Nell’approssimarsi della solennità Natalizia questa domenica intende porre in rilievo la figura di Giovanni Battista, il Precursore del Signore.
Il Lezionario
Vengono proclamati i seguenti brani della Scrittura: Lettura: Isaia 11,1-10; Salmo 97; Epistola: Lettera agli Ebrei 7,14-17.22.25; Vangelo: Giovanni 1,19-27a. 15c. 27b-28. Alla messa vespertina del sabato si legge Giovanni 21,1-14 come Vangelo della Risurrezione.
Lettura del profeta Isaia (11,1-10)
In quei giorni. Isaia disse: «1Un germoglio spunterà dal tronco di Iesse, un virgulto germoglierà dalle sue radici. 2Su di lui si poserà lo spirito del Signore, spirito di sapienza e d'intelligenza, spirito di consiglio e di fortezza, spirito di conoscenza e di timore del Signore. 3Si compiacerà del timore del Signore. Non giudicherà secondo le apparenze e non prenderà decisioni per sentito dire; 4ma giudicherà con giustizia i miseri e prenderà decisioni eque per gli umili della terra. Percuoterà il violento con la verga della sua bocca, con il soffio delle sue labbra ucciderà l'empio. 5La giustizia sarà fascia dei suoi lombi e la fedeltà cintura dei suoi fianchi. 6Il lupo dimorerà insieme con l'agnello; il leopardo si sdraierà accanto al capretto; il vitello e il leoncello pascoleranno insieme e un piccolo fanciullo li guiderà. 7La mucca e l'orsa pascoleranno insieme; i loro piccoli si sdraieranno insieme. Il leone si ciberà di paglia, come il bue. 8Il lattante si trastullerà sulla buca della vipera; il bambino metterà la mano nel covo del serpente velenoso. 9Non agiranno più iniquamente né saccheggeranno in tutto il mio santo monte, perché la conoscenza del Signore riempirà la terra come le acque ricoprono il mare. 10In quel giorno avverrà che la radice di Iesse sarà un vessillo per i popoli. Le nazioni la cercheranno con ansia. La sua dimora sarà gloriosa».
Il brano profetico oggi proclamato è noto come “poema messianico” in cui vengono descritti alcuni tratti distintivi ed essenziali del Messia promesso da Dio ed atteso dal suo popolo.
Viene anzitutto indicata la stirpe “davidica” del Messia tramite la menzione di Iesse, padre del re Davide (v. 1). Si afferma che su di Lui si poserà lo Spirito profetico nella sua totalità (v. 2) e che egli porterà nel mondo la “giustizia” (vv. 3-5) e ristabilirà la condizione di pace e di armonia che regnava alle origini della creazione (vv. 6-9).
Lettera agli Ebrei (7,14-17.22.25)
Fratelli, 14è noto che il Signore nostro è germogliato dalla tribù di Giuda, e di essa Mosè non disse nulla riguardo al sacerdozio. 15Ciò risulta ancora più evidente dal momento che sorge, a somiglianza di Melchisedek, un sacerdote differente, 16il quale non è diventato tale secondo una legge prescritta dagli uomini, ma per la potenza di una vita indistruttibile. 17Gli è resa infatti questa testimonianza: «Tu sei sacerdote per sempre secondo l'ordine di Melchisedek». 22Per questo Gesù è diventato garante di un'alleanza migliore. 25Perciò può salvare perfettamente quelli che per mezzo di lui si avvicinano a Dio; egli infatti è sempre vivo per intercedere a loro favore.
Il brano è preso dal capitolo 7 in cui l'Autore sviluppa il tema di Cristo “sacerdote”. Un sacerdozio che viene a Lui conferito pur non appartenendo alla tribù sacerdotale di Levi ma a quella di Giuda (v. 14) e la cui origine, come per il misterioso personaggio vetero-testamentario Melchisedek (cfr. Gen 14,18-20), va ricercata in Dio stesso (vv. 15-17). Si tratta di un sacerdote “eterno” e perciò Gesù è nella sua stessa persona mediatore di una “alleanza” tra Dio e l'uomo che non avrà fine, capace perciò di operare “salvezza” in ogni tempo (vv. 22.25).
Lettura del Vangelo secondo Giovanni (1,19-27a. 15c. 27b-28)
In quel tempo.19Questa è la testimonianza di Giovanni, quando i Giudei gli inviarono da Gerusalemme sacerdoti e leviti a interrogarlo: «Tu, chi sei?». 20Egli confessò e non negò. Confessò: «Io non sono il Cristo». 21Allora gli chiesero: «Chi sei, dunque? Sei tu Elia?». «Non lo sono», disse. «Sei tu il profeta?». «No», rispose. 22Gli dissero allora: «Chi sei? Perché possiamo dare una risposta a coloro che ci hanno mandato. Che cosa dici di te stesso?». 23Rispose: «Io sono voce di uno che grida nel deserto: Rendete diritta la via del Signore, come disse il profeta Isaia». 24Quelli che erano stati inviati venivano dai farisei. 25Essi lo interrogarono e gli dissero: «Perché dunque tu battezzi, se non sei il Cristo, né Elia, né il profeta?». 26Giovanni rispose loro: «Io battezzo nell'acqua. In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete, 27acolui che viene dopo di me, 15ced era prima di me: 27ba lui io non sono degno di slegare il laccio del sandalo». 28Questo avvenne in Betània, al di là del Giordano, dove Giovanni stava battezzando.
Il brano segue il “prologo” del Vangelo secondo Giovanni e riporta la “testimonianza” offerta da Giovanni il Battista al Verbo di Dio fatto uomo, a Gesù di Nazaret. Il brano è articolato in due parti: vv. 19-23 riportano l'interrogatorio del Battista da parte di “sacerdoti e leviti” volto ad investigare sulla sua persona in prospettiva messianica. La risposta del Battista in cui si autodefinisce “voce” è presa dal profeta Isaia 40,3 dove si parla di un personaggio inviato da Dio a preparare il popolo all'imminente venuta del Messia. Nella seconda parte: vv. 24-27 Giovanni viene ulteriormente interrogato sulla sua opera di battezzatore. La risposta (vv. 26-27) distingue nettamente il battesimo “con acqua” dato da Giovanni all'opera di Colui che deve venire, ossia il Messia del quale viene confessata da Giovanni la superiorità su di lui. Il v. 28 infine colloca geograficamente il luogo dove avviene l'interrogatorio.
Commento liturgico-pastorale
Nella storia d’Israele i Profeti si sono succeduti nel tener viva nel popolo l'attesa del Messia promesso da Dio. E’ un annuncio che sentiamo risuonare anche oggi nella nostra assemblea liturgica : “Non temere,Sion, non lasciarti cadere le braccia! Il Signore tuo Dio in mezzo a te è un salvatore potente, per te esulterà di gioia” (Canto Dopo il Vangelo). L’ultimo dei Profeti, Giovanni il Battista ha il compito non solo di preparare il popolo ad accogliere il Cristo ma di additarlo oramai presente. Giovanni adempie la missione ricevuta in tutta verità e fedeltà. Egli sa di non essere lui l’Inviato del quale invece riconosce la superiorità:” a lui io non sono degno di slegare il laccio del sandalo” (Giovanni,1,27b) e ne confessa la divinità dichiarando che :”colui che viene dopo di me” (v.27a), in verità “era prima di me”(cfr.Prologo 1,15c) Il Cristo inoltre non ha a disposizione come Giovanni un battesimo “nell’acqua”ma la capacità di immergere l'umanità nella salvezza che viene a portare nella potenza dello Spirito che Egli ha ricevuto in pienezza (cfr.Lettura: Isaia 11,2). Il Battista sa di essere “voce di uno che grida” non certo la Parola e perciò non intende attirare si di sé l’aspettativa del popolo.
Il suo compito è quello di sollecitare ogni uomo a preparare “la via del Signore” ossia a smettere di camminare sulla strada dell’incredulità e della malvagità e ad aprire il cuore a Colui che viene per condurre il mondo intero sulla “via del Signore” che è la via che conduce alla pace, alla gioia, alla comunione con Dio e, quindi, alla felicità.
La missione del Precursore continua oggi attraverso la Chiesa, la Comunità dei Credenti che deve dire al mondo la “verità”: il Messia atteso è Gesù e non ve né un altro! Egli è il Figlio di Dio venuto nel mondo rivestito della potenza dello Spirito per ristabilire un'era di riconciliazione e di pace tra Dio e l'uomo, tra l'uomo e il creato.
Un'era intravista dal Profeta (cfr. Isaia 11, 6-9) e che è già riscontrabile in quanti accolgono il Signore Gesù e camminano sulla sua “via”. Un'era che non tramonterà più perché inaugurata da Gesù come “sacerdote eterno” che nella sua persona umano-divina, ha stretto Dio e l'uomo in un'alleanza “migliore”. Per questo Egli “può salvare perfettamente quelli che per mezzo di lui si avvicinano a Dio; egli infatti è sempre vivo per intercedere a loro favore” ( Epistola: Ebrei,7,25). E’ quanto sperimentiamo con fede nella celebrazione eucaristica nella quale “ l’antica speranza è compiuta; appare la liberazione promessa e spunta la luce e la gioia dei santi” (Prefazio).
A noi dunque il compito e la responsabilità di “testimoniare” al mondo che tutto ciò non è un sogno e un'utopia ma, davvero, con la sua venuta il Signore ha reso possibile l’impossibile vale a dire che il lupo dimori finalmente in pace con l'agnello (Cfr. Isaia 11,6-8) in un mondo che comincia a sperimentare quella riconciliazione e quella pacificazione frutto dell’alleanza stipulata nel sangue dell’Agnello.
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