05
ott
Scuola: fare i compiti
«Hai tempo fino alle sette».
«Sono le tre… mancano quattro ore…».
«Hai molti compiti?».
«Un po'».
«Sai che se non fai in tempo a finire, vai a scuola senza compiti fatti?».
«Uffa! Lo so… quante volte me lo devi dire? Lasciami un po' di relax…».
«Relax… Basta saperlo».
Discorso chiuso. Io taccio e osservo. Lui si sdraia sul divano col suo fumetto preferito. Riemerge dopo 54 minuti. «Ho fame? Posso fare merenda?».
Una fetta di pane e cioccolato e una mela dopo scende in cortile a giocare col pallone. Arriva un mini-vicino richiamato dai colpi della palla che sbattono sul cancellone. «Ciao, entra che facciamo due tiri». 17:12.
«Ho vinto!», mio figlio gira a torso nudo scuotendo la maglietta. 18:00. Mi imbavaglio contro la tentazione di annunciare l'ora esatta.
«Mamma?».
«Eh?». «Che ore sono?». «Le sei». L'amico: «Mi dai la rivincita?». «Al cinque però».
Ricominciano a giocare. Non ce la farà mai, dovevo legarlo alla sedia, questa volta giuro che lo mando a scuola senza compiti…
18:12 «E Marco dov’è?». «È andato a casa. Gli ho detto che dovevo fare i compiti». Si sistema sul tavolo con i quaderni e il libro e inizia a studiare. «Te la posso ripetere?». Lo ascolto mentre taglio i pomodori. 18:40 «Ok, adesso faccio matematica». «Tra poco devo apparecchiare…». 18:58 «Finito!». «Hai fatto tutto?». «Sì. Vado a giocare».
Jacopo è in quinta. Non è sempre andata così. Spesso l'ora limite è stata trasgredita, non è semplice calcolare il tempo di una cosa, soprattutto se vuoi con tutto il cuore che finisca in fretta. Ogni volta abbiamo contrattato la giusta sanzione per poter sforare nei tempi: «Finisci dopo cena ma per tre giorni i compiti li fai appena arrivato a casa».
Genitori TIMER, questa è la dimensione che abbiamo deciso di presidiare. Sostenere i nostri figli perché diventino capaci di gestire il loro tempo tra dovere e piacere. Se sono loro a decidere il QUANDO l'impegno è nettamente superiore. Imparare a progettare un tempo sufficiente e di qualità per fare la fatica che serve, niente di più e niente di meno.
Perché il QUANDO invece del COSA? Perché il cosa è già presidiato dalle insegnanti.
È vero, se leggo che mia figlia (Alice, 7 anni) ha scritto mngiare, perché le "a" ogni tanto spariscono, glielo dico e lei corregge. Quando però sette giorni fa mi ha detto: «Guarda mamma, ho sistemato un tavolino in camera mia, così faccio qui i compiti in santa pace». Io le ho fatto i miei complimenti e da quel giorno non ho più controllato niente. Chissà quante A sono saltate…
Un buon TIMER mi garantisce un risotto al dente. Perché non dovrebbe funzionare coi compiti? Cosa ne pensate? Come va in casa vostra la gestione dei compiti? Che fatiche e che soddisfazioni avete raccolto nella vostra esperienza? Se vi va, raccontate il vostro ruolo di educatori nella gestione dei compiti con una metafora.
Pubblicato il 05 ottobre 2010 - Commenti (1)