23 giugno 2011 – Corpo e Sangue di Cristo


1. Il giovedì successivo alla prima Domenica dopo Pentecoste
   

E' il giorno dedicato fin dal Medioevo alla celebrazione dell’odierna solennità legata alla contemplazione e all’adorazione della presenza vera, reale e sostanziale del Signore Gesù nel sacramento dell’altare. La nostra tradizione liturgica ambrosiana propone per la solennità un proprio ciclo di lezioni bibliche e un formulario completo di orazioni e di antifone nel Messale.      

  • Il Lezionario
Per l’anno A prevede come Lettura: Deuteronomio 8, 2-3.14b-16°, che evoca la cura di Dio per il suo popolo in marcia nel deserto, al quale offre in cibo la “manna” figura profetica del “pane eucaristico”. Il Salmo 147 celebra la grandezza dei doni di Dio al suo popolo, mentre l’Epistola 1Corinzi 10,16-17 mette in luce come il “calice” e il “pane” eucaristici sono fondamento dell’unità dei fedeli in “un solo corpo”.  Il brano evangelico che viene qui riprodotto è preso da Giovanni 6,51-58:      

In quel tempo. 51Il Signore Gesù disse alle folle dei Giudei: «Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».    
52Allora i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?». 53Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. 54Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la  vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. 55Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. 56Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui.
57Come il Padre, che ha la vita, ha mandato  me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me. 58Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno».
     

Il v. 51 riporta le parole di autorivelazione del Signore che si dichiara il «pane vivo disceso dal cielo» in grado di nutrire per la vita eterna a differenza della “manna” di cui si legge nella Lettura. Segue, a partire dal v. 53, provocata dalla domanda dei Giudei, un’ulteriore chiarificazione dell’affermazione iniziale con la quale Gesù fa dipendere la “vita” eterna, ovvero la vita di comunione con Dio, dal “mangiare” la sua “carne” e dal “bere” il suo sangue. Un simile nutrimento reca in chi lo mangia la garanzia della risurrezione ed è principio di comunione stabile di vita con Gesù espressa con il verbo “dimorare”.

Il brano si conclude al v. 58 con la ripresa della dichiarazione iniziale sul “pane disceso dal cielo” e la conseguente affermazione sull’effetto della sua manducazione: la vita eterna.   Il Messale    

  • Il Messale
Riportiamo qui l’orazione A conclusione della Liturgia della Parola e il canto Alla Comunione, propri della liturgia ambrosiana:  

- A conclusione della Liturgia della Parola    
«Accendi in cuore, o Dio, il desiderio del cielo e dona una sete ardente di vita eterna a  noi che ci siamo radunati a onorare con profonda venerazione il mistero del corpo e del sangue di Cristo Signore, che vive e regna nei secoli dei secoli».  

- Alla  comunione    
«Ti lodiamo, Signore onnipotente,
glorioso re di tutto l’universo.
Ti benedicono gli angeli e gli arcangeli, ti lodano i profeti con gli apostoli.
Noi ti lodiamo, o Cristo, a te prostrati, che venisti a redimere i peccati.
Noi ti invochiamo, o grande Redentore, che il Padre ci mandò come pastore.
Tu sei il Figlio di Dio, tu il Messia che nacque dalla vergine Maria.
Dal tuo prezioso sangue inebriati, fa’ che siamo da ogni colpa liberati».

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In queste pagine potete trovare il commento alla liturgia domenicale e festiva secondo il RITO AMBROSIANO, curata da don Alberto Fusi.

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