10 luglio 2011 – IV domenica dopo Pentecoste


1. La quarta domenica “dopo Pentecoste”   
 

Presenta il “mistero” del male e del peccato che sembrano dominare la storia e il cuore dell’uomo e che il Signore Gesù ha vinto con la sua Pasqua di morte e di risurrezione. I brani biblici proposti nel Lezionario ambrosiano sono: Lettura: Genesi 6,1-22; Salmo: 13; Epistola: Galati 5,16-25; Vangelo: Luca 17,26-30.33. Il Vangelo della risurrezione da proclamare nella Messa vespertina del sabato è preso da: Luca 24,9-12. Le orazioni e i canti della Messa sono quelli della XV domenica del Tempo «per annum» nel Messale ambrosiano.    


2. Vangelo secondo Luca 17,26-30.33    

In quel tempo. 26Il Signore Gesù disse ai discepoli: «Come avvenne nei giorni di Noè, così sarà nei giorni del Figlio dell’uomo: 27mangiavano, bevevano, prendevano moglie, prendevano marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell’arca e venne il diluvio e li fece morire tutti. 28Come avvenne anche nei giorni di Lot: mangiavano, bevevano, compravano, vendevano, piantavano, costruivano; 29ma, nel giorno in cui Lot uscì da Sòdoma, piovve fuoco e zolfo dal cielo e li fece morire tutti. 30Così accadrà nel giorno in cui il Figlio dell’uomo si manifesterà. 33Chi cercherà di salvare la propria vita, la perderà; ma chi la perderà, la manterrà viva».      


3. Commento liturgico-pastorale    

I versetti oggi proclamati sono presi dal brano che riporta gli insegnamenti di Gesù relativi al regno di Dio e alla fine dei tempi (17,20-37) e occasionati dalla domanda a lui rivolta dai farisei: «Quando verrà il regno di Dio?» (v. 20).

In particolare il brano odierno riferisce alcuni di quegli “insegnamenti” destinati da Gesù ai suoi “discepoli” (v. 22) a quanti, cioè, hanno deciso di seguirlo. Va anche evidenziato come egli tiene a precisare che la sua “manifestazione” gloriosa alla fine dei tempi è preceduta dalla «necessità che egli soffra molto e venga ripudiato da questa generazione» (v. 25).

Si comprende così come Gesù, citando gli eventi drammatici della storia di Noè riportata nella odierna Lettura, esorti i suoi discepoli a non mettersi nell’atteggiamento di “questa generazione” che è identico a quello degli uomini del tempo di Noè. I quali, tutti intenti e occupati esclusivamente nelle realtà proprie di questo mondo provvisorio, «prendevano moglie, prendevano marito», dimostravano di essere in nulla preoccupati della subitaneità della manifestazione ultima del Signore continuando, perciò, come nulla fosse, a “mangiare e a bere” (v. 27). In questo caso la venuta del Signore sarà distruttiva così come alla venuta del diluvio che «li fece morire tutti» (v. 27).

La stessa esortazione è ripresa con forza ai vv. 28-29 dove si fa memoria del tempo di Lot contrassegnata, stando a quanto leggiamo nel libro della Genesi cap. 19, da una impressionante degenerazione morale degli abitanti di Sodoma e Gomorra, tutti intenti alle cose materiali (v. 28) e incuranti del giudizio di Dio evocato da Gesù con l’immagine della «pioggia di fuoco e zolfo dal cielo» che «li fece morire tutti» (v. 29).

La conclusione del v. 30: «Così accadrà nel giorno in cui il Figlio dell’uomo si manifesterà» appare un’ulteriore esortazione del Signore rivolta ai suoi discepoli perché si guardino da quella “noncuranza” del giudizio divino che ha decretato la rovina degli uomini al tempo di Noè e di Lot e che si manifesterà in pienezza con la manifestazione gloriosa del Signore.

Non facciamo difficoltà a sentire diretta anche a noi, discepoli del Signore, in questo nostro momento storico l’esortazione a guardarci dal concepire l’esistenza terrena sganciata dalla superiore necessità di essere anche disposti a “perdere la vita” per poterla in verità “salvare” (v. 33).

In questo caso significa non solo e non tanto essere pronti a “dare” la nostra vita per il Signore, ma soprattutto non cadere nell’errore che essa dipenda e si regga sulle cose e sulle realtà di questo mondo così esemplificate ai vv. 27 e 28: «mangiavano, bevevano, compravano, vendevano,  costruivano, prendevano moglie e marito», il cui possesso sembra garantirci la “vita”.

Proprio un simile modo di pensare e di vivere non soltanto espone l’uomo al pericolo di “perdere la vita” e per sempre nella rovina eterna, ma introduce fatalmente nel tessuto sociale la corruzione, la perversione e la violenza (Lettura: Genesi 6,5.11-12) causa del rigetto di Dio stesso così espresso: «Cancellerò dalla faccia della terra l’uomo che ho creato e, con l’uomo, anche il bestiame e i rettili e gli uccelli del cielo, perché sono pentito di averli fatti» (v. 7).

L’alternativa proposta dalla parola di Dio al fine di sfuggire al potere distruttivo del male è quella espressa così dall’Apostolo: «camminate secondo lo Spirito e non sarete portati a soddisfare il desiderio della carne» (Epistola: Galati 5,16). La partecipazione all’Eucaristia celebrata «finché il Signore venga» tiene desta nella Chiesa e in tutti noi credenti la convinta disponibilità a “perdere” la nostra vita, ovvero a non anteporre nulla al Signore Gesù. Egli nel dono incessante dello Spirito ci dona anche di «camminare secondo lo Spirito» rifuggendo dalle “opere” mortifere della “carne” che ci escludono dall’eredità del regno di Dio unica nostra vera e definitiva prospettiva di salvezza.

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In queste pagine potete trovare il commento alla liturgia domenicale e festiva secondo il RITO AMBROSIANO, curata da don Alberto Fusi.

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