1 Gennaio 2011
Ottava del
Natale – Circoncisione del Signore
1. L'Ottava del Natale
Conclude i giorni particolarmente dedicati al mistero della natività del Figlio di Dio, mettendo in rilievo gli avvenimenti che segnano da subito la sua vita terrena: “la circoncisione e l'imposizione del nome”. La prima inserisce Gesù a pieno titolo nel popolo dell’Alleanza mentre l’imposizione del nome che accompagnava la circoncisione viene fatta in obbedienza a quanto detto dall’angelo a Maria: Luca 1,31. Il “nome”, per gli antichi, dice la persona. Nel nome di Gesù che letteralmente significa: “Dio salva”, è perciò indicato il senso della sua venuta e della sua missione nel mondo.
2. I testi del Lezionario
- La Lettura: Numeri 6,22-27 riporta la benedizione data dai sacerdoti al popolo di Israele beneaugurante per l’inizio del nuovo anno. Noi crediamo che Dio ci ha tutti “benedetti” nel suo Figlio Gesù e questa “benedizione” è per sempre.
- L’Epistola: Filippesi 2,5-11 dichiara che a motivo della sua obbedienza «fino alla morte e a una morte di croce», Dio ha dato al suo Figlio Gesù «il nome che è al di sopra di ogni altro nome».
- Il Vangelo preso da Luca 2,18-21 riporta gli avvenimenti che segnano il compimento degli “otto giorni”, vale a dire: la circoncisione e l’imposizione del “nome” rivelato a suo tempo dall’angelo.
3. I testi del Messale
Riportiamo qui l’orazione All'inizio dell’Assemblea liturgica e il Prefazio:
All'inizio dell’Assemblea Liturgica
«O Dio, che ci largisci la gioia di questa celebrazione nell’ottavo giorno della nascita del Salvatore, donaci di essere sempre difesi dalla sua forza divina; non abbandonarci alla nostra debolezza, ora che siamo redenti dalla venuta tra noi del tuo Figlio unigenito, nostro Signore e nostro Dio, che vive e regna con te nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli».
Prefazio
«E' veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, rendere grazie sempre, qui e in ogni luogo, a te, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno, per Cristo Signore nostro che, per riscattarci dal peso della legge, secondo la legge fu circonciso. Affermò così il valore dell’antico precetto, ma al tempo stesso rinnovò la natura dell’uomo liberandola da ogni impaccio e da ogni residuo del peccato. Senza disprezzo per il mondo antico diede principio al nuovo; nell’ossequio alla legge divenne legislatore e, portando nella povertà della nostra natura la sua divina ricchezza, elargì nuova sostanza al mistero dei vecchi riti. Con cuore rinnovato e gioioso, uniti agli angeli e ai santi, sciogliamo a te, o Padre, l’inno della tua gloria».
2 gennaio 2011
Domenica dopo
l'Ottava del Natale
1. La domenica dopo l'Ottava del Natale
Offre un’ulteriore possibilità di immersione nella grandezza del “mistero dell’Incarnazione del Verbo di Dio e della sua nascita, come uomo, dalla Vergine. Il Lezionario, per questo, fa leggere ogni anno: Lettura: Siracide 24,1-16b; Salmo 147; Epistola: Romani 8,3b-9a; Vangelo: Luca 4,14-22.
2. Vangelo secondo Luca 4,14-22
In quel tempo. 14Gesù ritornò in Galilea con la potenza dello Spirito e la sua fama si diffuse in tutta la regione. 15Insegnava nelle loro sinagoghe e gli rendevano lode. 16Venne a Nazaret, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere. 17Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto: 1
8Lo Spirito del Signore è sopra di me;
per questo mi ha consacrato con l’unzione
e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio,
a proclamare ai prigionieri la liberazione
e ai ciechi la vista;
a rimettere in libertà gli oppressi,
19a proclamare l’anno di grazia del Signore.
20Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all’inserviente e sedette. Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui. 21Allora cominciò a dire loro: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato». 22Tutti gli davano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: «Non è costui il figlio di Giuseppe?».
Commento liturgico-pastorale
Il brano fa parte del più ampio racconto della visita fatta a Nazaret, il paese dove era cresciuto, e contrassegnata dal rifiuto dei suoi paesani (vv.14-30). I versetti, oggi proclamati, dopo quelli utili a raccordare l’episodio qui narrato, con il precedente relativo alle “tentazioni” nel deserto (4,1-13), riportano, con alcune modifiche, una citazione di Is 61,1; 58,5; 61,2, riguardante il Messia (vv. 17-19); la breve “omelia” di Gesù (v. 21) e la reazione di ammirato stupore dei suoi paesani.
Il brano viene proclamato nel contesto liturgico delle celebrazioni natalizie e orienta, perciò, il nostro percorso di fede che ci fa riconoscere in Gesù il Figlio unigenito di Dio, nato a Betlemme dalla vergine Maria. A questo ci invita il canto All’ingresso: «Venite e vedete il grande mistero di Dio: Dio nasce da una vergine per redimere il mondo. è il Salvatore promesso dai profeti, l’Agnello predetto da Isaia».
Nel Natale di Gesù, perciò, si adempie e si avvera anche l’antica profezia riguardante il “Servo di Dio” sul quale si è posato lo Spirito Santo. Egli è perciò il Messia, ovvero, l’unto, il consacrato, il “Cristo” per eccellenza, e, dunque, “inviato” come “araldo” ovvero annunciatore del Vangelo, letteralmente della “bella notizia”.
Con la venuta nel mondo del suo Figlio, perciò, viene nel nostro mondo non più un “inviato” scelto e mandato da Dio, ma in Gesù è Dio stesso a entrare nella storia degli uomini segnata dal potere negativo e oppressivo del male, per portare l’annunzio perenne ed efficace della “buona notizia”. Essa riguarda certamente i “poveri” e con essi gli emarginati dalla società che hanno popolato, popolano e popoleranno la terra, ma riguarda, di fatto, ogni uomo reso “povero”, oppresso e prigioniero del male perché esule da Dio, privo perciò di fede e di speranza.
Ed effettivamente Gesù ha “evangelizzato” i “poveri” guarendo i malati, liberando quelli tenuti in scacco dal potere malvagio del male, accogliendo e liberando i peccatori dal giogo mortificante del peccato, annunciando la volontà salvifica del Padre per la quale nell’ora suprema della croce ha dato tutto sé stesso in riscatto di tutti.
E' quanto afferma con forza l’Apostolo guardando al volere salvifico di Dio da lui realizzato «mandando il proprio Figlio in una carne simile a quella del peccato e a motivo del peccato» (Epistola: Romani 8,3). In tal modo Gesù ha dato a ogni uomo la grazia di vivere “secondo il suo Spirito”, sfuggendo così all’ineluttabile triste prospettiva della “morte”, ovvero la rovina eterna alla quale lo trascina inesorabilmente la fragilità della sua “carne”.
Gesù, pertanto, è la Sapienza di Dio personificata, quella «uscita dalla bocca dell’Altissimo» e alla quale Dio ha ordinato: «fissa la tenda in Giacobbe e prendi eredità in Israele» (Lettura: Siracide 24,3-8) svelando e portando a compimento i divini disegni di salvezza.
Perciò, a ragione, la preghiera liturgica proclama che: «ogni immagine delle profezie antiche oggi si avvera nell’Agnello di Dio, nel pontefice eterno, nel Cristo che è nato per noi» (Prefazio).
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