È la quinta domenica di
Quaresima, caratterizzata dall’annuale lettura del Vangelo della risurrezione
di Lazzaro.
IL LEZIONARIO
Prescrive
la proclamazione dei seguenti brani biblici: Lettura: Deuteronomio 6,4a;
26,5-11; Salmo 104 (105); Epistola: Romani: 1,18-23a; Vangelo:
Giovanni 11,1-53. Alla Messa del sabato la Lettura Vigiliare è presa
da Matteo 12, 38-40. (Le orazioni e i canti della Messa sono quelli propri
della V Domenica di Quaresima nel Messale Ambrosiano).
Lettura del libro del Deuteronomio (6,4a; 26,5-11)
In
quei giorni. Mosè disse: «6,4aAscolta Israele: 5tu pronuncerai
queste parole davanti al Signore, tuo Dio: “Mio padre era un Arameo errante;
scese in Egitto, vi stette come un forestiero con poca gente e vi diventò una
nazione grande, forte e numerosa. 6Gli Egiziani
ci maltrattarono, ci umiliarono e ci imposero una dura schiavitù. 7Allora gridammo al Signore, al Dio dei nostri
padri, e il Signore ascoltò la nostra voce, vide la nostra umiliazione, la
nostra miseria e la nostra oppressione; 8il
Signore ci fece uscire dall’Egitto con mano potente e con braccio teso,
spargendo terrore e operando segni e prodigi. 9Ci
condusse in questo luogo e ci diede questa terra, dove scorrono latte e miele. 10Ora, ecco, io presento le primizie dei frutti
del suolo che tu, Signore, mi hai dato”. Le deporrai davanti al Signore, tuo
Dio, e ti prostrerai davanti al Signore, tuo Dio. 11Gioirai,
con il levita e con il forestiero che sarà in mezzo a te, di tutto il bene che
il Signore, tuo Dio, avrà dato a te e alla tua famiglia».
Il brano è preso dal secondo discorso di Mosè al
popolo che sta per entrare nella terra promessa. Qui ci si riferisce a ciò che
avveniva ogni anno, nella festa della mietitura o Pentecoste, nella quale
venivano offerte a Dio le primizie del raccolto come segno che esse erano dono
di lui. In quella circostanza l’offerente doveva pronunciare una formula di
professione di fede che passava in rassegna gli atti salvifici di Dio a favore
del suo popolo a cominciare dalla discesa in Egitto del patriarca d’Israele,
Giacobbe (v. 5), alla dura schiavitù imposta a Israele dagli Egiziani, dalla
quale li liberò Dio «con mano potente e con braccio teso» (vv. 6-8), il quale
poi li introdusse in una terra magnifica (v. 9). I frutti della terra verranno
presentati al Signore e condivisi con gioia con leviti e forestieri i quali,
come è noto, non possedevano la terra (vv. 10-11).
Lettera di san Paolo apostolo ai Romani (1,18-23a)
Fratelli, 18l’ira di Dio si rivela dal
cielo contro ogni empietà e ogni ingiustizia di uomini che soffocano la verità
nell’ingiustizia, 19poiché ciò che di Dio si
può conoscere è loro manifesto; Dio stesso lo ha manifestato a loro. 20Infatti le sue perfezioni invisibili, ossia la
sua eterna potenza e divinità, vengono contemplate e comprese dalla creazione
del mondo attraverso le opere da lui compiute. Essi dunque non hanno alcun
motivo di scusa 21perché, pur avendo conosciuto
Dio, non lo hanno glorificato né ringraziato come Dio, ma si sono perduti nei
loro vani ragionamenti e la loro mente ottusa si è ottenebrata. 22Mentre
si dichiaravano sapienti, sono diventati stolti 23e
hanno scambiato la gloria del Dio incorruttibile con un’immagine e una figura
di uomo corruttibile.
Nella prima parte “dottrinale” della lettera, nella
quale l’Apostolo argomenta sulla giustificazione dell’uomo peccatore mediante
la fede in Cristo, nei versetti oggi proclamati viene mostrato come sia sui
pagani come sui Giudei, incombe l’ira di Dio, ossia il giudizio divino per
«ogni empietà e ogni ingiustizia» da essi commesse (v. 18). Qui, in
particolare, sono presi di mira i pagani, i quali attraverso la creazione erano
in grado di contemplare e di comprendere le perfezioni invisibili di Dio (vv.
19-20). Di qui la condizione dei pagani, inescusabili agli occhi di Dio e
perduti nei loro vani ragionamenti, diventati stolti al punto di scambiare «la
gloria del Dio incorruttibile» con un’immagine e una figura di uomo, cioè
caduti nell’idolatria.
Vangelo secondo Giovanni (11,1-53)
In quel tempo. 1Un certo Lazzaro di
Betània, il villaggio di Maria e di Marta sua sorella, era malato.2Maria era quella che cosparse di profumo il
Signore e gli asciugò i piedi con i suoi capelli; suo fratello Lazzaro era
malato. 3Le sorelle mandarono dunque a dirgli:
«Signore, ecco, colui che tu ami è malato».
4All’udire questo, Gesù disse:
«Questa malattia non porterà alla morte, ma è per la gloria di Dio, affinché
per mezzo di essa il Figlio di Dio venga glorificato». 5Gesù amava
Marta e sua sorella e Lazzaro. 6Quando sentì che era malato, rimase
per due giorni nel luogo dove si trovava. 7Poi disse ai discepoli:
«Andiamo di nuovo in Giudea!». 8I discepoli gli dissero: «Rabbì,
poco fa i Giudei cercavano di lapidarti e tu ci vai di nuovo?». 9Gesù
rispose: «Non sono forse dodici le ore del giorno? Se uno cammina di giorno,
non inciampa, perché vede la luce di questo mondo; 10ma se cammina
di notte, inciampa, perché la luce non è in lui».
11Disse queste cose e poi soggiunse loro: «Lazzaro, il nostro amico, si è
addormentato; ma io vado a svegliarlo». 12Gli
dissero allora i discepoli: «Signore, se si è addormentato, si salverà». 13Gesù aveva parlato della morte di lui; essi
invece pensarono che parlasse del riposo del sonno. 14Allora
Gesù disse loro apertamente: «Lazzaro è morto 15e
io sono contento per voi di non essere stato là, affinché voi crediate; ma
andiamo da lui!». 16Allora Tommaso, chiamato
Dìdimo, disse agli altri discepoli: "Andiamo anche noi a morire con lui!».
17Quando Gesù arrivò, trovò Lazzaro che già da quattro
giorni era nel sepolcro. 18Betània distava da Gerusalemme meno di
tre chilometri 19e molti Giudei erano venuti da Marta e Maria a
consolarle per il fratello. 20Marta dunque, come udì che veniva
Gesù, gli andò incontro; Maria invece stava seduta in casa. 21Marta
disse a Gesù: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto! 22Ma
anche ora so che qualunque cosa tu chiederai a Dio, Dio te la concederà». 23Gesù
le disse: «Tuo fratello risorgerà». 24Gli rispose Marta: «So che
risorgerà nella risurrezione dell’ultimo giorno».25Gesù
le disse: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore,
vivrà; 26chiunque vive e crede in me, non
morirà in eterno. Credi questo?». 27Gli
rispose: «Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui
che viene nel mondo».
28Dette queste parole, andò a chiamare Maria,
sua sorella, e di nascosto le disse: «Il Maestro è qui e ti chiama». 29Udito questo, ella si alzò subito e andò da lui.
30Gesù non era entrato nel villaggio, ma si
trovava ancora là dove Marta gli era andata incontro. 31Allora
i Giudei, che erano in casa con lei a consolarla, vedendo Maria alzarsi in
fretta e uscire, la seguirono, pensando che andasse a piangere al sepolcro.
32Quando Maria giunse dove si trovava
Gesù, appena lo vide si gettò ai suoi piedi dicendogli: «Signore, se tu fossi
stato qui, mio fratello non sarebbe morto!». 33Gesù
allora, quando la vide piangere, e piangere anche i Giudei che erano venuti con
lei, si commosse profondamente e, molto
piangere,
e piangere anche i Giudei che erano venuti con lei, si commosse profondamente
e, molto turbato, 34domandò: «Dove lo avete posto?».
Gli dissero: «Signore, vieni a vedere!». 35Gesù
scoppiò in pianto. 36Dissero allora i Giudei: «Guarda come lo
amava!». 37Ma alcuni di loro dissero: «Lui, che ha aperto gli occhi
al cieco, non poteva anche far sì che costui non morisse?». 38Allora
Gesù, ancora una volta commosso profondamente, si recò al sepolcro: era una
grotta e contro di essa era posta una pietra.
39Disse Gesù: «Togliete la pietra!». Gli rispose Marta, la sorella del
morto: «Signore, manda già cattivo odore; è lì da quattro giorni». 40Le
disse Gesù: «Non ti ho detto che, se crederai, vedrai la gloria di Dio?». 41Tolsero
dunque la pietra: Gesù allora alzò gli occhi e disse: «Padre, ti rendo grazie
perché mi hai ascoltato. 42Io sapevo che mi dai sempre ascolto, ma
l’ho detto per la gente che mi sta attorno, perché credano che tu mi hai
mandato». 43Detto questo, gridò a gran voce: «Lazzaro, vieni
fuori!». 44Il morto uscì, i piedi e le mani legati con bende, e il
viso avvolto da un sudario. Gesù disse loro: «Liberatelo e lasciatelo andare».
45Molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista di ciò che egli
aveva compiuto, credettero in lui. 46Ma
alcuni di loro andarono dai farisei e riferirono loro quello che Gesù aveva
fatto.
47Allora i capi dei sacerdoti e i farisei
riunirono il sinedrio e dissero: «Che cosa facciamo? Quest’uomo compie molti
segni. 48Se lo lasciamo continuare così, tutti crederanno in lui,
verranno i Romani e distruggeranno il nostro tempio e la nostra nazione». 49Ma
uno di loro, Caifa, che era sommo sacerdote quell’anno, disse loro: «Voi non
capite nulla! 50Non vi rendete conto che è conveniente per voi che
un solo uomo muoia per il popolo, e non vada in rovina la nazione intera!». 51Questo
però non lo disse da se stesso, ma, essendo sommo sacerdote quell’anno,
profetizzò che Gesù doveva morire per la nazione; 52e non soltanto
per la nazione, ma anche per riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi.
53Da quel giorno dunque decisero di ucciderlo.
Il brano evangelico ampio e impegnativo può essere
così suddiviso: i vv. 1-6 preparano il successivo racconto e ne presentano i
personaggi; i vv. 7-16 riportano il dialogo tra Gesù e i discepoli incentrato
sul suo ritorno in Giudea. I vv. 17-32 collocano la scena presso il sepolcro di
Lazzaro e riferiscono dell’incontro di Gesù con Marta e Maria sorelle del
morto. I vv. 33-40a sono caratterizzati dalla profonda commozione e dal pianto
del Signore davanti al sepolcro di Lazzaro suo amico. Il racconto del miracolo
vero e proprio occupa i vv. 40b-44 a cui fanno seguito i vv. 45-53 con la
reazione dei testimoni dell’evento prodigioso e il raduno del Sinedrio per
decidere di uccidere Gesù.
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