25 dicembre 2010 e 26 dicembre 2010


25 dicembre
NATALE DEL SIGNORE


1. Liturgia vigiliare vespertina      

Prevista nella sera del 24 dicembre, la liturgia vigiliare vespertina avvia, di fatto, la celebrazione della solennità del Natale. Essa, in sintonia con il più autentico sentire della nostra tradizione liturgica ambrosiana, ci esorta anzitutto a metterci in prolungato ascolto delle Sacre Scritture per poter cogliere la grandezza del mistero che celebriamo nel Natale e aprire, così, il cuore alla gioia della fede e della speranza.    
La celebrazione prevede sostanzialmente due grandi momenti: la proclamazione della parola di Dio, in pratica quattro Letture vetero-testamentarie più l’Epistola e il Vangelo, e la liturgia eucaristica.    

I testi del Lezionario
─ Vengono proclamate le seguenti Letture: Genesi 15,1-7 contenente la promessa fatta da Dio ad Abramo di dargli una discendenza numerosa come le stelle del cielo; 1Samuele 1,7c-17 riporta la preghiera di Anna che chiede a Dio il dono di un figlio; Isaia 7,10-16 sul “segno” della “vergine” che «concepirà e partorirà un figlio che chiamerà Emmanuele»; Giudici 13,2-9a riguardante la predizione della nascita di Sansone da una madre “sterile”. ─ Epistola: Ebrei 10,37-39. Annuncia l’imminenza della venuta del Signore.
─ Vangelo: Matteo, 1,18-25. Riporta il racconto della natività del Signore nella quale l’evangelista Matteo vede “compiuta” la profezia proclamata nella III Lettura: «Ecco, la vergine concepirà a darà alla luce un figlio: a lui sarà dato il nome di Emmanuele, che significa “Dio con noi”».

● I testi del Messale

Proponiamo qui il brano centrale del Prefazio e il Responsorio che precede la proclamazione delle Letture:
─ Prefazio    
E' veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, rendere grazie sempre, qui e in ogni luogo, a te, Padre Santo, Dio onnipotente ed eterno, per Cristo Signore nostro. In quest’ora anticipiamo, pregando, l’attesa della sua venuta per essere pronti a vegliare nella prossima notte e ad accogliere con animo aperto il suo natale. Con la sua nascita, la tua invisibile divinità si è resa visibile nella natura umana, e colui che tu generi fuori del tempo, nel segreto ineffabile della tua vita, nasce nel tempo e viene nel mondo. Gioiosi per questo tuo dono, uniti ai cori degli angeli, cantiamo con voce incessante l’inno della tua gloria.  
─ Responsorio
Riluce il tuo presepe, Signore;
la notte spira una luce nuova.
Nella tua nascita verginale,
o redentore degli uomini, vieni!
Non per concorso d’uomo,
ma per l’azione arcana dello Spirito,
nella tua nascita verginale,
o Redentore degli uomini, vieni! 



2. Messa nella notte

 
● I testi del Lezionario
─ Come Lettura viene proclamato: Isaia 2,1-5 che trasmette la profezia che noi riteniamo realizzata nel Figlio di Dio venuto nel mondo, in Gesù: «Verranno molti popoli e diranno: “Venite, saliamo sul monte del Signore, al tempio del Dio di Giacobbe, perché ci insegni le sue vie e possiamo camminare per i suoi sentieri».
─ L’Epistola è presa da Galati 4,4-6: nella venuta del suo Figlio, nella pienezza del tempo, Dio annuncia la sua volontà di fare di tutti gli uomini i suoi “figli adottivi”.
─ Il Vangelo riporta i vv. 9-14 del primo capitolo, ovvero del Prologo di Giovanni, con l’affermazione centrale: «E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi abbiamo contemplato la sua gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre, pieno di grazia e di verità».

● I testi del Messale

Viene qui riportato il Prefazio e il canto Alla Comunione
─ Prefazio    
E' veramente cosa buona e giusta renderti grazie, o Padre onnipotente ed eterno. Oggi celebriamo il natale del Salvatore e il natale della nostra salvezza. Oggi in Cristo, tuo Figlio, anche il mondo rinasce, al peccatore è rimesso il peccato, al mortale è promessa la vita. E noi, ammirati e festanti, uniti alle schiere degli angeli, tutti insieme inneggiamo alla tua gloria.  
─ Alla Comunione
Ecco il Salvatore che i profeti predissero,
ecco l’Agnello e il Servo del Signore
di cui parlò Isaia;
Gabriele lo annunzia alla Vergine,
e noi lo adoriamo,
offrendo a lui tutta la nostra vita.  



3. Messa all’aurora

● I testi del Lezionario
 

─ Presentano come Lettura: Isaia 52,7-9 con l’annuncio del “ritorno del Signore in Sion”, motivo di gioia grande «perché il Signore ha consolato il suo popolo».
─ L’Epistola: 1Corinzi 9,19b-22a evidenzia il farsi “servo di tutti” dell’apostolo Paolo sull’esempio del Figlio di Dio fatto uomo.
─ Il Vangelo: Luca 2,15-20 narra il “pellegrinaggio” dei pastori a Betlemme dove “vedono” il bambino, così come era stato detto loro dagli Angeli e “annunciano” a tutti quelli che incontrano ciò che hanno visto!

● I testi del Messale

─ Prefazio    
è veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, rendere grazie sempre, qui e in ogni luogo, a te, Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno. Contempliamo adorando l’amore immenso che ci ha redento con vicenda mirabile e arcana: da un’umanità contaminata e vecchia sorge un popolo nuovo; la condizione mortale assunta dal Figlio di Dio vince la nostra morte; gli uomini deboli e vulnerati sono guariti da un uomo; da una progenie contagiata dal male nasce un Figlio innocente; la nostra fragilità assunta dal tuo Verbo, o Padre, riceve una dignità che non conoscerà decadenza e si fa anche per noi prodigioso principio di vita immortale. Per questo tuo dono, uniti agli angeli e ai santi, tutti insieme inneggiamo alla tua gloria.
─ Sui doni    
Signore Gesù, che hai voluto cominciare con la tua nascita l’opera della nostra salvezza, guarda con bontà ai doni della Chiesa; tu che ci hai creato a tua immagine fa’ che l’obbedienza fedele alla tua parola ci renda sempre più simili a te, che vivi e regni nei secoli dei secoli.  

4. Messa del giorno    
E', con la liturgia vigiliare vespertina del 24 dicembre, la più solenne celebrazione natalizia secondo la tradizione liturgica ambrosiana. Lo si comprende sia dalle lezioni bibliche sia dalle preghiere liturgiche del Messale.

● I testi del Lezionario
 

─ Viene proclamato come Lettura: Isaia 8,23b-9,6a con il solenne annuncio: «Un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio. Sulle sue spalle è il potere e il suo nome sarà: Consigliere mirabile, Dio potente, Padre per sempre, Principe della pace». è il “bambino” perciò quella “grande luce” che brilla sul «popolo che camminava nelle tenebre... su coloro che abitavano in terra tenebrosa», ossia su tutta l'umanità oppressa dal potere tenebroso del male.
─ L’Epistola: Ebrei 1,1-8a dichiara: «Dio, che molte volte e in diversi modi nei tempi antichi aveva parlato ai padri per mezzo dei profeti, ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio»,  il Bambino Gesù,  nato a Betlemme da Maria.

─ Il Vangelo: Luca 2,1-14    

In quei giorni. 1Un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. 2Questo primo censimento fu fatto quando Quirinio era governatore della Siria. 3 Tutti andavano a farsi censire, ciascuno nella propria città. 4Anche Giuseppe, dalla Galilea, dalla città di Nazaret, salì in Giudea alla città di Davide chiamata Betlemme: egli apparteneva infatti alla casa e alla famiglia di Davide. 5Doveva farsi censire insieme a Maria, sua sposa, che era incinta. 6Mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. 7Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c’era posto nell’alloggio.  8C’erano in quella regione alcuni pastori che, pernottando all’aperto, vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro gregge. 9Un  angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande timore, 10ma l’angelo disse loro: «Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: 11 oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. 12Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia». 13E subito apparve con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste, che lodava Dio e diceva: 14«Gloria a Dio nel più alto dei cieli / e sulla terra pace agli uomini, che egli ama».
     
Il brano intende anzitutto inquadrare la natività del Signore dal punto di vita geografico e storico così da fugare ogni tentativo di confinare quella natività nel “mito” o nella leggenda. Si parla infatti del “censimento”, effettivamente voluto dall’imperatore romano, che induce Giuseppe ad andare con Maria a Betlemme dove ha origine la “stirpe di Davide” dalla quale Dio, con giuramento, si era impegnato a far sorgere un re, il cui regno sarebbe stato universale ed eterno.

Segue ai vv. 7-8 il racconto assai succinto della nascita da Maria del “suo figlio primogenito” che viene avvolto “in fasce” e deposto in una “mangiatoia”. I vv. 9-12 riportano l’apparizione dell’angelo ai pastori con l’annunzio evangelico: «Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore».

Il brano si conclude con il canto di lode degli angeli, che anche noi abbiamo cantato all’inizio della celebrazione: «Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini, che egli ama».   

● I testi del Messale

Riproduciamo il Prefazio che benedice e rende a Dio grazie per ciò che ha compiuto nella Vergine-Madre del suo Figlio unigenito e il canto Alla Comunione.
─ Prefazio    
E' veramente cosa buona e giusta, renderti grazie, o Padre di misericordia infinita. Il tuo Figlio unigenito fu concepito da Maria che divenne madre e rimase vergine intatta. Ella credette alla parola dell’angelo e concepì il Verbo in cui aveva creduto. La sua integrità rimase tanto illibata che madre della verginità la possiamo proclamare. Beato il grembo santo della vergine Maria, che tra tutte le donne sola meritò di portare il Signore del mondo e di darlo alla luce per la nostra salvezza eterna. Gioisca oggi tutto l’universo, gioiscano le schiere innumerevoli degli angeli mentre a loro ci uniamo nell’inno della tua gloria.  
─ Alla Comunione
Gioisci, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei l’esultanza degli angeli,
sei la Vergine madre, la gioia dei profeti!
Tu, per l’annuncio dell’angelo,
generasti la gioia del mondo, il tuo Creatore e Signore.
Gioisci perché fosti degna di essere madre di Cristo.




26 dicembre
Santo Stefano primo martire

1. Il secondo giorno dell’ottava di Natale          
E' occupato ogni anno dalla memoria di Stefano il “primo martire”. Memoria che, contrariamente alla norma della nostra tradizione liturgica ambrosiana, viene celebrata anche se capita, com’è oggi il caso, nel giorno di domenica. Questo perché i testi biblici come quelli del Messale sono intrisi di temi “natalizi” relativi cioè al mistero della salvezza compiuto dal Signore Gesù nella sua natività “nella carne”, preannunzio della sua Pasqua.  Il Lezionario riporta, ogni anno, le seguenti lezioni bibliche: Lettura: Atti degli Apostoli 6,8-7,2a; 7,51-8,4; Salmo 30; Epistola: 2Timoteo 3,16-4,8; Vangelo: Matteo 17,24-27 o, in alternativa, Giovanni 15,18-22.  

2. Vangelo secondo Matteo 17, 24-27    

In quel tempo. 24Quando furono giunti a Cafarnao, quelli che riscuotevano la tassa per il tempio si  avvicinarono a Pietro e gli dissero: «Il vostro maestro non paga la tassa?». 25Rispose: «Sì». Mentre entrava in casa, Gesù lo prevenne dicendo: «Che cosa ti pare, Simone? I re della terra da chi riscuotono le tasse e i tributi? Dai propri figli o dagli estranei?». 26Rispose: «Dagli estranei». E Gesù replicò: «Quindi i figli sono liberi. 27Ma, per evitare di scandalizzarli, va’  al mare, getta l’amo e prendi il primo pesce che viene su, aprigli la bocca e vi troverai una moneta d’argento. Prendila e consegnala loro per me e per te».  


3. Commento liturgico pastorale      
La curiosa scena qui descritta è ambientata a Cafarnao dove Gesù arriva dopo aver molto peregrinato per la Giudea. Cafarnao, come si sa, è la patria di Pietro il quale viene avvicinato da «quelli che riscuotevano la tassa per il tempio», interessati a sapere se anche Gesù, come tutti gli ebrei, avrebbe pagato il dovuto per le spese di gestione del Tempio di Gerusalemme (v. 24).

La scena al v. 25 si sposta dalla strada alla “casa”, quella di Pietro, dove Gesù trova ospitalità e, in essa,  pone la domanda registrata nei vv. 25-26 a cui fa seguito (v. 27) l’ordine dato a Pietro in vista del pagamento della tassa per non creare “scandalo” tra coloro che lo seguono.

Nella sua domanda, con ovvia risposta, Gesù intende affermare, anche se indirettamente, la sua figliolanza divina che, di per sé, lo esonera dal pagare la tassa per il Tempio di Gerusalemme che è la casa di Dio, suo Padre!

Tuttavia, rivelando il suo animo paziente e comprensivo, Gesù non intende avvalersi del suo diritto di “figlio” per non “scandalizzare” ossia per non creare intoppo nel cammino di fede dei suoi discepoli i quali non sono ancora giunti a riconoscerlo qual egli è in verità: Figlio di Dio!

Di qui il sorprendente rinvenimento, nella bocca di un pesce, della moneta d’argento, con la quale Pietro avrebbe pagato la tassa per sé e per Gesù. Questo particolare, di difficile interpretazione, è stato più volte commentato da sant’Ambrogio e applicato proprio al protomartire Stefano, nella cui bocca si trova la “moneta d’argento” che è l’integrale potente annuncio del Vangelo di salvezza.

Il Vangelo ha, infatti, portato alla fede Saulo, il “persecutore” presente all’uccisione di Stefano. Egli, com’è noto, porterà “in tutto il mondo” l’annuncio e la testimonianza evangelica resa da Stefano “al popolo dei Giudei”. Si tratta certo  di un’interpretazione assai libera di sant’Ambrogio ma essa fa capire come per lui il martire santo Stefano riproduceva e ripresentava, nelle sue parole e nella sua morte, Gesù stesso che il libro dell’Apocalisse chiama il “testimone (=martire) fedele”.

Anche Stefano è irresistibile a motivo della sapienza e dello Spirito “con cui egli parlava” (Lettura: Atti degli Apostoli 6,10). Anche lui, al pari di Gesù, è stato accusato ingiustamente e da “falsi testimoni” (v. 13) e, nell’ora della morte fece sue le parole di abbandono di Cristo crocifisso: «Signore Gesù, accogli il mio spirito» (7,59) e quelle di perdono: «Signore, non imputare loro questo peccato»  (7,60).

Tutto ciò è stato ben compreso dalla preghiera della Chiesa che nell’odierno suo “rendimento di grazie” a Dio Padre così afferma: «Egli per primo versò il suo sangue a testimonianza del Signore e meritò di vedere nei cieli aperti il Salvatore risorto alla tua destra. Morendo, ripeteva le parole del  Maestro sulla croce e le confermava col proprio sangue. Dal Calvario Gesù aveva gettato il seme del perdono, e Stefano, suo vero discepolo, per chi lo lapidava innalzava la sua preghiera» (Prefazio).

Stefano, dunque, e dopo di lui tutti coloro che hanno versato, versano e verseranno il loro sangue “a testimonianza del Signore”, riproducono nella comunità ecclesiale il Signore Gesù che è venuto nel mondo rivestito della debolezza della “carne” per dare “testimonianza”, nella sua stessa persona, alla volontà divina di salvezza che abbraccia l’intera umanità.

Testimonianza che al pari di Stefano la Chiesa deve continuare a offrire anche agli uomini del nostro tempo, i quali sembrano non sopportare più «la sana dottrina» e si circondavano di «maestri secondo i propri capricci, rifiutando di dare ascolto alla verità per perdersi dietro le favole» (Epistola: 2Timoteo 3,16-4,8).

Il canto che accompagna il rito dello “spezzare il pane” mentre afferma: «Ieri il Signore è nato sulla terra, perché Stefano nascesse nel cielo. Ieri il nostro re si è degnato di visitare il mondo, perché Stefano entrasse nella gloria», spalanca davanti agli uomini la stupenda prospettiva di salvezza  rappresentata nella natività del Figlio di Dio e portata a compimento nell’ora della croce: “far nascere al cielo” e immettere l’uomo nella “gloria” di Dio, ovvero nella partecipazione alla sua stessa vita divina.

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In queste pagine potete trovare il commento alla liturgia domenicale e festiva secondo il RITO AMBROSIANO, curata da don Alberto Fusi.

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