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Molti capolavori della storia della musica non trovano spiegazioni storiche certe sulla loro genesi. Ed ancora più misteriosi sono i titoli a loro attribuiti. L’”Incoronazione” a cui fa riferimento una delle più famose ed amate Messe di Mozart per esempio potrebbe essere riferita non all’ascesa al trono di un sovrano, ma alla consacrazione di un’immagine della Vergine. Ma quel che rimane essenziale per noi che ne ammiriamo la bellezza melodica e che rimaniamo rapiti dalla profondità dell’ispirazione è un altro aspetto: molto evidente in questo straordinario frammento
La Messa di Mozart è pensata e scritta per conquistare il cuore, l’attenzione, l’ammirazione del pubblico. Con un termine che non ha nulla di negativo, potremmo dire che è “popolare”.
E questo capolavoro, eseguitissimo fino ai nostri giorni, coronò anche un sogno del grande direttore Herbert von Karajan: lo volle infatti dirigere in San Pietro, durante la celebrazione eucaristica del Papa. Accadde nel 1985, con Giovanni Paolo II.
E l’emozione fu grande ed è ancora percepibile in questo video di quella storica esecuzione:
Giorgio Vitali
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20 febbraio 2013 - Commenti
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20
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L'icona della Vergine.
La prima della Messa in do maggiore cosiddetta “dell’Incoronazione, composta dal ventitreenne Wolfang Amadeus Mozart fu eseguita il 20 giugno 1779 nel Santuario di Maria Plain. Il posto suggestivo situato a Bergheim su una collina a 4 chilometri dalla città offre uno splendido panorama su Salisburgo e le Alpi austriache.
Il santuario, nominato basilica minore nel 1951, è meta di pellegrinaggi da tutta l’Austria e di passeggiate fuori porta da parte dei salisburghesi. L’occasione per comporre questa Messa fu l’anniversario dell’Incoronazione (1751) dell’icona della Vergine qui conservata e ritenuta miracolosa per aver salvato la città durante la Guerra di Successione nel 1744.
Nel dettato musicale Mozart si allontana di canoni della Messa barocca e utilizza un linguaggio più popolare, anticipando addirittura alcuni passaggi poi sviluppati qualche anno dopo nel Flauto magico (1791). Nel 1781, insofferente al ristretto clima cultura salisburghese, Mozart si trasferirà a Vienna dove morirà prematuramente nel dicembre del 1791.
Alfredo Tradigo
Pubblicato il
20 febbraio 2013 - Commenti
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E’ il 1791. Un misterioso personaggio avvicina Mozart e gli chiede di scrivere un Requiem per un altrettanto misterioso committente (il conte Franz von Walsegg-Stuppach, musicista dilettante). Inizia la leggenda del canto del cigno del salisburghese: incompiuto per via della morte, scritto negli ultimi mesi di una vita che si sta per concludere nelle ristrettezze economiche e nel declino del successo e poi elaborato a più mani. Un capolavoro nelle cui parti certamente attribuite a Mozart si avverte il dramma, la poesia, l’invocazione divina:
Opera suggestiva ed emblematica nella quale si respira il senso religioso di Mozart e si coglie la sua visione soprannaturale, il Requiem è stato banco di prova per i più grandi interpreti. Ed ha ispirato a Miloš Forman in Amadeus, film che a sua volta è diventato una leggenda, un scena straordinaria, nella quale Salieri (che nella realtà era musicista di fama e successo) scrive sotto dettatura del morente Mozart alcune battute. Rendendosi conto quanto sia inarrivabile il genio di Amadeus
Giorgio Vitali
Pubblicato il
23 gennaio 2013 - Commenti
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Antonio Canova, Amore e Psiche (immgine Scala).
Nella breve, intensa e feconda vita di Wolfang Amadeus Mozart tutto si compie in un pugno di anni che precipitano verso quel 5 dicembre del 1791 in cui il geniale compositore salisburghese morì trentacinquenne a Vienna per una banale malattia, una febbre reumatica.
Mozart si spense due mesi dopo la prima del Flauto magico e mentre stava ancora scrivendo il suo capolavoro, la Messa da Requiem KV626, rimasta incompiuta. In quegli stessi anni, ricchi di fermenti politici e sociali, mentre in Europa si confrontano Stati più o meni illuminati di là dell’oceano George Washington veniva eletto primo presidente degli Stati Uniti (1789).
In Austria, in particolare, all’assolutismo illuminato ma dispotico di Giuseppe II subentrava il regno di Leopoldo II, già granduca di Toscana, alla cui incoronazione a duca di Boemia in quello stesso 1791 partecipò anche Mozart componendo per l’occasione l’opera La clemenza di Tito. Sempre nello stesso anno dalla Parigi rivoluzionaria e giacobina tentano di fuggire re Luigi XVI e sua moglie la regina Maria Antonietta (austriaca, sorella di Leopoldo II) ma i due vengono presi a Varennes e due anni dopo cadranno sotto i colpi della ghigliottina. Morte e vita si combattono nelle piazze, sui campi di battaglia e nelle vicende personali.
Francia e Prussia dichiarano guerra all’Austria. L’italiano Antonio Canova, che diverrà qualche anno dopo il pupillo di Napoleone, scolpisce la gioia sensuale della vita nel gruppo Amore e Psiche ma rappresenta anche l’incombere della morte nel monumento funebre a Tiziano rimasto incompiuto. E otto anni dopo Canova realizzerà il suo grandioso e mesto “requiem” nel Monumento funebre per Maria Cristina d’Austria (1798-1085) che si trova a Vienna nella chiesa degli Agostiniani. Il ritmo musicale che il genio italiano della scultura imprime alla composizione – una candida piramide nella cui nera porta entra la Pietà seguita da tre personaggi che rappresentano le tre età dell’uomo – può idealmente fare da sfondo alle drammatiche note del Requiem di Mozart che veniva eseguito proprio in quegli anni, dopo essere stato completato dai suoi discepoli.
Alfredo Tradigo
Pubblicato il
22 gennaio 2013 - Commenti
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