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Scuola: mi piaci!

La scuola è iniziata da qualche settimana, è tempo delle ultime code dal cartolaio per le mine 3H o il normografo (di cui ignoravo l’esistenza), di ultimare il rivestimento dei libri, di resistere allo sguardo supplicante di vostro figlio che vi chiede: “Questo lo puoi fare tu?”. E poi ci sono stati i contenitori per le merende, le etichette su tutto, il grembiulino e “Mamma, ti prego, comprami il raccoglitore nuovo!”. Ci sentiamo degli eroi! Anche quest’anno ce l’abbiamo fatta, nostro figlio ha tutto quello che gli serve, magari senza neanche una nota di richiamo. Ci confrontiamo con le altre mamma sulla mensa, sui corsi sportivi, sul catechismo, un gioco di incastri che impegnerà il nostro ingegno per parecchio fino a  che tutto sarà nuovamente a regime e noi potremo dedicare tutte le nostre energie alla sfida più complessa: come aiutare i nostri figli ad appassionarsi alla scuola?

P. (6 anni) venerdì è uscito da scuola con un trofeo: una corda con tutte le vocali ritagliate da lui e decorate con occhi, bocca e braccia. Era orgoglioso soprattutto della sua U per cui ha scelto per l’incavo interno un ritaglio squadrato. Abbiamo appeso il capolavoro in bella vista sul frigo della cucina.

Apprendere significa acquisire conoscenze al fine di uno scopo. Io ogni giorno leggo tutto quello che mi capita sul tema alimentazione perché cerco di preparare piatti sani che non creino rivolte armate nella mia famiglia. Imparare è un processo complesso nel quale si integrano dimensioni quali: MOTIVAZIONE, EMOZIONE, MEMORIA, PENSIERO. Perché ciò avvenga serve un metodo e addomesticare la fatica. Come possiamo noi genitori aiutare i nostri figli nello studio?

Pensare che nostro figlio possa preferire lo studio della storia alla Wii o a una partita di calcio è utopia. Contrattare con nostro figlio che il tempo degli amici, della Wii, del calcio… sia il premio dopo i compiti è una buona mediazione tra piacere e dovere.

Ai genitori è dato il compito di aiutare chi sta crescendo a sentirsi adeguato, capace di rispettare gli impegni. Sostenere i figli nella fatica senza esasperarli, concedere e chiedere tanto, contrattare, fidarsi per poi chiedere conto, puntare alto, fare insieme. Un lavoro quotidiano che richiede tempo e pazienza e tanti sacrifici da entrambe le parti. Scoprire ogni giorno qual è il posto giusto per essere vicini a un figlio: davanti per trainarlo, a fianco per condividere un pensiero, dietro per lasciarlo provare da solo, per lasciarlo anche sbagliare. Farsi ripetere una lezione è un’occasione per condividere i contenuti ma soprattutto l’approccio con cui avvicinarsi al sapere.

Quando J. (12 anni) mi ripete storia, ogni volta gli faccio qualche domanda sui box di approfondimento (non sottolineati). “Quelli non sono da fare!” Io cerco di aprire, lui vuole chiudere. Io gli dico che è sempre utile sapere una cosa in più, lui mi dice che ha altre tre materie da preparare e poi ci sono gli allenamenti. Chi ha ragione?  Nell’approccio alla conoscenza coesistono due spinte diverse: QUELLA ANALITICA (esplora, ricerca, apre, approfondisce) e QUELLA SINTETICA (riassume, sintetizza, schematizza). Una esplora le deviazioni dal sentiero, l’altra cerca la strada più breve per raggiungere la meta. C’è chi naturalmente è predisposto a uno stile, chi all’altro. Io mi sono sempre persa nelle digressioni. Se un figlio torna a casa con una ricerca da fare sui castagni, d’istinto, se posso, carico tutti in macchina e si parte per un’esplorazione nel bosco, a cui magari si abbina una ricerca di funghi che piace tanto a J. e una raccolta di muschio e cortecce per il Presepe. Morale: si rientra a casa quando è quasi buio col baule pieno e ancora tutti i compiti da fare.  Per le donne che lavorano, la tendenza analitica spesso è inibita dalla realtà, ma so di molte mamme che riescono comunque ad inventarsi spazi creativi coi figli nel loro poco tempo libero.

E voi, come educate nei vostri figli la passione per la scuola? Quali sono le vostre fatiche nel sostenerli? Di cosa siete orgogliosi? Che stile di apprendimento osservate nei vostri figli? E in voi? Aspetto i vostri racconti. Buona settimana a tutti.

Pubblicato il 26 settembre 2012 - Commenti (1)

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Postato da Valentina R. il 26/09/2012 16:08

Approfondire, creare connessioni, porre interrogativi... sono dimensioni che mi appartengono profondamente. Come mamma, faccio fatica a volte a fare un passo indietro, o meglio a rimanere sulla soglia, accettando le diversità con cui i miei figli, ogni giorno, mi chiedono di confrontarmi. Insomma, è un'avventura quotidiana, un ricercare costantemente l'equilibrio. Trovare la forza di stare zitta, quando F. in un battibaleno finisce i compiti (peraltro fatti benissimo) e d'istinto mi verrebbe da dirgli "Calma, soffermati ancora un po'...", non è sempre facile... A volte il rischio è dare per scontato che il nostro modo di approcciare la realtà e la conoscenza, sia quello più giusto. Come genitori penso che dovremmo dare esempio di uno stile e di un metodo, creando però le basi attraverso le quali i nostri bambini abbiano la libertà di sperimentare e di definire a poco a poco una propria via verso la conoscenza... E allora sia pure che F. faccia i compiti in un batti baleno... bello scoprirlo poi, a distanza di giorni, mentre fa degli esperimenti su un argomento studiato la settimana prima, senza che nessuno glieli avesse richiesti, e bellissimo vederlo tornare a casa tutto preso dal desiderio di consultare un libro, perché secondo lui una cosa detta in classe dalla nuova maestra era sbagliata! Allora, mi accorgo che le sue vie di apprendimento sono ben solide, solo che i suoi percorsi e le sue modalità sono diversi dai miei!

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Barbara Tamborini

Barbara Tamborini, psicopedagogista, autrice di libri sull'educazione. Ha 4 figli.

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