La presente domenica, nel Lezionario, reca il significativo titolo
I figli del Regno, in quanto i brani biblici intendono mettere in luce la dimensione universale della salvezza che si manifesta nella “prima venuta” del Signore.
Il Lezionario
Prevede la lettura dei seguenti testi biblici: Lettura: Isaia 19,18-24; Salmo 86 (87); Epistola: Efesini 3,8-13; Vangelo: Marco 1,1-8. Il Vangelo della Risurrezione da proclamare nella Messa vigiliare del sabato è preso da Luca 24,1-8. (Le orazioni e i canti della Messa sono quelli propri della II Domenica di Avvento del Messale ambrosiano).
Lettura del profeta Isaia (19,18-24)
Così dice il Signore Dio: «18In quel giorno ci saranno cinque città nell’Egitto che parleranno la lingua di Canaan e giureranno per il Signore degli eserciti; una di esse si chiamerà Città del Sole.
19In quel giorno ci sarà un altare dedicato al Signore in mezzo alla terra d’Egitto e una stele in onore del Signore presso la sua frontiera: 20sarà un segno e una testimonianza per il Signore degli eserciti nella terra d’Egitto. Quando, di fronte agli avversari, invocheranno il Signore, allora egli manderà loro un salvatore che li difenderà e li libererà. 21Il Signore si farà conoscere agli Egiziani e gli Egiziani riconosceranno in quel giorno il Signore, lo serviranno con sacrifici e offerte, faranno voti al Signore e li adempiranno. 22Il Signore percuoterà ancora gli Egiziani, ma, una volta colpiti, li risanerà. Essi faranno ritorno al Signore ed egli si placherà e li risanerà.
23In quel giorno ci sarà una strada dall’Egitto verso l’Assiria; l’Assiro andrà in Egitto e l’Egiziano in Assiria, e gli Egiziani renderanno culto insieme con gli Assiri.
24In quel giorno Israele sarà il terzo con l’Egitto e l’Assiria, una benedizione in mezzo alla terra».
Dopo l’iniziale requisitoria contro l’Egitto (vv. 1-17), la seconda parte del capitolo 19 ne annuncia, in modo del tutto inatteso, la conversione a Dio (v. 22) propiziata, forse, da una presenza ebraica sul suo territorio (cfr. v. 18). Anche gli Egiziani, pertanto, godranno della protezione divina contro i nemici (v. 20) e Dio gradirà le loro offerte e sacrifici (v. 22). Ancora più sorprendente è l’annuncio della riconciliazione dell’Egitto con l’Assiria (v. 23) e con lo stesso Israele perché i tre popoli, storicamente nemici, diventino «una benedizione in mezzo alla terra» in quanto formeranno un solo popolo, quello di Dio (vv. 24-25).
Lettera di san Paolo apostolo agli Efesini (3,8-13)
Fratelli, 8a me, che sono l’ultimo fra tutti i santi, è stata concessa questa grazia: annunciare alle genti le impenetrabili ricchezze di Cristo 9e illuminare tutti sulla attuazione del mistero nascosto da secoli in Dio, creatore dell’universo, 10affinché, per mezzo della Chiesa, sia ora manifestata ai Principati e alle Potenze dei cieli la multiforme sapienza di Dio, 11secondo il progetto eterno che egli ha attuato in Cristo Gesù nostro Signore, 12nel quale abbiamo la libertà di accedere a Dio in piena fiducia mediante la fede in lui. 13Vi prego quindi di non perdervi d’animo a causa delle mie tribolazioni per voi: sono gloria vostra.
Dopo aver parlato della riconciliazione tra Giudei e pagani operata dal Signore Gesù Cristo (2,11-21), l’Apostolo tiene a precisare il compito a lui affidato, che è quello di annunciare a tutti i popoli ciò che è avvenuto in Cristo e, in particolare, il mistero prima nascosto e ora a tutti manifesto, vale a dire la conversione dei pagani e il loro ingresso nel popolo santo di Dio che è la Chiesa (vv. 8-10). Lo svelamento e l’attuazione di così grande mistero, grazie alla predicazione evangelica, fa brillare al mondo intero e anche alle potenze celesti (v. 10) la superiore sapienza di Dio che unisce, nell’unica Chiesa, popoli diversi e nemici quali erano il popolo giudaico e i popoli pagani (vv. 11-14).
Lettura del Vangelo secondo Marco (1,1-8)
1Inizio del vangelo di Gesù, Cristo, Figlio di Dio.
2Come sta scritto nel profeta Isaia: «Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero: / egli preparerà la tua via. / 3Voce di uno che grida nel deserto: / Preparate la via del Signore, / raddrizzate i suoi sentieri». / 4Vi fu Giovanni, che battezzava nel deserto e proclamava un battesimo di conversione per il perdono dei peccati. 5Accorrevano a lui tutta la regione della Giudea e tutti gli abitanti di Gerusalemme. E si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati. 6Giovanni era vestito di peli di cammello, con una cintura di pelle attorno ai fianchi, e mangiava cavallette e miele selvatico. 7E proclamava: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. 8Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo».
In questa domenica leggiamo l’avvio del Vangelo secondo Marco, che fa come da preparazione all’ingresso nel mondo di Gesù. Egli, da subito, è identificato in pienezza quale Cristo (= Messia) e soprattutto quale Figlio di Dio (v. 1). È lui, in realtà, il Vangelo (= la buona notizia) che dovrà essere annunziata a tutti gli uomini. Con una citazione composta da testi del profeta Malachia 3,1 e di Isaia 40,3, viene introdotta la figura e la missione di Giovanni, che è essenzialmente quella dell’araldo, del messaggero che annunzia e prepara, in questo caso la venuta di Gesù (vv. 2-3). Il v. 4 situa nel deserto l’attività di Giovanni, che consiste nel proclamare un battesimo di conversione e al quale accorreva «tutta la regione della Giudea e tutti gli abitanti di Gerusalemme», come viene detto con evidente espressione iperbolica (v. 5). Il v. 6 con la menzione del vestito e della dieta intende designare il Battista come profeta, mentre i vv. 7-8 contengono il nucleo essenziale della sua predicazione, che riguarda l’imminente venuta di uno che è più forte di lui e che, al contrario di lui, immergerà gli uomini nello Spirito Santo e non semplicemente nell’acqua.
Commento liturgico-pastorale
Il raduno eucaristico domenicale, mentre ci immerge a livello sacramentale nel mistero pasquale del Signore, operatore dell’universale salvezza, ci offre la straordinaria opportunità di cogliere la grandezza di tale mistero che si dispiega a partire dalla sua Incarnazione e dalla sua Natività che l’Avvento ci dispone a celebrare e che la preghiera liturgica così ci presenta: «È grazia della tua pietà che ci salva: dalla carne di Adamo il peccato ci aveva dato la morte, dalla carne di Cristo il tuo amore infinito ci ha riplasmato alla vita» (Prefazio).
È quanto ricaviamo dall’ascolto odierno della Parola che, in sostanza, ci rivela che in Cristo Gesù, che viene nel mondo, tutti sono chiamati alla salvezza ovvero, come avverte il titolo assegnato dal Lezionario a questa domenica, tutti sono chiamati a diventare “I figli del Regno”.
Tale prospettiva, a ben guardare, è stata avanzata dal profeta, che annunzia qualcosa di veramente inconcepibile per la mente umana. Popoli da sempre ferocemente nemici, quali gli Egiziani e gli Assiri, a loro volta spietati nemici di Israele, cominceranno a conoscersi, a dialogare, a unirsi in un unico popolo nel rendere culto all’unico vero Dio, il Dio di Israele che farà dei tre popoli «una benedizione in mezzo alla terra» (Lettura: Isaia 19,24). Il Salmo 86(87) allarga ulteriormente la visione profetica affermando: «Iscriverò Raab e Babilonia fra quelli che mi riconoscono; ecco Filistea, Tiro ed Etiopia: là costui è nato». Tutti questi popoli diventeranno cioè un “segnale” collocato da Dio nel cuore della storia umana e che avrà il suo svelamento in Cristo Gesù, il Figlio venuto nel mondo.
L’Apostolo, a tale riguardo, sottolinea come Dio ha attuato «il progetto eterno» annunciato dai Profeti proprio «in Cristo Gesù nostro Signore nel quale abbiamo la libertà di accedere a Dio in piena fiducia mediante la fede in lui» (Epistola: Efesini 3, 11-12).
Un accesso, dunque, proposto a tutte le genti senza distinzioni mediante la predicazione del Vangelo. È la missione propria e distintiva dell’Apostolo che lui, una volta ostile ai pagani, chiama una «grazia» (v. 8). Quella cioè di «annunciare alle genti (= tutti i popoli pagani) le impenetrabili ricchezze di Cristo e illuminare tutti sulla attuazione del mistero nascosto da secoli in Dio» (v. 8-9), reso visibile nella Chiesa formata da Ebrei e pagani.
Nel prepararci al Natale apriamo il cuore alla grandezza della nostra fede nel Signore Gesù venuto nel mondo «per ricreare l’uomo perché la morte non deformasse in lui» l’immagine divina (Prefazio) e per unire tutte le genti in un solo popolo, in un solo Corpo, in un solo Regno.
Sull’esempio dell’Apostolo, avvertiamo come grazia la missione di annunciare, a tutti coloro con i quali condividiamo il cammino terreno, il mirabile disegno della sapienza divina: fare di tutti gli uomini i suoi figli, nel suo Figlio Gesù, cittadini, già da ora, del suo Regno.
Un simile annuncio si compie certamente nella predicazione evangelica che, sull’esempio di quella del Precursore del Signore, chiede di preparare i cuori all’incontro con lui mediante la conversione e l’adesione di fede alla sua Parola (cfr. Vangelo: Marco 1,3).
Ma la predicazione è avvalorata dalla vita, dalle scelte concrete cioè che caratterizzano l’esistenza dei credenti. Tali scelte, esigono, come ci insegna il Precursore, una vita sobria, un atteggiamento di profonda verità su noi stessi, consapevoli di non essere degni di chinarci «a slegare i lacci» dei sandali del Signore (v. 7), di non essere cioè padroni, ma “servi” del Vangelo, araldi di colui che viene per immergere in un battesimo capace di rigenerare a vita nuova, perché dato «in Spirito Santo» (v.8), quanti lo accolgono come Messia e Figlio di Dio (cfr. v.1), nel quale «saranno benedette tutte le genti della terra» (Canto All’Ingresso).
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