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Interazioni virtuali e bambini

Ordino la spesa e discuto con i gassisti on line, cerco le ricette su Internet quando ho ingredienti che non so utilizzare, skypo con qualche amica tutti i giorni o col marito quando è in trasferta, scrivo e ricevo mail piene di messaggi che mi emozionano e mi rendono felice, e poi ci siete voi! Ogni settimana mi piace pensare al messaggio che scriverò e soprattutto adoro leggervi quando scrivete (fatelo in tanti!). Mi dicessero che da domani l’interazione on-line è OFF ci rimarrei male, le mie giornate sarebbero diverse. Però mi resta una domanda in testa per cui fatico a trovare una risposta: l’interazione virtuale migliora le competenze sociali? La domanda vale soprattutto per i più giovani (bambini, preadolescenti, adolescenti): La rete può essere un ambiente dove costruire la propria identità?

Se A. (8 anni) provasse a chattare con le sue compagne del cuore, sono certa che non vorrebbe più smettere di farlo. J. (11 anni) ogni tanto ci prova, a volte gioca o fai i compiti coi suoi amici a distanza e quando capita, non vorrebbe mai finire. Mia nipote (15 anni) è su Facebook e lì ha dato l’annuncio a tutti del suo fidanzamento e, poche settimane dopo, si è lasciata col tipo. Nel frattempo ha trascorso parecchie ore a comunicare gli aggiornamenti. Quando i nostri figli sono pronti per entrare da protagonisti nel mondo delle interazioni on line? Come regolare il percorso verso questa meta? Quanto spazio dare al mondo delle relazioni virtuali? Ogni genitore prova a dare una personale risposta a queste domande e a stabilire di conseguenza i criteri di gestione. L’amica di mia figlia (8 anni) ha un notebook connesso tutto per lei. I suoi genitori credono che sia importante sostenere la familiarizzazione precoce con le nuove tecnologie, competenza professionale per le professioni del futuro,chi lo può negare? In chi sta crescendo la relazione struttura la personalità. Il bambino ogni giorno mette dentro piccoli frammenti di sé dall’esperienze che ha con l’ambiente che lo circonda. Quando rompo per far mangiare frutta e verdura dicendo che fa bene alla salute, so (forse è meglio dire spero) che un giorno i miei figli faranno loro questa consapevolezza. I bambini imparano facendo e poi arrivano i pensieri che diventano sempre più grandi e complessi. Servono adulti e pari con cui fare allenare le proprie competenze emotive: ascoltare, dire quello che sento dentro, arrabbiarsi, mostrare quando si è tristi, farsi consolare, sentire cosa prova l’altro, etc. Un lavoro che dura una vita e una vita spesso non è abbastanza! I nativi digitali, cioè quelli che nascono in quest'era ad alto tasso di tecnologie, sono circondati da ambienti zeppi di strumentazioni informatiche molto accattivanti e uncinanti. Dai video giochi il passo verso l'interazione nella rete è breve. E poi ci sono i social network dove ragazzini sempre più giovani (nonostante il gestore indichi i 13 anni come età limite per l’accesso) mettono in gioco la loro voglia di sentirsi in relazione. La mia idea è questa: le competenze sviluppate nell'interazione virtuale devono poggiarsi su un sufficiente livello di maturità della persona. Ma quando si è sufficientemente maturi? La comunicazione virtuale risveglia bisogni, mette in gioco parti che uno nella vita di tutti i giorni non ha il coraggio di raccontare con le parole. Ciò genera, anche in molti adulti, delle vere e proprie rivoluzioni. Per questi motivi io come genitore metto in secondo piano la cura delle competenze tecnologiche dei miei figli certa che sapranno recuperare in fretta tutti gli arretrati e decido di fare il timer: limito il tempo della virtualità (e delle tecnologie in genere) perché il tempo delle relazioni in presenza sia sovrabbondante. Guai se i nostri figli non si annoiano mai! Bambini e ragazzi devono fare indigestione di relazioni in presenza, sia con adulti sia con i pari. Trovarsi in mille situazioni diverse in cui non si sa cosa fare e solo una buona idea può salvare. Quando mio figlio è sotto stress perché in casa c’è un amico con cui non ha tanta confidenza la prima domanda per uscire dall’impiccio è: “Possiamo giocare alla WII?”

E voi come la pensate? Quali sono le regole di casa vostra? Che esperienza avete delle relazioni on-line? Chi è sicuro nella vita lo sarà anche nella rete ma la rete aiuta a diventare sicuri? Aspetto i vostri messaggi… ovviamente on line! Buona settimana a tutti

Pubblicato il 01 giugno 2012 - Commenti (1)

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Postato da Argonauta54 il 01/06/2012 14:11

I polli che fanno le uova h24. Sono arrivato a questa convinzione, internet è un arma a doppio taglio, dove si miscelano sogni e realtà degli adolescenti, un compito quello della vigilanza delle coppie genitoriali. chi può rallentare lo spamo internettiano è il dialogo, il calore e l'esperienza genitoriale, nel condividere i tempi di internet con la realtà, tutto dipende dalla cultura e la pazienza individuale del genitore. Le devianze psitiche prendono gravi forme di un danno sia agli occhi e poi sull'organismo, per non parlare poi delle chat di fantomatici nomi. Io direi che la foruna di gestire il tutto sta nel mettere un piede nella tecnologia, e uno nella realtà, mondo virtuale, e mondo reale. La costanza premierà i risultati. I geniotri? sono una frizione e un freno, saper gestire i propri fanciulli ancora in erba è molto difficile, la tenacia e la costanza e la creatività alle risposte sono la punta vincente. Purtroppo, precorrere i tempi sulle tecnologie e non saperle usare con dovizia una parte dell'essere umano si anichilisce nella piena solitudine e mancanza di dialogo alll' interno del nucleo famigliare, è un grave compito quello dei genitori, ma se fatto con amore, il cammino e la sua evoluzione diventa meno stressante e paurosa di quello che in effetti è.

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Barbara Tamborini, psicopedagogista, autrice di libri sull'educazione. Ha 4 figli.

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