1. La domenica del Precursore
Viene oggi posta in rilievo, nel cammino di Avvento, la figura e la specifica “missione” del precursore del Signore, di Giovanni il Battista. Per questo il Lezionario propone come Lettura un testo composto rispettivamente da Michea 5,1 e Malachia 3,1-5a.6-7b. L'Epistola è presa da Galati 3,23-28 e il Vangelo da Giovanni 1,6-8.15-18. Alla Messa vigiliare vespertina del sabato viene proclamato Giovanni 21,1-14 quale Vangelo della risurrezione.
2. Vangelo secondo Giovanni 1,6-8.15-18
In quel tempo. 6Venne un uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni. 7Egli venne come testimone per dare testimonianza alla luce, perchè tutti credessero per mezzo di lui. 8Non era lui la luce, ma doveva dare testimonianza alla luce. 15Giovanni gli dà testimonianza e proclama: «Era di lui che io dissi: Colui che viene dopo di me è avanti a me, perché era prima di me». 16Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto: grazia su grazia. 17Perchè la Legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo. 18Dio, nessuno lo ha mai visto: il Figlio unigenito che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato.
3. Commento liturgico-pastorale
Il brano è preso dal “prologo” del Vangelo secondo Giovanni (1,1-18). Di esso vengono oggi letti i vv. 6-8 appartenenti alla terza strofa che introduce la figura di Giovanni il Battista come “testimone” qualificato del Figlio di Dio che viene nel mondo e i vv. 15-18 appartenenti all’ultima strofa. In particolare il v. 15 riporta il contenuto essenziale della “testimonianza” resa da Giovanni, mentre i vv. 16-17 offrono la testimonianza nel Signore Gesù Cristo da parte della comunità cristiana delle origini. Il v. 18, infine, proclama solennemente che Gesù è il Figlio Unigenito, unico “rivelatore” del Padre.
Proclamato nel contesto della preparazione al Natale del Signore il brano pone in luce la figura di Giovanni il Battista che appare, con tutto il rilievo dovuto, nel momento in cui la storia della salvezza giunge a un suo culmine, qual è appunto la venuta nel mondo del Figlio di Dio. Giovanni, perciò, viene indicato come uomo “mandato” da Dio, così come Gesù stesso è “mandato” dal Padre e come lo sono stati i profeti scelti e “mandati” da Dio al suo popolo.
Tra di essi, Malachia, manifestando la volontà di Dio a venire di persona tra il suo popolo, dice che, per questo, si farà precedere da un suo «messaggero a prepare la via davanti a me»; un messaggero «che io manderò» (Lettura: Malachia, 3,1).
In ragione di questo “mandato” (Gv 1,6) Giovanni è “testimone” autorevole di Gesù, il Figlio di Dio che viene nel mondo come “luce” ossia portatore della rivelazione di Dio che è luce di vita e di salvezza. Lui solo, infatti, il Figlio unigenito che “è nel seno del Padre” (v. 18) ha “visto” e conosce Dio!
Il “mandato” e la “testimonianza” di Giovanni, nei disegni divini, devono ottenere l'adesione di fede nel Signore Gesù di tutti gli uomini! In lui solo, e solo da lui, come leggiamo nell'iniziale professione di fede contenuta nel v. 17, essi possono trovare e ricevere “grazia su grazia”. Prima di Gesù, infatti, gli uomini erano come «custoditi e rinchiusi sotto la Legge», quella data da Dio per mezzo di Mosè, e che l’apostolo Paolo descrive come “pedagogo” (Epistola: Galati 3,23-24), ossia come un provvisorio accompagnatore dell’umanità verso Cristo, dalla cui “pienezza” divina discende sull’umanità “grazia su grazia”, ossia la salvezza in tutta la sua portata e in tutta la sua efficacia.
Mentre accogliamo con cuore disponibile la “testimonianza” di Giovanni e riconosciamo che Gesù è il Figlio Unigenito di Dio, venuto nel mondo, crediamo che, con la sua apparizione tra gli uomini i disegni e le divine promesse finalmente si sono attuati. In Cristo, infatti, ha fatto il suo personale ingresso nel mondo Dio stesso (cfr. Malachia 3,1). In lui ha ricevuto lo splendore della divina rivelazione che, come luce, finalmente dirada le tenebre dell’incredulità e della morte che gravano sul mondo.
Non solo, pieni di ammirato stupore, proclamiamo che Gesù, unico, porta nel mondo la “grazia”; anzi “grazia su grazia”, ossia, non solo la redenzione, la liberazione dal potere del male, ma specialmente il dono e la partecipazione alla vita stessa di Dio come “figli”. La preghiera liturgica così interpreta e traduce la traboccante pienezza di grazia che, in Cristo, viene a noi dal Cielo: «La nostra redenzione è vicina, l'antica speranza è compiuta; appare la liberazione promessa e spunta la luce e la gioia dei santi» (Prefazio).
La “missione” e la “testimonianza” di Giovanni la compie, ora, la comunità del Signore, la Chiesa. Essa sa di non essere la “luce” ma essendo stata “illuminata” e, avendo accolto Gesù “luce nel mondo”, non può fare a meno di dare una tale “testimonianza” autorevole all’uomo di oggi con la parola evangelica, la bella e la buona notizia: il figlio Unigenito ci ha detto che Dio è Padre e rivela la sua paternità riversando per mezzo di lui sul mondo “grazia su grazia”. E questa parola di luminosa rivelazione la Chiesa continuamente annuncia e trasmette a un mondo che vive nello smarrimento, nella paura, nell’angoscia.
Intanto, ogni domenica, radunati in santa assemblea riceeviamo la “testimonianza” della divina liturgia che diffonde la luce della Parola e la grazia del cibo eucaristico, e che così ci fa pregare: «Rivelati, o tu che siedi sui cherubini! Manifesta la tua potenza e vieni, Signore, a salvarci. Volgiti a noi, o Dio onnipotente, guardaci dal cielo e vieni, Signore, a salvarci» (All’Ingresso).
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