuove azioni. È un po’ come indossare un nuovo paio di occhiali che trasforma quello che vediamo e le nostre possibilità di muoverci in quell’ambiente rinnovato.

La vita è un susseguirsi di piccole creazioni. Per anni non capisco perché mio marito s’irrigidisce quando un figlio cade e si sporca, cosa sarà mai? Perché si deve così innervosire? Poi mi si aprono gli occhi: mi accorgo che non sa dove mettere le mani, non riesce ad affrontare la situazione. L’ho capito solo ora, fino a ieri per me la sua era solo poca pazienza, da ora vedo anche una richiesta di aiuto. Non è divertente come imparare ad andare sull’altalena, ma anche questo serve, se si vuole mantenere in movimento la coppia.

E voi come accompagnate i vostri figli nei loro apprendimenti? Cosa deve fare un genitore per stimolare e sostenere le intuizioni dei bambini? Raccontateci quello che avete osservato nei vostri figli, le loro prime volte importanti. E voi mamme e papà, quali illuminazioni vi hanno aiutato a diventare genitori o persone migliori? Aspetto i vostri racconti. Buona settimana!    

Pubblicato il 02 febbraio 2011 - Commenti (5)
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