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mag

Sostenere la fatica

Jacopo rientra da una caccia di due giorni con gli scout. Quest’anno è entrato nel reparto (12-16 anni). A ogni squadriglia è stata affidata una missione, una prova speciale dove dimostrare le proprie capacità.

“Sono sfinito!” si sfila lo zaino e lo lascia cadere a terra.
Io: “Ciao tesoro. Ben tornato! Allora? È stato bello?”
“Posso non andare a scuola domani?”
Il papà: “Avete camminato molto?”
La mamma: “Vuoi fare un bel bagnetto caldo?”
Lui: “Ho la schiena a pezzi. Abbiamo fatto 20 km a piedi con sto’ zaino pesantissimo. Ho dormito poco perché sono venuti dei ragazzi a farci degli scherzi, bussavano alla porta dell’oratorio, io non capivo chi fossero… ci ho messo un sacco ad addormentarmi. Domani voglio stare a letto.
Io: “Adesso vieni a farti un bel bagno e poi ne parliamo”.
Lui si immerge al volo e poi ricomincia: “Non vi chiedo mai di stare a casa. A scuola faccio sempre il mio dovere” VERO! “se una volta vi chiedo di stare a casa me lo potete concedere!!!!!”.
Io: “In effetti non ce lo chiedi mai. Ma se adesso ti riposi…”
Lui: “Se devo andare a scuola devo fare i compiti senza un attimo di tregua”.
Io: “Ieri ti avevo detto di farli prima di partire per la caccia che poi saresti stato stanco!”
Lui: “È vero, ma adesso è andata così e io non ho la forza di farli”.

Lo guardo, lui il mio bambino è davvero sfatto, ha fatto poche assenze, me lo immagino nel suo lettino che si risveglia dopo le 10, rigenerato e poi un po’ di relax sul divano…
Raggiungo mio marito per parlarne con lui, che mi dice: “Secondo me deve andare a scuola. Gli scout sono un’occasione per vivere avventure speciali, magari stancanti, ma che vale la pena affrontare. Non posso pensare che una due giorni scout distrugga e sfinisca fino a far perdere la scuola. Se domani dovesse esserci una partita dell’Inter stai tranquilla che sarebbe pronto a partire alle 5 del mattino a piedi”.
Rifletto. Riguardo il mio bambini che mi interpella con fare speranzoso e occhio mogio. Guardo mio marito. Lo sento sicuro del suo. “J. domani va a scuola”. Non so che posizione tenere e si vede.

Poi mi affido alle parole di mio marito
, forse anche solo per il tono deciso con cui vengono pronunciate: “Alla riunione per i genitori ci dicevano che gli scout educano i ragazzi alla fatica. Noi dobbiamo aiutarli a sentirsi forti”.

E il verdetto è dato: domani si va a scuola con la possibilità di avere una giustifica per i compiti di matematica
. Lui se ne va in camera arrabbiato, chiude la porta e si mette a fare i compiti di italiano. Sparisce per un’ora. Poi torna ed è un’altra persona.
Ride, è tranquillo, chiacchiera coi suoi fratelli. Chiede di poter fare con loro una partita alla Wii. Li sentiamo ridere insieme, giocare con grinta, non c’è più traccia di stanchezza.

La sera prima di addormentarsi gli massaggio le gambe con un olio tonificante.
Il giorno dopo si fa svegliare senza problemi ed esce in orario di ottimo umore. Torna da scuola sereno, nessun indolenzimento. Mi chiede se può andare a giocare a pallone da un amico.
“Certo tesoro!”

Penso alla ricchezza della genitorialità di coppia
, una mano morbida per coccolare e una mano forte per sostenere, un cuore che sente e una testa che vede oltre. Mi piace pensare che mamma e papà possano essere diversi e complementari. Mi piace ogni tanto sospendere la mia visione dei fatti e accettare con fiducia il punto di vista di mio marito. È successo la prima volta che abbiamo sostenuto i nostri bambini a dormire nel loro lettino.
Succede ogni volta che ci traghetta in tempi rapidi fuori da un capriccio. Mio marito mi ha aiutato a vedere la forza che c’è nei miei figli e che il mio abbraccio stretto non mi avrebbe permesso di scoprire. Mi piace vederlo autorevole e capace di sostenere la fatica di una conquista.

Dopo la fatica di lasciar condurre a lui il gioco, scopro la gioia del traguardo.

Sono orgogliosa del mio piccolo scout che ha dimostrato di essere davvero forte.
E voi cosa ne pensate? Vi capita di essere in disaccordo nella gestione di una scelta educativa o di un permesso da dare o non dare? Quali strategie adottate per trovare un accordo? Quali emozioni sperimentate? Un caro saluto a tutti

Pubblicato il 28 maggio 2013 - Commenti (1)

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Postato da DRossini il 05/06/2013 21:27

Concordo con lei che la genitorialità condivisa sia una grande ricchezza per noi genitori e per i figli. Per loro sentire che i genitori non si smentiscono l'un l'altro, ma si sostengono e si completano a vicenda è una fonte di sicurezza. Grazie dei suoi racconti di vita, fa sempre piacere leggerli e beata lei che ha i genitori vivi e vicini. Sono una grande ricchezza.

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Barbara Tamborini

Barbara Tamborini, psicopedagogista, autrice di libri sull'educazione. Ha 4 figli.

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