23-10-2011 – I domenica dopo la Dedicazione

1. La domenica del “mandato missionario”

 

È il titolo con cui il Lezionario ambrosiano contraddistingue questa domenica che ha il compito di mettere in luce ciò che la Chiesa è chiamata essenzialmente a fare: predicare a tutti il Vangelo di salvezza.

Le lezioni bibliche oggi proposte sono: Lettura: Atti degli Apostoli 10,34-48a; Salmo 95; Epistola: 1 Corinzi 1,17b-24; Vangelo: Luca 24,44-49a. Nella messa vigiliare del sabato viene proclamato Giovanni 21,1-14 quale Vangelo della Risurrezione.

Le orazioni e i canti della Messa sono quelli della XXX domenica del Tempo «per annum» nel Messale ambrosiano.

 

2. Vangelo secondo Luca 24,44-49a.

 

In quel tempo. Il Signore Gesù disse: 44«Sono queste le parole che io vi dissi  quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella Legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi». 45Allora aprì loro la mente per comprendere le Scritture 46e disse loro: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, 47e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. 48Di questo voi siete testimoni. 49Ed ecco, io mando su di voi colui che il Padre mio ha promesso».

 

3. Commento liturgico-pastorale

 

I versetti evangelici oggi proclamati sono ambientati negli avvenimenti successivi ai fatti centrali della morte e della risurrezione del Signore e, in particolare, fanno parte del più ampio racconto dell’ultima apparizione del Signore risorto ai suoi discepoli (Luca 24,36-49). Ad essi seguono immediatamente i versetti relativi all’ascensione di Gesù al Cielo.

Nella sua apparizione tra i suoi il Signore non solo fa constatare ai discepoli che colui che sta loro davanti è proprio il loro maestro crocifisso, ma addirittura mangia con loro del «pesce arrostito» (Luca 24,42).

Sono due gesti che intendono preparare i discepoli a diventare «testimoni» autorevoli di ciò che hanno udito e visto e che introducono efficacemente gli ultimi «insegnamenti» impartiti dal Signore risorto. Essi riguardano anzitutto il significato autentico dei ripetuti annunci a essi fatti e riguardanti essenzialmente la sofferenza e la morte a cui dovrà andare incontro come adempimento di «tutte le cose scritte su di me nella Legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi»  (v. 44).

Con queste parole il Signore dice ai suoi discepoli, e soprattutto a quelli che crederanno in lui lungo i secoli, che nelle Scritture potranno sempre rintracciare l’annunzio profetico del Cristo e, dunque, di Gesù e di ciò che a lui sarebbe accaduto.

È la familiarità con le divine Scritture a farci scorgere in esse essenzialmente una “profezia” del Signore Gesù, ma a nulla varrebbe scrutare le pagine bibliche e studiarle a fondo se il Signore non “apre” a noi, come già ai discepoli, «la mente per comprendere le Scritture» (v. 45). Solo così sarà possibile comprendere fino in fondo il significato e la portata di ciò che la Scrittura annuncia: «Il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno» (v. 46), che si è effettivamente verificato nella morte e nella risurrezione del Signore.

Questi fatti, dunque, rientrano in un disegno divino di salvezza profeticamente annunciato nella Legge e nei Profeti e di fatto avverato negli eventi pasquali del Signore crocifisso e risorto. Contenendo questi eventi il disegno salvifico e l’effettiva salvezza, si comprende come questi dovranno essere «predicati a tutti i popoli», compreso il popolo della prima Alleanza rappresentato dalla città di Gerusalemme mediante l’intrinseco appello alla “conversione” della mente e della condotta al fine di ottenere «il perdono dei peccati» (v. 47). Espressione, questa, che sintetizza il frutto di quegli avvenimenti salvifici.

Seguono al v. 48 le solenni parole rivolte ai discepoli: «Di questo voi siete testimoni». Essi infatti hanno visto, udito e compreso tutte le cose “scritte” su Gesù ed effettivamente “avvenute” in lui. Sono perciò “testimoni” affidabili e autorevoli nella predicazione di quelle “cose” a tutti i popoli resi tali dal fatto che il Risorto, prima di congedarsi dai suoi, manda su di essi «colui che il Padre mio ha promesso», vale a dire lo Spirito Santo (v. 49a), che terrà sempre viva in essi la sua Parola e i suoi gesti portatori di salvezza.

Il testo evangelico fornisce così tutti gli elementi indispensabili perché la Chiesa, di cui domenica scorsa abbiamo celebrato il mistero nel segno visibile del nostro Duomo, obbedisca fedelmente al mandato missionario che il Signore Gesù, tramite gli Apostoli, le ha affidato e che è stato espresso nel ritornello al Salmo: «Annunciate a tutti i popoli le opere di Dio».

Per questo la Chiesa dovrà sempre stare alla “scuola della Parola” per interiorizzare nell’illuminazione dello Spirito Santo quanto essa annunzia e rivela circa la salvezza universale che è in Cristo crocifisso e risorto. L’annunzio missionario universale ha come un cuore: «Cristo crocifisso» (Epistola : 1Corinzi 1,23). Ciò non deve sorprendere e impaurire la Chiesa ma, convinta che «è piaciuto a Dio salvare i credenti con la stoltezza della predicazione» (v. 21) predichi la «parola della croce» (v. 18) nella quale si dispiega la sapienza e l’irresistibile potenza divina di salvezza. Il continuo contatto con la Parola e l’esperienza del “mangiare” con il Signore, vale a dire, l’Eucaristia memoriale ripresentativo della sua morte e risurrezione, fa della Chiesa e dei fedeli “testimoni” veritieri di ciò che annunziano «a tutti i popoli» (Luca 24,47) senza preclusioni di sorta. Ciò che ha cominciato a fare, superata qualche incertezza, la Chiesa delle origini come leggiamo nella Lettura a proposito dell’esperienza missionaria dell’Apostolo Pietro: «In verità sto rendendomi conto che Dio non fa preferenze di persone, ma accoglie chi lo teme e pratica la giustizia, a qualunque nazione appartenga» (Atti degli Apostoli 10,34-35). Il Prefazio svela e proclama l’eccezionale intento che soggiace a tutto ciò: «Il Signore Gesù da tutte le genti trasse un’unica  Chiesa e a lei misticamente si unì con amore sponsale», avvertendo inoltre che «questo mistero mirabile, raffigurato nel corpo di Cristo, in questa celebrazione efficacemente si avvera».

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In queste pagine potete trovare il commento alla liturgia domenicale e festiva secondo il RITO AMBROSIANO, curata da don Alberto Fusi.

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