26 maggio 2013 – Santissima Trinità

Tiene il posto della prima domenica dopo Pentecoste e ci invita ad adorare con fede il mistero della Trinità Santissima, Trinità d’amore dalla quale discende il disegno divino di salvezza per il mondo e per l’umanità.

 

Il Lezionario

 

Prevede la proclamazione dei seguenti brani biblici: Lettura: Genesi 18,1-10a; Salmo 104 (105); Epistola: 1 Corinzi 12,2-6; Vangelo: Giovanni 14,21-26. Alla Messa vigiliare del sabato viene letto Marco 16,9-16 quale Vangelo della Risurrezione. (Le orazioni e i canti della Messa sono quelli propri della solennità nel Messale Ambrosiano).

 

Lettura del libro della Genesi (18,1-10a)

 

In quei giorni.1Il Signore apparve a lui alle Querce di Mamre, mentre egli sedeva all’ingresso della tenda nell’ora più calda del giorno. 2Egli alzò gli occhi e vide che tre uomini stavano in piedi presso di lui. Appena li vide, corse loro incontro dall’ingresso della tenda e si prostrò fino a terra, 3dicendo: «Mio signore, se ho trovato grazia ai tuoi occhi, non passare oltre senza fermarti dal tuo servo. 4Si vada a prendere un po’ d’acqua, lavatevi i piedi e accomodatevi sotto l’albero. 5Andrò a prendere un boccone di pane e ristoratevi; dopo potrete proseguire, perché è ben per questo che voi siete passati dal vostro servo». Quelli dissero: «Fa’ pure come hai detto».
6Allora Abramo andò in fretta nella tenda, da Sara, e disse: «Presto, tre sea di fior di farina, impastala e fanne focacce». 7All’armento corse lui stesso, Abramo; prese un vitello tenero e buono e lo diede al servo, che si affrettò a prepararlo. 8Prese panna e latte fresco insieme con il vitello, che aveva preparato, e li porse loro. Così, mentre egli stava in piedi presso di loro sotto l’albero, quelli mangiarono.

9 Poi gli dissero: «Dov’è Sara, tua moglie?». Rispose: «È là nella tenda». 10Riprese: «Tornerò da te fra un anno a questa data e allora Sara, tua moglie, avrà un figlio».

 

Il brano riporta il racconto della visita di Dio fatta ad Abramo presso le querce di Mamre. Egli appare sotto le sembianze di “tre uomini” che Abramo si affretta ad accogliere secondo i criteri dell’ospitalità orientale ma rivolgendosi ad essi al singolare, come se i tre fossero uno (vv. 1-5). I vv. 6-8 riferiscono dei preparativi messi in atto da Abramo e da sua moglie Sara per accogliere degnamente i tre misteriosi personaggi, i quali accettano di consumare il pasto ad essi imbandito. Il brano si conclude ai vv. 9-10 con l’annunzio della prossima maternità di Sara.

 

Prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi (12,2-6)

 

Fratelli,2voi sapete infatti che, quando eravate pagani, vi lasciavate trascinare senza alcun controllo verso gli idoli muti. 3Perciò io vi dichiaro: nessuno che parli sotto l’azione dello Spirito di Dio può dire: «Gesù è anàtema!»; e nessuno può dire: «Gesù è Signore!», se non sotto l’azione dello Spirito Santo.

4Vi sono diversi carismi, ma uno solo è lo Spirito; 5vi sono diversi ministeri, ma uno solo è il Signore; 6vi sono diverse attività, ma uno solo è Dio, che opera tutto in tutti.

 

Il brano illustra l’attività dello Spirito Santo nel condurre i fedeli, strappati agli «idoli muti» (v.2), alla professione di fede in Gesù riconosciuto come «Signore!», ossia come colui che ha potere su ogni cosa (v. 3). Ed è lo Spirito Santo a elargire ai fedeli doni e carismi i quali, pur diversi, provengono tutti da lui. Essi sono anche chiamati ministeri in quanto sono utili all’edificazione della comunità (vv.4-6).

 

Lettura del Vangelo secondo Giovanni (14,21-26)

 

In quel tempo. Il Signore disse ai suoi discepoli: «21Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama. Chi ama me sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui».

22Gli disse Giuda, non l’Iscariota: «Signore, come è accaduto che devi manifestarti a noi, e non al mondo?». 23Gli rispose Gesù: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. 24Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato.

25Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. 26Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che io Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto».

 

Il brano riporta alcune promesse fatte da Gesù ai suoi, nel Cenacolo, prima di consegnarsi volontariamente alla morte. Al v. 21 promette, a chi lo ama, ossia a chi accoglie e osserva i suoi comandamenti, di essere, a sua volta, amato da Dio, il Padre, e da lui stesso, da Gesù che si rivelerà nella sua più piena identità di Figlio. A Giuda, quello di Giacomo, che gli chiede perché non intende manifestarsi al mondo (v. 22), egli risponde ritornando sulla necessità di osservare la sua parola per essere amati dal Padre e godere della simultanea presenza del Padre e del Figlio (v. 23). Al contrario, chi non ama Gesù, non è in grado di mettere in pratica la parola che egli trasmette e che è del Padre (v. 24). I vv. 25-26, infine, riportano la promessa dell’invio dello Spirito Santo da parte del Padre sui discepoli una volta che Gesù, compiuta la sua pasqua, ritorna a Dio da cui è venuto. Il compito dello Spirito sarà quello di insegnare ossia di interiorizzare nell’animo dei credenti la parola del Signore e di farla rivivere nella comunità dei credenti.

 

Commento liturgico-pastorale

 

Il Tempo “dopo Pentecoste” che accompagna il cammino della Chiesa fino alla ripresa di un nuovo anno liturgico, è destinato a far comprendere alla Chiesa come nello Spirito, effuso quale dono supremo della Pasqua, le è dato accedere alla persona del suo Signore e Salvatore Crocifisso e Risorto e, quindi, alla salvezza.

Una salvezza, quella offerta e data in Cristo, che procede da un disegno per noi inaccessibile, ideato nel seno della Trinità d’amore e che consiste nella redenzione del mondo dal suo terribile naufragio dovuto al peccato e dal conseguente suo assoggettamento al potere delle tenebre. Di questo disegno è venuto a parlarci lo stesso Verbo di Dio divenuto uno di noi nel seno di Maria, nato come uomo a Betlemme e che ha realizzato quel disegno morendo per i nostri peccati e risorgendo dai morti per aprire anche a noi la via verso la Vita, quella stessa di Dio!

In questa domenica, pertanto, le Scritture che ci permettono di udire la Parola vivente di Dio, guidano i nostri animi a penetrare nell’insondabile mistero della Vita divina che si rivelò, per la prima volta ad Abramo, nei tre misteriosi personaggi che si presentano alla sua tenda «nell’ora più calda del giorno» (Lettura: Genesi 18,1) e ai quali, per impulso divino, si rivolge come ad una sola persona: «Mio signore, se ho trovato grazia ai tuoi occhi, non passare oltre senza fermarti dal tuo servo» (v. 3). Cosa, questa, riscontrabile anche nella promessa dei tre uomini fatta, però, in prima persona: «Tornerò da te fra un anno a questa data e allora Sara, tua moglie, avrà un figlio» (v. 10).

Toccherà però al Verbo di Dio divenuto uomo portarci la pienezza della rivelazione: parlandoci di Dio come del Padre e dicendo di essere il suo Unico Figlio che è stato mandato nel mondo perché gli uomini che crederanno in lui diventino a loro volta figli!

È ciò che Gesù afferma a proposito di colui che, avendo accolto la sua Parola, la osserva, ossia la vive come segno concreto del suo amore per lui. Questi «sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui» (Vangelo: Giovanni 14,21) ovvero, con parole ancora più esplicite: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui» (v. 23).

L’incredibile esperienza che il Signore prospetta a quanti lo amano è dunque quella di sperimentare, fin da ora, la comunione di vita con il Padre e il Figlio e, dunque, con la “vita divina”. Chi può comprendere tutte queste cose umanamente impensabili e di per sé inaccessibili alla nostra mente?

Del resto l’Apostolo avverte che non siamo in grado nemmeno di dire: «Gesù è Signore!» (Epistola: 1 Corinzi 12,3), ossia di avere nel cuore e, dunque, sulle labbra la professione di fede in Gesù, «se non sotto l’azione dello Spirito Santo» (v. 3) ovvero se non viene raggiunti da un’illuminazione dall’Alto.

Sarà perciò l’irrompere dello Spirito Santo che il Padre manda come guida, consolatore e difensore dei credenti a “insegnare” le cose grandi che ci riguardano e che Gesù, in persona, ci ha rivelato (cfr. Giovanni 14,26). È lo Spirito Santo, perciò, a guidarci nell’adesione di fede e di amore a Gesù e dunque a immetterci nella comunione con la Vita divina, la vita delle Tre Divine Persone, un solo Dio!

È ciò che ci fa autorevolmente dire l’orazione All’Inizio dell’assemblea Liturgica: «Dio Padre, che mandando agli uomini la Parola di Verità e lo Spirito di santificazione ci hai rivelato il tuo mistero mirabile, donaci di confessare la vera fede e di riconoscere la gloria della trinità eterna, adorando l’unità nella maestà divina».

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In queste pagine potete trovare il commento alla liturgia domenicale e festiva secondo il RITO AMBROSIANO, curata da don Alberto Fusi.

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