1. La sesta domenica di Pasqua
Come la precedente è tesa al vertice della Pasqua segnata dall’Ascensione del Signore al Cielo ossia dal suo “glorioso” ritorno al Padre. Il Lezionario prevede i seguenti brani biblici: Lettura: Atti degli Apostoli 4,8-14; Salmo 117; Epistola: 1Corinzi 2,12-16; Vangelo: Giovanni 14,25-29. Nella Messa vespertina del sabato viene proclamato: Giovanni 21,1-14 quale Vangelo della risurrezione.
2. Vangelo secondo Giovanni 14,25-29
In quel tempo. 25Il Signore Gesù disse: «Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. 26Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto.
27Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore. 28Avete udito che vi ho detto: “Vado e tornerò da voi”. Se mi amaste, vi rallegrereste che io vado al Padre, perché il Padre è più grande di me. 29Ve l’ho detto ora, prima che avvenga, perché quando avverrà, voi crediate».
3. Commento liturgico-pastorale
I versetti del capitolo 14 oggi proclamati seguono immediatamente quelli che abbiamo udito domenica scorsa (vv. 21-24) e riportano le parole di Gesù sul Paraclito (vv. 25-26) e quelle che annunziano il suo ritorno al Padre (vv. 27-29). Sono parole proiettate sugli eventi che riguardano il compimento della Pasqua e che, pertanto, dovranno essere lette e comprese dalla sua comunità, quella che radunerà lungo i secoli coloro che crederanno in lui.
Esse, infatti, sono le “cose” che Gesù ha “detto” ai suoi discepoli nella sua permanenza tra di loro (v. 25), vale a dire la “rivelazione” di Dio, il Padre dal quale egli è uscito e dal quale è stato mandato. Con il suo definitivo ritorno al Padre i discepoli non resteranno comunque privi della sua Parola rivelatrice e del suo “insegnamento”.
A lui, infatti, subentrerà lo Spirito Santo, qui indicato con il termine greco Paraclito che significa anzitutto: difensore, consolatore! Egli che, al pari di Gesù, sarà “mandato” dal Padre, non porterà una nuova rivelazione, né aggiungerà qualcosa a quella recata da Gesù (v. 26), perché è mandato “nel nome di Gesù”. La sua missione, pertanto, consiste essenzialmente nell’“insegnare ogni cosa” e nel “ricordare” ai discepoli la rivelazione recata da Gesù.
Sono parole queste di portata fondamentale per la vita della Chiesa di tutti i tempi. Essa possiede la certezza che lo Spirito Santo è perennemente presente e attivo nel condurre i credenti a cogliere il significato autentico delle parole di Gesù e a perseverare nella fede in lui. Queste, infatti, non vanno soggette a interpretazione soggettive ma sono unicamente comprese grazie all’“insegnamento” dello Spirito Santo che parla nel cuore della Chiesa e dei singoli credenti.
Lo Spirito Santo inoltre “ricorderà” ai credenti le parole dette da Gesù (v. 26). Non si tratta certamente di un semplice ricordo di parole e di eventi appartenenti oramai al passato ma di una penetrazione viva del loro più profondo significato salvifico che perdura con efficacia nelle azioni sacramentali della Chiesa.
Tutto ciò è stato autorevolmente commentato e sviluppato nella prima predicazione cristiana di cui abbiamo testimonianza nell’Epistola. L’apostolo Paolo dice infatti che l’annunzio evangelico è predicato «con parole non suggerite dalla sapienza umana, bensì insegnate dallo Spirito, esprimendo cose spirituali in termini spirituali» (1Corinzi 2,13). è proprio l’“insegnamento” dello Spirito trasmesso ovunque dalla predicazione evangelica a garantire alla comunità dei credenti la consapevolezza di possedere «il pensiero di Cristo” (v. 16).
I vv. 27-29 infine riportano le parole conclusive del “discorso di addio” che essendo pronunciate nell’imminenza della Pasqua, sono destinate a imprimere nel cuore dei discepoli quella “pace” che Gesù, quale Principe della pace (cfr. Isaia 9,5) “lascia” e “dona” a essi perché non si disorientino e non si smarriscano quando, una volta ritornato al Padre, non sarà più fisicamente tra loro (v. 28).
La “pace” è il dono della felicità piena che arde nel cuore dei credenti, e di cui tutti abbiamo bisogno perché il nostro cuore «non si turbi e non abbia timore» di fronte alle difficoltà, alle prove, alle persecuzioni a cui il “mondo” ci sottoporrà così com’è avvenuto per il Signore Gesù, per i suoi apostoli e i suoi discepoli.
L’assenza fisica del Signore inaugura pertanto la continua universale permanenza della sua Parola e della sua Pasqua di salvezza nell’“insegnamento” e nel “ricordo” di lui ad opera del Paraclito, dello Spirito Santo. è lui che pone sulla bocca di Pietro un uomo «semplice e senza istruzione», ma “colmato di Spirito Santo” (Lettura: Atti degli Apostoli 4,8) la potente parola evangelizzatrice, quella stessa proclamata da Gesù, come ben mostrano di capire gli ascoltatori riconoscendo in Pietro come in Giovanni «quelli che erano stati con Gesù» (v. 13b).
La celebrazione eucaristica è l’ambiente privilegiato della presenza e dell’azione dello Spirito Santo. è lui a rendere viva la parola che ascoltiamo nelle Scritture. è lui a far germogliare in noi l’adesione di fede e di amore a colui che ci parla in esse. Ed è sempre lo Spirito a dare efficacia alla Parola nel “ricordo” liturgico di ciò che il Signore ha fatto per noi nella sua morte e risurrezione.
Per questo preghiamo: «Sii tu, o Dio, il nostro maestro interiore, guidaci sulla strada della giustizia e, donandoci il desiderio di una vita più perfetta, rendi perenne in noi la grazia del mistero pasquale» (All’inizio dell’Assemblea Liturgica).
1. La solennità dell’Ascensione
Celebra il compimento della Pasqua con il ritorno del Signore vittorioso al Padre dal quale “era venuto” per la nostra salvezza. La recente riforma del Calendario liturgico della nostra Chiesa ambrosiana (2008) ha sapientemente riportato questa grande solennità nel “quarantesimo giorno” della letizia pasquale, segnata dalla gioia della presenza del Risorto tra i suoi ai quali promette, una volta tornato al Padre, di mandare lo Spirito Santo per tener viva la sua Parola e l’efficacia della sua Pasqua fino alla consumazione dei tempi.
L’importanza dell’odierna solennità nella nostra tradizione liturgica è riscontrabile nella proposta di una speciale Lettura vigiliare per la Messa vespertina che inaugura la solennità e nei due formulari completi per questa Messa e per la Messa “nel giorno”.
1. Messa della Vigilia
Presentiamo le letture bibliche e il formulario liturgico.
° Le letture bibliche
Sono caratterizzate dalla Lettura vigiliare presa dagli Atti degli Apostoli 1,1-11 .
Essa riporta l’“insegnamento” del Signore risorto impartito ai suoi, ai quali «si mostrò vivo... durante quaranta giorni», e riguardante “il regno di Dio” da lui inaugurato con la sua Pasqua e che la Chiesa grazie alla “forza dello Spirito Santo”, dovrà annunciare ed estendere “fino ai confini della terra”.
Il brano si conclude con il racconto dell’ascensione e dell’annunzio ai discepoli di “due uomini in bianche vesti” che annunciano il ritorno del Signore dal cielo nel giorno della Parusia, alla fine dei tempi. L’Epistola e il Vangelo sono quelli della Messa “nel giorno”.
Il formulario della Messa
Proponiamo l’orazione All’inizio dell’Assemblea Liturgica e il Prefazio che rende grazie a Dio perché nell’ascensione il suo Figlio porta “a compimento il tuo disegno di grazia”.
All'inizio dell’Assemblea Liturgica
«Concedi a noi, Padre onnipotente, di tendere con tutte le nostre forze alle altezze del cielo, dove il tuo Figlio oggi è entrato glorioso, e donaci di pervenire con l’integrità della vita là dove si dirige il cammino della fede».
Prefazio
«E' veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, esaltarti, o Padre, sempre e specialmente in questo giorno, in cui Cristo, tuo Figlio e nostro Signore, portò a compimento il tuo disegno di grazia. Così fu vinto e umiliato il demonio, e fu restituito al genere umano lo splendore dei doni divini».
2. Messa “nel giorno”
Presenta un proprio ordinamento delle Letture bibliche e un proprio formulario liturgico. Le letture bibliche
Le Letture bibliche
La Lettura: Atti degli Apostoli 1,6-13a completa ciò che è stato letto nella Lettura vigiliare, dicendo che gli apostoli, testimoni dell’elevazione “in alto” del loro maestro e Signore, una volta tornati a Gerusalemme, «salirono nella stanza al piano superiore, dove erano soliti riunirsi». Si tratta di un particolare di grande importanza perché il loro essere riuniti insieme è immagine della Chiesa, quella del Signore, sulla quale egli ha promesso di far scendere “la forza dello Spirito Santo” che la abilita a “dare testimonianza” a Gesù ovunque e fino al suo ritorno “glorioso” dal cielo.
L’Epistola: Efesini 4,7-13 sottolinea come il Signore «asceso in alto ha portato con sé prigionieri» ossia l’intera umanità schiava del peccato, di satana, della morte, e da lui liberata nel mistero della sua Pasqua. Contemporaneamente egli ha distribuito doni agli uomini mediante, s’intende, il “dono” dello Spirito Santo.
Il Vangelo, infine, è preso da Luca 24,36b-53:
In quel tempo. 36BIl Signore Gesù in persona stette in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». 37Sconvolti e pieni di paura, credevano di vedere un fantasma . 38Ma egli disse loro: «Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? 39Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa, come vedete che io ho». 40Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi. 41Ma poiché per la gioia non credevano ancora ed erano pieni di stupore, disse: «Avete qui qualche cosa da mangiare?». 42Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; 43egli lo prese e lo mangiò davanti a loro.
44Poi disse: «Sono queste le parole che io vi dissi quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi». 45Allora aprì loro la mente per comprendere le Scritture 46e disse loro: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, 47e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. 48Di questo voi siete testimoni. 49Ed ecco, io mando su di voi colui che il Padre mio ha promesso; ma voi restate in città, finché non siate rivestiti di potenza dall’alto».
50Poi li condusse fuori verso Betania e, alzate le mani, li benedisse. 51Mentre li benediceva, si staccò da loro e veniva portato su in cielo. 52Ed essi di prostrarono davanti a lui; poi tornarono a Gerusalemme con grande gioia 53e stavano sempre nel tempio lodando Dio.
Il brano segue immediatamente quello dei due discepoli di Emmaus. Esso appare diviso in tre parti: nella prima (vv. 36-43) viene narrata l’apparizione del Signore agli Undici e ai discepoli radunati insieme, nella quale si dà a conoscere nella verità di Crocifisso/Risorto, il Vivente.
Nella seconda parte (vv. 44-49) come già con i discepoli di Emmaus, Gesù «aprì loro la mente per comprendere le Scritture» che concordano nell’annunziare come il Cristo, ossia il Messia, «patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno», secondo l’ineffabile disegno di Dio di universale salvezza.
Nei versetti finali (50-53) l’evangelista riferisce l’evento glorioso dell’Ascensione del Signore che produce nel cuore dei discepoli “grande gioia” e la lode a Dio.
Il formulario della Messa
Riportiamo soltanto l’orazione A Conclusione della Liturgia della Parola e il Prefazio che condividiamo con la tradizione liturgica romana.
A Conclusione della Liturgia della Parola
«Guarda, o Padre, a quale dignità è stato oggi elevato l’uomo che tu creasti; continua a purificarci con la tua grazia e a renderci ogni giorno più degni del mistero del tuo amore infinito».
Prefazio
«E' veramente cosa buona e giusta che tutte le creature si uniscano nella tua lode, o Dio di infinita potenza. Gesù tuo Figlio, re dell’universo, vincitore del peccato e della morte, oggi è salito al di sopra dei cieli tra il coro festoso degli angeli. Mediatore tra Dio e gli uomini, giudice del mondo e Signore dell’universo, non ci ha abbandonato nella povertà della nostra condizione umana, ma ci ha preceduto nella dimora eterna per darci la sicura speranza che dove è lui, capo e primogenito, saremo anche noi sue membra, uniti nella stessa gloria».
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