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Ho paura del terremoto

“Mamma, ma gli zii abitano vicini a dove c’è stato il terremoto?”
“Sì, a circa trenta chilometri”.
“Hanno sentito le scosse?”
“Sì, mi hanno raccontato che cadevano i libri dagli scaffali, si sono svegliati nel cuore della notte, sono usciti sul balcone. Tutti quelli del palazzo erano fuori per capire cosa stava succedendo. Erano molto spaventati. Poi tutto è passato e da loro non ci sono stati danni”.
“Sono riusciti a dormire?”
“Insomma… erano terrorizzati”.
“Ma qui da noi può venire il terremoto?”
“La nostra non è una zona sismica. Non dovrebbe…”
“E le bombe? Ho sentito alla radio… ne hanno messa una fuori da scuola… Melissa è morta, le sue amiche piangevano…”
“È stato un fine settimana drammatico, sono successe cose molto tristi”.
“Posso dormire con voi nel lettone?”

Tanti bambini e ragazzi hanno vissuto in prima persona questi eventi sconvolgenti. Molti di più ne hanno sentito parlare in tv o alla radio. In tutti è cresciuta nel cuore una grande paura per l’imprevedibile, il terrore di trovarsi in una situazione di pericolo nella quale la vita è messa a  rischio. Questo fa molta paura a chi sta crescendo. Di fronte a queste incertezze noi genitori siamo i primi interlocutori, a noi chiedono forza e coraggio, nei nostri occhi cercano una risposta rassicurante alle loro paure. Ma quale verità possiamo regalare per farli crescere tenendo viva la speranza? In questi giorni il primo pensiero va a tutti quei genitori che hanno dovuto difendere la speranza dalle forti scosse che hanno colpito alcune città dell’Emilia, al loro abbraccio saldo, alla gambe che hanno corso per mettere tutti in sicurezza, agli occhi che hanno incoraggiato, alla bocca che ha spiegato, tranquillizzato. Una mamma e un papà pagano un prezzo aggiuntivo di fronte all’emergenza: la responsabilità di difendere la vita di chi è più debole. In quell’istante un padre o una madre fanno sentire la loro presenza, rischiano tutto per salvare. A questi figli resta il terrore del terremoto mischiato al ricordo della prova d’amore dei loro genitori.  L’imprevedibile fa paura a tutti grandi e piccoli e non ci sono risposte semplici. Ci sono risposte che assomigliano a un grande albero, che parte da terra e sfiora il cielo. Risposte all’insù, che fanno alzare lo sguardo in cerca di qualcuno più grande di noi, a cui chiedere conto o a cui affidarsi. Parole che parlano di Dio, o almeno ci provano. E poi ci sono risposte che sfiorano terra, orizzontali come due braccia spalancate che ti corrono incontro, che ti accolgono, come un girotondo di bambini.

Ai nostri ragazzi possiamo regalare queste due risposte. Una verticale: misteriosa, eterna, che nessun terremoto può ferire e che, per chi ha fede, diventa concreta e presente. Un luogo dove portare tutte le paure e le domande e cercare conforto. Una orizzontale: fatta di materia, prossima, che si può toccare, dove ognuno di noi può fare qualcosa per chi si trova in difficoltà. Perché i terremoti nella vita non finiscono mai e hanno mille facce e ogni volta c’è bisogno di un volto amico che ti incoraggia, di una mamma che ti stringe, di un papà che ti protegge, di un biglietto con disegnato un cuore grande. Questa tensione verso chi è in difficoltà ci aiuta ad affrontare il senso di impotenza di fronte all’imprevedibile, a non sentirci solo in balia degli eventi. Ai bambini fa molto bene provare a rendersi utile, fosse anche solo fare un disegno da spedire a chi da giorni dorme in auto per il terremoto. Gesti concreti che annullano le distanze e aiutano a dare parola alle emozioni. Mi piace pensare a queste due risposte come al modo più semplice per parlare del segno di croce ai miei figli: una mano che dall’altro va verso il basso e poi, la stessa mano, che va da destra a sinistra, verso che ci è prossimo.

I vostri figli che domande vi hanno fatto? Che parole e gesti avete condiviso in casa vostra? E probabile che, tra chi legge, qualcuno abbia vissuto in prima persona la paura del terremoto o qualche altro evento drammatico. Come siete riusciti a proteggere e confortare i vostri figli? Che paure sono rimaste nei vostri e nei loro cuori?
Un caro saluto a tutti.

Pubblicato il 23 maggio 2012 - Commenti (2)

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Postato da Antonio da Silva Leite il 24/05/2012 23:48

Complimenti a Barbara Tamborini. Attualissimo il suo articolo "Ho paura del terremoto"! Qui, in Brasile, càpita lo stesso con i bambini delle città che molto spesso soffrono scosse. Lei crede alla profezia asteca del 21/12/2012?

Postato da Antonio da Silva Leite il 24/05/2012 21:49

Spero che a Guastalla non abbia sucesso terremoto e che carissimi smici miei si trovino bene. Qui da noi, in alcune città, succedono frequenti e forti scosse e i bambini vivono in tensione nervosa e fanno le stesse domande dei suoi colleghi penisolari... Non è facile convincerli che tutto è volontà di Dio...

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Barbara Tamborini, psicopedagogista, autrice di libri sull'educazione. Ha 4 figli.

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