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Immaginiamoci che ogni settimana, per mesi e mesi, nel corso della celebrazione della messa della domenica si abbia l’occasione di ascoltare una sorta di drammatizzazione in musica delle Letture: con l’alternanza di cori, parti solistiche, e pagine dalle melodie a noi già note. Ed immaginiamo che queste drammatizzazioni vengano prodotte dalla mente di uno dei più grandi geni della storia della musica. Cosa possiamo aspettarci? Una gioia per l’orecchio e lo spirito. Una gioia che mai cesserà di esistere e di prodursi e per la quale dobbiamo rivolgere il nostro pensiero riconoscente al più umile e grandioso dei compositori: Johan Sebastian Bach.
Anche se solo una parte delle 300 cantate composte da Bach sono giunte a noi (195), molte di esse, oltre a rimanere nella loro collocazione liturgica, sono divenute delle pagine di repertorio, eseguite in ogni angolo della terra da orchestre specializzate, da compagini da camera e sinfoniche. E questo perché, in aggiunta a tutti i valori delle Cantate, il genio di Bach ha espresso melodie di una bellezza celestiale. Le 3 Cantate presentate dal cd ne sono un esempio. E poche battute bastano a conciliarci con la Musica, col suo Autore e con l’Onnipotente.
Pubblicato il
21 maggio 2013 - Commenti
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Ramin Barhami, un grande pianista del nostro tempo, è fra i più straordinari interpreti di Bach. Secondo la sua opinione anche la musica profana del sommo Autore è una sorta di continuo colloquio col cosmo e con Dio. Una forma di meditazione e di preghiera. Ancora più vera è questa sensazione quando la musica di Bach è dichiaratamente sacra. Come nel caso dell’Oratorio di Pasqua, straordinaria meditazione in musica lungo il percorso della Passione. O del suo Magnificat, che inizia con una introduzione orchestrale, ma diventa subito canto e poesia:
Nell’intera pagina l’intuizione di Barhami si conferma ad ogni passaggio. Parti strumentali e parti vocali, virtuosismo esecutivo e pura poesia del canto sono strumenti al servizio dell’elevazione dell’anima e della mente. Le parti fugate per esempio non hanno una funzione teatrale, né puramente spettacolare: ma sono gli abbellimenti di un’architettura messa al servizio del Divino. Anche nella conclusione nel segno di un “Gloria” che Bach non ha mai cessato di invocare nella sua vita e con le sue opere.
Giorgio Vitali
Pubblicato il
20 marzo 2013 - Commenti
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