5 agosto 2012 – X domenica dopo Pentecoste


Nella storia della salvezza il tempio di Gerusalemme edificato dal re Salomone è destinato a prefigurare Gesù Cristo quale dimora di Dio e luogo della sua presenza benefica e salvifica nel mondo.

 

Il Lezionario

 

Vengono proclamati i seguenti testi biblici: Lettura: 1 Re 7,51-8,14; Salmo 28 (29); Epistola: 2Corinzi 6,14-7,1; Vangelo: Matteo 21,12,16. Giovanni 20,19-23 viene letto come Vangelo della Risurrezione nella Messa vespertina del sabato. (Le orazioni e i canti della Messa sono quelli della XVIII domenica del Tempo «per annum» del Messale Ambrosiano).

 

Lettura del primo libro dei Re (7,51-8,14)

 

In quei giorni. 51Fu terminato tutto il lavoro che il re Salomone aveva fatto per il tempio del Signore. Salomone fece portare le offerte consacrate da Davide, suo padre, cioè l’argento, l’oro e gli utensili; le depositò nei tesori del tempio del Signore.

1Salomone allora convocò presso di sé in assemblea a Gerusalemme gli anziani d’Israele, tutti i capitribù, i prìncipi dei casati degli Israeliti, per fare salire l’arca dell’alleanza del Signore dalla Città di Davide, cioè da Sion. 2Si radunarono presso il re Salomone tutti gli Israeliti nel mese di Etanìm, cioè il settimo mese, durante la festa. 3Quando furono giunti tutti gli anziani d’Israele, i sacerdoti sollevarono l’arca 4e fecero salire l’arca del Signore, con la tenda del convegno e con tutti gli oggetti sacri che erano nella tenda; li facevano salire i sacerdoti e i leviti. 5Il re Salomone e tutta la comunità d’Israele, convenuta presso di lui, immolavano davanti all’arca pecore e giovenchi, che non si potevano contare né si potevano calcolare per la quantità. 6I sacerdoti introdussero l’arca dell’alleanza del Signore al suo posto nel sacrario del tempio, nel Santo dei Santi, sotto le ali dei cherubini. 7Difatti i cherubini stendevano le ali sul luogo dell’arca; i cherubini, cioè, proteggevano l’arca e le sue stanghe dall’alto. 8Le stanghe sporgevano e le punte delle stanghe si vedevano dal Santo di fronte al sacrario, ma non si vedevano di fuori. Vi sono ancora oggi. 9Nell’arca non c’era nulla se non le due tavole di pietra, che vi aveva deposto Mosè sull’Oreb, dove il Signore aveva concluso l’alleanza con gli Israeliti quando uscirono dalla terra d’Egitto.
10Appena i sacerdoti furono usciti dal santuario, la nube riempì il tempio del Signore, 11e i sacerdoti non poterono rimanervi per compiere il servizio a causa della nube, perché la gloria del Signore riempiva il tempio del Signore. 12Allora Salomone disse: «Il Signore ha deciso di abitare nella nube oscura. / 13Ho voluto costruirti una casa eccelsa, / un luogo per la tua dimora in eterno».

14Il re si voltò e benedisse tutta l’assemblea d’Israele, mentre tutta l’assemblea d’Israele stava in piedi.

 

Il v. 51 conclude l’accurata descrizione di tutti i lavori fatti eseguire dal re Salomone, figlio di Davide, per l’edificazione del Tempio di Gerusalemme (7,13-51). Segue al capitolo 8 la cronaca dettagliata riguardante il trasporto dell’arca dell’alleanza del Signore (vv. 1-5), la sua collocazione nella parte più sacra del Tempio detta il Santo dei Santi (v.6) e la sua minuziosa descrizione (vv. 1-9). I vv. 10-11 riferiscono del sopravvenire della nube nel Tempio con riferimento a Esodo 33,9-10; 40,34-35 a indicare che Dio prendeva dimora in esso fissando così la sua presenza tra il suo popolo che aveva accompagnato nel deserto (Esodo 13,21-22). I vv. 12-14, infine, riportano le parole iniziali della lunga preghiera di benedizione pronunciata dal Re: 8,12-61.

 

 

Seconda lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi (6,14-7,1)

 

Fratelli, 14Non lasciatevi legare al giogo estraneo dei non credenti. Quale rapporto infatti può esservi fra giustizia e iniquità, o quale comunione fra luce e tenebre? 15Quale intesa fra Cristo e Bèliar, o quale collaborazione fra credente e non credente? 16Quale accordo fra tempio di Dio e idoli? Noi siamo infatti il tempio del Dio vivente, come Dio stesso ha detto:
«Abiterò in mezzo a loro e con loro camminerò / e sarò il loro Dio, / ed essi saranno il mio popolo. / 17Perciò uscite di mezzo a loro / e separatevi, dice il Signore, / non toccate nulla d’impuro. / E io vi accoglierò / 18e sarò per voi un padre / e voi sarete per me figli e figlie, / dice il Signore onnipotente».

1In possesso dunque di queste promesse, carissimi, purifichiamoci da ogni macchia della carne e dello spirito, portando a compimento la santificazione, nel timore di Dio.

 

L’Apostolo mentre illustra ai fedeli di Corinto le peculiarità proprie del ministero degli apostoli del Vangelo, li esorta a evitare pratiche, ambienti e persone legate al paganesimo e che potevano farli ricadere nell’idolatria (6,14-15). L’Apostolo, inoltre, esalta la grande dignità dei credenti i quali sono, in tutta verità, il «tempio del Dio vivente» (v. 16). A sostegno di tale affermazione, Paolo fa seguire una serie di citazioni dell’Antico Testamento che parlano del rapporto straordinario che lega il Popolo a Dio (vv. 16b-18). Si conclude con l’esortazione a portare a termine l’opera della santificazione avviata con l’adesione di fede al Vangelo e l’immersione nell’acqua del battesimo.

 

Lettura del Vangelo secondo Matteo (21,12-16)

 

In quel tempo. Il Signore 12Gesù entrò nel tempio e scacciò tutti quelli che nel tempio vendevano e compravano; rovesciò i tavoli dei cambiamonete e le sedie dei venditori di colombe 13e disse loro: «Sta scritto: / “La mia casa sarà chiamata casa di preghiera”. / Voi invece ne fate un covo di ladri».
14Gli si avvicinarono nel tempio ciechi e storpi, ed egli li guarì. 15Ma i capi dei sacerdoti e gli scribi, vedendo le meraviglie che aveva fatto e i fanciulli che acclamavano nel tempio: «Osanna al figlio di Davide!», si sdegnarono, 16e gli dissero: «Non senti quello che dicono costoro?». Gesù rispose loro: «Sì! Non avete mai letto: / “Dalla bocca di bambini e di lattanti / hai tratto per te una lode”?».

Il brano parla della presenza e dell’attività di Gesù nel Tempio che rappresenta la meta finale del suo ingresso messianico in Gerusalemme (Matteo 21,1-11). Nella prima parte (vv. 12-13) viene descritto il gesto del Signore relativo alla purificazione del Tempio con la cacciata di tutti quelli che vendevano e compravano (v. 12); un gesto che trova la sua spiegazione nella citazione scritturistica del v. 13 (cfr. Isaia 56,7; Geremia 7,11) che allude a quanto era stato annunciato dai profeti in ordine alla purificazione del Tempio da parte  del Messia (cfr. Malachia 3,1-3). La seconda parte, vv. 14-16, riferisce dell’attività di guarigione effettuata da Gesù nel Tempio (v. 14) e della reazione ostile dei capi del popolo a proposito dell’acclamazione dei fanciulli che avevano accompagnato il suo ingresso in Gerusalemme (vv. 15-16). Con la loro acclamazione essi riconoscono in Gesù che guarisce i ciechi e gli storpi il Messia che sarebbe uscito dalla casa di Davide secondo le divine promesse. Anche in questo caso la risposta del Signore è presa dalla Scrittura e precisamente dal Salmo 8,3 nel quale si afferma che, sorprendentemente, sono i neonati e i bambini a riconoscere e a celebrare le meraviglie di Dio.

 

Commento liturgico-pastorale

In questa domenica viene posta in luce una delle realtà tra le più importanti nella storia e nella vita del popolo d’Israele: il Tempio di Gerusalemme costruito e dedicato a Dio dal re Salomone, figlio di Davide.

La sua costruzione, voluta fortemente da Davide e da lui preparata, fu effettivamente intrapresa e condotta a termine da suo figlio Salomone, il più splendido dei re di Israele. Egli infatti lo inaugurò affermando: «Ho voluto costruirti una casa eccelsa, un luogo per la tua dimora in eterno» (Lettura: 1Re 8,13). Si trattava in effetti di una delle meraviglie del mondo antico e rappresentava il cuore e il centro unificante per tutti gli Ebrei. In esso, infatti, sapevano di incontrare Dio stesso che era sceso a prenderne possesso con la «nube che riempiva il tempio del Signore» (v. 10) quella stessa nube che garantiva la presenza liberante e protettiva di Dio al suo popolo in cammino nel deserto verso la terra della promessa (cfr. Esodo 13,21-22; 33,9-10; 40,34-35).

La pagina evangelica, con i gesti e le parole dette dal Signore in occasione del suo ingresso messianico in Gerusalemme e concluso proprio nel Tempio, fa capire che nell’evento in essa narrato viene portato a compimento ciò che era mirabilmente annunziato nella magnifica costruzione di Salomone.

Questa, infatti, preludeva a un nuovo Tempio, non più costruito dall’uomo, vera e definitiva dimora di Dio non solo in mezzo al suo popolo Israele bensì fra tutte le genti. Si tratta di Gesù, l’Unigenito suo Figlio venuto nel mondo a stabilire la comunicazione e la comunione tra Dio e l’uomo cosa questa, che può avvenire soltanto in lui e attraverso di lui e a rendere presente nel mondo Dio stesso come liberatore, protettore e salvatore.

Il testo evangelico, a tale riguardo, sottolinea come, proprio nel Tempio, Gesù si prende cura di ciechi e storpi che a lui si avvicinavano (Vangelo: Matteo 21,14), facendo intendere, in tal modo, il senso della sua missione messianica: purificare, guarire l’uomo da tutto ciò che lo ferisce, lo degrada e lo porta alla rovina, perché risplenda a sua volta come abitazione e tempio di Dio.

Non a caso l’Apostolo Paolo esorta i credenti, che nella fede e nel battesimo sono stati santificati, a non aver più niente a che fare con l’iniquità, con le tenebre, con Beliar, con gli idoli in quanto: «Noi siamo infatti il tempio del Dio vivente» (Epistola: 2Corinzi 6,16b).

Mentre ci accostiamo al Signore Gesù Cristo, presenza viva di Dio Padre, che vuole camminare con noi suo popolo, lasciamo che lui ci purifichi anche energicamente da «ogni macchia della carne e dello spirito» (v. 7,1b) portando così a compimento la nostra santificazione che fa di noi tutti la sua dimora preferita e amata.

     

 

 

 

 

 

 

 

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In queste pagine potete trovare il commento alla liturgia domenicale e festiva secondo il RITO AMBROSIANO, curata da don Alberto Fusi.

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