Don Sciortino

di Barbara Tamborini

Barbara Tamborini, psicopedagogista, autrice di libri sull'educazione. Ha 4 figli.

 
23
nov

Ci sono papa’…

Ci sono papà che si prendono un giorno di ferie per accompagnare la propria moglie a ogni ecografia
Ci sono papà che quando escono di casa stanno tutti meglio
Ci sono papà che contemplano un figlio in croce e sperano che quei chiodi aprano all’eternità
Ci sono papà che insegnano alle mamme che certe volte i figli non hanno bisogno di carezze
Ci sono papà che viaggiano di notte per arrivare in tempo al cancello della scuola
Ci sono papà che piangono perché vorrebbero essere diversi
Ci sono papà che a un figlio che ha preso nove in geografia gli raccontano quanto loro erano bravi
Ci sono papà che cercano sempre di stare fuori casa e quando rientrano hanno le mani piene di regali
Ci sono papà che non sono più mariti e soffrono lontano dai loro figli
Ci sono papà a cui raccontare un errore richiede troppo coraggio
Ci sono papà che non ridono mai e altri che non sanno far altro che ridere
Ci sono papà che con le mani sono capaci di sistemare tutto ma con le parole sono sempre a disagio
Ci sono papà con cui parlare di tutto e dopo ci si sente sfiniti ma felici
Ci sono papà che non mollano la fune perché vogliono allenare i muscoli di chi sta crescendo
Ci sono papà che sono a casa dalla mattina alla sera e davanti allo specchio non alzano lo sguardo
Ci sono papà che volano sugli aerei ma hanno i piedi ben saldi per terra
Ci sono papà che rendono le mamme migliori
Ci sono papà che non alzano mai la voce ma sanno farsi ascoltare
Ci sono papà che dovrebbero tenere le mani a posto
Ci sono papà che non si tirano mai indietro quando c’è da lottare, nemmeno sul tappeto di casa
Ci sono papà che darebbero la vita per la famiglia e alcuni che l’hanno data
Ci sono papà che non riescono a rinunciare ai loro diritti perché sono giusti

E poi… voi che papà siete? O che papà avete avuto? O che papà osservate attorno a voi?

Raccontateceli tutti in questo elenco che non finisce mai. Un caro saluto a tutti.  

Pubblicato il 23 novembre 2012 - Commenti (0)
14
nov

Il potere creativo di un "no"

Mi capita spesso di restare meravigliata di fronte a una semplice evidenza: quando i genitori contrastano i desideri di onnipotenza rivendicati dai figli, questi si arrabbiano. Elementare Watson, direbbe Holmes, è ovvio che un "NO" è difficile da digerire.
Eppure, tutte le volte, la reazione istintiva di mamma accende il dubbio: forse sto sbagliando qualcosa, sto esagerando, forse pretendo troppo…

Sentiamo la delusione e la rabbia dei nostri piccoli cuccioli e l’impulso è quelli di toglierli da quella situazione, evitare loro una frustrazione dolorosa. Mio figlio per la S.Cresima ha ricevuto parecchi regali, tra cui una discreta sommetta. Il patto era quello di dare una quota in beneficienza e di comprare il ping pong. Questo però è arrivato a sorpresa in dono.

“Allora compriamo la Play 3”
“Non so se vogliamo farlo. Hai già la Wii e il Ds”
“Ma per Fifa13 la Play è tutta un’altra cosa”.
“Ci giochi quando vai a casa dei tuoi amici. Ci sembri un po’ troppo preso dai videogiochi”. Lui si arrabbia: “Quei soldi li hanno dati a me. Sono miei. Non è giusto che non me li fate usare come voglio. Io ho detto a tutti che volevo comprarmi la Play”.

Abbiamo parlato a lungo su che decisione prendere: lui sostenendo i suoi desideri, noi argomentando i nostri rifiuti. Alla fine però non si scappa, bisogna pagare il conto, prendersi la responsabilità come genitori di sostenere una decisione e andare fino in fondo, violando l’alleanza tra genitori e figli e impugnando il timone. La contrattazione permette di fare un pezzo di strada insieme, poi i genitori restano da soli a fare il loro mestiere. “Abbiamo deciso: la Play non si compra. Punto”.

“Mamma mi compri la pallina” siete a una festa di compleanno in uno degli infiniti spazi gioco di cui sono piene le città. Dopo aver giocato, corso, mangiato e cantato vostro figlio inizia a tirarvi per la gonna supplicandovi di dargli un euro. Vuole prendere una pallina o fare un giro in giostra o fare una partita con il braccio metallico acchiappa peluche. Avete dedicato tutto il pomeriggio ad accompagnarlo alla festa mentre a casa vi aspettano mille lavori lasciati in sospeso. Provate a spiegare che non avete intenzione di dargli quel soldino perché c’è già stato tanto, forse anche troppo. Eppure lui si mette a urlare, piange disperato, si butta a terra. Le altre mamme imbracciano le loro borsette con la tentazione di venirvi in aiuto offrendo una delle loro monetine. Voi siete combattute tra cedere e tenere duro ma una cosa vi è chiara: tenere duro è molto più faticoso.

“Non ho nessuna intenzione di prenderti la pallina. Adesso ti alzi che è ora di andare. Se non vieni subito di là a mettere le scarpe io vado e stasera niente bagnetto coi giochi”. Voi girate l’angolo senza esitazioni e attendete qualche istante. Avete buone probabilità che il piccolo despota si alzi rapido e corra verso di voi senza più il pensiero della pallina.

Il NO è duro da digerire ma se è sostenuto da un adulto ragionevole  e sicuro dà frutti meravigliosi. L’altra sera abbiamo vietato la mezz’ora quotidiana di videogiochi a J. (12 anni) perché aveva litigato con la sorella. Lui ha protestato per un po’. Poi è andato di là, si è cercato un blocchetto e ha aperto una biblioteca. Ha chiamato a raccolta tutta la famiglia e a turno ci ha fatto scegliere un libro e ha fissato la data di restituzione dello stesso. L’intero processo è durato mezz’ora circa, poi ognuno ha cercato il suo angolo nella casa dove leggere o sfogliare il libro. A volte i NO fanno miracoli.

Raccontateci quando e perché vi è capitato di faticare a sostenere un NO. Che emozioni provate e come reagite quando i figli protestano o si arrabbiano con voi. Cosa osservate nei vostri figli dopo un divieto? Aspettiamo i vostri racconti. Buona giornata a tutti.

Pubblicato il 14 novembre 2012 - Commenti (0)
05
nov

Giocare quando fa freddo

Quante volte te lo devo dire che non voglio vedervi tornare dal parco così puliti?- gridava una mamma … ai suoi bambini. – Ma non c’era dell’erba là per rotolarsi ben bene con i calzoni bianchi nuovi? Cosa cresce a fare allora l’erba, si può sapere? E di terra non ce n’era nel parco? È questo il modo di tornare a casa? Sembrate appena usciti da una lavanderia! Vergognatevi! Guardate che ginocchia candide, sembrano finte! Volete che i vicini pensino che avete le gambe di plastica? O che state sempre in prigione in casa senza uscire mai? O che se uscite state immobili sulle panchine come belle statuine? Cose da matti, non avete nemmeno un graffio, nemmeno mezzo. Nemmeno a cercarlo con la lente di ingrandimento. Nemmeno una sbucciatura. Nemmeno una cicatrice. Di croste poi, neanche l’ombra. Se domani mi tornate in questo stato, così puliti, al parco non vi ci mando più, più, più… INTESI??? CAPITO???

[V.Lamarque, Mettete subito in disordine! Storielle al contrario, Einaudi, 2007]

Un paese tutto al contrario dove in bagno si va a fare la ipip e le televisioni guardano i bambini. Dove i cani portano fuori a guinzaglio i padroni e sul più bello della passeggiata fanno dietro front perché in tv comincia Lilli il Vagabondo o dove i pesci pescano uomini tratti in inganno da monete brillanti attaccate all’amo. Gli spunti offerti da questo libro per parlare con i bambini sono moltissimi. Il mio preferito è quello delle ginocchia pulite. A una conferenza sulla sana alimentazione per i bambini, tenuta da un medico capace di tenere alta l’attenzione del pubblico, ero tornata a casa con molte idee per la testa. Avevo riassunto a figli e marito le cose che mi avevano più colpito. I piccoli mi guardavano inorriditi mentre descrivevo le meraviglie dei chicchi di cereali integrali ma la cosa che ha colpito la loro attenzione è stato l’invito del dottore a valutare lo stato di salute delle ginocchia dei nostri figli. “Se sono sempre pulite e senza graffi c’è qualcosa che non va!” Da allora, capita spesso in estate che i bambini rientrino in casa trionfanti, mostrando ginocchia nere, resistenti a qualsiasi sapone. “Mamma, sei contenta che ho ancora le ginocchia sporche dopo la doccia? Sarà contento quel dottore!”

Io continuo a nutrire qualche dubbio sull’uso del sapone e della spugna, ma in effetti vedere i miei figli sudati e sporchi dopo una giornata di giochi mi riempie il cuore di gioia. In inverno è tutto più complesso: il freddo ci spaventa, tosse e raffreddore sono minacce sempre in agguato e le notti insonni da naso colante fanno paura a tutti.

La domanda corretta da porci però è: Cosa fa meglio alla salute dei nostri figli: tenerli protetti al calduccio di casa o osare, uscire anche quando il tempo è brutto? La ricerca dice che l’aria aperta è il miglio posto per proteggere i bambini. I germi crescono bene al caldo. È sbagliato infatti pensare che il freddo sia la causa dei raffreddori (come ci induce a pensare il nome stesso). È vero il contrario: in inverno ci si ammala di più perché si trascorre più tempo in ambienti chiusi dove si respira aria già respirata da altri e quindi con una concentrazione maggiore di virus e batteri.

Con qualche piccola accortezza (tenere caldi i piedi, evitare gli sbalzi di temperatura, vestirsi a strati così da adeguare in fretta l’abbigliamento) è molto importante che l’organismo dei bambini si abitui fin da piccolo ad adattarsi al freddo, se non rischiamo di crescere figli più vulnerabili.

Le pozzanghere con un paio di stivaletti adatti diventano uno spasso, le castagne e le foglie di mille colori uno spettacolo da non perdere. Il vento, se ci si protegge con una giacca adeguata, può essere l’occasione per far volare un aquilone o semplicemente per correre con un sacchetto di plastica attaccato a una corda e un bastoncino. I più intraprendenti potrebbero costruire un bellissimo pesce volante (cerca le indicazioni su internet alla voce Koi-nobori). Fare una bella passeggiata all’uscita da scuola, anche quando verrebbe più facile per tutti rifugiarsi sotto un plaid sul divano è una sfida da non perdere per grandi e piccoli. Per la neve non c’è bisogno di consigli, le idee per divertirsi non mancano mai.

E voi, con l’arrivo del freddo, quanto state all’aria aperta? Che esperienze avete condiviso con i vostri figli fuori di casa in questi giorni senza scuola? Quanto i vostri bambini sono amici del freddo? E voi? Aspettiamo idee per vivere avventure divertenti sotto zero. Un caro saluto a tutti.

Pubblicato il 05 novembre 2012 - Commenti (0)
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