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mar

Una scuola di cucina - parte prima

Mamma cosa c’è oggi per pranzo?
Tante cose buone.
E cioè?
Fidati, cose buone.
Dici sempre così e poi…  


E poi? E poi succede spesso che dopo essere stata parecchio in cucina a scegliere, pulire, tagliare, lavare, impastare, cuocere e tanto altro ancora, il commento è lo stesso: “Oh no! Perché hai fatto questo?” Grazie al cielo non va sempre così. A volte preferisco andare sul sicuro e di fronte a una pizza appena sfornata i commenti sono in genere positivi (anche se qualcuno chiede perché non la compriamo invece di farla in casa).

Altre volte invece scelgo la strada in salita, perché sono convinta che sia quella giusta, perché credo nel valore della varietà, perché il gusto va educato e per tanti altri buoni motivi che mi spingono a sopportare le smorfie di disapprovazione che leggo evidenti sulle facce dei miei figli (grazie al cielo quasi sempre non su quella di mio marito). Di fronte a creme di verdure, cavoli di qualsiasi natura, cereali che non siano grano o riso, la domanda è: “Ma perché tu devi sempre fare nuovi esperimenti? Non puoi cucinare sempre la pasta al pomodoro che a noi piace tanto?”

In effetti mi risparmierei parecchie fatiche: un po’ di acqua che bolle, pasta, un sugo pronto, e voilà il pranzo è servito. Sono certa che potrei andare avanti per settimane senza sentire un lamento.  Se poi per finire offrissi affettati e formaggi verrei incoronata subito regina della cucina: “Sei una cuoca bravissima!” In effetti in casa nostra non va così. Io mi ostino a proporre tanti cereali (a volte integrali a volte no) frutta e verdura, legumi, e poi tutto il resto con moderazione. Quando andiamo a cena dai nostri più cari amici, i miei figli adorano le scaloppine al limone preparate con un panetto di burro, sognano bis e tris di quella morbidezza saporita. Io gioisco con loro di quell’eccezione, proprio perché tale resterà. La sfida in cucina è infrangere queste associazioni: CIBO SANO = SCHIFEZZA e CIBO GOLOSO = ALIMENTI DI BASSA QUALITA’ NUTRITIVA.

Per fare questo mi è venuta un’idea, a partire da un fatto successo qualche tempo fa a casa nostra: nostro figlio maggiore (12 anni) si è offerto spontaneamente di preparare la cena con i fratelli “Però decidiamo noi cosa cucinare”. Ho dato un ok incondizionato e la macchina dei preparativi si è avviata. Lui ha cercato su internet delle ricette. Ecco il menù: pasta con i wurstel, millefoglie di verdura, tortini alle carote e mandorle.

Io ho contribuito solo nel mettere a disposizione gli strumenti necessari alle preparazioni. II risultato è stato sorprendente. Mi sono accorta che tante regole implicite della nostra tavola erano state messe in pratica senza bisogno di dire niente. Non avevano esagerato con i wurstel, il secondo era eccellente (mi sono salvata la ricetta), per non parlare del dolce. E tutti hanno mangiato tutto con molta soddisfazione, verdure comprese! Qual è stato l’ingrediente segreto? Facile. Mettere le mani in pasta. Se i bambini cucinano quello che c’è nel piatto è più buono.

Da questo presupposto mi è venuta un’idea: e se si organizzasse una scuola di cucina nelle case? Se genitori e figli imparassero insieme a usare cibi insoliti, poco noti e magari anche sorprendentemente buoni? Per fare questo però serve qualcuno che metta a disposizione il proprio sapere e chi meglio di un chef che fa della buona cucina la propria missione?  Così ho contattato il cuoco del miglior ristorante della mia città e gli ho detto se era disponibile a questo esperimento: guidare un piccolo gruppo di genitori e figli, nella cucina di una casa privata per realizzare una ricetta che concretizzasse i seguenti criteri:

Dieta mediterranea; Regionalità (nel nostro caso Lombardia); Stagionalità degli ingredienti; Utilizzo di cibi spontanei reperibili in natura (se possibile); Prodotti locali; Preferenza di alimenti di origine vegetale e/o secondo le proporzioni della piramide alimentare; Costi contenuti; Realizzabile con strumenti di uso comune. Lo chef ha dato la sua disponibilità gratuita. E ora si passa alla pratica. Quale ricetta ci proporrà? Cosa ne uscirà? Può una cucina casalinga reggere a un tale esperimento? E soprattutto: come commenteranno i figli la ricetta? Riuscirà a far apprezzare ingredienti sani e nutrienti di solito rifiutati?

A breve la risposta. Intanto aspetto vostri racconti su quanto il tema alimentazione è per voi caldo. Vi riconoscente in queste sfide? Un caro saluto a tutti.  

Pubblicato il 05 marzo 2013 - Commenti (0)

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Barbara Tamborini

Barbara Tamborini, psicopedagogista, autrice di libri sull'educazione. Ha 4 figli.

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