13 gennaio 2013 – Battesimo del Signore

La prima domenica dopo il sei gennaio è dedicata alla celebrazione del Battesimo del Signore come “epifania” o manifestazione delle Tre Divine Persone e di Gesù quale Figlio Unico di Dio e salvatore del mondo. Con questa festa si conclude il tempo liturgico di Natale e prende quindi avvio quello “Dopo l’Epifania”.


Il Lezionario

Prevede, ogni anno, la proclamazione delle seguenti lezioni bibliche: Lettura: Isaia 55,4-7, il Salmo 28 (29) e l’Epistola: Efesini 2,13-22 , ad eccezione del Vangelo che, per il corrente anno C, è preso da Luca 3,15-16.21-22. Alla Messa vigiliare del sabato sera viene letto Marco 16,9-16 come Vangelo della Risurrezione. (Le orazioni e i canti sono quelli propri della festa nel Messale Ambrosiano).

 

Lettura del profeta Isaia (55,4-7)

 

Così dice il Signore Dio: 4«Ecco, l’ho costituito testimone fra i popoli, / principe e sovrano sulle nazioni. / 5Ecco, tu chiamerai gente che non conoscevi; / accorreranno a te nazioni che non ti conoscevano / a causa del Signore tuo Dio, del Santo d’Israele, che ti onora. / 6Cercate il Signore, mentre si fa trovare / invocatelo, mentre è vicino. / 7L’empio abbandoni la sua via / e l’uomo iniquo i suoi pensieri; / ritorni al Signore che avrà misericordia di lui / e al nostro Dio che largamente perdona».

 

Il brano conclude la seconda parte del libro di Isaia con un’ultima esortazione ai membri del popolo d’Israele a prendere parte ai beni della rinnovata alleanza in seguito al ritorno dall’esilio babilonese e ad essere testimoni presso tutti i popoli della terra dei doni divini (vv. 4-5), così come Davide era stato testimone, principe e sovrano di Israele. Nei vv. 6-7 spicca l’invito alla conversione della mente e della condotta approfittando della vicinanza benevola di Dio.

 

Lettera di san Paolo apostolo agli Efesini (2,13-22)

 

Fratelli, 13in Cristo Gesù, voi che un tempo eravate lontani, siete diventati vicini, grazie al sangue di Cristo.

14Egli infatti è la nostra pace, / colui che di due ha fatto una cosa sola, abbattendo il muro di separazione che li divideva, / cioè l’inimicizia, per mezzo della sua carne. / 15Così egli ha abolito la Legge, fatta di prescrizioni e di decreti, per creare in se stesso, dei due, un solo uomo nuovo, / facendo la pace, / 16e per riconciliare tutti e due con Dio in un solo corpo, / per mezzo della croce, / eliminando in se stesso l’inimicizia. / 17Egli è venuto ad annunciare pace a voi che eravate lontani, / e pace a coloro che erano vicini. / 18Per mezzo di lui infatti possiamo presentarci, gli uni e gli altri, / al Padre in un solo Spirito.

19Così dunque voi non siete più stranieri né ospiti, ma siete concittadini dei santi e familiari di Dio, 20edificati sopra il fondamento degli apostoli e dei profeti, avendo come pietra d’angolo lo stesso Cristo Gesù. 21In lui tutta la costruzione cresce ben ordinata per essere tempio santo nel Signore; 22in lui anche voi venite edificati insieme per diventare abitazione di Dio per mezzo dello Spirito.

 

Il brano mette in luce la riconciliazione dei giudei e dei pagani fra di loro e con Dio come frutto della salvezza operata in Cristo ovvero, come viene precisato al v. 13, «grazie al suo sangue», quello della sua Croce. In particolare nei vv. 14-15 si parla della riconciliazione tra il popolo di Dio, Israele, e i popoli pagani che la Croce del Signore ha fatto «una cosa sola». I vv. 16-18 parlano della riconciliazione degli uni e degli altri con Dio sempre «per mezzo della Croce», con la quale ha eliminato ogni «inimicizia tra Dio e gli uomini». I vv. 19-22 infine indicano le felici conseguenze per gli uomini dell’opera di salvezza compiuta dal Signore: «non più stranieri né ospiti», ma «concittadini dei santi e familiari di Dio» (v. 19), edificati su Cristo come pietra d’angolo (v. 20) per diventare «tempio santo del Signore» (v. 21), «abitazione di Dio per mezzo dello Spirito» (v. 22).

 

Lettura del Vangelo secondo Luca (3,15-16.21-22)

 

In quel tempo. 15Poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, 16Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco».

21Ed ecco, mentre tutto il popolo veniva battezzato e Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprì 22e discese sopra di lui lo Spirito Santo in forma corporea, come una colomba, e venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento».

 

Nella prima parte del brano, vv. 15-16, si parla dell’attesa del popolo riguardante il compimento della promessa di Dio relativa all’invio del Messia identificabile, in un primo momento, nel Battista (v. 15). La sua risposta instaura un parallelo tra sé stesso e colui che deve venire, identificato come il «più forte», infinitamente superiore a Giovanni perché battezza non con acqua, ma «in Spirito Santo e fuoco» (v. 16). La seconda parte (vv. 21-22) descrive ciò che avviene dopo il battesimo di Gesù, che l’Evangelista coglie in preghiera. Qui si parla del cielo che si apre, sembra per far discendere su Gesù lo Spirito Santo (cfr. Isaia 63,7.19-64,11), la cui presenza è visibile e tangibile attraverso la colomba (cfr. Cantico dei Cantici 2,14; 5,2; 6,9). Infine, si ode una voce provenire dal cielo, vale a dire Dio stesso, che proclama Gesù come «il Figlio mio» (cfr. Isaia 42,1; Salmo 2,7); «l’amato» (cfr. Genesi 22,2.12.16) nel quale risiede la benevolenza divina.

 

Commento liturgico-pastorale

 

La festa odierna, in sintonia con le antiche tradizioni liturgiche, è da considerare come la principale degli eventi epifanici citati nel canto Alla Comunione della solennità del sei gennaio: «Oggi la Chiesa si unisce al celeste suo sposo che laverà i suoi peccati nell’acqua del Giordano. Coi loro doni accorrono i Magi alle nozze del Figlio del Re, e il convito si allieta di vino mirabile. Nei nostri cuori risuona la voce del Padre che rivela a Giovanni il Salvatore: “Questi è il Figlio che amo: ascoltate la sua parola”».

Il battesimo di Gesù, a ben guardare, è effettivamente l’evento “epifanico” per eccellenza, in quanto risultano in esso coinvolte le Tre Divine Persone, delle quali la preghiera liturgica ambrosiana ama mettere in luce il rispettivo ruolo a partire da Dio che in esso ha «manifestato il Salvatore degli uomini» e si è rivelato «padre della luce» (Prefazio I).

Il Padre dunque è il protagonista di ciò che avviene sulle rive del Giordano, accompagnando «con segni mirabili il lavacro del Salvatore al Giordano, principio del nostro battesimo» (Prefazio II). È lui, infatti, ad aprire il cielo mentre Gesù si immergeva nelle acque, che vengono così consacrate portando egli in sé la pienezza dello Spirito Santo disceso «sopra di lui… in forma corporea di colomba» (Vangelo: Luca 3,22).

Ed è ancora il Padre a far udire la sua voce, che rivela Gesù quale Figlio: «Il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento» (v. 22). Ed è proprio la solenne proclamazione e indicazione di Gesù come “il Figlio”, quello “Unico”, quello “amato”, il vertice della rivelazione trinitaria al Giordano.

In lui si adempie la parola profetica relativa al popolo d’Israele, costituito da Dio «testimone fra i popoli, principe e sovrano sulle nazioni» (Lettura: Isaia 55,4). Gesù, dunque, è il testimone, ossia il rivelatore ultimo e definitivo di Dio e punto di convergenza attorno al quale nei disegni divini i popoli e le nazioni tutte della terra sono destinate a radunarsi.

Si tratta di un mirabile progetto ideato nel cuore della Trinità e ora visibile e riscontrabile nettamente nel Figlio Unico, mandato nel mondo a portare il “compiacimento”, ovvero la benevolenza di Dio del quale egli è detentore e dispensatore (cfr. Luca 3,22).

In lui l’umanità intera, che ancora oggi si presenta divisa e lacerata, è destinata a diventare «una cosa sola» (Epistola: Efesini 2,14) in quanto «egli è venuto ad annunciare pace a voi che eravate lontani, e pace a coloro che erano vicini» (v. 17).

I vicini sono, per l’Apostolo, gli appartenenti al popolo d’Israele, mentre i lontani sono i popoli pagani. Due “popoli” ostili, irriducibilmente nemici, che «per mezzo della sua carne» (v. 14), l’umanità cioè del Figlio di Dio, diventano, appunto «una cosa sola», diventano amici.

Viene così aperta una prospettiva di ricomposizione dell’umanità in «un solo uomo nuovo» che è, appunto, il Signore Gesù, anzi: «in un solo corpo» (v. 16), che è quello formato da lui e dall’intera umanità che ascolta la sua parola. Di tutto ciò i credenti cominciano a fare reale esperienza nella partecipazione ai sacramenti pasquali del Battesimo e dell’Eucaristia.

L’acqua del Battesimo, da Dio benedetta mediante la santificazione dello Spirito, cancella l’antica condanna, «offre ai credenti la remissione di ogni peccato e genera figli di Dio, destinati alla vita eterna», sicché quanti «erano nati secondo la carne, camminavano per la colpa verso la morte; ora la vita divina li accoglie e li conduce alla gloria dei cieli» (Prefazio). Gloria che consiste esattamente nella rigenerazione a figli di Dio!

Partecipando, quindi, alla mensa eucaristica del Corpo e del Sangue del Signore, «sacrificio perfetto che ha purificato il mondo da ogni colpa» (Orazione Sui Doni), osiamo domandare al Padre del cielo di renderci «fedeli discepoli del tuo Figlio unigenito perché possiamo dirci con verità ed essere realmente tuoi figli» (Orazione Dopo la Comunione).

Saremo allora credibili e convincenti nel proclamare con fede gioiosa il contenuto salvifico dell’Epifania al Giordano: «Tutto il mondo è santificato nel battesimo di Cristo e sono rimessi i nostri peccati» e nell’invitare gli uomini del nostro tempo: «Purifichiamoci tutti nell’acqua e nello Spirito» (Canto Alla Comunione) per rinascere come figli e membra di un unico Corpo abitato dall’unico Spirito, quello del Figlio di Dio.

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In queste pagine potete trovare il commento alla liturgia domenicale e festiva secondo il RITO AMBROSIANO, curata da don Alberto Fusi.

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