24
apr
Circa due anni fa è mancato mio padre.
Nell’ora finale, accanto a noi figli c’era
il suo badante peruviano. Quest’uomo
si è sempre comportato bene, anche in
seguito con mia madre. La sera del decesso,
l’ho visto piangere. In questi mesi, però,
ho sentito spesso mio fratello insultarlo
per il colore della pelle. E mia sorella
gli controllava il cibo. Tenga presente
che stava con mia madre notte e giorno.
I miei fratelli conoscono solo l’odore dei
soldi, non hanno amici né affetti. Capita
che maltrattino mia madre ottantenne, che
non riesce a farsi rispettare come un tempo.
Ora, senza preavviso, hanno licenziato
il badante, gettandolo nella disperazione
perché gli è scaduto il permesso di
soggiorno. Come posso credere ancora
nella famiglia?
Marinella - Torino
L’odore dei soldi può tramutarsi in lezzo insopportabile.
L’avidità e l’egoismo riempiono
la casa di beni, ma svuotano il cuore di umanità.
Gli amici e gli affetti non si comprano col denaro.
E il destino degli avari e degli sfruttatori
è languire nell’abbandono, dimenticati da tutti.
«Chi semina vento raccoglie tempesta». Ma
la famiglia è altra cosa. E tu dove sei?
Pubblicato il
24 aprile 2013 - Commenti
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12
nov
Ho da poco tempo perso
il mio adorato papà
di novantasei anni. Negli
ultimi tempi in ospedale,
spesso dovevo scappare
fuori dalla sua stanza perché
non riuscivo a trattenere le
lacrime. Tutti i giorni veniva
a fargli visita un signore
marocchino, che gli aveva
fatto da badante. Un giorno,
vedendomi piangere, mi
ha detto: «Devi essere forte
e pregare. Quando noi
musulmani siamo in
situazioni simili, ci è di
conforto il Corano. Voi avete
la Bibbia e il Vangelo».
Ebbene, io cattolica e poco
praticante, ho avuto bisogno
che un musulmano mi
ricordasse che potevo
trarre forza dalla preghiera.
Grazie Jamal.
Un'abbonata - Reggio Emilia
La meraviglia nasce dai pregiudizi.
Per noi i musulmani
sono tutti terroristi. Non riusciamo
a considerarli persone
con tradizioni, culture e religioni
differenti. L’Italia e l’Europa
devono temere più l’indifferenza
della nostra società
che la presenza degli stranieri
sul territorio. Questi non sono
un pericolo per l’Italia. La vera
integrazione non è tolleranza
o mal sopportazione. È, invece,
un cammino di reciproca
conoscenza e arricchimento
culturale. Spesso, sono loro a
darci lezioni di umanità e rispetto.
Altro che barbari e incivili
da respingere, anche con
le armi. La vera barbarie è la
nostra insensibilità. Le mura
che abbiamo alzato a nostra
difesa ci rendono più poveri. E
non solo nello spirito.
Pubblicato il
12 novembre 2012 - Commenti
(11)
10
ott
La retorica sull’immigrazione è davvero stomachevole. Si tira in ballo il razzismo per creare sensi di colpa. In realtà, è solo questione di equità. Il problema delle carceri affollate non esisterebbe se non ci fosse un trentacinque per cento di detenuti extracomunitari. Perché il Governo non si attiva per fare scontare il carcere nei loro Paesi d’origine? Neppure nella ricca America è garantita l’assistenza sanitaria gratuita a chi è appena arrivato, come avviene da noi. Le case popolari sono assegnate di preferenza agli extracomunitari. Il sessanta per cento degli aiuti pubblici va agli immigrati. Per non parlare dei costi della sicurezza aggravati dalla criminalità d’importazione. Solo una minima parte di immigrati contribuisce con le tasse al benessere del Paese. La maggioranza o non lavora o lavora in nero. Tante associazioni cattoliche e sindacali percepiscono dallo Stato cento euro al giorno per ogni immigrato. Prima che generosi dovremmo essere giusti. Al ministro Riccardi questo non interessa.La sua generosità, infatti, è a carico dei contribuenti!
Luca T.
Se la retorica sull’immigrazione è stomachevole,
lo è ancor di più l’insieme di pregiudizi e
luoghi comuni, come quelli assemblati in queste
poche righe. Colpa anche dei mass media
che danno un quadro negativo e allarmante
del fenomeno migratorio. I dati reali (non la
propaganda) ci dicono invece il contrario. L’Italia
senza gli stranieri sarebbe in ginocchio. Ancor
più in crisi, in ogni settore. Il loro contributo
alla ricchezza nazionale supera il dieci per cento.
Non ci stanno rubando nulla.
Pubblicato il
10 ottobre 2012 - Commenti
(8)
14
mar
Come può l’Europa condannare l’Italia per violazione del diritto internazionale verso gli immigrati, quando non ci dà l’aiuto necessario per far fronte a questa ondata di stranieri? A noi è chiesto di aprire le porte a tanti poveri disgraziati, ma l’Europa se ne disinteressa. Noi stavamo sprofondando, mentre le altre nazioni chiudevano le frontiere, lasciandoci soli nell’emergenza. C’è ancora umanità? Dove sta l’amore per il prossimo? Siamo tutti bravi, ma solo a condannare.
Piera
Il fenomeno dell’immigrazione non può essere scaricato sulle spalle di quelli che, per posizione geografica, si trovano a ridosso dei Paesi da cui fuggono tanti disperati. Così è per l’Italia, al centro del Mediterraneo, a poca distanza dalle coste nordafricane. Hai ragione, cara Piera, a richiamare la responsabilità dell’Europa per una politica comune verso gli stranieri. Ma ciò non ci dispensa né ci giustifica se violiamo le leggi internazionali. Certo, ci vuole umanità e amore per il prossimo. Ma dov’erano questi sentimenti quando, in nome delle nostre leggi (votate anche dai parlamentari cattolici), respingevamo in blocco i profughi, rimandandoli nelle prigioni libiche a subire torture o a morire? Il rispetto delle convenzioni internazionali sui rifugiati politici viene ancora prima del coinvolgimento dell’Europa per una politica comune sui flussi migratori.
Pubblicato il
14 marzo 2012 - Commenti
(9)
05
gen
«E se hai la pelle nera, amico guardati la schiena,
io son stato marocchino, me l’han detto da
bambino, viva, viva il Senegal...». Così cantava Pino
Daniele, nel suo pezzo O’ scarrafone. E continuava:
«Questa Lega è una vergogna, noi crediamo alla
cicogna, e corriamo da mammà...».
Non le scrivo per
lodare un cantautore napoletano, ma perché questa
canzone, composta in tempi “non sospetti”, era
premonitrice di una realtà disarmante, che mi fa
vivere e lavorare in una città dove si spara ai “negri”.
Proprio così. Il “pazzo” di Pistoia aveva un obiettivo
preciso: i “negri” che lavorano a Firenze.
Ebbene, Mor e Modou non potranno mai
più “correre da mammà”, perché sono
morti. Certo, uccisi per mano di un pazzo.
Ma i discorsi del bar, il giorno dopo,
sono del tono: «Quante storie per
un matto!». Si tende a minimizzare.
Negli ultimi dieci anni, abbiamo sentito
parlare solo di respingimenti, espulsioni,
tram per soli stranieri, classi ghetto nelle scuole.
Siamo diventati razzisti?
Antonio - Firenze
Derubricare l’omicidio dei due senegalesi, venditori
ambulanti in un mercato di Firenze, come l’opera di un
pazzo è voler sfuggire alla realtà. E ignorare che per
anni si è fatta una becera propaganda contro le persone
di colore. Con una forza politica che ha lucrato consensi
sulla paura dello straniero. E ha preso una serie
di provvedimenti dalla fantasia contorta. Come, un
esempio tra tanti, togliere l’acqua dalle fontane pubbliche
per impedire che ne facciamo uso gli immigrati. Clima
xenofobo, sfociato spesso in razzismo. Purtroppo,
con il complice silenzio di chi avrebbe dovuto alzare la
voce e non l’ha fatto. Avallando così una progressiva
degenerazione civile ed etica del Paese.
Pubblicato il
05 gennaio 2012 - Commenti
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